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parte sommitale di un edificio Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il tetto o copertura è la parte superiore dell'edificio che ha la funzione di preservare l'ambiente interno dagli agenti atmosferici e dall'invasione di animali. Tecnicamente per tetto in senso stretto si indica solo quello con superfici inclinate per favorire il deflusso delle precipitazioni[1], ma ha anche un significato più esteso di copertura in generale[2][3][4], per esempio un "tetto verde" è una copertura spiovente o orizzontale dove il lastrico solare è attrezzato intensamente a verde per motivi urbanistici e di isolamento termico.
Lo scopo principale del tetto è proteggere l'edificio sottostante dalla pioggia, opporre resistenza alle sollecitazioni date da neve e vento e diminuire la dispersione termica dell'edificio. Il manto di copertura garantisce la tenuta dell'acqua, mentre la struttura portante ha il compito di sostenere il manto. A seconda delle scelte costruttive la copertura può essere o meno utilizzabile come spazio aperto, calpestabile, o avere una funzione tecnica, per esempio alloggiare o pannelli solari o raccogliere l'acqua piovana da far defluire in un serbatoio, o fungere solo da mera copertura.
In base ai materiali utilizzati per il manto le coperture sono così raggruppate:
Il manto è effettuato con vari materiali che, grazie al modo in cui sono collegati e alla loro pendenza, assicurano la tenuta dell'acqua. Le coperture discontinue sono a loro volta ripartite in:
Il manto è attuato con elementi molto ampi congiunti insieme durante la posa in opera, in modo da assicurare la tenuta per qualsiasi pendenza. Le coperture continue sono divise in:
In base alla pendenza le coperture possono essere suddivise in:
Coperture generalmente per ambito industriale, agricolo o sportivo realizzate in acciaio zincato e ricoperto di un manto in pvc. Sono coperture mobili:
Ogni tipologia a sua volta può essere mono o bipendenza.
La forma geometrica di un tetto, ossia della superficie di copertura di un edificio, viene determinata da una o più facce piane inclinate, dette falde o pioventi. Il tetto a falde piane è caratterizzato da alcuni elementi:
La struttura portante dei tetti a falde può essere realizzata mediante varie soluzioni:
L'orditura in legno strutturale è costituita da vari elementi:
Le capriate in legno, ognuna di esse formata da due travi (puntoni) disposte secondo l'inclinazione delle falde, riunite in sommità ad un travetto verticale (monaco od ometto), e inferiormente collegate ad una trave orizzontale (catena o tirante). Le unioni o connessioni dei vari elementi si ottengono mediante intagli, opportunamente rinforzati con ferri piatti. Questo tipo di incavallatura, chiamato capriata semplice, può essere usato fino a una portata di 6-7 metri.
Per coprire luci maggiori si ricorre ad altri tipi di capriate come per esempio la capriata formata da due puntoni, da un ometto e da una catena, disposti come nelle capriate semplici e inoltre da due contraffissi o saettoni interposti fra l'ometto e i puntoni. Le capriate di questo tipo si impiegano per coprire luci che vanno da 8 a 15 metri.
Questo tipo di capriata era comunemente detta "capriata all'italiana" o "capriata con saette" fino agli anni '40 del Novecento, quando iniziò ad essere definita "capriata palladiana", espressione che precedentemente indicava le capriate a tre monaci con controcatena.
Altra componente delle strutture portanti dei tetti a falde è la grossa orditura che, a seconda della sua disposizione, distingue i tetti nei due tipi:
L'orditura alla piemontese, altrimenti detta orditura alla cortinese, è costituita da una trave di colmo, appoggiata su capriate o direttamente su un muro di spina, e da cosiddetti falsi puntoni o travi disposti secondo la pendenza delle falde che, appoggiano superiormente sulla trave di colmo e inferiormente su una banchina o dormiente (dormiente è detta la trave poggiata completamente ai muri perimetrali, ossia una trave che non ha luce libera di inflessione ma è completamente poggiata su altre strutture per tutta la sua lunghezza).
L'orditura alla lombarda, detta anche alla bellunese, è caratterizzata dalla presenza di arcarecci o terzere che sono travi disposte parallelamente alle linee di gronda e appoggiate su capriate o su muri trasversali.
Terza e ultima componente delle strutture portanti dei tetti a falde è la piccola orditura. Costituita da correntini o listelli orizzontali, paralleli alle linee di gronda, nei tetti alla piemontese; e da travicelli o correntini o murali, inclinati secondo la pendenza del tetto, nei tetti alla lombarda.
