Importanti ritrovamenti furono scoperti intorno al 1920 dal medico di Wattens, Karl Stainer, a Fritzens, sul fiume Inn, pochi chilometri a sud di Innsbruck in Austria. Nel 1924 Stainer espose i suoi reperti all'88° Assemblea dei naturalisti e dei medici tedeschi (Gesellschaft Deutscher Naturforscher und Ärzte); tuttavia, passarono inosservati. Stainer pubblicò nel 1948 le sue osservazioni nei Fundberichte aus Österreich.[7]. Nella zona di Himmelreich a Volders - che si trova di fronte al piccolo villaggio di Fritzens nella valle dell'Inn - fece anche scavare l'humus dalla cava, e nel corso degli anni fu in grado di trovare un numero considerevole di reperti della successiva età del ferro e dell'intero periodo di epoca romana imperiale. Il fatto che si trattasse di un importante rogo votivo non fu ancora compreso all'epoca. Leonhard Franz pubblicò poi i reperti di Fritzens negli anni '50, che avevano già attirato l'attenzione in precedenza di Gero von Merhart, e chiamò la ceramica di Fritzens e di altri siti tirolesi "Fritzner Typus". Il termine "Fritzens-Sanzeno" fu introdotto da Benedikt Frei nel 1955 come «orizzonte Fritzens-Sanzeno», e, successivamente, come «cultura Fritzens-Sanzeno», dizione ancora oggi accolta, usando, come in "Luco-Meluno", i nomi dei siti tipo e la ceramica come “fossile guida” per la datazione archeologica.[8]
La cultura materiale è caratterizzata da recipienti in ceramica, i boccali umbilicati, le tazze, da strumenti in ferro come asce, zappe, e da ornamenti in bronzo di produzione locale, come le fibule. Per costruire i loro villaggi, i Reti preferivano i luoghi più alti e protetti rispetto al fondovalle, come gli ampi terrazzamenti naturali di Sanzeno, le alture poco accessibili come Doss Castel a Fai della Paganella, i due dossi del villaggio di Montesei di Serso in Valsugana.
I siti archeologici più importanti nella parte meridionale includono Sanzeno (Trentino), l'insediamento sul Ganglegg a Sluderno (Val Venosta, Alto Adige), Rungger Egg a Siusi allo Sciliar, grandi insediamenti a Bressanone-Stufels (Valle Isarco), la Collina di Tarces, chiamata in lingua locale Tartscher Bichl (Val Venosta), e le tombe di Pfatten (Vadena) in Val d'Adige e Moritzing presso Bolzano. A nord ci sono i campi tombali di Kundl ed Egerndorfer Feld, entrambi situati nella bassa valle dell'Inn, nonché gli insediamenti collinari sul Bergisel a Innsbruck, a Pfaffenhofen-Hörtenberg, Goldbichl a Innsbruck-Igls, Pirchboden a Fritzens e il Regno dei Cieli a Volders con i relativi siti roghi votivi.
Studiati i roghi votivi e il santuario di Demlfeld in Ampass così come il sito sacrificale in Aldrans-Innsbruck, Egerdach, il santuario di Piller Sattel nel Oberinntal e la terrazza Himmelreich a Volders. A sud della cresta principale delle Alpi si trovano il Rungger Egg a Siusi allo Sciliar e l'Hahnehütter Bödele presso l'abitato di Ganglegg a Sluderno in Val Venosta.
Anche se la cultura di Fritzens-Sanzeno fu molto influenzata dai suoi vicini, vale a dire i Veneti, gli Etruschi e i Celti, sia a sud che a nord e a ovest, nell'artigianato, nei riti funerari e nella religione, produsse una serie di peculiarità specifiche come la costruzione di case (casa retica) e nella cultura materiale forme proprie tra cui le tipiche forme di ceramica come la ciotola di Fritzner decorata con timbri o la ciotola di Sanzeno, così come la ceramica a strisce alpina. Dal IV secolo a.C. iniziarono a essere adottate le armi celtiche. Numerose iscrizioni in lingua retica sono state trovate a partire dal VI secolo a.C..
Riguardo ad altra produzione artigianale, sono da menzionare le frequenti fibule a mandolino di ispirazione celtica e un certo numero di altre fibule secondo il modello La Tène antico e medio. Altre modifiche tipologiche della cultura di Fritzens-Sanzeno sono quelle effettuate sui collari celtici a disco (Scheibenhalsringe).
