Basilica di San Giovanni Battista (Busto Arsizio)
basilica cattolica di Busto Arsizio Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La basilica collegiata prepositurale di San Giovanni Battista è uno dei principali luogo di culto cattolico di Busto Arsizio, dedicato a uno dei patroni della città. Come la chiesa di San Michele Arcangelo, anche questo edificio sorge sui resti di una cappelletta longobarda di circa otto metri di larghezza.
Nel 1948 la chiesa è stata elevata alla dignità di basilica minore.[1]
Basilica di San Giovanni Battista | |
---|---|
Facciata | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Località | Busto Arsizio |
Indirizzo | piazza San Giovanni |
Coordinate | 45°36′43.55″N 8°51′09.63″E |
Religione | cattolica di rito ambrosiano |
Titolare | Giovanni Battista |
Arcidiocesi | Milano |
Consacrazione | 1646 (o 1640) |
Architetto | Francesco Maria Richini |
Stile architettonico | barocco |
Inizio costruzione | XIII secolo |
Completamento | 1634 |
Il campanile a base quadrata, in muratura a vista, risale al periodo tra il 1400 e il 1418[2]; costituisce la parte più antica dell'edificio attuale.
È una delle più importanti opere barocche della provincia di Varese. Realizzata su disegno di Francesco Maria Richini[3], la prima pietra della nuova basilica venne posata il 26 maggio 1609, ma la prima funzione si celebrò solo nel 1614, a lavori ancora non ultimati, in occasione della festa patronale. Dai registri della Fabrica di S. Giovanni e sulla base delle cronache del curato Pietro Antonio Crespi Castoldi, sappiamo che dal 1609 al 1613 furono rimosse le ossa del vecchio cimitero presso il campanile della chiesa e furono gettate le fondamenta perimetrali, a cui seguì la costruzione della cappella dedicata a Sant'Ambrogio. Le absidi della chiesa antica furono abbattute nel 1610 e la cappella maggiore fu realizzata tra il 1611 e il 1612. Il transetto fu ultimato nel 1614 e le cappelle dello stesso furono subito utilizzate per la celebrazione delle funzioni religiose. Le fondamenta della nuova facciata furono posate nel marzo 1616 e nello stesso nno furono realizzate la cappella di San Carlo e quella delle Reliquie[4]. I lavori proseguirono a rilento per diversi motivi, tra cui la peste del 1630, e la cupola venne ultimata nel 1635, dopo 26 anni dall'inizio dei lavori.[5] La basilica venne consacrata nel 1646 (o 1640) dal vescovo di Bobbio Monsignor Francesco Maria Abbiati.[6]
L'imponente facciata è costituita da un ordine inferiore di lesene binate ioniche, un protiro con frontone arcuato, porte di rame e bronzo con bassorilievi raffiguranti la vita di San Giovanni Battista (opera di Enrico Astorri del 1908), statue di Sant'Ambrogio, San Carlo Borromeo, Fede e Carità e altre innumerevoli opere risalenti a varie epoche.[7] Tuttavia la facciata risultava ancora incompleta: la parte superiore venne completata fra il 1699 e il 1701 da Domenico Valmagini, il quale vi inserì un grande finestrone ovale, un frontone spezzato a doppia curvatura, le statue di San Pietro, San Paolo e di quattro profeti (tutte opere di Giovanni Pozzi), e la statua centrale di San Giovanni Battista (di Siro Zanelli), che rappresenta il punto più alto della facciata.
Edificato nei primi anni del XV secolo, il campanile della basilica fu realizzato per due motivi: uno, ovviamente, religioso, in quanto nel 1400 il borgo di Busto Arsizio stava vivendo un periodo di pestilenze che aumentò la commozione religiosa al punto di realizzare un'opera concreta simbolo di devozione dei bustocchi. Il secondo era militare: la costruzione del campanile fu, infatti, finanziata in parte dal Comune, in quanto sarebbe potuto essere utilizzato come torre di avvistamento a scopo difensivo, in quanto la chiesa si trovava non lontano dal centro del rettangolo delle fortificazioni[8]. Nel 1409 venne fusa e collocata sul campanile la campana maggiore, mentre la costruzione fu ultimata nel 1418, anno della venuta di papa Martino V a Milano per la consacrazione dell'altare maggiore del Duomo[8]. Il costruttore fu Pietro Francesco Crespi Castoldi.
All'interno la chiesa è coperta con volte a botte e a vela, le tre navate sono separate da file di piloni ionici e da colonne. Sotto gli archi sono appese grandi tele raffiguranti la vita di san Giovanni Battista, dipinte tra la fine del Seicento e i primi del Settecento da autori ignoti, con l'eccezione di Gesù con i discepoli del Battista e di Erodiade e Salomè con la testa del Battista, attribuite a Carlo Preda. Il transetto sinistro ospita, invece, due affreschi del XVII secolo (Riposo durante la fuga in Egitto e Natività), attribuiti ad Antonio Crespi Castoldi. Più recenti (tra il 1904 e il 1923) sono le decorazioni con graniglia rosata e marmo variegato (di Giuseppe Cerami e Pirro Bottaro) e gli affreschi della cupola (Glorificazione del Battista), dei pennacchi (Evangelisti) e delle volte (Beata Giuliana e beato Bernardino, Immacolata Concezione, L'eucaristia e Il papato) e del transetto minore (quattro profeti) tutte opere di Carlo Grossi, nonché la Via Crucis in bronzo e i portali di Enrico Astorri (1908). Risalgono invece al Settecento le opere in legno scolpito come i pulpiti, il coro e la bussola. Nell'arco di otto anni, tra il 1757 e il 1765, Biagio Bellotti realizzò gli affreschi della zona absidale della chiesa. Sulla volta del presbiterio è raffigurata la Gloria di San Sabino, nel catino absidale Il paradiso e sulla parete dell'abside Il battesimo di Gesù Cristo nelle acque del Giordano.
