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rinascita dell'anima, o dello spirito di un individuo, in un altro corpo fisico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La reincarnazione è il concetto religioso di rinascita dell'anima, o dello spirito di un individuo, in un altro corpo fisico, un certo tempo dopo la morte.[1]
Il termine reincarnazione è considerato sinonimo di metempsicosi ed è spesso riferito al modello culturale e religioso orientale e ai modelli spiritistici che descrivono una trasmigrazione dell'anima in altri corpi (anche vegetali, animali o minerali) sino a quando l'anima non si sia liberata completamente dalla materialità.[2] Olimpiodoro[3] ritiene più corretto il termine che si ritrova in Plotino[4] "metensomatosi" (da σῶμα, sôma, "corpo"), indicante la trasmigrazione dell'anima esclusivamente in corpi umani. L'espressione "trasmigrazione dell'anima" è un adattamento dal latino tardo trasmigrātĭo-ōnis derivato da trasmigrāre, e quindi da migrāre, espressa ancor prima nella filosofia della Grecia antica con il termine "μετεμψύχωσις" (metempsicosi), ed è attribuibile a Pitagora o anche a Ferecide di Siro.[5][6]
È una delle credenze più riconosciute in ambienti legati all'induismo, al giainismo, al sikhismo e al buddhismo, anche se in quest'ultimo caso non riguarda la reincarnazione dell'anima ma quella del karma[Nota 1], ad alcune religioni africane e altre filosofie o movimenti religiosi. La maggior parte dei pagani contemporanei crede nella reincarnazione.[7] Nell'antichità occidentale questa credenza era molto diffusa nelle scuole filosofiche come quella platonica o nei movimenti religiosi come l'orfismo. Divenne poi fondamentale nel misticismo neoplatonico pagano con Plotino, Giamblico e Proclo. La metempsicosi si ritrova nel manicheismo e in alcune sette dell'islamismo come quella dei Drusi.[8]
Nel secolo scorso, uno dei più importanti propugnatori della reincarnazione in Occidente è stato il filosofo austriaco Rudolf Steiner (1861-1925), nell'ambito della sua corrente di pensiero denominata antroposofia. Più di recente, la dottrina della reincarnazione ha formato parte integrante del movimento New Age. La reincarnazione è inoltre riconosciuta principalmente nelle società che praticano o praticavano la cremazione dei defunti, basata sulla convinzione che lo spirito del defunto dopo la morte si distaccasse dal corpo che poteva quindi essere distrutto dal fuoco.
La reincarnazione nella filosofia occidentale viene indicata con il termine metempsicosi (dal greco antico μετεμψύχωσις metempsicosis, "passaggio delle anime") intendendo la trasmigrazione dell'anima o dello spirito vitale dopo la morte in un altro corpo di essere umano, animale o vegetale.
Erodoto riferisce di una credenza nella metempsicosi presso gli Egizi e ritiene che da questi si sia trasmessa ai Greci. Gli storici hanno dimostrato che quanto riportato da questo autore non sia attendibile in quanto non è stata rinvenuta nessuna concezione simile alla metempsicosi nella religione egiziana.[9]
Nell'ambito della filosofia occidentale, Pitagora e la sua scuola sembrano essere stati fra i primi a sostenere la dottrina della reincarnazione o metempsicosi, seppure sulla base di culti orfici preesistenti. L'uomo secondo i pitagorici è precipitato sulla Terra a causa di una colpa originaria, per via della quale è costretto a trasmigrare da un corpo a un altro, non solo di umani ma anche di piante e animali. Per liberarsi da questa catena di morti e rinascite occorre ritornare allo stadio di purezza originaria dedicandosi alla contemplazione disinteressata della verità, praticando dei rituali esoterici di iniziazione e di catarsi, di purificazione. I pitagorici ritenevano che la vita del matematico fosse quella che più si avvicinasse alla condizione libera e divina in cui l'anima si trovava prima della sua caduta.
