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La cardiaca nepetellona (nome scientifico Chaiturus marrubiastrum (L.) Ehrh. ex Rchb., 1831) è una piccola pianta erbacea bienne dai fiori labiati appartenente alla famiglia delle Lamiaceae. È anche l'unica specie del genere Chaiturus Ehrh. ex Willd., 1787.[1]
Cardiaca nepetellona | |
---|---|
Chaiturus marrubiastrum | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Asteridi |
(clade) | Euasteridi I |
Ordine | Lamiales |
Famiglia | Lamiaceae |
Sottofamiglia | Lamioideae |
Tribù | Leonureae |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Sottoregno | Tracheobionta |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Asteridae |
Ordine | Lamiales |
Famiglia | Lamiaceae |
Tribù | Leonureae |
Genere | Chaiturus Ehrh. ex Willd., 1787 |
Specie | C. marrubiastrum |
Nomenclatura binomiale | |
Chaiturus marrubiastrum (L.) Ehrh. ex Rchb., 1831 | |
Nomi comuni | |
Cardiaca falso marrubio |
Il nome generico "Chaiturus" deriva da due parole greche: "chaite" ( = setole, cresta, foglioso) e "oura" ( = una coda).[2] L'epiteto specifico "marrubiastrum" anche questo formato da due parole: "marrubium" deriva dal genere Marrubium, la cui etimologia deriva dall'ebraico "marrob" ( = amaro), nome latino per un rimedio familiare per la tosse; ma potrebbe derivare anche da un antico nome volgare usato dal popolo di Roma. In tutti i casi tale nome s'incontra per la prima volta negli scritti di Gaio Plinio Secondo (Como, 23 – Stabiae, 25 agosto 79]) scrittore, ammiraglio e naturalista romano.[3][4][5] La seconda parola dispregiativa "astrum" insieme alla prima indica "falso marrubio".[6]
Il nome scientifico della specie è stato definito inizialmente da Linneo (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum - 2: 584"[7] del 1753 con il nome di Leonurus marrubiastrum (ora basionimo)[8], cambiato successivamente in quello attuale (Chaiturus marrubiastrum) dal botanico svizzero Jakob Friedrich Ehrhart (Holderbank, 4 novembre 1742 – Herrenhäuser, 26 giugno 1795) e dal botanico, ornitologo e illustratore tedesco Heinrich Gottlieb Ludwig Reichenbach (8 gennaio 1793 – 17 marzo 1879) nella pubblicazione "Flora Germanica Excursoria - 1: 317." del 1831.[9][10] Il nome scientifico del genere è stato definito dal botanico svizzero Jakob Friedrich Ehrhart (Holderbank, 4 novembre 1742 – Herrenhäuser, 26 giugno 1795) e dal botanico, farmacista e micologo tedesco Carl Ludwig Willdenow (Berlino, 22 agosto 1765 – Berlino, 10 luglio 1812) nella pubblicazione "Flora Berolinensis Prodromus Secundum Systema Linneanum ab Illustr. viro ac Eq. C. P. Thunbergio Emendatum Conscriptus. Berolini [Berlin] - 200." del 1787.[11][12]
Queste piante arrivano ad una altezza massima di 5 - 12 dm. La forma biologica è emicriptofita bienne (H bienn), ossia in generale sono piante erbacee con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e si distinguono dalle altre per il ciclo vitale biennale. Possono essere presenti anche cicli biologici annuali, in questo caso la forma biologica è terofita ossia superano la stagione avversa sotto forma di seme . L'indumento è formato da peli semplici.[13][14][15][16][17][18]
Le radici sono secondarie da rizoma. Il rizoma è leggermente legnoso con portamento obliquo.
La parte aerea del fusto è eretta e semplice, eventualmente ramosa alla base. La superficie è più o meno pubescente per peli appressati e duri simili a setole. Il fusto ha una sezione quadrangolare a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici, mentre le quattro facce sono concave.
Le foglie lungo il fusto sono disposte in modo opposto con lamina di tipo lanceolato a base circolare e apice acuto; i bordi dentellati (nella metà superiore); sono inoltre picciolate. La pagina adassiale è finemente pubescente, quella abassiale è ricoperta di peli densamente appressati. La superficie è percorsa da 3 o 4 paia di nervature laterali. Dimensione delle foglie: larghezza 1 cm; lunghezza 3 – 4 cm. Lunghezza del picciolo: 1,5 – 2 cm.
L'infiorescenza è portata in vari verticilli ascellari, di 1,5 cm di diametro, sovrapposti lungo il fusto ed è cimosa di tipo tirsoide. Ogni verticillo è composto da più fiori (8 – 12) disposti circolarmente poggianti su due grandi brattee fogliose (o semplicemente foglie con forme sublanceolate) lievemente staccate dall'infiorescenza vera e propria ma comunque sub-sessili. Le brattee del verticillo seguente sono disposte in modo alternato. La forma dei verticilli è subsferica. I fiori sono pedicellati e nell'infiorescenza sono presenti delle bratteole spinose leggermente più lunghe del calice e rivolte verso l'alto.
I fiori sono ermafroditi, zigomorfi (il calice è attinomorfo), tetraciclici (con i quattro verticilli fondamentali delle Angiosperme: calice– corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da cinque elementi). Sono inoltre omogami (autofecondanti). Lunghezza del fiore: 5 – 8 mm.
Il frutto è una nucula acheniforme (schizocarpo); più precisamente è una drupa (ossia una noce) con quattro semi (uno per ovulo derivato dai due carpelli divisi a metà). Questo frutto nel caso delle Lamiaceae viene chiamato “clausa”. Le quattro parti in cui si divide il frutto principale, sono ancora dei frutti (parziali) ma monospermici (un solo seme) e privi di endosperma. La forma è trigona, troncata all'apice con superficie ricoperta da peli ghiandolari. I frutti si trovano all'interno del calice persistente.
Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale:[24]
La famiglia di appartenenza della specie (Lamiaceae), molto numerosa con circa 250 generi e quasi 7000 specie, ha il principale centro di differenziazione nel bacino del Mediterraneo e sono piante per lo più xerofile (in Brasile sono presenti anche specie arboree). Per la presenza di sostanze aromatiche, molte specie di questa famiglia sono usate in cucina come condimento, in profumeria, liquoreria e farmacia. Nelle classificazioni meno recenti la famiglia Lamiaceae viene chiamata Labiatae.[14][15]
Il basionimo per questa specie è: Leonurus marrubiastrum L., 1753.[9]
In base ai botanici del gruppo Angiosperm Phylogeny Group il genere di questa specie è circoscritto nella tribù Leonureae Dumort. che a sua volta è inclusa nella sottofamiglia Lamioideae Harley.[25] Questa specie spesso è descritta nel genere Leonorus, ma le ultime ricerche di tipo filogenetico sul DNA hanno dimostrato l'indipendenza di questa specie dal genere Leonurus.[26]
Il numero cromosomico di C. marrubiastrum é: 2n = 24.[17]
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[1]
Una specie abbastanza simile a quella di questa voce è Leonurus cardiaca L.; quest'ultima si distingue per le foglie (divise in 3 - 7 lobi profondi); per la presenza dell'anello interno di peli nella corolla; per i verticilli più distanziati dell'infiorescenza.
La cardiaca falso marrubio in altre lingue è chiamata nei seguenti modi:
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