Ai lati delle finestre che si trovano sopra gli organi Biagio Bellotti dipinse quattro scritte, traccia evidente – e polemica – del suo lavoro nella basilica, dove svolgeva anche il ruolo di organista:
(LA)
«QUOD MUSICÆ (IT)
«CIÒ CHE HA RISPARMIATO PER LA MUSICA MANCATA PER DUE ANNI NELLA FESTA DELLA DECOLLAZIONE DEL PRECURSORE, IL COMUNE HA DATO PER LA MENSA DEL PITTORE» (LA)
«BLASIUS BELLOTI (IT)
«BIAGIO BELLOTTI, CANONICO DI QUESTA COLLEGIATA, ASSECONDANDO I DESIDERI DEI PATRIZI LOCALI DI BUONI SENTIMENTI E DEI FABBRICIERI, HA DIPINTO GRATIS» (LA)
«D.O.M. (IT)
«A DIO OTTIMO MASSIMO E AL PRECURSORE CHE È PATRONO DEL BORGO IL PITTORE HA OFFERTO SE STESSO E CIÒ CHE DI FATICA E DI MALDICENZE HA SOPPORTATO PER DUE ANNI, 9 MARZO 1759» (LA)
«STEPHANO OLGIATI (IT)
«Il pittore vuole ricordare tale Stefano Olgiati, ottimo intonacatore.» |
La basilica di San Giovanni Battista ha in tutto sei cappelle laterali[5]:
Sulle due cantorie ai lati dell'altare maggiore, si trova l'organo a canne Mascioni opus 310[9] costruito nel 1912 e restaurato dalla stessa ditta negli anni cinquanta del Novecento e nel 2012.
Lo strumento, a trasmissione elettrica, ha la consolle alle spalle dell'altare, nel coro, avente tre tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note.
All'esterno della chiesa, sul fianco destro, si trova il "mortorio", un tempietto di autore ignoto, realizzato tra il 6 settembre 1689 e il 2 novembre 1692[10], che doveva ricordare ai passanti il mistero della morte, mediante esposizione dei teschi, ancor oggi visibili da via Milano. Al suo interno vi sono dipinti con angeli e simbolismi sulla Passione. Erano anche visibili dei dipinti all'esterno, opere dei fratelli Ambrogio Gelli, Francesco e Biagio Bellotti (quest'ultimo nonno dell'omonimo pittore bustocco), raffiguranti le età dell'uomo, i vari aspetti della morte, virtù, purgatorio e angeli piangenti, asportati nel 1975 e trasferiti all'interno della chiesa di San Gregorio Magno in Camposanto.
La cappella presenta un'architettura complessa, con quattro lesene sulla facciata meridionale (verso via Milano) e due su quella occidentale, due aperture dalle quali è possibile vedere le ossa poste nel vano inferiore, quattro finestre ed elaborate cornici. La sommità dell'edificio è coronato con pinnacoli e una cupola a base ottagonale inscritta in un'ellisse e coronata da una lanterna terminante con una pigna. Tutto l'insieme presenta molti richiami ad alcune peculiarità del barocco lombardo.
Benedetto Landriani, canonico di San Giovanni e finanziatore della realizzazione del mortorio, produsse una cronaca della costruzione della cappella, che è rimasta conservata presso la biblioteca capitolare di San Giovanni Battista. In questi documenti si ritrovano i nomi del capomastro Francesco Rusca, dello scalpellino Bernardo Giudice, e di altri artisti e artigiani che lavorarono all'edificio. Tuttavia non viene mai indicato il nome del progettista. Secondo l'architetto bustocco Augusto Spada, da un'analisi degli elementi decorativi e, soprattutto, del frontone trapezoidale delle due finestre superiori che non si ritrova in altri edifici della città e dei dintorni, è plausibile che Francesco Maria Ricchino avesse fornito i disegni, anche solo di massima, del mortorio, nonostante fosse morto più di trent'anni prima. Probabilmente questo salto temporale trentennale è dovuto al fatto che all'epoca della costruzione della chiesa le casse del comune e della parrocchia fossero esauste dopo le spese per l'imponente basilica, rinviando a tempi migliori la realizzazione del mortorio[11].
Lungo la navata centrale della chiesa possiamo notare otto quadri di grandi dimensioni raffiguranti la vita del Battista. Questo ciclo pittorico risale tra fine del seicento e gli inizi del settecento e fu probabilmente commissionato dalla famiglia Marliani. I quadri sono realizzati da pittori diversi. Le opere raffigurano:
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