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presbitero e teologo italiano (1925-2017) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Brunero Fiorello Gherardini (Prato, 10 febbraio 1925 – Roma, 22 settembre 2017) è stato un presbitero e teologo italiano, direttore della rivista di studi teologici Divinitas e canonico di San Pietro in Vaticano, nonché decano emerito della facoltà di teologia della Pontificia Università Lateranense.
Ordinato sacerdote il 29 giugno 1948 a Pistoia, per la diocesi di Prato, si laureò in teologia nel 1952 alla Lateranense con Cornelio Fabro e si specializzò all'Eberhardina Carolina di Tubinga nel 1954-55. Dal 1949 al 1958 esercitò il ministero pastorale presso una parrocchia di Prato, al contempo insegnando nel locale seminario. Nel 1958 fu chiamato presso la Santa Sede, dove prestò a lungo servizio come officiale dell'allora Sacra Congregazione dei Seminari, all'interno della quale ebbe per dieci anni la responsabilità dell'ufficio preposto ai "Seminari diocesani e regionali d'Italia".
Dal 1968, per trentasett'anni, fu ordinario d'ecclesiologia (cattedra su cui succedé a Ugo Emilio Lattanzi) ed ecumenismo presso la facoltà teologica della Pontificia Università del Laterano, di cui fu anche decano; occupò inoltre la cattedra dedicata alle stesse materie nell'Istituto Ecclesia Mater della Pontificia Università San Tommaso d'Aquino. Fu membro e responsabile della Pontificia accademia di teologia e della Pontificia Accademia di San Tommaso; da entrambe, però, a un certo punto si distaccò. Fino alla morte fu consultore della Congregazione delle Cause dei Santi. Dal 1994 alla morte fu canonico della patriarcale basilica di San Pietro in Vaticano, presso la quale risiedeva.
Dopo la scomparsa di Antonio Piolanti fu postulatore della causa di canonizzazione del beato Pio IX, per dieci anni fino al 2011. Dal 2000 diresse la rivista internazionale di ricerca e critica teologica Divinitas, fondata dallo stesso Piolanti nel 1954.
Il Gherardini partecipò per oltre mezzo secolo al dibattito teologico, soprattutto nel campo dell'ecclesiologia e dell'interpretazione del Concilio Vaticano II, sul quale negli ultimi anni s'espresse da un punto di vista tomistico.
È autore di più d'ottanta volumi e di centinaia d'altre pubblicazioni. I suoi libri più recenti sono Credo in Gesù Cristo (VivereIn, 2012), una meditazione teologica sul Cristo della Chiesa, e Contrappunto conciliare (Lindau 2013), sul dialogo interreligioso.
Gl'interessi teologici del Gherardini si concentrarono sull'ecclesiologia, la mariologia e il mondo della Riforma, con particolare attenzione a Karl Barth.
Nel quadro dell'ecclesiologia scrisse numerose opere sul Concilio Vaticano II.
In materia di teologia protestante, dètte un contributo rilevante all'approfondimento di vari aspetti del pensiero di Martin Lutero (la theologia crucis, la mariologia), e ebbe il merito d'introdurre in Italia lo studio della teologia del Barth, fin allora trascurata.
Dal punto di vista dommatico, in particolare ecclesiologico, contribuì alla «ristrutturazione del trattato De Ecclesia e alla giustificazione teologica della collegialità dei vescovi»[1], ricondotta nell'alveo del primato petrino, e allo studio del "mistero della Chiesa" sotto tre aspetti: soteriologico, gerarchico e comunionale: la Chiesa come "arca dell'alleanza" quindi, che per il Gherardini corrisponde «[...] all'umanità sulla quale è scesa, libera e trasformante, l'Elezione divina - un'umanità con la quale Dio è entrato in intimità mediante il vincolo dell'Alleanza consacrata dal e nel sangue del Figlio suo»[2]. I suoi studi, poi, furono intesi a giustificare sul piano metafisico il subsistit in e a ricondurre l'ecumenismo nella sfera dell'Unam Sanctam, per strapparlo all'alea del dialogo fine a sé stesso[3].
Particolarmente degna di nota è l'attenzione che il Gherardini dedicò alla dimensione di comunione della Chiesa: un aspetto a cui la teologia preconciliare aveva dato scarso rilievo. Facendo ciò, egli si mise nel solco dell'Hamer, ma, a differenza di questo, non pose la visione comunionale della Chiesa in antitesi a quella sacramentale; inoltre, chiarì che la comunione nella Chiesa è operante in senso sia verticale ("da Gesù Cristo al suo corpo e tra i vari gradi della gerarchia ecclesiastica") sia orizzontale ("tra i membri del Corpo mistico"), elaborando così un'idea di comunione data dall'alto a cui si aggiunge quella d'una scoperta comunitaria, da parte di quanti ricevono il medesimo dono, come effetto appunto del comune partecipare a esso.
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