Basilica di Saint-Denis
cattedrale abbaziale a Saint-Denis, Francia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La basilica di Saint-Denis (in francese: basilique Saint-Denis) è un famoso edificio gotico, situato nell'omonimo comune della cintura di Parigi, in Francia. Dal 1966 è diventata cattedrale della diocesi di Saint-Denis. Anche se è universalmente conosciuta come la basilica di Saint-Denis, in realtà il tempio non ha il titolo di basilica minore concesso dal papa[1].
Basilica Cattedrale di San Dionigi Basilique Cathédrale Saint-Denis | |
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Facciata occidentale | |
Stato | Francia |
Regione | Île-de-France |
Località | Saint-Denis |
Coordinate | 48°56′08″N 2°21′35″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | Dionigi di Parigi |
Ordine | ordine di San Benedetto |
Diocesi | Saint-Denis |
Consacrazione | 1281 |
Architetto | Sugerio, Maestro di Saint-Denis e Pierre de Montreuil |
Stile architettonico | gotico |
Inizio costruzione | 1136 su edifici precedenti |
Completamento | 1270 |
Sito web | www.saint-denis-basilique.fr/ |
Rappresenta la prima opera assoluta dell'architettura gotica, dove il suo creatore, l'abate Sugerio, impiegò per la prima volta l'arco acuto e gli archi rampanti, un modello che poi si irradiò in tutta l'Europa medievale. È monumento storico di Francia dal 1862.
Secondo la tradizione, anche riportata da Jacopo da Varazze nella sua agiografia della Legenda Aurea, san Dionigi (in francese Denis), primo vescovo di Lutezia, venne martirizzato con il taglio della testa nel 258, durante le persecuzioni di Valeriano. Il luogo del martirio, sotto il Mons Martyrum, l'odierna Montmartre[2], sembra essere quello ove oggi si trova la chiesa di Saint-Denys de la Chapelle, in rue de la Chapelle. A questo punto vi sono due versioni. Una, scritta dall'abate Ilduino nell'835[3] nella quale, dopo il martirio, san Dionigi si rialzò, prese la sua testa fra le mani e si diresse verso nord. Circa sei chilometri dopo consegnò la sua testa a una donna pia di origine della nobiltà romana, Catulla, e poi crollò. In un'altra versione, i corpi martirizzati di san Dionigi e dei due compagni Eleuterio e Rustico vennero recuperati da Catulla perché non fossero gettati nella Senna, e poi trasportati dalla nobildonna nel suo possedimento a nord.[4]
La donna seppellì il corpo, secondo le usanze cristiane, in un campo di sua proprietà, poi denominato vicus Catulliacus, antico nome dell'odierna città di Saint-Denis.[4]
Delle campagne archeologiche[4] hanno attestato che già dal Tardo impero romano in questo luogo vi era una necropoli gallo-romana. Probabilmente sviluppatasi attorno alla sepoltura dei martiri dopo l'Editto di Milano del 313, quando vi fu eretto un mausoleo. Infatti numerosi sarcofagi trovati, in pietra o gesso, appartenevano ad aristocratici Franchi.
Dall'agiografia di santa Genoveffa, scritta verso il 520, la santa patrona di Parigi visitò il luogo di sepoltura dei santi martiri e convinse la diocesi parigina di acquistare le terre del vicus Catulliacus e di erigervi un nuovo edificio. La prima basilica gallo-romana venne eretta fra il 460 e il 480.[5]
Un primo ampliamento della cappella del cimitero gallo-romano di Catolacus vede una prolunga verso ovest di 11 metri realizzata, secondo l'archeologo Michel Fleury, fra il 540 e il 550.
Infatti Fleury nel 1959 esegue degli scavi archeologici e trova una testimonianza assai importante: il sarcofago della regina Aregonda, moglie (bigama) di Clotario I e nuora di Clodoveo I, morta nel 570/580.[6] La scoperta permise di trovare la prima persona reale sepolta in questo luogo.
