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attore e regista italiano (1950-) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Carlo Gregorio Verdone (Roma, 17 novembre 1950) è un attore, regista, sceneggiatore e comico italiano.
È figlio del docente universitario di storia del cinema, dirigente del Centro sperimentale di cinematografia di Roma e critico cinematografico Mario Verdone, il quale lo avvicina al mondo del cinema sin da bambino, e di Rossana Schiavina (1924-1984), professoressa di lettere. Il padre era nato ad Alessandria ma crebbe a Siena (nella fattispecie presso la Contrada della Selva), figlio di Oreste, un chimico originario di Pozzuoli (Napoli), e di Assunta Casini, senese.[1] Carlo stesso ha scritto che il suo secondo nome, Gregorio, gli è stato messo perché fosse di buon auspicio essendo lui nato di venerdì 17; mettendoglielo si voleva "evitare" al piccolo un'esistenza "sfortunata".[2] A Roma si usa infatti dire "Un gran Gregorio" che sta a significare "Una grossa fortuna". Fare l'attore ed il regista non era certo il suo pensiero almeno fino ai suoi 18 anni: «Ero in villeggiatura nel 1968. Avevo i capelli, mi innamoravo spesso, ascoltavo Jimi Hendrix, avevo una Vespa 50 truccata e mi sentivo felice, leggero. Andavo sempre al cinema all'aperto, fumavo di nascosto e per questo prendevo qualche sberla da mio padre. Ero un ragazzo normale e diventare attore era l'ultima cosa che avrei fatto».
Dopo essersi diplomato al Liceo classico ginnasio "Torquato Tasso" di Roma[3] (dove fu però bocciato alla quinta ginnasio[4]), consegue, nell'anno accademico 1976/77, la laurea in Lettere indirizzo Moderno con la votazione di 110/110 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" con una tesi intitolata "Letteratura e cinema muto italiano". Per visionare le pellicole oggetto della tesi si reca, in compagnia del padre, a Grado, dove ha modo di assistere alle proiezioni in presenza della diva del cinema muto Francesca Bertini. Relatrice della tesi è la professoressa Evelina Tarroni.[5] Verdone si diletta sin da giovanissimo nella ripresa amatoriale di cortometraggi. Compra la sua prima cinepresa da Isabella Rossellini: un'ottima Bolex Paillard. Poesia solare (1969), Allegoria di primavera (1971) ed Elegia notturna (1973) sono le sue prime prove di regia, di ispirazione underground, girati in formato Super 8 millimetri. Questi tre film, lontanissimi da quella che poi sarà tutta la sua produzione filmica nota al pubblico, sono stati persi dalla Rai, TV alla quale Verdone stesso aveva prestato le bobine, per realizzare uno speciale televisivo su di lui negli anni novanta. Prima della laurea, Carlo Verdone si diploma anche in regia al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Nel 2017 gli viene conferito il Dottorato Honoris Causa in Beni Culturali e Territorio dall'Università degli Studi di Roma Tor Vergata.
Il 12 luglio 2024 al Teatro antico di Taormina, in occasione della settantesima edizione del Taormina Film Fest, viene premiato, insieme al cognato Christian De Sica, con il Nastro d'argento speciale.[6]
Notevole, ad inizio di carriera, è la sua attività nell'ambito del cabaret. Debutta infatti al teatro Alberichino con Tali e quali, in cui propone una serie di personaggi fortemente caratterizzati che fanno subito presa sul pubblico. Un episodio significativo determina il suo futuro: a una serata organizzata per il suo spettacolo, partecipa un solo uditore, il grande critico Franco Cordelli, che lo recensisce con ammirazione il giorno dopo sul quotidiano Paese Sera.[7] A teatro lo vede il regista televisivo Enzo Trapani, che nel 1977 lo fa debuttare sul piccolo schermo, nel varietà Non stop, assieme a una nuova generazione di comici, dal gruppo de La Smorfia, con Massimo Troisi, ai Gatti di Vicolo Miracoli. Il successo è grandissimo. Sergio Leone ne resta affascinato e lo chiama per debuttare sul grande schermo.
