sinodo cristiano del 314 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Concilio di Ancira (Concilium Ancyranum), conosciuto anche come Sinodo di Ancira, celebrato nel 314 d.C. in Ancira (l’odierna Ankara in Turchia), fu un concilio di molta rinomanza e molta risonanza[1].
Il Concilio promulgò ventiquattro canoni[2], in cui si stabilì la riammissione dei lapsi (dei "caduti"), cioè di quei cristiani che sotto minaccia imperiale avevano abiurato la fede durante la persecuzione dell'imperatore Massimino Daia, e le penitenze per le abiure più ripetute[3].
Nell'estate del 313 d.C., quando morì l'imperatore tetrarcaMassimino Daia, uomo ambizioso e ostile ai cristiani[4], descritto da Lattanzio come un creatore di scandali e autore di condanne ingiuste[5], la Chiesa in Oriente cominciò a respirare. Lo storico Eusebio scriverà che: «nuovi templi sono stati costruiti, sono stati celebrati molti sinodi[6]». Alcuni storici ritengono che il primo e sicuramente il più famoso di questi sinodi fu quello celebrato in Ancira[7], capitale della Galazia, nel periodo in cui la Chiesa, ferita durante la persecuzione, si trovò a discernere il comportamento di quei cristiani che abiurarono e terminata la persecuzione chiesero il rientro nella comunità dei credenti. Il Concilio fu istituito secondo quanto previsto dal Canone 38 dei canoni apostolici[8] nella quarta settimana dopo la Pasqua.
Il Concilio si svolse sotto la presidenza di Vitale, vescovo di Antiochia, e con la partecipazione di un numero imprecisato di vescovi[9]. Quelli certi che parteciparono, «giacché di moltissimi altri se ne è perduta memoria»[10], furono:
Molti dei vescovi partecipanti, che giunsero dalle diverse provincie dell'Asia Minore e della Siria, intervennero più tardi nel grande concilio universale di Nicea. Gli storici sono propensi a considerare il Sinodo di Ancira un vero e proprio concilio plenario (Plenarium Concilium) vale a dire un consiglio generale delle Chiese dell'Asia Minore. Tesi supportata dalla partecipazione del primate di Antiochia, Vitale, che presiedette l'assemblea[12].
Cfr. Carlo Dell'Osso, "Il Sinodo di Ancyra", in Di Bernardino Angelo (ed.), I canoni dei concili della Chiesa antica, Institutum Augustinianum, Roma 2006, 289-297
Eusebio di Cesarea ne traccia una pessima descrizione, ma gli studi più recenti tendono a considerare queste opinioni come propaganda diretta a colpire un nemico di Costantino e a ritenere che Massimino non sia stato un sovrano incapace. (Torben Christensen, C. Galerius Valerius Maximinus: Studies in the Politics and Religion of the Roman Empire AD 305-313, The Theological Faculty Copenhagen University, p. 311.)
Cfr. Karl Joseph von Hefele, Isidore Goschler, Odon Delarc, Histoire des conciles d'après les documents originaux, 1869 Paris, Adrien Le Clère Councils and synods
La maggior parte dei testi antichi che parlano del Concilio di Ancira riportano diciotto partecipanti. Al numero di diciotto partecipanti si è giunti per deduzione. Molte informazioni sui vescovi che vi aderirono sono state tratte da alcuni scritti di quel tempo. Alcuni studiosi però, come il Battaglini o il Cappelletti, sostengono che furono molto di più di diciotto e che degli altri se ne è perduta la memoria. (Cfr. Marco Battaglini Vescovo di Nocera, Venezia 1696, Istoria Universale di tutti i Concili e Giuseppe Cappelletti, Storia Ecclesiastica Universale, Volume II, ibid. pag. 90)
Neroniade, città della Cilicia orientale, è chiamata Irenopoli, negli atti del Concilio di Antiochia del 341 d.C. (Cfr. Giovan Domenico Mansi, Conciliorum omnium amplissima collectio t. II, col. 1308)