Atropa belladonna

specie di pianta della famiglia Solanaceae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Atropa belladonna

La belladonna (Atropa belladonna L.) è una pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Solanacee[1].

Disambiguazione – "Belladonna" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Belladonna (disambigua).

Etimologia

Il nome del genere deriva dai suoi potenziali effetti letali. Atropo era infatti il nome (in greco: Ἄτροπος, cioè in nessun modo, l'immutabile, l'inevitabile) di una delle tre Moire che, nella mitologia greca, taglia il filo della vita, ciò a ricordare che l'ingestione delle bacche di questa pianta causa la morte[2].

L'epiteto specifico belladonna fa riferimento a una pratica che risale al Rinascimento: le dame la usavano come collirio per fare sembrare gli occhi più grandi e luminosi grazie all'effetto di dilatazione della pupilla [3]. L'effetto detto midriasi è dovuto all'atropina, che agisce direttamente sul sistema nervoso simpatico.[4][5]

Descrizione

Riepilogo
Prospettiva
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Tavola botanica da Flora tedesca
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Fiore e bacca in formazione.
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Bacche in vari stadi di maturazione

Pianta erbacea e perenne, dotata di un grosso rizoma dal quale si sviluppa un fusto robusto, eretto e ramificato, di altezza compresa tra i 70–150 cm. Le foglie sono semplici, picciolate, di forma ovale-lanceolata, alternate nella zona superiore a foglie più piccole; come il fusto, sono ricoperte di peli ghiandolari responsabili dello sgradevole odore emanato dalla pianta.

I fiori sono ermafroditi, ascellari e penduli; presentano un calice a 5 sepali ed una corolla a 5 petali di forma campanulata-tubulosa e di colore violaceo cupo; l'androceo è composto da 5 stami con antere molto sviluppate, il gineceo da un ovario biloculare con stilo unico e stigma bifido. La belladonna fiorisce nel periodo estivo e l'impollinazione è entomogama (tramite Insetti). I frutti sono lucide bacche nere, di piccole dimensioni, contornate dal calice che, durante la maturazione, si accresce aprendosi a stella.

Nonostante l'aspetto invitante e il sapore gradevole, le bacche sono velenose per l'uomo e l'ingestione può provocare una diminuzione della sensibilità, forme di delirio, sete, vomito, seguiti, nei casi più gravi, da convulsioni e morte.

Distribuzione e habitat

Allo stato selvatico è presente in Europa, Nord Africa (Marocco e Algeria) e Medio Oriente, fino al Iran[1]. In Italia è comune in tutta la penisola e nelle isole maggiori[6].

La belladonna cresce sporadica nelle zone montane e submontane fino ad una altitudine di 1400 metri. Predilige i suoli calcarei e i margini di boschi freschi e ombrosi, come le faggete.

Usi

Riepilogo
Prospettiva
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Medicina accademica

In medicina dotta l'atropina isolata viene ancora usata come dilatatore di pupille e come miorilassante p. e. prima di interventi chirurgici.

Farmacognosia

Le foglie della belladonna contengono alcaloidi come atropina, scopolamina, L-josciamina, con un contenuto complessivo di min. 0,3%. Nelle radici raggiunge min. 0,5%.
L'effetto complessivo è parasimpatolitico / anticolinergico per via di un'inibizione competitiva del recettore del trasmettitore neuromuscolare acetilcolina. Questo antagonismo incide prevalentemente sull'effetto muscarinico (meno sul nicotinico, sui gangli e sul terminale neuromuscolare). L'effetto è quindi indirizzato al neurovegetativo parasimpatico periferico di muscolatura liscia e al sistema nervoso centrale:

  • tratto gastrointestinale e biliare: cedimento di organi di muscolatura liscia e spasmolitico
  • cuore: positivamente dromotropo e cronotropo
  • bronchi: dilatazione, spasmolisi
  • nervoso centrale: parasimapatico stimolante: effetti su tremore e rigidità muscolare (malattia di Parkinson)[7]
Indicazioni

Secondo la Guida all'uso dei farmaci del Ministero Italiano della Salute la belladonna è indicata sotto le voci di:

