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comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Castell'Arquato (Castell Arquä in dialetto piacentino[5]) è un comune italiano di 4 675 abitanti[1] della provincia di Piacenza in Emilia-Romagna.
Castell'Arquato comune | |
---|---|
Panorama del borgo | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Provincia | Piacenza |
Amministrazione | |
Sindaco | Ivano Rocchetta (lista civica di centro-destra Arquatesincampo) dal 9-6-2024 |
Territorio | |
Coordinate | 44°51′N 9°52′E |
Altitudine | 224 m s.l.m. |
Superficie | 52,75 km² |
Abitanti | 4 675[1] (31-8-2024) |
Densità | 88,63 ab./km² |
Frazioni | Bacedasco Alto, Doppi, Pallastrelli, San Lorenzo, Sant'Antonio, Vigolo Marchese, Vigostano, Montagnano, Costa Stradivari[2] |
Comuni confinanti | Alseno, Carpaneto Piacentino, Fiorenzuola d'Arda, Lugagnano Val d'Arda, Vernasca |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 29014 |
Prefisso | 0523 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 033012 |
Cod. catastale | C145 |
Targa | PC |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[3] |
Cl. climatica | zona E, 2 750 GG[4] |
Nome abitanti | arquatesi |
Cartografia | |
Posizione del comune di Castell'Arquato nella provincia di Piacenza | |
Sito istituzionale | |
Situato sulle prime alture della val d'Arda, è caratterizzato da un borgo medioevale arroccato lungo la collina che domina la vallata. Il centro storico si trova sulla riva sinistra del torrente Arda, mentre sulla sponda opposta si è sviluppato un quartiere residenziale[6]. Dista circa 30 km da Piacenza, 42 km da Cremona e 45 km da Parma.
Castell'Arquato ha il titolo di città d'arte, è stato insignito della bandiera arancione dal Touring Club Italiano[7] e fa parte del club de I borghi più belli d'Italia[8].
Il comune di Castell'Arquato occupa una superficie di circa 52 km² sulle ultime propaggini dell'Appennino ligure, digradanti verso la pianura Padana, tra la val d'Arda, in cui sulla sponda sinistra del torrente Arda è situato il capoluogo comunale, la val Chiavenna e la val d'Ongina[9].
Il comune si estende tra un'altitudine minima di 90 m s.l.m. a nord e un'altitudine massima di 440 m s.l.m. nella zona collinare a sud. L'altitudine media è di 224 m s.l.m.[10]
Parte del territorio comunale fa parte del parco regionale dello Stirone e del Piacenziano, che ha inglobato la precedente riserva naturale geologica del Piacenziano, con un cospicuo patrimonio di reperti fossili del pliocene.[11].
Nei pressi della frazione di San Lorenzo si trova l'area del bosco di Santa Franca, una delle poche aree ancora coperte da boschi della prima collina piacentina[12].
In epoca pliocenica la zona di Castell'Arquato, così come buona parte della pianura Padana, era occupata dal mare, di cui sono sopravvissuti numerosi reperti fossili, risalenti in particolare al Piacenziano, che deve il nome alla città e alla provincia di Piacenza[13].
In seguito la zona è popolata dall'uomo sin dal Paleolitico inferiore, periodo a cui sono datati alcuni manufatti in selce ritrovati nel territorio comunale[13]. Reperti più recenti, risalenti al Neolitico e all'età del Ferro, testimoniano la persistenza della presenza umana.
Il territorio viene poi colonizzato da tribù liguri e gallo-celtiche, prima di entrare a far parte dei territori controllati dai romani. Da alcune tracce attribuibili a insediamenti romani si presume la costruzione di un castrum militare con il fine di controllare i liguri[13]. In epoca imperiale si sviluppò come piccolo capoluogo rurale, grazie alla posizione favorevole di dominanza sulla rete viaria.