La sepoltura ad sanctos ('vicino ai santi') venne quindi rapidamente imitata dall'aristocrazia, che sviluppò una vasta necropoli di almeno 8000 metri quadrati a nord del santuario.[7]
Le Gesta Dagoberti, scritte verso l'835 probabilmente da Incmaro, allora monaco e allievo dell'abate Ilduino, raccontano la scoperta miracolosa della tomba dei tre martiri (san Dionigi e i suoi compagni Eleuterio e Rustico) dal re Dagoberto I e che i re Franchi fecero trasferire le loro spoglie verso la basilica.[8]
Inoltre, Dagoberto I, fra il 628 e il 637, fondò l'abbazia di Saint-Denis.
Dopo una breve fioritura, l'abbazia conobbe un lungo periodo di decadenza a causa dell'incuria degli abati e delle guerre. Nel 750, con la nomina ad abate di Fulrado, l'abbazia si avviò a un periodo di grande ricchezza e splendore grazie all'attività instancabile di questo abate, consigliere e diplomatico prediletto da Pipino il Breve, da Carlomanno I e dallo stesso Carlo Magno, nonché dai papi Zaccaria, Stefano II, Paolo I e Adriano I. Tutti costoro concessero all'abbazia guidata da Fulrado privilegi e beni.
Sembrerebbe che in occasione della sua seconda incoronazione a Saint-Denis, Pipino il Breve fece voto di voler ricostruire l'antica basilica. Così Fulrado, come rappresentante del re, viaggiò più volte a Roma per prendere l'ispirazione di ricostruire Saint-Denis. I lavori cominciarono solo dopo la sua morte, verso il 768-769 e il nuovo edificio fu consacrato, in presenza di Carlomagno, il 24 febbraio 775. Era un edificio carolingio, dedicato a san Pietro, con pianta basilicale a tre navate con transetto e abside semicircolare, lungo 80 metri. Sotto l'abside vi era una cripta anulare, costruita sui modelli romani, che permetteva ai fedeli di deambulare intorno alle reliquie dei santi martiri. Ancora oggi le vestigia di questo corridoio circolare si possono vedere nella cripta attuale.[9]
Il IX secolo è caratterizzato dalle diverse incursioni dei Vichinghi che rimontarono la Senna fino a Parigi e i suoi dintorni. Nell'856 Parigi fu messa sotto assedio e nell'857 l'abbazia venne saccheggiata più volte e diversi dei suoi monaci rapiti per chiedere forti riscatti. Fra i quali vi fu l'abate Louis e suo fratellastro Gauzlin (834-886), vescovo di Parigi.[10]
Nell'867 l'influenza degli abati nella politica è tale che il re Carlo il Calvo s'appropria del titolo di Abate di Saint-Denis. Nell'869 fortifica l'abbazia contro le minacce vichinghe.
Nella prima metà del XII secolo, Sugerio, consigliere dei re Luigi VI e Luigi VII e abate di Saint-Denis dal 1122 al 1151, volle rinnovare la vecchia chiesa carolingia. Spinto da esigenze estetiche, come chiarisce nelle proprie opere De administratione e De consacratione, ma anche da necessità teologiche e politiche ben precise, Sugerio inizia i lavori nel 1136 apportando in un primo momento significative e profonde modifiche alla facciata dell'edificio. La struttura romanica originaria viene abbattuta per essere sostituita da una monumentale Facciata armonica con nartece. Reinterpretazione normanna del Westwerk romanico, dove la massa architettonica appare tripartita verticalmente, aperta in basso da tre portali dalle ricche decorazioni scultoree e serrata da due torri; come nella celebre Chiesa di Santo Stefano a Caen. Per la prima volta Sugerio dotò la facciata di un rosone, al posto dei classici finestroni, e questo tipo di struttura diverrà un motivo ricorrente nelle cattedrali francesi. L'opera venne inaugurata il 9 giugno 1140[11].
