Di lui sono fondamentalmente note alcune questioni:
la difesa dell'uso asiatico di celebrare la Pasqua il 14 del mese di Nisan, la cosiddetta Pasqua quartodecimana, come riportato da Eusebio nella Storia ecclesiastica;
nella sua opera Omelia sulla Pasqua sviluppa una lunga esegesi del capitolo XII del libro dell'Esodo. Nell'omelia compare, sembra per la prima volta, l'idea di deicidio da parte dei Giudei[2]. Sebbene appaia improbabile che Melitone volesse fomentare l'antisemitismo, anche alla luce della sua difesa della Pasqua quartodecimana, quest'idea fu ripresa in seguito in chiave antisemitica;
in un'apologia indirizzata all'imperatore Marco Aurelio, tra il 169 e il 177, Melitone argomenta la comunanza di destini che lega la Chiesa cristiana con l'impero romano, in quanto nati nello stesso periodo. Secondo le testimonianze di Gennadio di Marsiglia e Origene, Melitone teorizzò la corporeità di Dio Padre, in aggiunta a quella di Dio Figlio. Nella stessa opera, trasse la concezione di un impero cristiano che identificava i corpi sociali con lo stesso Corpo di Dio, fatto ipotizzabile dalla sua ampia citazione nel De Civitate Dei e dall'attuazione nel regno di Carlo Magno[3];
presenta il paragone tra l'Antico Testamento e il Nuovo Testamento (come una verità che rompe gli schemi) in una serie di Egloghe (quasi totalmente perdute), in sei libri di estratti della Legge e dei Profeti che predicono Cristo e il cristianesimo;
un testo citato da Eusebio contiene il canone famoso Testamento di Melitone.
L'omelia pasquale e un probabile frammento delle sue opere sono contenuti nei Papiri Bodmer. Ha lasciato una delle più antiche testimonianze cristiane che menzionano l'Immacolata Concezione («agnella senza macchia») e la verginità della madre di Dio («si incarnò nel seno della Vergine»):
«Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e, risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli. Egli è l'agnello che non apre bocca, egli è l'agnello ucciso, egli è nato da Maria, agnella senza macchia. Egli fu preso dal gregge, condotto all'uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. Sulla croce non gli fu spezzato osso e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione.»
Raniero Cantalamessa (a cura di), Melitone di Sardi, Sulla Pasqua, in I più antichi testi pasquali della Chiesa, Roma, Edizioni liturgiche, 1972, pp.23-52.
Méliton de Sardes, Sur la Pâque et fragments, a cura di Othmar Perler, Parigi, Les Éditions du Cerf, 1965.
Giovanni Filoramo (a cura di), Storia delle religioni, Cristianesimo, Ed. La Biblioteca di Repubblica, 2005, p.43.