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saggista e giornalista statunitense Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
David Elliot Grann (Westport, 10 marzo 1967) è un saggista e giornalista statunitense.
Nato nel 1967 a Westport, nel Connecticut, si laurea in scienze politiche al Connecticut College nel 1989 e, grazie a una borsa di studio della Fondazione Thomas J. Watson, lavora come ricercatore in Messico, prima di specializzarsi in relazioni internazionali alla Fletcher School of Law and Diplomacy dell'Università Tufts nel 1993.[1][2]
Nonostante all'inizio volesse diventare uno scrittore di romanzi,[3] comincia la carriera da giornalista nel 1994 come correttore di bozze al quotidiano The Hill.[4] Lo stesso anno, ottiene un master's degree in scrittura creativa all'Università di Boston,[2][4] dove insegnerà scrittura creativa e fiction.[3] Viene nominato caporedattore di The Hill nel 1995.[1][4] Nel 1996 diventa redattore senior di The New Republic.[2][4] Entra a far parte della redazione del New Yorker nel 2003 in qualità di cronista,[1][4] costruendosi, secondo la rivista Slate, la fama di "reporter infaticabile".[5]
Nel 2009 ha pubblicato sul New Yorker Trial By Fire, un'inchiesta sulla storia di Cameron Todd Willingham, giustiziato in Texas sulla base di una ricostruzione pseudoscientifica che lo vedeva colpevole di aver appiccato l'incendio casalingo in cui erano morti i suoi tre figli; il pezzo ha vinto il George Polk Award ed è stato citato dal giudice della Corte Suprema Stephen Breyer nel dibattito riguardo alla costituzionalità della pena di morte.[1]
Lo stesso anno ha esordito nella saggistica col libro Z la città perduta, tratto da un articolo del 2005, in cui fornisce una propria ricostruzione della fine dell'esploratore Percy Fawcett, scomparso nel 1925 mentre era alla ricerca di un'antica civiltà perduta in Amazzonia: Grann vi avanza l'ipotesi che Fawcett potesse aver "correttamente" identificato Z nel sito archeologico di Kuhikugu, in cui si è recato.[6] Nonostante alcuni elementi della ricostruzione di Grann siano stati messi in dubbio, il libro ha esordito al quarto posto nella classifica dei bestseller del New York Times ed è stato tradotto in più di 25 lingue.[4][7]
Ad esso ha fatto seguire nel 2017 Gli assassini della terra rossa (Killers of the Flower Moon), sugli omicidi di indiani della contea di Osage: il libro è stato un finalista ai National Book Award per la saggistica.[8] Lo stesso anno, Martin Scorsese ne ha acquisito i diritti per trarne un film omonimo, che include nel cast Robert De Niro e Leonardo DiCaprio.
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