Già nel 1135 era stata iniziata la ricostruzione della Cattedrale di Sens, dove già si intravedeva un'elevazione importante delle strutture architettoniche aperte da grandi finestre che lasciavano penetrare molta luce all'interno. Su questo impulso, il 14 luglio 1140 Sugerio posa la prima pietra del nuovo coro[10], introducendo soluzioni architettoniche ancora più radicali che inaugureranno il gotico d'Oltralpe. Si ritiene, dal momento che nei documenti ufficiali non si accenna al nome di un architetto, che lo stesso Sugerio abbia rivestito un ruolo determinante nell'ideazione del nuovo coro, sintetizzando l'unione tra dottrina religiosa, pensiero politico e forma artistica sancita dalla presenza in scultura e in vetrata di immagini di principi e sovrani, di vescovi locali e patroni[12].
Si tratta di un corpo a tre navate a terminazione semicircolare circondato da un doppio deambulatorio, ovvero due corridoi concentrici impostati a raggiera, retrostante l'altare principale, che consentiva l'afflusso dei fedeli. L'innovazione fu anche nell'innesto di sette cappelle radiali, fino ad allora isolate, separandole solo da un pilastro. Ognuna delle cappelle è dotata di una coppia di finestroni ogivali gemelli vetrati. Per la copertura si adotta la tecnica delle volte a crociera ogivali che permette di ripartire meglio le forze verso le colonne.
A suddividere gli ambienti interni si articolano due serie, anch'esse concentriche, di colonne e non di pilastri, di reminiscenza romana e pertanto dotate di forte valenza politica: non a caso infatti il nuovo ambiente che viene a crearsi trasmette una ben precisa concezione del potere, inseparabile dalla monarchia cristiana, che in Francia è incarnata nella dinastia capetingia. La diffusione geografica del modello gotico di Saint-Denis coincide con l'estensione territoriale della corona francese, che nel XII secolo si poneva l'obiettivo di raggiungere un'effettiva unità politica, ostacolata dalla frammentazione del potere in una miriade di contee e marchesati: adottare tale paradigma architettonico equivale anche ad allinearsi con quello che è il primo embrione di Stato nazionale francese e riconoscere il potere di Parigi come capitale[13].
Il coro viene consacrato l'11 giugno 1144[10], cioè qualche decennio prima della cattedrale di Chartres, facendo della basilica una pietra miliare della Francigenum opus, più tardi detta architettura gotica; il primo edificio di grandi proporzioni dove appaiono per la prima volta tutti gli elementi del gotico: l'introduzione dell'arco a sesto acuto, gli archi rampanti e la notevole luminosità conferita dalle grandi pareti a vetrata (claristori).
Le vetrate per i finestroni vennero realizzate fra il 1144 e il 1151[10] commissionandole a diversi artisti di differenti nazionalità. Oggi ne rimane qualche frammento in sei finestre.
Con la morte di Sugerio nel 1151, i lavori si arrestano, ma l'abbazia benedettina da allora divenne un luogo prestigioso e ricco, tanto che a partire dal regno di Luigi VI i re di Francia si rendono alla basilica per prendere l'Orifiamma prima di partire in guerra o per le crociate.
Nel XIII secolo il bisogno di spazio per la necropoli reale impone la ripresa dei lavori di ricostruzione da dove Sugerio li aveva arrestati. Fino a questo momento la chiesa presentava ancora il transetto e il piedicroce carolingi, assai vetusti, e incastrati fra i due grandi corpi della facciata e del coro di Sugerio. Quindi, per volere del giovane re Luigi IX di Francia, di sua madre Bianca di Castiglia, sua reggente, e dell'abate Eudes Clément (1228-1245), dal 1231 al 1281 si intraprende la ricostruzione del piedicroce, con volte alte 28 metri[14], e del vasto transetto. Anche il coro di Sugerio venne ritoccato, rifacendone la parte superiore; e la facciata, ricostruendo tra il 1190 e il 1230 la torre nord, culminante a 86 metri d'altezza[15], oggi smontata.