Il suo debutto alla regia di un lungometraggio avviene con Un sacco bello, del 1980, film dove interpreta i personaggi del suo repertorio teatrale e televisivo, prodotto dalla Medusa Distribuzione. Verdone viene iniziato alle tecniche di ripresa e conduzione di un set dallo stesso Sergio Leone. Il giovane regista, affiancato nel lavoro di sceneggiatura da Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, riconosce in Leone un maestro severissimo ma vitale.
La pellicola successiva, del 1981, Bianco, rosso e Verdone, nuova esposizione di personaggi del suo repertorio, propone la figura attempata, ma divertente, di Elena Fabrizi, sorella di Aldo, meglio nota come "Sora Lella". Dopo quest'altro successo Verdone abbandona i suoi caratteri e, scritturato dal produttore Mario Cecchi Gori, lavora a una commedia in cui interpreta un personaggio unico, Borotalco (1982), scritta insieme a Enrico Oldoini, con Eleonora Giorgi, Christian De Sica e Mario Brega, che ottiene un grande successo.
Lavora anche al fianco di Alberto Sordi di cui è considerato l'erede naturale per la capacità di far rivivere, nel contesto degli anni ottanta, una figura di abitante della capitale che, in tutte le sue sfaccettature anche contrastanti, rappresenta l'archetipo dell'italiano medio. I due attori girano due pellicole insieme: In viaggio con papà, per la regia dello stesso Sordi, e Troppo forte, diretto da Verdone.
Nella sua opera Verdone riesce ad affiancare, ai toni della commedia, un retrogusto amaro nella stesura delle storie, attento ai temi del cinismo e degli eccessi della società contemporanea e del disagio dell'individuo di fronte ad essa. Col tempo la goffaggine e inadeguatezza della maschera comica ha fatto posto alle nevrosi e all'ipocondria, reazioni quasi somatiche alle pressioni di un mondo frenetico. Verdone mantiene comunque un rapporto, per così dire, privilegiato con i canoni della commedia all'italiana presenti nella tradizione, dai grandi della comicità fino ad arrivare ai dettami di un cinema più impegnato, tenendo fede a uno stile "medio-alto" che ne fa un regista e un interprete tra i più amati dal pubblico.
Oltre a quelli citati, i suoi film più noti sono Compagni di scuola (1988), commedia corale in cui dirige ben diciotto interpreti co-protagonisti, una sorta de Il grande freddo (1983) di Lawrence Kasdan all'italiana, da molti ritenuto il più compiuto dei suoi lavori; Maledetto il giorno che t'ho incontrato (1992), una tragicomica storia d'amore di due nevrotici e insoddisfatti, interpretata in coppia con Margherita Buy; Al lupo al lupo (1992), interpretato con Francesca Neri e Sergio Rubini, in cui analizza le dinamiche familiari e il rapporto complesso di tre fratelli; Viaggi di nozze (1995), in cui ripropone lo stile macchiettistico e la struttura ad episodi dei film d'esordio.
Tornerà su questo tema aggiornando le tematiche e le complessità dei rapporti, nel nuovo millennio, tra fratelli anche in Io, loro e Lara (2010); Il mio miglior nemico, il suo più grosso incasso al cinema in Italia; Grande, grosso e... Verdone (2008), che riprende lo stile dei precedenti: Un sacco bello, Bianco, rosso e Verdone e Viaggi di nozze, ovvero un film a tre episodi e tre ruoli interpretati dallo stesso Verdone, fino a Posti in piedi in paradiso (2012) e Sotto una buona stella (2014).