Secondo la leggenda, il toponimo Castell'Arquato deriverebbe dal nome del cavaliere romano Caio Torquato, a cui si attribuisce la fondazione del villaggio; più realisticamente, si deve alla forma quadrata del primo insediamento militare o dalla disposizione di esso[13].
In epoca longobarda la zona è attraversata dalla via dei monasteri che permetteva il collegamento, attraverso la catena appenninica, tra la pianura Padana e la Lunigiana[13].
Il primo documento scritto che menziona il luogo è un atto di vendita datato 13 marzo 760, parte delle carte di Varsi in cui viene citato in finibus Castri Arquatense[14]. In documenti successivi viene nominato come Castro Fermo, Castro Fermo Arquatense e Fines Castellana. In alcuni di questi documenti viene citato un nobile chiamato Magno, a cui si deve l'edificazione della pieve di Castell'Arquato dedicata alla gran Madre di Dio, tra il 756 e il 758, e del castello a base quadrata. Nel momento della sua morte nel 789, egli dona al vescovo di Piacenza il paese, la chiesa di Santa Maria e i beni annessi[13][15].
Ci sono testimonianze di notevole vitalità del borgo negli ultimi decenni del I millennio. In questo periodo il vescovo di Piacenza amministra la zona arquatese mediante uomini scelti e gode del fodro, il diritto di esazione delle imposte dirette, su tutti gli uomini, nobiles, burgenses o castellani che posseggono case e terreni e sugli ecclesiastici di Santa Maria[13].
Dal 1204 al 1207 Grimerio, vescovo di Piacenza, sceglie come dimora Castell'Arquato in seguito alle lotte con il comune di Piacenza. Di conseguenza il borgo comincia ad assumere maggiore autonomia rispetto al comune di Piacenza[16]. Nel 1220 il vescovo Vicedomino devolve alla comunità locale tutti i beni di sua proprietà nel territorio arquatese, concedendo l'enfiteusi per 700 lire piacentine. Inoltre, per 200 lire piacentine più un canone annuo, concede i beni situati nelle zone di San Lorenzo, Vernasca e Lusurasco. A partire da quell'anno, Castell'Arquato viene retto per tre anni da consoli, in seguito sostituiti dalla figura del podestà, nominato dal comune di Piacenza tra i membri delle famiglie nobili guelfe della città[13][17].
Nel 1256 Castell'Arquato subisce l'assalto del nobile ghibellino Oberto II Pallavicino, il quale, tuttavia, non riesce a portare l'assedio a compimento. Nel 1290 Alberto Scotti, sostenuto dal partito guelfo, dal ceto mercantile e dalle corporazioni degli artigiani, diventa signore di Piacenza, insediando a Castell'Arquato il podestà Tedesio de' Spectinis.
Nel 1304 Alberto Scotti, perde la signoria di Piacenza, e, di conseguenza, viene cacciato da Castell'Arquato ad opera del comune di Piacenza, che insedia nel luogo Gabriele Pallastrelli. Tre anni dopo Scotti riprende il possesso del borgo, governandolo a fasi alterne fino al 1316, quando Galeazzo I Visconti, supportato da Corrado Malaspina e dalla famiglia Arcelli, assedia Castell'Arquato e la conquista l'anno successivo, facendo prigioniero Alberto Scotti[13][17].
Galeazzo Visconti concede al borgo alcune “grazie speciali” includenti la possibilità di emancipazione giuridica da Piacenza e la facoltà di adottare un corpus di norme legislative autonome; queste grazie diventeranno, poi, la base degli statuti redatti nel corso del quattrocento[18].
