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linea di demarcazione dei territori di Francia e Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il confine tra la Francia e l'Italia è lungo 515 km. Geograficamente divide la Francia sud-orientale e l'Italia nordoccidentale e corre tra le regioni di Valle d'Aosta, Piemonte e Liguria sul versante italiano e quelle di Rodano-Alpi e Provenza-Alpi-Costa Azzurra su quello francese. Il confine terrestre scorre a cavallo, da nord a sud, di Alpi Graie, Cozie e Marittime fino alla costa settentrionale del Mar Mediterraneo; quello marittimo prende parte del Mediterraneo stesso[1], scendendo fino alle Bocche di Bonifacio, stretto di confine tra la Corsica e la Sardegna.
Confine tra la Francia e l'Italia | |
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Cippo di confine sulle Alpi Marittime (Colle della Lombarda) | |
Dati generali | |
Stati | Francia Italia |
Lunghezza | 515 km |
Dati storici | |
Istituito nel | 1814 |
Causa istituzione | Sconfitta di Napoleone |
Attuale dal | 1947 |
Esso è determinato da tre diversi atti di diritto internazionale:
Piccolissime variazioni vennero inoltre apportate nel Secondo dopoguerra al confine di Claviere, località che era stata spezzettata dalla linea del 1947 con grave disagio degli abitanti.
Il confine inizia alla triplice frontiera situata sul monte Dolent,[3] dove si incontrano la Francia, l'Italia e la Svizzera. La frontiera continua poi con direzione generale sud fino al mar Ligure tra Mentone e Ventimiglia. Generalmente la linea di confine segue lo spartiacque. Dal versante italiano si trova principalmente il bacino idrografico del Po e dei suoi affluenti; dal versante francese principalmente i bacini di vari affluenti del Rodano.
La frontiera tra le due nazioni risale a quella che separava il Regno di Sardegna dalla Francia durante il XIX secolo. Nel 1860 il Trattato di Torino concedette alla Francia la Savoia e la Contea di Nizza; la definizione della linea di confine tra l'Impero francese ed il Regno di Sardegna è del 1861.
Dopo la seconda guerra mondiale il confine venne modificato con il Trattato di Parigi del 1947, con il quale la Francia annesse Tenda e Briga e alcuni piccoli territori al di là dello spartiacque naturale in Val di Susa.
In Francia la linea di confine interessa due regioni e cinque dipartimenti:
In Italia il confine tocca tre regioni, due[4] province e una città metropolitana:
Il confine è collocato lungo la catena alpina. Da nord verso sud le sezioni e sottosezioni interessate sono:
L'esatta collocazione della frontiera sul Monte Bianco è oggetto di lungo e irrisolto contenzioso tra Francia e Italia: la nazione francese afferma che la vetta del Monte Bianco è tutta all'interno del suo territorio, mentre l'Italia sostiene che essa è collocata sul confine.[5]
Passi stradali
I colli percorsi da strade, anche sterrate, sono elencati andando da nord a sud:
Sentieri
I colli percorsi da sentiero sono elencati andando da nord a sud:
Trafori
Autostrade
Il confine marittimo tra Francia e Italia è situato nel Mar Mediterraneo. Il confine delle acque territoriali è complesso poiché la Corsica si trova nel golfo di Genova. La linea di confine separa la Corsica dalla penisola italiana, ma anche dalla Sardegna attraverso le Bocche di Bonifacio.
Il 21 marzo 2015 a Caen è stato sottoscritto dai governi francese e italiano un accordo che definisce le aree di sovranità della zona economica esclusiva,[6] precedentemente non definite perché l'Italia non aveva ancora avviato la definizione delle proprie zone economiche esclusive. A seguito di tale accordo internazionale, alcuni tratti di mare a nord-ovest della Sardegna sarebbero di pertinenza francese[7] (in quanto assegnate alla Corsica), con conseguente acquisizione dei diritti di pesca e sfruttamento geologico e minerario successivamente alla controfirma del parlamento italiano.[8][9]
L'entità e le conseguenze di tale trattato sono rimaste sconosciute fino al gennaio del 2016, a seguito del sequestro del peschereccio Mina[10] per la pesca[11] ad opera della Francia[12][13] e la conseguente contestazione del trattato stesso da parte degli operatori del comparto ittico.[14] La Francia ha successivamente rivolto all'Italia le proprie scuse formali, ammettendo il "deprecabile errore",[15] dato che l'accordo non era ancora stato ratificato dal parlamento italiano e quindi era nullo.[9]
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