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specie di pianta della famiglia Asteraceae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La margherita diploide (nome scientifico Leucanthemum vulgare Lam., 1778) o margherita comune è una pianta erbacea della famiglia delle Asteraceae, comunissima nei prati della penisola italiana.[1]
Margherita diploide | |
---|---|
Leucanthemum vulgare | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Asteridi |
(clade) | Euasteridi II |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Anthemideae |
Sottotribù | Leucantheminae |
Genere | Leucanthemum |
Specie | L. vulgare |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Asteridae |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Anthemideae |
Sottotribù | Leucantheminae |
Genere | Leucanthemum |
Specie | L. vulgare |
Nomenclatura binomiale | |
Leucanthemum vulgare Lam., 1778 | |
Nomi comuni | |
Margherita dei campi |
Il nome del genere (Leucanthemum) deriva da due parole greche leukos (= bianco) e anthemon (= fiore) per il colore dei fiori, ligulati, simili a petali.[2] L'epiteto specifico (diploide) deriva dalla particolare configurazione (diploidia) del corredo cromosomico delle sue cellule.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Leucanthemum vulgare) è stato proposto in tempi moderni dal biologo, zoologo e botanico francese Jean-Baptiste de Lamarck (1744–1829) nella pubblicazione Flore Françoise nel 1778.[3] Carl von Linné in pubblicazioni precedenti aveva usato il termine leucanthemum solamente per la parte specifica del binomio Chrysanthemum leucanthemum, mentre uno dei primi botanici a usare il nome attuale (Leucanthemum vulgare) fu il botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (1656–1708).[4]
Sono piante alte mediamente 30 cm, al massimo 100 cm. La forma biologica della specie è emicriptofita scaposa (H scap); ciò significa che sono piante perennanti con gemme poste al livello del suolo con fusto allungato e poco foglioso. Possono essere glabre oppure leggermente tomentose.
Le radici sono secondarie a partire dalla parte più bassa del rizoma.
Le foglie sono sia basali che caulinari a consistenza tenue. Quelle basali sono picciolate, quelle caulinari sono sessili e amplessicauli. Lungo il fusto sono disposte in modo alterno. La forma è diversa a seconda della posizione delle foglie:
Le infiorescenze sono formate da capolini terminali unici (o pochi). La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro campanulato composto da più squame (o brattee) in 3 – 4 serie disposte in modo embricato che fanno da protezione al ricettacolo piano-convesso e nudo (senza pagliette)[5] sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati (da 36 a 42) di colore bianco, disposti in un unico rango e quelli interni tubulosi molto più numerosi di colore giallo. I margini delle squame sono membranosi, quasi scariosi e di colore porpora scuro. Diametro dei capolini 4 ÷ 7 cm (in casi di più capolini quello terminale è il più grande). Diametro dell'involucro: 12 ÷ 20 mm. Larghezza delle squame: 2 ÷ 3 mm.
I fiori sono simpetali, zigomorfi (quelli ligulati) e attinomorfi (quelli tubulosi); sono inoltre tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (quelli tubulosi) sono bisessuali.
I frutti sono degli acheni ovali, bislunghi, neri e rigati di bianco: ai lati sono presenti 10 coste contenenti cellule micillaginifere e canali resiniferi.[7] Gli acheni dei fiori del raggio esterno hanno un pappo rudimentale a forma di anello; ma in genere la sommità è nuda. Dimensione degli acheni: 1,5 ÷ 2,5 mm.
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[9]:
La famiglia di appartenenza della Leucanthemum vulgare (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23000 specie distribuite su 1535 generi[11] (22750 specie e 1530 generi secondo altre fonti[12]). Il genere di appartenenza (Leucanthemum) è composto da 40-50 specie, una decina delle quali fanno parte della flora spontanea italiana.