Le capriate ed i profilati in acciaio possono avere forme diverse a seconda della conformazione delle falde e delle luci da coprire. I tipi più comuni sono le capriate semplici, quelle alla Polenceau e quelle a shed, realizzate in forma di trave reticolare. L'alta resistenza, la sicurezza dell'acciaio e la sua leggerezza rispetto ad altri sistemi, conferiscono all'insieme molti vantaggi strutturali ed economici.
Le travi di calcestruzzo armato precompresso più utilizzate e diffuse sono del tipo a parete piena a doppia pendenza. Nei sistemi con travi a doppia pendenza le travi sono in calcestruzzo armato normale o precompresso, presentano una doppia pendenza ed hanno luci che vanno da 10 a 30 metri. Altro tipo di capriata di calcestruzzo armato è quella utilizzata per le coperture a shed. Questi tipi di trave hanno la caratteristica forma a "ginocchio", che permette di inserire una finestratura per l'illuminazione naturale interna. Sulle travi di calcestruzzo armato vengono sovrapposti pannelli prefabbricati per formare il piano d'appoggio del manto di copertura.
Solai di calcestruzzo armato: la struttura di sostegno delle falde può essere costituita da solai e solette di calcestruzzo armato. Il solaio in calcestruzzo armato e laterizio è, nella sua più generale costituzione, formato da elementi di laterizio, aventi funzione di cassaforma leggera, i quali consentono di disporre l'armatura di acciaio in modo da ottenere, col getto di calcestruzzo, travetti distanti tra loro da 30 a 50 cm che vengono collegati tra loro da cordoli pure in calcestruzzo dello spessore di circa 4 cm che collegano i travetti formando una sezione reagente a T. La struttura di sostegno delle falde può essere costruita anche da pannelli prefabbricati, molto diffusi nelle coperture di capannoni industriali. Questi tipi di copertura offrono importanti vantaggi come quello di evitare le operazioni di manutenzione, tipiche dell'orditura in legno e quello di ottenere un miglior livello di inerzia termica della copertura.
Si può dire che la differenziazione tipologica in ordine ai diversi valori delle pendenze è derivante essenzialmente dal carico dovuto a precipitazioni nevose. Altro parametro da tenere in considerazione per la determinazione della pendenza di un tetto a falde è il materiale impiegato per il manto di copertura. L'esperienza consente di affermare come normali pendenze quelle comprese tra il 30% e il 45%.
I tipi di copertura realizzati con tegole di laterizio sono:
Dal punto di vista funzionale non pare si riscontrino differenze essenziali tra i vari tipi. Perciò la scelta può essere fatta tenendo conto essenzialmente dell'aspetto esteriore e quindi della combinazione fra l'architettura della costruzione e l'inserimento nell'ambiente circostante.
Oltre ai tipi di copertura realizzate con tegole di laterizio esistono coperture realizzate con tegole in cemento. Tra queste troviamo:
Esistono poi coperture realizzate con materiali lapidei tra cui:
Le più moderne lastre in fibra di cemento, che hanno sostituito le pericolose vecchie lastre in eternit (contenenti amianto), presentano pessime condizioni di durata nel tempo (degradano molto rapidamente) inoltre sono molto pericolose in caso vi sia la necessità di salire sul tetto per farvi un'ispezione (si rompono facilmente e si rischia di cadere a terra). Le migliori coperture a lastra sono quelle in lamiera grecata o di diversa tipologia purché in ferro o rame. Questi tipi di copertura hanno la caratteristica di essere funzionali e sicure a un prezzo ridotto. Altri tipi di copertura possono essere realizzate mediante tegole bituminose che consentono di realizzare falde con superfici molto complesse e inoltre sono particolarmente adatte per realizzare falde di grandi ampiezze e con qualsiasi tipo di inclinazione.
In Italia, per i manti di copertura discontinui si applica la norma UNI 11470 Coperture discontinue - Schermi e membrane traspiranti sintetiche - Definizione, campo di applicazione e posa in opera: la norma definisce le modalità applicative degli schermi e le membrane traspiranti sintetiche (secondo la UNI EN 13859-1 e la UNI EN 13984) e il loro utilizzo su copertura a falda, su supporti continui o discontinui o a contatto diretto con isolante termico.