Il periodo d'oro ti tale cultura coincide approssimativamente con l'età degli oppida in Baviera. Dal La Tène medio in poi, ceramiche di argilla grafite, gioielli di vetro e occasionalmente gioielli di bronzo furono importati dall'area celtica. Soprattutto i gioielli suggeriscono legami coniugali. La cultura di Fritzens-Sanzeno finisce bruscamente per la campagna alpina di Druso e Tiberio nel 15 a.C..
(IT) Fabrizio Pesando, Le regioni dell’Italia settentrionale, in Fabrizio Pesando (a cura di), L'Italia antica: culture e forme del popolamento nel I millennio a.C., Roma, Carocci editore, 2005, p.24, ISBN8843030388.
«Le più recenti ricerche archeologiche tendono invece a individuare nei Reti una popolazione formatasi in ambito alpino (cultura di Fritzens-Sanzeno); lo stretto contatto con i centri etrusco-padani e veneti e l’esistenza di una fitta rete di interscambi commerciali estesa fino alla zona di irradiazione dell’antica cultura celtica di Golasecca spiegherebbero la vitalità di questa area pedemontana e alpina, in grado di promuovere la nascita di insediamenti strutturati proprio là dove avranno origine le città storiche di Feltre, Trento e, come attesterebbe il sostrato retico presente nell’iscrizione romana relativa al pagus Arusnatium, Verona (Plinio, 3, 130; CIL, V, 3915, 3926, 3928).»
(EN) Katharina Rebay-Salisbury, The Iron Age setting, in The Human Body in Early Iron Age Central Europe, Londra, Routledge, 2016, p.43, ISBN978-1-472-45354-9.
«A variety of Alpine communities between Lake Maggiore and Lake Como, the lower Inn Valley and Lake Constance are referred to as Raeti in ancient sources (Metzger and Gleirscher 1992), and in the archaeological literature as the Laugen-Melaun (Luco, Meluno) and Fritzens-Sanzeno cultures, for the early and late Iron Age, respectively. Epigraphic sources indicate that their language was most closely linked to Etruscan.»
(IT) Franco Marzatico, I Reti e i popoli delle Alpi orientali (PDF), in Michele Lanzinger (a cura di), Preistoria Alpina, 49bis, Trento, Museo delle Scienze, Trento, 2019, pp.73-82, ISSN2035-7699(WC· ACNP) (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2020).
«Se le evidenze archeologiche smentiscono decisamente tale rapporto di discendenza, in base agli studi più recenti la lingua retica mostra corrispondenze con quella etrusca e in questo senso si può ipotizzare che la percezione in antico di tale relazione abbia dato luogo alla ricostruzione erudita della discendenza dei Reti dagli Etruschi. (...) Se resta il fatto che la documentazione archeologica smentisce in tutta evidenza un rapporto filogenetico fra Etruschi e Reti, visti anche fenomeni di continuità come nell’ambito della produzione vascolare di boccali di tradizione Luco/Laugen (fig. 8), non è escluso che la percezione di prossimità esistenti fra la lingua e la scrittura delle due entità etniche possano avere indotto eruditi del tempo a costruite “a tavolino” un rapporto di parentela.»
(IT) Mirta Faleschini, La necropoli di Rasùn di Sotto/Niederrasen: alcuni aspetti economici e sociali di una comunità protostorica alpina, in Atti della Accademia roveretana degli Agiati ser. 8, vol.6, A 2006 serie VIII, Rovereto, 2006, pp.221-247.
«Così, le popolazioni che vi abitavano che, per la prima età del Ferro, sono identificabili con il gruppo culturale di Luco-Meluno (P), erano probabilmente divise in gruppi umani ridotti e, come sembra, avevano un tipo di organizzazione sociale poco strutturata, se messa a confronto con i grandi ambiti politico-culturali presenti ai suoi confini, che avevano forme di governo già più complesse e organizzate: la facies hallstattiana orientale, a nord, e la civiltà venetica o atestina a sud. Queste due grandi sfere culturali, durante i primi secoli dell'età del Ferro, giocarono certamente un ruolo importante nell'influenzare le scelte di gusto della società alpina protoretica: mentre dall'area hallstattiana provenivano forti influssi culturali e materiali legati soprattutto alle tipologie degli oggetti in ferro e bronzo, i territori di civiltà più avanzata della pianura padana, abitati dai Veneti e già avviati verso fenomeni di tipo protourbano, condizionavano le zone alpine con vari apporti, soprattutto con oggetti ed ornamenti di vario genere.»