L'architetto, il cosiddetto Maestro di Saint-Denis, decise di conservare il doppio deambulatorio di Sugerio e le relative cappelle radiali; ma fa distruggere la parte superiore del coro. L'abate Eudes Clément vuole, infatti, che l'edificio sia raccordato all'altezza della facciata di Sugerio, quindi con coro e transetto più elevati, tuttavia mantenendo la caratteristica di una grande luminosità interna. Il nuovo impianto s'imposta su tre livelli: arcate, triforio e cleristorio. Il piano delle arcate è aperto sulle navate laterali, a sua volta chiuse da una schermata di grandi vetrate. Il triforio appare come una galleria di bifore binate totalmente aperte da vetrate verso l'esterno; le pareti del cleristorio spariscono quasi completamente, ridotte alla sola struttura dei pilastri, per lasciar spazio a enormi finestroni.
Per consentire una maggiore altezza all'edificio le colonne di Sugerio intorno al presbiterio vennero rimpiazzate con degli imponenti pilastri a fascio. Tuttavia la crociera risultò più larga del coro e le arcate più alte di quelle del deambulatorio di Sugerio. Così il nuovo architetto, per raccordare le due costruzioni, usa un sistema ingegnoso: intervenne sulle prime due campate all'imbocco del coro rendendole leggermente oblique; inoltre crea delle arcate gradualmente più basse per armonizzarle con quelle del coro di Sugerio e, al contrario, il triforio più alto man mano che si procede verso l'abside. Questi interventi sono talmente sottili che la transizione fra i due corpi di fabbrica resta quasi impercettibile, a ne aumenta il senso di grandiosità.
Nel 1247, succede al Maestro di Saint-Denis il celebre architetto Pierre de Montreuil[10], che sembra intervenire sul rosone del fronte meridionale del transetto.
Nel 1260 il transetto venne terminato, verso il 1270 la chiesa venne finita e nel 1281 venne infine consacrata[10].
La chiesa era anche il sacrario dei re di Francia, infatti tutti i sovrani defunti dal X secolo al 1789, ad eccezione di tre, vennero sepolti qui, e l'abbazia contiene anche alcuni notevoli esempi di monumenti sepolcrali.
Verso il 1560 Caterina de' Medici, regina di Francia, commissionò il progetto di costruzione di una cappella funeraria per la Casa di Valois a Primaticcio. L'idea di Caterina era inspirata al celebre Mausoleo di Alicarnasso, una delle Sette meraviglie del mondo antico. Primaticcio invece s'ispirò ai templi italiani antichi, concependo un edificio esagonale di stile rinascimentale. La costruzione, adiacente alla facciata settentrionale del transetto della basilica, iniziò nel 1568, impiegando marmi bianchi, neri, grigi e rossi. Nel 1570 Primaticcio muore e nel 1572 re Carlo IX di Francia e sua madre Caterina approvano il definitivo progetto della cappella presentato da Jean Bullant. Manteneva l'impianto del Primaticcio ma vi aggiungeva un anello dodecagonale intorno che poneva le tombe di famiglia in sei cappelle laterali invece di addossarle alle pareti. Ora l'edificio presentava 30 metri di diametro e doveva essere coronato da cupola. Tuttavia a causa dei problemi finanziari legati alle Guerre di religione la costruzione avanza molto lentamente fino ad essere abbandonata nel 1586 quando si era arrivati al livello del secondo cornicione. Nel 1589 Caterina de' Medici muore e i successivi Borbone realizzarono solo un tetto provvisorio, conico, nel 1621.
Completamente abbandonata, la rotonda, venne smantellata nel 1719 e la tomba portata all'interno della basilica.
Nel 1665 il giovane Re Sole voleva erigere una cappella sepolcrale per la Casa di Borbone e incarica il suo sovrintendente e consigliere Jean-Baptiste Colbert di studiarne un progetto. Colbert si indirizzò a François Mansart e Gian Lorenzo Bernini, i quali presentarono ciascuno due progetti molto ambiziosi. Colbert infine li rifiutò tutti col pretesto di considerarli troppo costosi e imponenti in confronto alla chiesa stessa che ne diventava un accessorio. Malgrado i due architetti rifecero dei progetti minori, niente venne mai realizzato.