Nel 1324 Manfredo Landi, uomo di fiducia dei Visconti che gli avevano concesso il governo di Castell'Arquato, è costretto a cedere Castell'Arquato al comune di Piacenza, in seguito all'abbandono di quest'ultimo da parte della nobile famiglia milanese dopo la rivolta guelfa guidata da Obizzo Landi. Il paese rimane sotto il controllo di Piacenza fino al 1336, quando torna sotto il controllo della famiglia Visconti, tramite Azzone Visconti, il quale ripristina l'autonomia degli arquatesi da Piacenza nominando podestà Galvagno de' Comini. Contemporaneamente viene eseguita la fortificazione del borgo a causa della sua importanza strategica e militare. A partire dal 1342 incomincia la costruzione della rocca, promossa dal comune di Piacenza su iniziativa di Luchino Visconti[18]. Negli anni successivi, insieme a tutto il territorio visconteo, Castell'Arquato è soggetta ad aspre lotte per la successione dopo la morte di Luchino Visconti prima e di suo fratello Giovanni poi.
Nel 1403 Giovanni Maria Visconti concede a Borromeo de' Borromei e alla sua discendenza l'investitura dei poteri feudali, comprendenti le rendite fiscali collegate, su Castell'Arquato. L'anno successivo Borromei tradisce i Visconti, schierandosi con Carlo VI di Francia e rendendo il borgo un feudo regio[18]. Successivamente Castell'Arquato viene conquistato da Francesco e Giovanni Scotti che mantengono il potere fino al 1414 quando, sotto la minaccia dalla famiglia Arcelli, originaria di Fiorenzuola d'Arda, decidono di cedere tutti i loro diritti agli arquatesi, che, a loro volta, li rimettono al duca di Milano Filippo Maria Visconti. A partire dal 1416 il borgo cambia nome in Castel Visconti, mantenuto fino al 1470[13]. Nel 1438 il Duca Filippo Maria Visconti, investe il capitano di ventura Niccolò Piccinino del feudo arquatese. Durante il suo governo si assiste alla promulgazione degli statuti comunali: gli Statuta et decreta Terrae Castri Arquati. Dopo il condottiero Niccolò, il feudo rimane alla famiglia Piccinino attraverso i figli Francesco e Jacopo. Nel 1447 Francesco I Sforza, viene nominato, dalla "Repubblica Ambrosiana, signore di Piacenza e del contado e, dalla stessa, nel 1450, 4º Duca di Milano; lo Sforza investe del feudo arquatese prima Bartolomeo Colleoni, nel 1453 e poi, in seguito al passaggio del Colleoni al servizio della repubblica di Venezia, a Sceva da Corte, e nel 1455 a Tiberto Brandolini da Forlì. Il feudo rimane ai Brandolini, a Tiberto e poi ai suoi due figli, fino al 1466.
Nel 1466, alla morte di Francesco, il feudo viene inizialmente concesso e poi definitivamente venduto dalla moglie Bianca Maria Sforza al cognato Bosio I Sforza, conte di Santa Flora[19].
Nel 1499, con la discesa dei francesi in Italia, Castell'Arquato passa sotto il loro dominio, venendo amministrato prima da Pierre de Rohan, con il titolo di Gran Marescalco del Cristianissimo Lodovico Re di Francia, che lo delega, a sua volta, al podestà Francesco Torti e poi al Marescalco Gian Giacomo Trivulzio. Terminato il dominio francese, il borgo entra a far parte dello stato pontificio per essere poi riassegnato a Francesco Sforza di Santa Flora nel 1512[19].
Nel 1531 sale al potere Bosio II Sforza; dopo la sua morte, nel 1533, la cittadinanza locale afferma la fedeltà alla moglie Costanza Farnese. Nel 1541 papa Paolo III Farnese, padre di Costanza, concede al borgo l'indipendenza dal comune di Piacenza, cancellata dal suo predecessore Clemente VII nel 1530. Il pontefice rende anche visita al borgo nella primavera del 1543 in cui è acclamato dalla popolazione, riconoscente per il ripristino dell'indipendenza da Piacenza con i conseguenti vantaggi economici. Nel 1545 sale al potere Sforza Sforza, figlio di Francesco; durante il suo regno Ottavio Farnese eleva Castell'Arquato a marchesato[13]. A Sforza succederà il figlio, cardinale Francesco Sforza. Il potere della dinastia Sforza termina nel 1707, allorché il territorio arquatese diviene parte del ducato di Parma e Piacenza, di cui segue la storia fino all'unità d'Italia.