Nell'orfismo[Nota 2] e nella scuola pitagorica la metempsicosi era collegata alla loro cosmologia poiché essi sostenevano che questa avvenisse ciclicamente al compimento di un corso astronomico dell'universo.
Aristotele[10] cita la metempsicosi come un "mito" della scuola pitagorica mentre Platone, il più noto per la sua dottrina della trasmigrazione delle anime[11], non nomina mai Pitagora ma indica piuttosto Filolao, uno dei membri della scuola pitagorica.[12]
Senofane, in alcuni versi riportati da Diogene Laerzio, allude alla metempsicosi riferendola a un aneddoto con protagonista Pitagora che riconosce in un cane un suo vecchio amico:
«Si dice che un giorno, passando vicino a qualcuno che maltrattava un cane, [Pitagora], colmo di compassione, pronunciò queste parole: "Smettila di colpirlo! La sua anima la sento, è quella di un amico che ho riconosciuto dal timbro della voce.[13]»
Oltre a questo riferimento lo stesso Diogene Laerzio scrive che Pitagora fu il primo a introdurre presso i Greci la nozione di "anima", legata nel tempo a vari corpi di esseri viventi.[14]
Empedocle nelle sue Purificazioni riprenderà la dottrina orfico-pitagorica della metempsicosi, sostenendo - sulla scia di Parmenide - che nell'universo nulla si crea e nulla si distrugge, e aggiungendo che tutto si trasforma sulla base del contrasto di due forze soprannaturali, Amore e Odio, le quali determinano l'aggregazione o la disgregazione dei quattro elementi fisici. Pertanto l'anima è immortale, e la sua nascita e la sua morte in un corpo fisico sono solo aspetti transitori dovuti all'intervento delle due forze cosmiche. L'uscita dal ciclo dipende per ognuno dal comportamento tenuto in vita.
Riappropriandosi della tradizione orfica e pitagorica, Platone fece della reincarnazione, trattata soprattutto nel Mito di Er[15] il perno della sua dottrina della conoscenza, basata sul concetto di reminiscenza o anamnesi.[16] Secondo Platone l'esistenza della reincarnazione è testimoniata dal fatto che le nostre conoscenze del mondo sensibile si basano su forme e modelli matematici che non trovano riscontro in esso, ma sembrano provenire da un luogo al di là del cielo, l'iperuranio, dove il nostro intelletto doveva averli contemplati prima di nascere. Nel mito del carro e dell'auriga, da lui esposto nel Fedro, egli immagina che l'anima, in seguito alla morte, sia simile a una biga che cerca il più possibile di risalire al cielo iperuranio, dimora delle Idee, per assorbirne la sapienza.
A causa della propria concupiscenza, simboleggiata da un cavallo nero, l'anima è facilmente soggetta a precipitare nuovamente verso il basso, cioè a reincarnarsi. Chi è precipitato subito rinascerà come una persona ignorante o comunque lontana dalla saggezza filosofica, mentre coloro che sono riusciti a contemplare l'Iperuranio per un tempo più lungo rinasceranno come saggi e come filosofi. La reincarnazione consente secondo Platone di spiegare anche l'innatismo della conoscenza, concezione secondo la quale l'apprendimento consiste propriamente nel ridestarsi di un sapere già presente in forma latente nella nostra anima, ma che era stato dimenticato al momento della nascita ed era perciò inconscio: conoscere significa dunque ricordare.
Dopo Platone, la dottrina della reincarnazione o metempsicosi passerà nei neoplatonici e in varie correnti gnostiche, esoteriche ed ermetiche, proprie del tardo Ellenismo. Filone di Alessandria fu tra i primi a conciliare la religione ebraica con la reincarnazione platonica.[Nota 3] Plotino[17], Porfirio -che negò la metasomatosi, cioè la reincarnazione dell' uomo in un corpo animale-, Giamblico e Proclo, ripresero sostanzialmente da Platone la concezione che l'anima si reincarni e ritorni sulla Terra a causa di una colpa originaria, per espiare la quale occorre compiere un lungo cammino di ascesi, liberandosi dagli affetti terreni che altrimenti potrebbero indurre l'anima a restare vincolata alla materia.[18]
San Paolo afferma:
«È stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta.»
