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librettista e scrittore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Angelo Anelli (Desenzano del Garda, 1º novembre 1761 – Pavia, 9 aprile 1820) è stato un librettista e scrittore italiano.
Scrisse anche utilizzando gli pseudonimi di Marco Landi, Niccolò Liprandi, Tommaso Menucci di Goro, Giordano Scannamusa, Gasparo Scopabirbe.
Laureato in legge, fu librettista del Teatro alla Scala dal 1799 e il 1817, specializzato nel genere buffo. Scrisse circa 40 libretti.
Fu anche uomo politico, attivo durante la fase della Repubblica Cisalpina, nonché docente di Eloquenza Pratica Legale nelle Regie Scuole Speciali di Milano, cattedra che si aggiudicò attraverso un concorso a cui prese parte anche Ugo Foscolo, che da allora fece di Anelli uno dei suoi bersagli polemici favoriti.
Nel 1809 con Salfi e Romagnosi dirige la Scuola di Alta Legislazione istituita a Milano.
La caduta dell'Impero napoleonico, nel 1817 portò alla soppressione della cattedra e Anelli si trasferì presso l'Università di Pavia, dove diventò supplente della cattedra di procedura penale e notarile. Iniziò per lui un periodo di difficoltà economiche, che si protrasse fino alla sua morte, avvenuta nel 1820.
Stendhal fu un suo ammiratore ed ebbe per lui parole di elogio in Rome, Naples et Florence. Dopo avere ricordato che "di solito le sue pièces hanno solo due rappresentazioni perché alla seconda la polizia le vieta", egli afferma che nel suo stile "si ravvisano dei tratti di Dancourt, di Gozzi e di Shakespeare". La qualità più apprezzata dallo scrittore transalpino era la sua capacità di fare satira in modo intelligente, perfettamente comprensibile in un dato contesto ma abilmente dissimulata ai profani. In tal modo si spiegava, secondo lui, il fatto che sotto Napoleone fosse riuscito a far rappresentare L'italiana in Algeri, in cui la carica di Pappataci, caratterizzata dal "mangiar bene e ben dormir" adombrava in realtà una severa critica al Senato d'Italia[1]
Massone, fu membro della loggia di Brescia Amalia Augusta[2].
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