Durante la Rivoluzione francese le tombe vennero profanate e i resti dei re gettati in fosse comuni. La maggior parte dei monumenti funerari fu salvata dall'archeologo Alexandre Lenoir, che li richiese come oggetti per il suo museo dei monumenti francesi.
Napoleone Bonaparte fece riaprire la chiesa nel 1806 e costituì un capitolo di dieci canonici, da lui scelti, per la cura della Basilica; con il suo primo esilio all'Elba i Borbone ritornarono al potere.
Luigi XVIII ordina nel 1816 a Alexandre Lenoir di riabilitare la basilica e il 19 gennaio 1817, fece riaprire la fossa comune dove erano sepolti i re di Francia per riportarne i resti nella cripta della chiesa. I resti di Luigi XVI e Maria Antonietta furono ritrovati già il 21 gennaio 1815. Tuttavia, a causa dell'impiego della calce, fu impossibile identificare gli altri, che furono pertanto raccolti in un ossario sigillato da lastre di marmo nero con suscritti i nomi dei monarchi inumati. Il sovrano non restituì la Basilica alla comunità benedettina ma confermò nel 1817 l'esistenza di un capitolo di canonici secolari da lui ampliato rispetto a quello napoleonico e formato da ben 34 membri, di cui 10 "canonici maggiori" scelti tra i vescovi francesi (inizialmente scelti tra i vescovi che erano stati privati delle proprie diocesi in seguito al Concordato del 1801) sotto l'autorità del Grande elemosiniere di Francia, rendendolo quindi esente dall'arcidiocesi di Parigi, come suo primicerio (tale capitolo fu poi abolito dal governo repubblicano nel 1895, ma già nel 1838 i canonici effettivi erano ridotti a 14 di cui uno, nominato d'accordo con la diocesi, era il parroco)[16].
Luigi XVIII, alla sua morte nel 1824, fu sepolto al centro della cripta, vicino alla tomba di Luigi XVI e Maria Antonietta. Vennero inoltre ricollocati i monumenti funerari trasportati al museo dei monumenti francesi sotto la direzione dell'architetto Eugène Viollet-le-Duc, famoso restauratore di edifici gotici. Venne infine trasportato nella cripta anche il corpo del re Luigi VII che era stato in precedenza sepolto nell'abbazia di Saint-Pont e la cui tomba non era stata distrutta dai rivoluzionari.
Delle grandi campagne di restauro sono intraprese a partire dal 1813, e diversi architetti ne partecipano anche reinterpretando o innovando certe parti dell'edificio. Fu il caso di François Debret, architetto per i monuments historiques (ACMH), allora responsabile dell'edificio, che utilizzò delle maniere più rinnovatrici che non restauratrici, come il rialzo della pavimentazione interna infossando i pilastri e la soppressione di sculture sulla facciata. Soprattutto Debret è conosciuto per un fatto assai importante: lo smantellamento della torre nord della facciata. Infatti, nel 1846 una tempesta detta "Trombe de Gonesse" s'abbatté su Saint-Denis e danneggiò la guglia del campanile nord, mentre dodici campanili della regione crollano. François Debret giudica la guglia pericolante e nel 1847 decreta di smontarla, pietra per pietra, numerandola, secondo l'uso del tempo[17][18]. Ancora oggi tutte le pietre sono perfettamente conservate e si attende un'autorizzazione statale per poter rimontare la torre, secondo un progetto avviato già nel 1987 da Marcelin Berthelot e più volte rilanciato[17].
Dal 1846 al 1879 fu Eugène Viollet-le-Duc a essere incaricato di recuperare i danni gravosi fatti da Debret, salvando la basilica dalla rovina. Portò a termine i lavori di restauro e rimediò agli interventi "fatalistici" di Debret, riorganizzò le tombe all'interno e presentò un nuovo progetto per la ricostruzione delle due torri della facciata, mai realizzato.