Il numero cromosomico di L. vulgare è: 2n = 18[13]
La sistematica di questa specie è problematica in quanto i diversi caratteri morfologici variano in modo indipendente e secondo gradazioni continue. Utile per una più proficua tassonomia è utilizzare il numero cromosomico come elemento di distinzione. In effetti la “Margherita” s.l. si presenta con ben sei livelli di ploidia: 2x, 4x, 6x, 8x, 10x e 12x, ossia 2n=18 (specie diploidi), 2n=36, 54, 72, 90, 108 (specie poliploidi). Inoltre è stato dimostrato che più di qualche carattere morfologico è collegato ad un dato numero cromosomico (come la forma delle foglie o la dimensione degli acheni).[14]
I diversi studi fatti su questa pianta hanno individuato un gruppo tassonomico denominato “Gruppo di Leucanthemum vulgare”. Sandro Pignatti nella Flora d'Italia descrive 16 tra specie e sottospecie appartenenti a questo gruppo; attualmente questo gruppo è stato ridotto a 9 taxa[9] qui brevemente descritte:
A questi problemi di tipo tassonomico si aggiungono anche quelli sulle concordanze della nomenclatura delle varie specie. A parte la denominazione “linneana” di questa specie ( Chrysanthemum leucanthemum), Pignatti nella "Flora d'Italia” usa il nominativo Leucanthemum praecox per le specie diploidi (e quindi anche per quella di questa voce). Alla fine della descrizione della praecox, comunque mette una nota[15] nella quale osserva che alcuni Autori preferiscono per questa specie (per motivi di “lectotipificazione”) il binomio Leucanthemum vulgare, mentre per la specie Leucanthemum vulgare (così sono denominati i tipi tetraploidi nella sua Flora) usano il nominativo Leucanthemum ircutianum. Scambio di nominativi, questo, che attualmente è proposto nelle ultime pubblicazioni sulla flora spontanea italiana e che per la precisione la specie di questa voce viene indicata come: Leucanthemum vulgare Lam. subsp. vulgare[9]. Altre pubblicazioni preferiscono usare termini più generici come "Leucantemum vulgare aggr."[10].
Delle varie checklist straniere quella della “Global Compositae Checklist”[16] accetta come nominativo valido Leucanthemum vulgare (Vaill.) Lam. e considera Leucanthemum praecox (Horvatić) Villard sinonimo del precedente. Mentre la checklist europea della Royal Botanic Garden Edinburgh[17] pur accettando come valido il nominativo Leucanthemum vulgare Lam. (1799), considera “provvisorio” il nominativo Leucanthemum praecox (Horvatic) Horvatic[18] creando non poca confusione.
Per completare la documentazione su questa specie è da aggiungere che Pignatti descrive due varietà collegate alla L. vulgare, o meglio alla L. praecox come viene nominata nella sua Flora (entità attualmente non più prese in considerazione per la flora spontanea italiana):
Nell'elenco seguente è indicato uno o più ibridi interspecifici:[19]
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. La tabella seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
Un genere molto simile è Bellis. Gli esemplari più alti di Bellis perennis L. possono essere confusi con la specie di questa voce. Si distinguono comunque per l'assenza di foglie cauline e l'involucro formato da una/due serie di squame.
Nell'ambito dello stesso genere le differenze sono meno marcate. Tra le specie diploidi e quelle poliploidi una certa diversità può essere riscontrata nella forma delle foglie cauline: i lobi delle foglie di Leucanthemum vulgare sono più marcati (vedi disegno a lato tratto da Pignatti[15]):
I germogli primaverili possono essere aggiunti alle insalate, ma devono essere usati con parsimonia.[21]
È una pianta facile da coltivare e di sicuro effetto. Viene utilizzata per bordure o tappeti erbosi. Si può moltiplicare per seme (in primavera) o per divisione dei cespi in autunno. Predilige zone da soleggiate a lievemente ombrose con terreni normali da giardino, possibilmente sciolti e leggeri (sia acidi che basici). Evitare l'acqua stagnante.
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