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opera di Sofronio Eusebio Girolamo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
De viris illustribus ("Sugli uomini illustri") è un'opera composta in latino da Sofronio Eusebio Girolamo, completata a Betlemme attorno al 392-393.[1] Contiene brevi biografie su 135 personaggi del Nuovo Testamento e dei primi secoli dell'era cristiana. Più precisamente l'opera consiste di un prologo e 135 capitoli, uno per biografia. Girolamo stesso è il soggetto dell'ultimo capitolo. È sopravvissuta anche una versione greca del libro, forse scritta dallo stesso Sofronio del 134º capitolo. Molte biografie prendono come loro soggetto figure importanti della storia del cristianesimo e prestano particolare attenzione alle loro carriere di scrittori. "È stata scritta come opera apologetica per provare che la Chiesa aveva prodotto uomini eruditi."[2] Il libro è dedicato a Nummio Emiliano Destro, che servì Teodosio I come comes rerum privatarum e Onorio come prefetto del pretorio; Destro era il figlio di Paciano di Barcellona, che viene encomiato nell'opera.[3]
Vite degli uomini illustri | |
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Titolo originale | De viris illustribus |
Altri titoli | Sugli uomini illustri - Gli uomini illustri |
Girolamo allo studio | |
Autore | San Girolamo |
1ª ed. originale | 393 |
Genere | trattato |
Sottogenere | biografie |
Lingua originale | latino |
Sotto sono elencati i personaggi delle 135 biografie di Girolamo. I numeri dati corrispondono al numero dei capitoli.
L'opera utilizza come modello letterario e stilistico il De viris illustribus di Svetonio e il Brutus di Cicerone.
Come fonti adotta la Storia ecclesiastica e il Chronicon di Eusebio di Cesarea, oltre all'erudizione dell'autore.[4]
Alla fine del De Viris Illustribus, Girolamo fornisce la propria biografia come l'ultimo esempio di lavoro dotto dei cristiani. In questo 135º capitolo, Girolamo riassume la sua carriera sino ad allora:
«Io, Girolamo, figlio di Eusebio, della città di Strido, che è al confine con la Dalmazia e con la Pannonia e che fu abbattuta dai Goti, fino a quest'anno, cioè il quattordicesimo dell'Imperatore Teodosio, ho scritto quanto segue: Vita di Paolo il monaco, un libro di Lettere a diverse persone, una Esortazione a Eliodoro, Controversia del Luciferiano e l'Ortodosso, Cronaca della storia universale, 28 omelie di Origene Adamantio su Geremia ed Ezechiele, che ho tradotto dal greco in latino, Sul Serafino, Su Osanna, Su i Figli Prudenti e Prodigi, Su Tre Questioni della Legge Antica, Omelie sul secondo Cantico dei cantici, Contro Elvidio, sulla verginità perpetua di Maria, Ad Eustochio, Sulla Verginità Conservata, un libro di Epistole a Marcella, una lettera consolatoria a Paola Sulla Morte di una Figlia, tre libri di Commenti sulla Lettera di Paolo ai Gàlati, altrettanti tre libri di Commenti sulla Lettera agli Efesini, Sulla Lettera a Tito un libro, Sulla Lettera a Filemone uno, Commenti sull'Ecclesiaste, un libro di Questioni ebraiche sulla Genesi, un libro Sulle località in Giudea, un libro di Nomi ebraici, Didimo sullo Spirito Santo, un libro, che ho tradotto in latino, 39 omelie su Luca, Sui Canti dal 10 al 16, sette libri, Sul Monaco prigioniero, La Vita del beato Ilarione. Tradussi il Nuovo Testamento dal greco e il Vecchio Testamento dall'ebraico e quante Lettere abbia scritto A Paola ed Eustochio non lo so, perché scrivo giornalmente. Oltre a ciò scrissi due libri di Spiegazioni su Micah, un libro Su Nahum, due libri Su Abacuc, uno Su Zephaniah, uno Su Aggeo, e molti altri Sui profeti, che non sono ancora terminati e su cui sono ancora al lavoro.[5]»
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