Il borgo non ha subito modifiche degne di nota sino agli anni '50. Nei decenni successivi le diverse amministrazioni hanno incentivato un cospicuo sviluppo urbanistico ai piedi del borgo antico, che si è esteso alle superfici agricole circostanti e a cui ha corrisposto un iniziale spopolamento e un successivo recupero architettonico del nucleo storico originario anche grazie all'utilizzo turistico delle seconde case.
Lo stemma del comune presenta una complessa figurazione, nella quale si possono riconoscere diversi simboli legati al passato del borgo.
Descrizione araldica dello stemma[20]:
«Di rosso, al castello torricellato di un pezzo, merlato alla ghibellina, aperto, finestrato e murato di nero, accostato da due stelle di sei raggi d'oro ed accompagnato in punta da un giglio dello stesso; a due leoni controrampanti al castello ed affrontati, pure d'oro»
Il castello è un richiamo al centro storico fortificato e protetto dalle mura; i colori bianco (argento) e rosso sono un richiamo ai colori presenti nello stemma di Piacenza, mentre il leone d'oro è l'emblema originario della famiglia Sforza, in particolare del ramo cadetto di Santa Fiora che resse il feudo di Castell'Arquato dall'inizio del cinquecento al settecento, che è rappresentata come "protettrice" della Rocca arquatese. Le due stelle d'oro a sei punte derivano dalle armi della famiglia dei conti Scotti, mentre il giglio d'oro è riferito alla casata dei Farnese, famiglia ducale di Parma[21].
Abitanti censiti[44]
Secondo i dati ISTAT[45] al 31 dicembre 2019 la popolazione straniera residente era di 362 persone, pari al 7.93% del totale dei residenti. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Insieme ad altri castelli italiani, la parte alta del borgo con la rocca Viscontea, la piazza antistante e la collegiata fu scenario delle riprese del film Ladyhawke, diretto da Richard Donner e interpretato da Matthew Broderick, Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer[49].
Il comune di Castell'Arquato fa parte della zona DOC dei colli piacentini, dove si producono alcuni vini tipici, tra cui il Gutturnio, la Bonarda, la Barbera, l'Ortrugo e il Monterosso Val d'Arda, vino caratteristico della vallata e in particolare di Castell'Arquato[50]; deve il nome all'omonimo colle situato sulla riva destra dell'Arda.
Con cadenza biennale a Castell'Arquato si tiene il premio Internazionale Luigi Illica, manifestazione creata nel 1961 dal musicologo Mario Morini e dal giornalista Cesare Pecorini con lo scopo di valorizzare la figura di Luigi Illica e la borgata medievale in cui è nato, premiando i grandi esponenti della lirica e della cultura. Tra i suoi premiati annovera cantanti come Plácido Domingo, Luciano Pavarotti, Maria Callas, Montserrat Caballé e registi come Luchino Visconti, Giorgio Strehler, Franco Zeffirelli[51].
A cinquant'anni dalla fondazione del Premio Illica, nel 2010 è stato istituito anche il concorso lirico internazionale Illica Opera Stage. Fautori di questo progetto furono la pro loco arquatese, con la collaborazione ed il contributo del comune di Castell'Arquato, la Fondazione di Piacenza e Vigevano, la provincia di Piacenza e Casa Illica. Il concorso è concepito per offrire alle nuove generazioni di cantanti lirici spazi di perfezionamento e opportunità professionali[52].