(IT) Michele Lanzinger, Franco Marzatico, Annaluisa Pedrotti (a cura di), Storia del Trentino: La preistoria e la protostoria, Bologna, Il Mulino, 2001, p.557, ISBN8815083693.
«Dapprima B. Frei utilizza il termine «orizzonte Fritzens - Sanzeno» e quindi la dizione , ancora accolta, di «Cultura Fritzens - Sanzeno»: «Zur Datierung der Melauner Keramik», in RSAA, 15, 1954/1955, 129-173»
(DE) Hans Appler, Neue Forschungen zur Vorgeschichte und Römerzeit in Nordtirol, 2ª ed., (col. «Schatzfunde, Opferplätze und Siedlungen» vol. 1), Wattens etc., H. Appler, 2010, ISBN 978-3-200-01923-2.
(DE) Hans Appler, Fibeln der Bronze- und Eisenzeit des Alttiroler Raumes (col. «Neue archäologische Forschungen zur Vorgeschichte und Römerzeit in Tirol» vol. 2), Wattens – Vienna, 2018, ISBN 978-3-200-05723-4.
(DE) Markus Egg, Spätbronze- und eisenzeitliche Bewaffnung im mittleren Alpenraum, in Die Räter [= I Reti] (col. «Schriftenreihe der Arbeitsgemeinschaft Alpenländer» NF vol. 4), a cura di Ingrid R. Metzger e Paul Gleirscher, Bolzano, Verlagsanstalt Athesia, 1992, ISBN 88-7014-646-4, pp.401–438.
(DE) Peter Gamper, Die latènezeitliche Besiedlung am Ganglegg in Südtirol. Neue Forschungen zur Fritzens-Sanzeno-Kultur (col. «Internationale Archäologie» vol. 91), Rahden - Westfalen, Leidorf, 2006, ISBN 3-89646-363-2.
(DE) Paul Gleirscher, Die Räter, Coira, Rätisches Museum, 1991.
(DE) Paul Gleirscher - Hans Nothdurfter, Zum Bronze- und Eisenhandwerk der Fritzens-Sanzeno-Gruppe, in (a cura di), Die Räter [= I Reti], a cura di Ingrid R. Metzger e Paul Gleirscher, Bolzano, Verlagsanstalt Athesia, 1992, ISBN 88-7014-646-4, pp.349–367.
(DE) Paul Gleirscher, Hans Nothdurfter e Eckehart Schubert, Das Rungger Egg: Untersuchungen an einem eisenzeitlichen Brandopferplatz bei Seis am Schlern in Südtirol (col. «Römisch-germanische Forschungen» vol. 61), Magonza, von Zabern, 2002, ISBN 3-8053-2826-5.
(DE) Amei Lang, Das Gräberfeld von Kundl im Tiroler Inntal. Studien zur vorrömischen Eisenzeit in den zentralen Alpen, Rahden - Westfalen, Leidorf, 1998, ISBN 3-89646-531-7 (Zugleich: München, Universität, Habilitations-Schrift, 1996).
(DE) Reimo Lunz, Studien zur End-Bronzezeit und älteren Eisenzeit im Südalpenraum, Firenze, Sansoni, 1974 (Zugleich: Innsbruck, Universität, Dissertation, 1971).
Simona Marchesini, Rosa Roncador (2015), Monumenta Linguae Raeticae, Scienze e lettere
Franco Marzatico, I Reti e i popoli delle Alpi orientali, in Preistoria Alpina, 49bis, Trento, Museo delle Scienze di Trento, 2019, pp.73–82.
Franco Marzatico, I materiali preromani della valle dell'Adige nel Castello di Buonconsiglio (col. «Patrimonio storico artistico del Trentino» vol. 21), in 3 voll., Trento, Provincia autonoma di Trento – Ufficio beni archeologici, 1997, ISBN 88-7702-062-8.
(DE) Johann Nothdurfter, Die Eisenfunde von Sanzeno im Nonsberg (col. «Römisch-germanische Forschungen» vol. 38), Magonza, von Zabern, 1979, ISBN 3-8053-0403-X (Zugleich: Innsbruck, Universität, Dissertation, 1979).
(DE) Hubert Steiner (a cura di), Alpine Brandopferplätze. Archäologische und naturwissenschaftliche Untersuchungen [= Roghi votivi alpini] (col. «Forschungen zur Denkmalpflege in Südtirol» vol. 5), Trento, Editrice Temi, 2010, ISBN 978-88-89706-76-3.