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suddivisione amministrativa dello Stato Pontificio (1816-1870) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La delegazione apostolica di Frosinone fu una suddivisione amministrativa dello Stato Pontificio. Comprendeva originariamente la parte centro - settentrionale delle province italiane di Frosinone e Latina e la parte meridionale della provincia di Roma.
Delegazione di Frosinone ex delegazione apostolica | |
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Delegazione apostolica di Frosinone | |
Localizzazione | |
Stato | Stato Pontificio |
Amministrazione | |
Capoluogo | Frosinone |
Data di istituzione | 6 luglio 1816 (Restaurazione Riforma amministrativa di Pio VII) da Dipartimento di Roma |
Data di soppressione | 20 settembre 1870 (Presa di Roma) in Circondario di Frosinone |
Territorio | |
Coordinate del capoluogo | 41°38′N 13°21′E |
Abitanti | |
Governi | 2 distretti (13 governi) |
Altre informazioni | |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
Nella sua conformazione definitiva confinava a sud e a est con il Regno delle Due Sicilie, a nord con la comarca di Roma e a ovest con la delegazione di Velletri. Possedeva inoltre un'exclave in territorio napoletano, corrispondente al governo di Pontecorvo.
Era una delegazione di 2ª classe.
La delegazione fu istituita per la prima volta da papa Benedetto XIV sulla base della preesistente provincia di Campagna e Marittima. Il pontefice mantenne la ripartizione in due distretti e la collocazione del capoluogo a Frosinone.
Durante l'effimera Repubblica Romana (1798-1799) il territorio dello Stato Pontificio fu diviso in otto dipartimenti. La delegazione di Frosinone venne soppressa e confluì nel dipartimento del Circeo, con capoluogo Anagni. Il dipartimento era suddiviso in 18 cantoni, che facevano capo a tre tribunali (Anagni, Veroli e Sezze). Frosinone divenne capoluogo di cantone sotto la giurisdizione del tribunale di Veroli.
Caduto il regime repubblicano le istituzioni pontificie furono ripristinate, ma vennero di nuovo meno nel 1809, con l'invasione napoleonica dello Stato della Chiesa. Il territorio frusinate entrò a far parte del dipartimento del Tevere, con capoluogo a Roma. Sul modello dell'arrondissement francese i due distretti furono rinominati circondari (di Frosinone e di Velletri).
Intervenuti il Congresso di Vienna e la Restaurazione, la Chiesa attuò una complessiva riforma amministrativa territoriale con il motu proprio Quando per ammirabile disposizione di papa Pio VII (6 luglio 1816). La delegazione di Frosinone venne ripristinata e suddivisa in quattro distretti. La riforma ricalcava vagamente la vecchia conformazione amministrativa: entro il distretto di Roma furono incluse le delegazioni di seconda classe (Frosinone e Viterbo) e di terza (Civitavecchia e Rieti).
Con il motu proprio Nel compiere il primo anno (21 dicembre 1827) papa Leone XII ripartì nuovamente la delegazione in due distretti (Frosinone e Pontecorvo).
Un mutamento più radicale fu prodotto invece dal motu proprio Luminose prove di Gregorio XVI (1º febbraio 1832), reso operativo dalla notificazione del cardinal Bernetti (6 febbraio). L'atto istituiva infatti la delegazione di Velletri, rendendola autonoma da Frosinone e assegnandole giurisdizione sul territorio pontino e lepino dell'antica Marittima. La variazione entrò nel nuovo riparto territoriale pontificio del 1833.[1]
Il territorio residuo della giurisdizione di Frosinone era suddiviso nei governi di Alatri, Anagni, Ceccano, Ceprano, Ferentino, Guarcino, Monte San Giovanni, Paliano, Piperno, Vallecorsa, Veroli. Il distretto di Pontecorvo comprendeva solo il governo e il comune di Pontecorvo.
Dopo la breve parentesi della Repubblica Romana del 1849, Pio IX, tornato a Roma dall'esilio, promosse una nuova riforma territoriale con un editto sul governo delle province e sull'amministrazione provinciale.[2] La delegazione di Frosinone fu inclusa nella Legazione di Marittima e Campagna (IV Legazione), con capoluogo Velletri.
Nel 1861 l'exclave di Pontecorvo fu definitivamente annessa al Regno d'Italia. L'intera delegazione pontificia cessò di esistere con la presa di Roma (20 settembre 1870). Dalle sue ceneri nacque il circondario di Frosinone della provincia di Roma[3].
È notorio che la lingua ufficiale dello Stato Pontificio fosse il latino.[4]. Nella Delegazione di Frosinone prevalevano dialetti di tipo mediano, più precisamente il dialetto laziale centro-settentrionale nelle sue varianti locali (attualmente impropriamente definite come "dialetto ciociaro"), o altri dialetti di transizione tra il laziale centro-settentrionale ed il dialetto laziale meridionale. A sud dell'area in questione, nella parte più settentrionale della Terra di Lavoro e fino all'odierno confine regionale del Lazio prevalgono dialetti laziali meridionali, propriamente detti, simili alla lingua napoletano sul piano del vocabolario, ma con svariati elementi, in forma minore, dei dialetti abruzzesi (fonetica), laziale centro-settentrionale ed anche romanesco. Stesso discorso si può fare per la città di Pontecorvo (enclave pontificia in territorio borbonico) che ha un dialetto meridionale "infiltrato" da elementi dei dialetti mediani. Nella ex delegazione di Frosinone vi sono dialetti con intonazione estremamente segnata e a vocali "piene" (soprattutto quelli dei Monti Lepini) e altri (come ad esempio quelli di Frosinone e Terracina) che hanno in conguaglio in "e" della vocale finale ("schwa velarizzato").[5]. Tuttavia è possibile trovare molte affinità strutturali tra i dialetti della ex delegazione di Frosinone e i dialetti della parte attuale delle province di Frosinone e Latina appartenute al Regno di Napoli[6].
I seguenti furono tutti governatori:
I seguenti furono delegati apostolici:
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