Tutte le superfici dell'edificio interagiscono termicamente con l'ambiente circostante, ma è soprattutto il tetto ad incidere sugli scambi termici complessivi della costruzione. Oggi è possibile ridurre questi scambi indesiderati (dispersioni termiche invernali, surriscaldamento estivo) isolando termicamente il tetto con materiali specifici. Per quanto riguarda l'isolamento termico del tetto occorre fare una distinzione tra:
Per quanto riguarda i sottotetti abitabili lo strato isolante può essere inserito al di sotto della struttura portante, soluzione ideale per l'isolamento di tetti preesistenti, oppure sopra di essa, di più facile esecuzione e ideale per gli edifici nuovi. Se si interviene dall'interno della copertura è probabile che si abbia condensazione. Vengono prodotti freni al vapore che hanno un coefficiente di permeabilità al vapore maggiore rispetto alla barriera e permettono dunque un determinato passaggio di vapore. La quantità di acqua che può formarsi all'interno del coibente va calcolata in modo che sia possibile la sua rievaporazione nel periodo estivo.
Per la protezione dal calore estivo è opportuno tenere presente che sono due i fattori più importanti:
Al fine di avere una elevata inerzia termica e quindi una bassa trasmittanza termica periodica Yie, è utile innanzitutto impiegare per la copertura una struttura portante pesante, in laterocemento o C.A. In secondo luogo utilizzare materiali coibenti a base di legno, fibre o il sughero poiché hanno una bassa diffusività termica (conducibilità termica / densità x calore specifico).
La ventilazione della falda può essere ottenuta con appositi pannelli preformati, dotati di camera d'aria ventilata (soluzione più efficiente) o sollevando le tegole (o comunque lo strato di finitura del esposto agli agenti atmosferici) dalla struttura sottostante con elementi realizzati in opera (generalmente una doppia orditura in legno). Riveste grande importanza anche l'uso di elementi di chiusura sul colmo e in gronda che permettano un elevato passaggio di aria, naturalmente senza compromettere la protezione dagli agenti atmosferici.
Nel caso invece dell'isolamento termico di sottotetti non abitabili, con copertura isolata e ventilata, lo strato di isolamento può essere applicato sull'estradosso del solaio di copertura dell'ultimo piano dell'edificio. Si è soliti gettare un massetto di alcuni centimetri sopra l'isolamento per rendere agevole l'utilizzo del piano sottotetto. Possono utilizzarsi anche listoni in legno tra i quali inserire coibente a bassa densità e richiudere il tutto con tavolato.
Per lo smaltimento e la raccolta delle acque piovane sono usati i canali di gronda, posati in opera con una pendenza capace di trasferire l'acqua in canali di discesa, chiamati pluviali. I canali di gronda possono essere realizzati in vari modi:
Le coperture con scandole in legno, così come le coperture di paglia sono presenti nella tradizione costruttiva di determinate regioni; in Italia sono ancora diffuse (i minima parte e solo per costruzioni tipiche in legno) nel Trentino Alto-Adige e nelle regioni alpine orientali come il bellunese o il Friuli. Quella delle scandole in legno è una tecnica molto antica, impiegata soprattutto in tetti con notevole pendenza. Le scandole sono realizzate con un legno molto resistente, ad esempio il larice che ne garantisce la durata nel tempo. Sono di varie dimensioni, come ad esempio le scandole alpine lunghe 100 cm, larghe 20 cm e spesse 2,5 cm e le scandole canadesi lunghe 50 cm, larghe 10 cm e spesse 1,5 cm. Le scandole sono inoltre lavorate con scanalature per favorire lo scorrimento dell'acqua sulla falda. La posa in opera avviene in due strati di scandole, alternati e sovrapposti, fissati con dei chiodi su arcarecci portascandole, disposti in tavole, che forniscono il collegamento all'orditura del tetto. In genere ma soprattutto nel caso di falde con limitata pendenza, si preferisce l'inserimento di strati impermeabilizzanti sotto le scandole, per smaltire l'infiltrazione d'acqua.
Sopra il tavolato vanno fissate delle tavole all'orditura del tetto, sopra questo si giunta lo strato impermeabilizzante. Sopra le tavole si posano gli arcarecci portascandole.
I tetti piani sono caratterizzati da una pendenza minima, sufficiente per assicurare lo scorrimento dell'acqua fino agli scarichi. Secondo la normativa UNI si definiscono tetti piani quelli con pendenza minore del 5%.