Nei primi del Novecento, Castell'Arquato era servita da due tranvie interurbane a vapore:
Il territorio comunale di Castell'Arquato è attraversato dalla strada provinciale 4 di Bardi che a valle collega il capoluogo con Fiorenzuola d'Arda, dove si interseca con la via Emilia, mentre a monte risale la val d'Arda fino a Lugagnano Val d'Arda per poi raggiungere Bardi mediante il passo del Pellizzone. Il capoluogo è raggiunto anche dalla strada provinciale 6bis di Castell'Arquato che lo collega a Carpaneto Piacentino e da qui a Piacenza con la denominazione di strada provinciale 6, e dalla stra provinciale 31 Salsediana che lo collega a Castelnuovo Fogliani, frazione di Alseno. Nella parte di territorio comunale situata in val d'Ongina sono presenti la strada provinciale 12 di Genova, che percorre il fondovalle collegando Alseno con Vernasca, e la strada provinciale 56 di Borla, che si dirama dalla strada provinciale 12 raggiungendo Vigoleno, frazione di Vernasca[57].
I collegamenti mediante il servizio di mezzi pubblici sono garantiti dall'azienda SETA con le linee per vernasca, Morfasso, Piacenza, Lugagnano, Pianazzo Casali, San Michele, Fidenza e Fiorenzuola[58][59][60][61][62][63][64]. La stazione ferroviaria più vicina è quella di Fiorenzuola d'Arda.
Di seguito una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute nel comune.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
28 giugno 1985 | 22 giugno 1990 | Emilio Castellana | Democrazia Cristiana | Sindaco | [65] |
22 giugno 1990 | 24 aprile 1995 | Emilio Castellana | Democrazia Cristiana | Sindaco | [65] |
24 aprile 1995 | 14 giugno 1999 | Pier Giorgio Bottarelli | Lista civica di centro-sinistra | Sindaco | [65] |
14 giugno 1999 | 11 giugno 2003 | Pier Giorgio Bottarelli | Lista civica | Sindaco | [65] |
14 giugno 2004 | 29 luglio 2008 | Alberto Fermi | Lista civica | Sindaco | [65] |
10 ottobre 2008 | 8 giugno 2009 | Lorenzo De Luca Di Pietralata | Comm. straordinario | [65] | |
8 giugno 2009 | 26 maggio 2014 | Ivano Rocchetta | Lega Nord e liste civiche | Sindaco | [65] |
26 maggio 2014 | 27 maggio 2019 | Ivano Rocchetta | Lista civica Uniti per Continuare | Sindaco | [65] |
27 maggio 2019 | 9 giugno 2024 | Giuseppe Bersani | Lista civica Futuro in Comune | Sindaco | [65] |
9 giugno 2024 | in carica | Ivano Rocchetta | Lista civica Arquatesincampo | Sindaco | [65] |
Dal 2015 il comune è parte dell'Unione Alta Val d'Arda, unione di comuni costituitasi a seguito dello scioglimento della comunità Montana valli del Nure e dell'Arda, di cui Castell'Arquato non faceva parte. Gli altri comuni dell'unione, la cui sede è situata proprio a Castell'Arquato, sono Lugagnano Val d'Arda, Morfasso e Vernasca[66].
Tra il 1953 e il 1972 Castell'Arquato è stato sede di partenza della Castell'Arquato-Vernasca, gara automobilistica di velocità in salita, disputatasi per 17 edizioni e che vide la partecipazione di alcuni tra i più famosi piloti dell'epoca, tra i quali Andrea De Adamich e Arturo Merzario.
Dopo la cancellazione della manifestazione agonistica, a partire dagli anni novanta è iniziata, ad opera del Club Piacentino Auto d'Epoca, l'organizzazione di rievocazioni aperte alle auto d'epoca lungo il percorso originale: dal 1994 si disputa la gara di regolarità Castell'Arquato-Vernasca, dal 1996 si svolge la Vernasca Silver Flag, concorso dinamico di conservazione e restauro per vetture da competizione[68].
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