Bryonia cretica dioica
specie di pianta della famiglia Cucurbitaceae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La brionia comune (Bryonia cretica subsp. dioica (Jacq.) Tutin) è una liana rampicante erbacea, perenne, appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae, originaria dell'Europa centrale e meridionale dell'Asia occidentale e dell'Africa settentrionale.[1]
Brionia comune | |
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Bryonia dioica Jack. Deutschlands Flora in Abbildungen Jacob Sturm (1796) | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superrosidi |
(clade) | Rosidi |
(clade) | Eurosidi |
(clade) | Eurosidi I |
Ordine | Cucurbitales |
Famiglia | Cucurbitaceae |
Genere | Bryonia |
Specie | B. cretica |
Sottospecie | B. cretica dioica |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Ordine | Violales |
Famiglia | Cucurbitaceae |
Sottofamiglia | Cucurbitoideae |
Tribù | Benincaseae |
Sottotribù | Benincasinae |
Genere | Bryonia |
Specie | B. cretica |
Sottospecie | B. cretica dioica |
Nomenclatura trinomiale | |
Bryonia cretica dioica (Jacq.) Tutin | |
Sinonimi | |
Bryonia digyna | |
Nomi comuni | |
Fescera |
Vegeta in ambienti ruderali, boschi a mezz'ombra, siepi, dal mare alla regione sub-montana. È presente in tutte le regioni d’Italia ad eccezione della Sardegna.
Pianta verde, con radice grossa, carnosa, amara, ramificata, amilacea e fortemente purgativa.
Il fusto è gracile, rampicante 2–4 m, angoloso, ramoso, ispido, con peli corti radi e ghiandolosi, munito di cirri filiformi avvolti a spirale alla sommità.
Foglie picciolate, palmate, con 5 lobi grandi, ovali, con il lobo mediano più grande degli altri, a volte stretto e allungato, con margine ondulato e denticolato, superficie ruvida, callosa, con peli radi e rigidi.
Fiori unisessuali portati su individui separati (dioica) riuniti in piccoli racemi ascellari, con pedicelli uguali o più brevi del picciolo, sessili. Fiori maschili con calice campanulato, corolla gialliccia, con lacinie ovali ed ottuse, più lunghe del calice, 5 stami, dei quali uno solitario e gli altri saldati in due coppie con filamento brevissimo, antere uniloculari, largamente ovali. Fiori femminili, con calice a tubo globoso e strozzato al di sopra dell'ovario, corolla gialliccia, come nei maschili, ovario ovoide diviso in tre false logge dalle placente parietali, multiovulato, con stilo semplice rinchiuso e tre stimmi papillosi.
Frutto a bacca rossa a maturazione delle dimensioni di un pisello, verde nei primi stadi, semi ovoidali, compressi, strettamente marginati e chiazzati di nero. Il frutto è velenoso.
Ad una osservazione superficiale può essere confusa con Tamus communis ma quest'ultima è glabra, ha foglie a forma di cuore lucide, si arrampica per avvolgimento destrorso, ha fiori più piccoli, con perigonio di sei tepali, semi sferici bianco-gialli con albume corneo.
La radice può essere confusa con quella di Phytolacca spp. ma questa, ha fasci rotondi e filiformi, formano grosse linee circolari e non raggiate.[2]
Le radici contengono due glucosidi la brionina e brionidina, un olio essenziale, sostanze pectiche e resinose (brioresina) olio, gomme
I semi contengono un olio grasso ma data la loro tossicità non sono impiegabili a scopi alimentari.[3]
Tutta la pianta è velenosa soprattutto le bacche. Le radici essiccate o più raramente fresche venivano utilizzate, a bassissime dosi, come purgante drastico, inoltre veniva utilizzata contro malattie respiratorie come la pertosse e nei processi infiammatori polmonari (Huchard), può provocare flusso emorroidario e mestruale data la congestione provocata sugli organi pelvici.[3] In generale la pianta è irritante anche per contatto con la pelle in casi di sovradosaggi, può provocare vomito, dolori colici, diarree sanguigne, ematuria e può condurre alla morte per arresto cardiorespiratorio. Oggi dato i suoi inconvenienti non viene più utilizzata.
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