È quindi necessario un sistema d'impermeabilizzazione, costituito da un insieme di strati, la cui scelta dev'essere fatta tenendo conto di alcuni fattori:
I tetti piani possono essere divisi in due gruppi:
Si distinguono in:
Nelle coperture a tetto piano sono presenti i seguenti strati:
Questo strato può essere realizzato come:
Questo strato ha il compito di smaltire le acque. La sua pendenza può variare dallo 0,5% al 5% (ovvero da mezzo centimetro di dislivello per metro fino a 5 cm di dislivello per metro). Lo strato di pendenza è generalmente realizzato con un getto di calcestruzzo o con aggregati leggeri, con uno spessore che varia dai 3 ai 5 cm, spianato in modo da eliminare le irregolarità. Questo strato a volte costituisce anche il supporto dello strato di impermeabilizzazione. Durante la messa in opera risulta spesso piuttosto complicato realizzare praticamente una pendenza molto lieve, pertanto è preferibile, al fine di garantire un ottimale smaltimento delle acque, adottare pendenze comprese tra il 2,5% ed il 5%.
Questo strato evita i danni prodotti con il movimento del supporto con lo strato di impermeabilizzazione.
Essa ha la doppia funzione di impedire la condensazione del vapore all'interno degli strati e di proteggere lo strato isolante dall'umidità presente negli strati sottostanti non ancora del tutto asciugati.
Questo strato ha la funzione di resistere ai carichi e al peso proprio degli strati costituenti. In un tetto è costituito da una soletta di calcestruzzo armato, da pannelli di copertura prefabbricati, da un solaio misto in laterocemento, da un tavolato in legno o da pannelli truciolari.
Lo strato di impermeabilizzazione può essere realizzato con apposite membrane per impermeabilizzazione o con prodotti sfusi. I prodotti sfusi dopo l'applicazione a caldo o a freddo costituiscono uno strato di un determinato spessore, senza giunti e impermeabile. Le impermeabilizzazioni eseguite con questi tipi di prodotti solitamente presentano:
I manti impermeabili si possono posare in modi diversi:
Consiste nell'adagiare una membrana rivestita di materiale che impedisca l'adesione al supporto. La membrana viene poi saldata a questo supporto garantendo lo scorrimento dell'impermeabilizzazione sul supporto. Il collegamento indipendente è possibile solo con pendenze inferiori al 5% e presuppone uno strato di protezione pesante che impedisca al vento di sollevare la membrana.
Si realizza incollando l'impermeabilizzazione al supporto per punti o lungo strisce. Questo collegamento è possibile con pendenze fino al 40%.
L'impermeabilizzazione viene fissata al supporto, eventualmente pretrattato con elementi che aiutano il collegamento. Questo tipo di collegamento è realizzabile con ogni tipo di pendenza: non richiede deformazioni, dilatazioni o movimenti del supporto che possono lacerare l'impermeabilizzazione.
Per rallentare l'invecchiamento delle membrane impermeabilizzanti presente sui tetti piani si deve proteggere la loro superficie.
Lo strato impermeabile viene prodotto con scaglie di ardesia o da lamine di alluminio o di rame. Il tutto consente di realizzare falde colorate, dal rosso al verde.
Costituita da uno strato di ghiaietto spesso 4 o 5 cm, che consente l'accesso alla copertura per la manutenzione e nel caso di collegamento indipendente, assume la funzione di coprire la membrana. Il ghiaietto deve essere tondeggiante e posato sciolto su uno strato di separazione filtrante (esempio tessuto non tessuto). Questa protezione è molto economica e anche utile per ridurre gli effetti delle escursioni termiche.
Costituita da uno strato di sabbia spessa 2 cm disposto sulla membrana di impermeabilizzazione e da uno strato di separazione (esempio cartonfeltro) sul quale viene gettato un massetto di calcestruzzo dello spessore di 3 cm. La pavimentazione fatta di piastrelle viene posata con malta di allettamento o con uno strato di colla. Questa protezione permette alla copertura di essere fruibile, essendo così utilizzabile come terrazzo.
Realizzata con lastre di calcestruzzo 50 x 50 cm, appoggiate sullo strato impermeabilizzante con elementi angolari di plastica, in modo da formare giunti aperti capaci di scolare l'acqua verso gli scarichi. Questa protezione permette l'utilizzo della copertura come terrazzo e inoltre ha anche il vantaggio di rimuovere facilmente la pavimentazione per la manutenzione della membrana impermeabilizzante.