Nel 2013 partecipa al film premio Oscar La grande bellezza di Paolo Sorrentino,[8] per la cui interpretazione si aggiudica il Nastro d'argento al migliore attore non protagonista.[9]
Per quel che riguarda il teatro, vanno ricordati gli spettacoli Tali e quali e Senti chi parla. Verdone ha inoltre girato alcuni spot televisivi come regista, affiancato da calciatori come Roberto Baggio e Angelo Peruzzi o da attori come Ornella Muti; di Zora la vampira è stato anche produttore, doppiando pure il gatto Zorba in La gabbianella e il gatto e i figli di Leo Nuvolone, Clemente e Sisto, nel sopraccitato Grande, grosso e... Verdone.
Nel 2021 presenta alla Festa del Cinema di Roma la serie TV Vita da Carlo, che racconta alcuni aspetti della sua vita e carriera: viene pubblicata il 5 novembre su Amazon Prime Video, piattaforma che ne ha messo a disposizione quasi tutta la filmografia. Verdone è attore, regista e sceneggiatore per questo progetto. E proprio a proposito di Vita da Carlo, Carlo Verdone ha commentato così il successo della Serie TV a SuperGuidaTV: "Sono soddisfattissimo perché è stato un record, quando esce un qualcosa di mio spero sempre che vada bene. In questo caso i miei collaboratori erano convinti che fosse ottimo, ma io fino a quando non vedo non credo… anche se in questo caso avevamo capito già dal primo giorno. Non faccio altro che sentire complimenti. Sono molto contento". La seconda stagione è disponibile su Paramount+.
Ha scritto alcuni libri autobiografici e ha girato insieme al fratello Luca dei documentari. Ha inoltre girato i videoclip delle canzoni Mi piaci di Alex Britti e Meraviglioso dei Negramaro: quest'ultima poi è stata utilizzata come colonna sonora nel film di Giovanni Veronesi Italians, del quale Verdone è stato protagonista insieme a Sergio Castellitto e Riccardo Scamarcio. Verdone è stato diretto da Veronesi anche nella trilogia di Manuale d'amore. Nel 2012 esce nelle librerie La casa sopra i portici, scritto dallo stesso Verdone con la collaborazione di Fabio Maiello, autobiografia dei ricordi più importanti del regista; mentre nel 2021 pubblica La carezza della memoria: entrambi volumi editi da Bompiani.
Figlio di Mario Verdone, suo nonno paterno è uno dei 100000 sepolti nel sacrario militare di Redipuglia.
Carlo è il fratello del regista Luca Verdone e di Silvia Verdone, moglie di Christian De Sica – compagno di banco di Carlo alle superiori –, e lo zio di Brando De Sica; insieme al cognato Christian, ha girato tre film: Borotalco, Acqua e sapone e Compagni di scuola. È stato sposato dal 1980 al 1996 con Gianna Scarpelli, dalla quale è legalmente separato ma non divorziato, con la quale ha avuto due figli: Giulia (1986), apparsa in un cameo in Al lupo al lupo e in Viaggi di nozze, e Paolo (1988), apparso in un cameo in Grande, grosso e... Verdone, in Io, loro e Lara e, in un ruolo più rilevante, in Posti in piedi in paradiso. Durante gli ultimi anni di matrimonio con la Scarpelli, ebbe una relazione con la conduttrice Elisabetta Ferracini.
È un appassionato di medicina e farmacologia, e riceve spesso da amici richieste di consigli per risolvere piccoli problemi di salute. Ciò ha contribuito a diffondere la convinzione che sia affetto da ipocondria, voce da lui smentita, spiegando in varie interviste di aver invece avuto un disturbo d'ansia.[10] Nel marzo 2007 gli è stato conferito un particolare riconoscimento dall'Università degli Studi di Napoli Federico II, una targa che riporta una frase del Giuramento di Ippocrate: "In qualsiasi casa entrerò, io vi andrò come sollievo per i malati".[11]
È un grande appassionato di musica rock e ha l'hobby di collezionare vinili e moto d'epoca. In merito alla sua collezione di dischi e alla passione per la musica viene intervistato da Nicola Iuppariello[12] per il docufilm Vinilici.
È un batterista amatoriale, ha collaborato suonando in studio e dal vivo con gli amici Antonello Venditti, Lucio Dalla e gli Stadio.[13]
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