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campo di sterminio appartenente al complesso di Auschwitz Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il campo di sterminio di Birkenau (Auschwitz II) fu uno dei tre campi principali che formavano il complesso concentrazionario situato nelle vicinanze di Auschwitz (in polacco Oświęcim), in Polonia. Facevano parte del complesso, oltre al campo di Birkenau e quello principale di Auschwitz (Auschwitz I), anche il campo di lavoro di Monowitz (Auschwitz III), situato a Monowitz (in polacco Monowice) e altri 45 sottocampi costruiti durante l'occupazione nazista della Polonia.[1][2]
Campo di sterminio di Birkenau campo di sterminio | |
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Nome originale | KL Auschwitz |
Stato | Germania |
Stato attuale | Polonia |
Città | Auschwitz |
Coordinate | 50°02′13.56″N 19°10′30.72″E |
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Campo di concentramento tedesco nazista di Birkenau (1940-1945) | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | Culturale |
Criterio | VI |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 1979 |
Scheda UNESCO | (EN) Birkenau, German Nazi Concentration and Extermination camp (1940-1945) (FR) Scheda |
Era il Vernichtungslager (campo di sterminio) del complesso. Era l'immenso lager nel quale persero la vita oltre un milione e centomila persone, in stragrande maggioranza ebrei, russi, polacchi e zingari. Le vittime erano condotte alle camere a gas immediatamente dopo la tipica selezione degli inabili al lavoro agli arrivi dei convogli. Esiste una straordinaria documentazione fotografica delle procedure di selezione all'arrivo dei treni dei deportati all'interno del campo di Birkenau, data dal cosiddetto Auschwitz Album, una serie di circa 200 fotografie scattate da un militare SS nel maggio-giugno 1944 e oggi conservate all'Istituto Yad Vashem.[3]
Birkenau era inoltre il più esteso Konzentrationslager dell'intero universo concentrazionario nazista e arrivò a contare fino a oltre 100 000 prigionieri contemporaneamente presenti. Era dotato di quattro grandi crematori e di «roghi», fosse ardenti ininterrottamente giorno e notte, usate per l'eccedenza delle vittime che non si riusciva a smaltire nonostante le pur notevoli capacità distruttive delle installazioni di sterminio. Gli internati, reclusi separatamente in diversi settori maschili e femminili, erano utilizzati per il lavoro coatto o vi risiedevano temporaneamente in attesa di trasferimento verso altri campi. Il campo, situato nell'omonimo villaggio di Brzezinka, distava circa tre chilometri dal campo principale e fu operativo dall'8 ottobre 1941.
Birkenau fu concepito inizialmente, secondo i piani di Heinrich Himmler del marzo 1941, come campo per i prigionieri di guerra sovietici. Il campo di Birkenau fu il principale campo di sterminio del complesso concentrazionario di Auschwitz. Qui furono imprigionate parecchie centinaia di migliaia di deportati, in diversi sottocampi, e trovarono la morte circa 1,1 milioni di persone.
Il complesso di Birkenau divenne operativo il 7 ottobre 1941, inizialmente appunto come campo per i prigionieri di guerra sovietici catturati in grande numero durante le prime fasi dell'invasione tedesca. Degli oltre 13 000 deportati sovietici solo 92 erano ancora vivi il 27 gennaio 1945 alla liberazione del campo.
Il campo fu installato presso la cittadina di Brzezinka (in tedesco Birkenau), a circa 3 km dal campo di Auschwitz I. Il luogo fu selezionato per la vicinanza della linea ferroviaria che avrebbe semplificato le operazioni logistiche per le previste grandi deportazioni successive. Successivamente il campo fu utilizzato come strumento principale di sterminio nel contesto della soluzione finale della questione ebraica.
Quando il campo fu costruito, furono distrutte le abitazioni di alcuni abitanti del luogo per ricavarne materiale da costruzione. Le dimensioni del campo erano di circa 2,5 km per 2 km ed era circondato da filo spinato elettrificato usato da alcuni prigionieri, stremati dalle impossibili condizioni di vita – addirittura peggiori di quelle di Auschwitz e di Monowitz -, per suicidarsi (nel gergo del campo: «andare al filo»). Il modo migliore per percepire l'impressionante vastità del campo di sterminio è quello di fare a piedi il percorso che dall'ingresso principale e costeggiando per più di un chilometro i binari ferroviari porta fino al monumento alla memoria delle vittime, posto nella zona dei forni crematori. Voltandosi indietro si vede appena in lontananza la costruzione dell'ingresso.