Durante la stagione invernale, il vapore risale attraverso la soletta portante e può condensarsi dentro lo strato isolante. A causa della membrana impermeabilizzante l'acqua non può evaporare verso l'esterno, così si accumula negli strati e una parte riscende verso il basso. Durante la stagione estiva, l'acqua accumulata negli strati si trasforma in vapore causando la formazione di bolle sulla membrana impermeabile. La barriera al vapore riesce ad evitare entrambi gli inconvenienti poiché impedisce la formazione della condensa. I materiali comunemente impiegati per questo metodo sono fogli di alluminio, membrane di bitume polimero… Parecchi tipi di pannelli isolanti sono prodotti con la barriera al vapore applicata sulla faccia. La barriera al vapore è necessaria quando l'isolante possiede una forte permeabilità al vapore; può invece non essere messa se l'isolante non è permeabile al vapore (vetro cellulare).
Lo strato termoisolante può essere posizionato in diversi modi rispetto agli altri strati:
Qui sotto lo schema dei principali tipi di tetto piano che verranno esaminati poi uno ad uno.
Permette l'utilizzo di tecnologie molto semplici. Si usa normalmente per locali non riscaldati di varia destinazione, quindi per strutture non adibite all'accoglienza di persone.
Utilizzato a protezioni di locali abitati, deve garantire un buon isolamento termico.
Prima di tutto bisogna costruire un cordolo perimetrale (F) in calcestruzzo per contenere tutto il pacchetto ventilazione, avendo l'accortezza di lasciare dei fori di 80 mm. (A) sui lati perpendicolari alla ventilazione. I fori naturalmente andranno protetti con una rete di protezione. Sul solaio esistente si fissano delle traversine in lamiera zincata (H) di dimensioni 170x70 e spessore 0,8 mm. con un interasse di 70 cm. come da particolare (D). Tra queste ultime si inserisce dell´isolante composto da pannelli in poliestirene estruso da 60 mm. densità 35 (I). Al di sopra delle traversine va poggiato in senso perpendicolare un tavolato in pino marino con spessori da 20 a 30 mm. (C) bullonato sulle traversine. Infine sul suddetto tavolato va steso un pannello da spessore 30 mm. in polistirene estruso a cellule chiuse densità 35 kg/m3 (E) con supporto superiore catramato per poter permettere successivamente la posa della guaina bituminosa per completare l'opera.
Schema del sistema di incollaggio:
Schema del sistema con zavorra in ghiaia:
Il tetto carrabile assicura un'adeguata resistenza al passaggio e alla sosta di veicoli. Questo è possibile grazie ad una tecnologia che utilizza conglomerato cementizio armato.
Il tetto verde può essere di due tipi: estensivo oppure intensivo, in funzione del tipo di vegetazione scelto. Accanto alle funzioni primarie di protezione dall'acqua, dal rumore e di protezione termica, la soluzione di tetto verde offre grandi vantaggi estetici, di miglioramento del clima e soprattutto ecologici, perché restituisce all'ambiente preziosi spazi verdi. Per proteggere queste coperture dall'umidità del terreno e dalle radici si utilizzano delle barriere chimiche (prodotti con azione diserbante che proteggono la membrana dal proliferare delle radici) e quelle fisiche, cioè l'inserimento di una lamina metallica e un film di materiale sintetico. Caratteristiche specifiche del sistema:
Realizzata con membrana posata in aderenza e dotata di risvolti per la sovrapposizione del manto del tetto. Giunti di dilatazione: questi giunti permettono una corretta dilatazione termica degli elementi della copertura in modo che non si vengano a creare tensioni potenzialmente pericolose per l'integrità strutturale di queste. Si usano giunti a omega, meccanici, o protetti da grembiale.
Oltre alla scelta del materiale dei pluviali, bisogna prestare attenzione alle pendenze in prossimità dell'imbocco ed alla posizione dei pluviali rispetto ad elementi verticali. Le contropendenze in prossimità dell'imbocco, generate dell'ispessimento delle sovrapposizioni tra il manto e l'imbocco, provocano ristagni d'acqua, che accelerano il deterioramento del manto. Per evitare il problema, la zona di imbocco (compresa l'area di sovrapposizione) deve essere situata ad un livello inferiore alla quota minima della pendenza.
