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cavaliere e condottiero italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ardizzone da Carrara (Padova, ... – Montemerano, settembre 1441) è stato un condottiero italiano, signore di Ascoli Piceno, Civitella del Tronto ed Offida.
Ardizzone da Carrara | |
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Signore di Ascoli Piceno | |
Trattamento | Signore |
Altri titoli | Signore di Civitella del Tronto ed Offida |
Nascita | Padova |
Morte | Montemerano, settembre 1441 |
Dinastia | Da Carrara |
Padre | Conte da Carrara |
Madre | ? |
Consorte | Antonia Sforza |
Figli | vedi sezione |
Religione | Cattolicesimo |
Ardizzone da Carrara | |
---|---|
Nascita | Padova, ? |
Morte | Montemerano, settembre 1441 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Napoli Stato Pontificio Repubblica di Firenze Ducato di Milano Regno d'Aragona Repubblica di Siena |
Forza armata | Mercenari |
Grado | Condottiero |
Battaglie |
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Ardizzone era il figlio naturale di Conte da Carrara della famiglia dei Da Carrara, signori di Padova.[1]
Fu canonico della cattedrale di Padova dal 1399[1] e vi rimase fino al 1405, anno in cui i veneziani posero fine alla signoria cittadina dei Carraresi.[1] Ardizzone ed il fratello Obizzo fuggirono dalla città e trovarono rifugio prima a Firenze[1] e poi nel Regno di Napoli, dove il padre Conte si era posto al servizio di re Ladislao d'Angiò-Durazzo.[2] I due fratelli furono fatti prigionieri durante la battaglia di Marsciano (1411) da Braccio da Montone, che li riconsegnò al padre. Furono nuovamente catturati nella battaglia di Roccasecca (1411),[1] questa volta insieme al padre, mentre erano al servizio di Ladislao contro Luigi II d'Angiò. L'anno successivo, quando Ladislao assegnò a Conte la contea di Ascoli, Ardizzone ed Obizzo affiancarono il padre nel governo.
Ardizzone fu consegnato in ostaggio a Braccio da Montone quando questi passò al servizio della regina napoletana Giovanna II d'Angiò-Durazzo, succeduta al fratello Ladislao, e ne divenne uno dei più fidati e valorosi uomini. Prese parte alla guerra dell'Aquila[2] (1423-1424), acquistando fama di spietato e coraggioso guerriero. Alla morte di Braccio da Montone (giugno 1424),[2] passò al servizio della Repubblica di Firenze e prese parte alla battaglia di Zagonara[1] agli ordini di Carlo e Pandolfo III Malatesta. Fu fatto prigioniero, portato a Milano[2] e liberato nel settembre del 1424, quando fu costretto ad entrare al servizio del duca Filippo Maria Visconti.[1] Ritornò poi al soldo della Repubblica di Firenze, ma nel 1425 fu nuovamente fatto prigioniero dai Milanesi. Nuovamente libero, Ardizzone continuò a schierarsi con la lega anti-viscontea dei fiorentini e fu inviato in Liguria per conquistare Genova. Prdette nel 1426 la signoria di Ascoli ad opera dei Pontifici.[2]
Nella riviera ligure fu accusato di tradimento per aver abbandonato le truppe fiorentine ed essere passato a quelle milanesi. Divenuto condottiero del Visconti,[2] gli fu concesso un feudo comprendente territori nel contado di Pavia e di Asti. Alla ripresa delle ostilità con la lega antiviscontea (1431), militò al fianco del duca contro la Repubblica di Venezia. Nell'aprile 1432, il Visconti lo incaricò con altri condottieri di scortare a Roma con 400 cavalli Sigismondo di Lussemburgo,[2] che fu incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero da Papa Eugenio IV. A giugno Ardizzone prese parte presso Firenze alla battaglia di San Romano.[2]
Nel 1435, quando il duca di Milano divenne sostenitore del re Alfonso V d'Aragona,[2] Ardizzone militò al fianco del sovrano e del principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini del Balzo contro le truppe di Renato d'Angiò-Valois per la conquista del Regno di Napoli.[1]
Nel 1439 passò al servizio della Repubblica di Siena.[2] Nel settembre del 1441, ritrovatosi a Montemerano, venne attaccato a sorpresa dall'esercito fiorentino: solo e senza un'adeguata armatura, venne ucciso da un soldato con un colpo di lancia.[2]
Si sposò nel 1418 con Antonia Sforza (1404 - Milano, 1471), figlia di Muzio Attendolo Sforza e dell'amante Lucia Terzani, e sorella del duca di Milano Francesco Sforza, dalla quale ebbe tre figli:
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