Il campo arrivò a contenere fino a 100 000 persone internate in diversi settori, completamente separati tra loro e senza nessuna possibilità di comunicazione tra un campo e l'altro:
Lo scopo primario del campo era l'eliminazione di massa. Vi si trovavano 4 camere a gas con annessi crematori. L'eliminazione iniziò nella primavera del 1942.
Il campo di concentramento oltre a essere costantemente visitato da turisti da ogni parte del mondo, è stato anche un luogo di visita di personaggi celebri. Negli ultimi decenni, il campo è stato visitato da due papi. Il primo a varcare il cancello fu papa Giovanni Paolo II durante il suo primo viaggio da papa in Polonia il 7 giugno 1979. Durante quella visita il pontefice pregò all'interno della cella dove fu prigioniero Massimiliano Kolbe. Il secondo papa ad aver fatto visita al campo di concentramento, fu papa Benedetto XVI durante l'ultimo giorno del suo primo viaggio apostolico in terra polacca il 28 maggio 2006. Anche lui come Giovanni Paolo II pregò nella cella di Massimiliano Kolbe e dopo la visita del campo di concentramento di Birkenau lesse un duro discorso contro il genocidio.
Nel 1990 il numero di vittime del complesso di Auschwitz riportate sulla targa commemorativa fu messo in discussione, scatenando un acceso dibattito non sopito. Il numero riportato passò da quattro milioni di vittime a 1 500 000, allineandosi con le stime degli storici moderni che propendono per un numero compreso tra 1 100 000 e 1 500 000 morti.
Principale promotore della sostituzione fu Franciszek Piper, direttore del Dipartimento di Ricerca storica del Museo di Auschwitz, che dopo un approfondito esame, stimò come errato il valore precedente. Il numero di quattro milioni traeva le sue origini da un articolo della rivista sovietica Krasnaja Zvezda dell'8 maggio 1945; l'articolo si basava sull'indagine di una commissione sovietica che aveva tenuto conto esclusivamente del rendimento massimo teorico giornaliero dei forni crematori e del loro periodo di utilizzo. L'ipotesi fu parzialmente confermata nel successivo processo di Norimberga quando Rudolf Höß, comandante del campo, testimoniò che tra il 1940 e il 1943 (il campo di Auschwitz fu operativo fino al gennaio 1945) circa tre milioni di persone erano morte nel campo.
La cifra di quattro milioni, che ebbe origine sotto la spinta dell'orrore per la scoperta dei campi di sterminio nazionalsocialisti, è stata successivamente contestata da molti storici, che pure non hanno mai trovato una stima definitiva sul numero ma che comunque oscillerebbe tra uno e due milioni di vittime. Tali studi e quelli effettuati dallo stesso Piper (che propende per 1 100 000 morti) lo convinsero a portare avanti (con successo) la sostituzione della targa commemorativa[4].
«Il sito dell'ex campo di concentramento nazista di Auschwitz, insieme a tutti gli edifici e le installazioni esistenti, deve essere conservato per sempre come un "Monumento al Martirologio della nazione polacca e di altre nazioni".»
Realizzato nel dopoguerra il Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau comprende i campi di concentramento di Auschwitz I e Auschwitz II ovvero Birkenau, ed è dedicato alla memoria delle vittime di entrambi i campi durante il periodo della Shoah. Il museo, realizzato il 2 luglio 1947, svolge diversi compiti, tra cui la ricerca sull'olocausto. L'area copre un totale 191 ettari, 171 del campo di Auschwitz II e venti del campo di Auschwitz I[6]. Le aree dedicate al "memoriale" sono quella di Auschwitz I, quella di Auschwitz II (Birkenau) e la rampa dei treni tra Auschwitz e Birkenau utilizzata come "scalo di sosta" tra il 1942 e il 1944. Il museo invece è situato in diversi edifici originali dell'epoca della Shoah. Direttore del Memoriale e Museo, è lo storico polacco Piotr Cywiński[7].
Il 13 giugno 2013 al blocco 27 di Auschwitz-Birkenau, è stata aperta una mostra permanente intitolata: Shoah. La mostra è stata realizzata grazie al più importante[8] ente museale sull'olocausto: Yad Vashem[9][10]. Le basi per questa iniziativa furono messe dopo la visita fatta ai campi di concentramento e di sterminio, nel 2005 dal primo ministro israeliano Ariel Sharon. Yad Vashem ha anche curato sia la progettazione sia la realizzazione della mostra che è stata finanziata in parte dallo Stato d'Israele[11].
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