L'illuminazione naturale attraverso le coperture viene solitamente preferita a quella data dalle finestrature in quanto permette di fornire illuminazione anche all'interno del capannone industriale, senza venir bloccata dall'ombra prodotta da eventuali macchinari. L'illuminazione naturale, che deve essere opportunamente schermata permette di guadagnare anche ore di luce diminuendo l'uso di sistemi artificiali. Alcuni tipi di sistemi di illuminazione:
Una copertura deve risultare impermeabile all'acqua e resistente ai carichi (vento, neve, carichi accidentali, ecc.) onde evitare l'insorgere di situazioni termoigrometriche critiche. Tali situazioni come infiltrazioni che si possono verificare per capillarità o causa il ciclo gelo disgelo, se non verificate, possono comportare condensazioni in superficie o negli strati che compongono la copertura stessa. Molto importante è anche la manutenzione del manto e gli elementi di completamento.
L'isolamento delle coperture è essenziale per ridurre la dispersione termica, specialmente nel caso di costruzioni monopiano, comportando notevoli economie di esercizio e sensibili vantaggi in termini di comfort abitativo. Bisogna anzitutto distinguere fra isolamento invernale ed estivo, poiché un isolamento, come ad esempio un semplice pannello di polistirene estruso, può essere efficace alle basse temperature ma assolutamente inutile nel difendere il sottotetto dal calore estivo. L'isolamento del tetto svolge anche una funzione protettiva nei confronti della struttura, soprattutto quando questa è in legno. Nel periodo estivo per ottenere un buon isolamento bisogna considerare due fattori principali: avere una bassa trasmittanza termica periodica Yie, valore che indica la trasmittanza nell'arco della giornata e avere una buona ventilazione della falda, quest'ultima possibile solo con le coperture inclinate. Per avere una bassa Yie è necessario avere una struttura portante del tetto più pesante possibile (C.A. o laterocemento) e utilizzare un materiale coibente che abbia una bassa diffusività termica (conducibilità termica / densità x calore specifico, come ad esempio i materiali coibenti a base di legno o fibre o il sughero. Per effetto delle radiazioni solari la temperatura superficiale all'estradosso del manto di copertura può risultare superiore alla temperatura dell'aria esterna anche di 10-30 °C in funzione del calore del manto. Di conseguenza il salto termico effettivo tra l'interno e l'esterno della copertura è molto elevato. Ciò fa ulteriormente aumentare la temperatura interna dell'edificio a causa della trasmissione di calore che può avvenire attraverso il tetto nel caso non sia presente un buon isolamento termico. La ventilazione del tetto riduce notevolmente questi fenomeni, mentre l'aumento di Yie li rallenta al punto che il calore non riesce ad arrivare all'interno prima del periodo notturno, quando il calore comincia comunque a disperdersi, questo è il motivo per cui strutture antiche, non isolate ma con un involucro molto pesante come le chiese, sono molto fresche d'estate.
Migliorando l'isolamento termico delle strutture di un edificio esistente si ottengono sensibili riduzioni dei consumi di combustibile nel riscaldamento invernale e quindi nella gestione dell'impianto. Tra i possibili interventi per isolare termicamente esistono sostanziali differenze nei costi e nel risparmio ottenibile in termini di consumi energetici. In particolare le dispersioni attraverso un tetto non isolato possono rappresentare più del 25% delle dispersioni totali di un edificio.
Fermo restando il rispetto delle caratteristiche di resistenza al fuoco delle strutture portanti e separanti stabilite dal D.M. 9 aprile 1994 in funzione dell'altezza antincendio dell'edificio, è consentito che gli elementi strutturali della copertura, qualora non collaborino alla statica complessiva del fabbricato ma debbano garantire unicamente la propria stabilità, abbiano caratteristiche di resistenza al fuoco commisurate alla classe dei locali immediatamente sottostanti, con un minimo di R 30, indipendentemente quindi dall'altezza del fabbricato. Quanto sopra potrà essere realizzato a condizione che la situazione al contorno escluda la possibilità di propagazione di un eventuale incendio ad ambienti o fabbricati circostanti; in tale evenienza (come ad esempio nel caso di adiacenza con edifici di maggiore altezza) dovranno essere attuate idonee misure di sicurezza atte ad impedire la propagazione dell'incendio.
La libera circolazione dell'aria, dalla linea di gronda al colmo, assicura:
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