L'esterno è ritmato dalla cadenza dei contrafforti e archi rampanti che inquadrano e sostengono le masse architettoniche del piedicroce e del coro. Domina la struttura il grande tetto rivestito da lastre di rame, che gli conferisce il caratteristico colore verdastro, sormontato da una caratteristica cresta traforata. Intorno all'edificio si aprono tre facciate: la principale, verso ovest all'inizio del piedicroce, romanico-gotica e una per ogni testata del transetto, aperta da grandi rosoni. In particolare la facciata del transetto meridionale presenta il rosone e il portale disegnati da Pierre de Montreuil nel 1259; inoltre il portale ingloba statue-colonna risalenti al 1170.
La facciata principale, verso ovest, venne realizzata fra il 1136 e il 1140 in uno stile di transizione dal romanico al gotico. Infatti se la sua verticalità e il rosone la invia verso lo stile gotico, i portali a tutto sesto la ritengono ancora ancorata al romanico. Appare divisa verticalmente in tre parti da robusti pilastri; aperta in basso dai portali scolpiti e in seguito da gallerie cieche, finestroni e rosone. In alto è coronata da una merlatura da dove s'innalza la torre sud, l'unica rimasta dopo la demolizione di quella nord da parte di Debret nel 1847.
Detto anche Portale del martirio in quanto raffigura nel timpano il martirio dei santi Dionigi, Eleuterio e Rustico, presenta nei piedritti i segni zodiacali.
Conosciuto come Portale del Giudizio, presenta le Vergini sagge e le vergini stolte sui piedritti; il Giudizio universale con Cristo in mandorla al centro appare nel timpano e prosegue nel primo archivolto interno con scene del paradiso, nella metà sinistra, e dell'inferno in quella destra. Gli altri archivolti raffigurano i 24 Vecchi dell'Apocalisse. La porta, mutilata del pilastro centrale nel 1719, venne rifatta nel XIX secolo fedele a quello bronzee medievali, e rappresentano la Passione e la Resurrezione.
Anche detto Portale della Comunione, deve il nome al rilievo del timpano dell'Ultima Comunione, dove san Dionigi e i suoi compagni ricevono per l'ultima volta la Comunione direttamente dalle mani di Cristo, prima del loro martirio. Nei piedritti vi è rappresentato il Calendario, dove i mesi dell'anno sono raffigurati dai lavori agricoli.
Il grandioso interno, preceduto da nartece, è a pianta a croce latina, con transetto, coro a doppio deambulatorio sul quale s'innestano sette cappelle radiali e cripta sottostante. Piedicroce e transetto appaiono divisi in tre navate da pilastri a fascio che inquadrano tre livelli: le arcate, il triforio e il cleristorio. Tutte le finestre accolgono grandi vetrate che inondano di luce l'ambiente.
Tutte le tombe reali sono disseminate nel transetto, nel deambulatorio e nella cripta romanica. Molte vennero profanate durante la Rivoluzione francese e costituiscono una superba collezione d'arte funeraria francese dal Medioevo al Rinascimento. Fra esse spiccano:
Innumerevoli sono le opere d'arte ancora conservate nella basilica malgrado le distruzioni della Rivoluzione francese:
Il grande organo in controfacciata venne realizzato da Aristide Cavaillé-Coll fra il 1834 e il 1840.
Titolare:
Lunghezza a: 108 m[19][20] |
Larghezza del transetto: 39 m[20] |
Altezza delle volte: 29 m[19][20] |
Altezza della torre sud: 58 m[21] |
Altezza della torre nord (demolita): 86 m |
I sovrani sepolti sono:
San Luigi rifiutò l'inumazione di Ingeburge di Danimarca.
L'abbazia di Saint Denis controllava un certo numero di conventi retti da un priore, ma dipendenti dall'abbazia stessa.
Gli archivi di Saint-Denis[23] hanno conservato i nomi dei priori che hanno governato i conventi dipendenti dall'abbazia di Saint-Denis:
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