romanzo scritto da Alfred Döblin Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Berlin Alexanderplatz è un romanzo di Alfred Döblin del 1929.
Berlin Alexanderplatz | |
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Autore | Alfred Döblin |
1ª ed. originale | 1929 |
1ª ed. italiana | 1930 |
Genere | Romanzo |
Lingua originale | tedesco |
La storia parla di un criminale occasionale, Franz Biberkopf, fresco di galera, che vive in una realtà sottoproletaria.
Franz è un uomo che ha scontato in carcere una pena di quattro anni per aver accidentalmente ucciso la moglie durante una lite e il romanzo si apre proprio con la sua scarcerazione.
Una volta uscito di prigione però, si trova spaesato perché la città è cambiata e lui non vi si riconosce più e non trova più il suo posto. È diventato un outsider.
Il suo obiettivo sarà, per tutto il romanzo, reinserirsi nella società berlinese da uomo onesto. Vivere una vita retta e avere un rapporto sentimentale che sia conciliante con la funzione sociale.
Sarà continuamente ostacolato, in questo suo intento, da donne e finti amici che cercheranno di riportarlo sulla cattiva strada.
Il romanzo è incentrato sulla classe operaia berlinese (il titolo fa riferimento ad una piazza di questa città, Alexanderplatz), nella Berlino degli anni venti del XX secolo.
Lo sviluppo tecnologico è connotato negativamente perché la tecnologia del tempo, che aveva portato una notevole crescita della produzione industriale meccanizzata, viene vista come la fonte principale dell'alienazione dell'uomo.
Un altro fattore determinante è il controllo che questa società esercita sui tempi dell'uomo.
Il suo stile narrativo può ricordare James Joyce; tuttavia, Döblin ha dichiarato di aver letto l'Ulisse dopo che un quarto della sua opera era già scritto. È vero che "la sua opera (di Joyce) ... fu un vento propizio per le mie vele", però egli rivendicò anche che "una stessa epoca può produrre... frutti simili", e che comunque "non ho bisogno di imitare nessuno. La lingua viva che mi circonda mi è sufficiente". La vicenda è raccontata da molteplici punti di vista.
Döblin è maggiormente influenzato dall'Espressionismo e lo si può notare dall'uso che fa della tecnica cinematografica del montaggio e delle figure retoriche, soprattutto onomatopee. Filippo Tommaso Marinetti rivendicò l'influenza del Futurismo italiano nell'opera.[1]
L'autore utilizza tutto quello che vede nella città, spesso anche di immagini che non sono strettamente collegate alla scena che si sta svolgendo in quel momento.
Il romanzo è stato riadattato in un film nel 1931 e in una miniserie televisiva nel 1980.
Il film del 1931 (85 minuti) fu diretto da Piel Jutzi. In esso lavorarono all'adattamento Karl Heinz Martin, Hans Wilhelm e lo stesso Döblin. Nel cast ci sono Heinrich George, Maria Bard, Margarete Schlegel, Bernhard Minetti, Gerhard Bienert, Albert Florath e Paul Westermeier.
La miniserie del 1980 (14 episodi di circa 60 minuti l'uno) fu diretta da Rainer Werner Fassbinder. Distribuita in 6 DVD dalla Dolmen Home Video (2007), è da molti considerato come il capolavoro del regista.
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