  • Antiemorroidari lenitivi[8]
  • Antimuscarinici[9]

Secondo la Commissione E del Ministero della salute tedesco, l'uso di Atropa belladonna è indicato contro:

Secondo le esperienze fitoterapiche popolari è utile anche per alleviare le seguenti patologie:

Controindicazioni

Disturbi di ritmo tachicardiaco, iperplasia prostatica, glaucoma, edemi polmonari acuti e stenosi meccaniche nel tratto gastrointestinale.[senza fonte]

Effetti collaterali
Lesioni anatomiche

Non sono né caratteristiche né costanti; consistono generalmente in una congestione intensa dei polmoni, e dei visceri addominali, della retina, delle meningi e del cervello, associata ad emorragie: in un caso osservato da Rosenberg, il cervello, il cervelletto ed il midollo allungato presentavano numerosi focolai d'emorragia capillare.

Interazioni

Amplificazione degli effetti anticolinergici di antidepressivi triciclici, amantadina e chinidina.

Avvelenamento di atropina (solanacee)

Le dosi tossiche sono individualmente molto variabili. I bambini sono di solito più sensibili degli adulti.

I sintomi di un avvelenamento sono:

  • mucose secche, difficoltà di lingua e deglutizione
  • pupille midriatiche (aperte, senza riflesso) con paralisi di accomodazione e ipersensibilità del soggetto alla luce
  • pelle secca e arrossata
  • febbre, tachicardia
  • atonia intestinale
  • eccitazione centralnervosa (irrequietudine, confusione, ev. allucinazioni e spasmi)
  • più tardi sonnolenza, coma e arresto cardio-respiratorio

Sintomi dell'avvelenamento

Insorgono per lo più molto rapidamente e sono caratterizzati da un senso di aridità, di secchezza e di stringimento nella bocca e nelle fauci, nausea e raramente vomito, midriasi con insensibilità delle pupille alla luce, ambliopia e poi amaurosi; andatura barcollante (gli ammalati sembrano ebbri e non possono tenersi in piedi); vertigini seguite da deliqui; occhi sporgenti, iniettati di sangue, sguardo fisso, stupido o truce; polso frequente, piccolo o pieno e duro; dispnea; emissione involontaria di feci e di orina (paralisi degli sfinteri). La pelle è calda, sede di prurito intenso, coperta d'un esantema scarlattiniforme. Nei bambini si notano ordinariamente trisma e convulsioni; negli adulti delirio gaio o furioso, con allucinazioni, seguito da coma, convulsioni, talvolta tendenza a mordere, morte per paralisi generale in 24-36 ore. Nei casi non letali si osserva un lento e graduale miglioramento dei sintomi; talvolta insorge la febbre con profusi sudori, e la guarigione avviene dopo 4-8 giorni. L'avvelenamento per atropina non si differenzia da quello per belladonna che per una maggiore rapidità di decorso.

Trattamento di avvelenamenti
  • Diagnosi differenziale da bambini: malattie infettive
  • Primo soccorso: svuotamento gastrico, fisostigmina. Cura come sindrome anticolinergico centrale
Cura

Emetici, purganti, pompa gastrica. Gli antagonisti dell'atropina sono principalmente la pilocarpina, la morfina e l'idrato di cloralio. La morfina è solo indicata nello stadio dell'eccitamento, e non in quello del collasso terminale: in questo periodo può usarsi l'idrato di cloralio, avvertendo però che il cuore viene maggiormente indebolito dal cloralio che dalla morfina. Non si dovranno pertanto dimenticare gli eccitanti (caffè, alcool, etere; ecc.) ed i rivulsivi cutanei (affusioni fredde sul capo, senapismi sul petto e sui polpacci ecc.).

Medicina alternativa e complementare

In fitoterapia la belladonna è usata da tempo immemorabile dai medici per le sue doti spasmolitiche.

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Struttura chimica dell'atropina

Il principio attivo della pianta è l'atropina o DL-giusciamina. Si trova in tutte le Solanacee: in dosi terapeuticamente rilevanti in Datura stramonium, Hyoscyamus niger, Solanum nigrum; in dosi più basse in piante coltivate come patate e pomodori.

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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