Sulla base di questo assunto biblico il Catechismo della Chiesa cattolica dichiara:
«Non c'è « reincarnazione » dopo la morte.»
La reincarnazione fu accolta solo presso ambienti cristiani poi ritenuti eterodossi. Origene sembrava accettare la possibilità di una preesistenza dell'anima anteriore alla nascita,[20] ma contestava che lo spirito umano potesse "retrocedere" reincarnandosi nel corpo di animali. In seguito la reincarnazione fu ribadita dal filosofo Scoto Eriugena.[21] Secondo i sostenitori della presenza della dottrina reincarnazionista nel cristianesimo,[22] alcuni passi del Vangelo farebbero indurre la possibilità di una visione reincarnazionista anche nel cristianesimo, ad esempio:
Tuttavia, in senso contrario 1 Pietro 3:18-20[32] afferma che "Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti". Nel Vangelo secondo Giovanni, il dialogo fra Gesù e Nicodemo pone in modo più esplicito la domanda sulla possibilità di una seconda nascita:
«C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. [2]Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». [3] Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». [4]Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». [5]Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. [6]Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito.»
Gesù menziona una "rinascita dall'alto" e una "nascita in acqua e Spirito", che è diversa dalla nascita della carne e non presenta limiti d'età. Esse sono anche poste in relazione al sacramento del battesimo che mediante l'acqua e la grazia dello Spirito Santo segnano una seconda nascita terrena, che è l'appartenenza e partecipazione in anima e corpo al Corpo Mistico di Cristo risorto.
Anche in un testo gnostico denominato Pistis Sophia verrebbe prospettata la possibilità della reincarnazione, sempre però in vista di un suo superamento finale. Va però precisato che, tra i tanti testi gnostici e apocrifi, la quasi totalità di questi riprende l'idea della rinascita in questa vita (come detto sopra o in Giovanni, III) e non in un'altra.
Alcune delle prime sette cristiane come i Sethiani, e a seguire la corrente gnostica di Valentino, credevano nella reincarnazione. Nel clima del sincretismo ellenistico, la dottrina della reincarnazione trova varie testimonianze come quella san Gregorio Nisseno, fratello minore di Basilio di Cesarea, che affermò: «È una necessità di natura per l'anima immortale essere guarita e purificata, e quando questa guarigione non avviene in questa vita, si opera nelle vite future e susseguenti»[34]. Così Giustino: «Alcune anime che si credono indegne di vedere Dio a seguito delle loro azioni durante le reincarnazioni terrene, riprenderanno i corpi»[35]. Origene sostenne che «in quanto a sapere perché l'anima ubbidisce talvolta al male, talvolta al bene bisogna cercare le cause in una nascita anteriore alla nascita corporea attuale»[35]; egli tuttavia, se ammetteva la reincarnazione da uomo a uomo, si espresse in maniera diversa circa la dottrina della metensomatosi (cioè rinascita in corpi di animali)[36] respingendola come «stoltezza»[37] ed «estranea alla Chiesa di Dio, non tramandata dagli apostoli, né mai manifestata dalle Scritture»[38] poiché lo stesso corpo accompagna l'anima.
Fra gli avversari della dottrina della reincarnazione vi fu invece Tertulliano. La disputa di fatto si concluse con la definitiva condanna della reincarnazione nel sinodo di Costantinopoli del 553. Per ordine dell'imperatore Giustiniano, che si riteneva capo supremo della chiesa d'Oriente, venne condannata la dottrina di Origene con nove anatemi del patriarca Menas. Il primo di questi recitava:
«Contro chiunque dichiari o pensi che l'anima umana preesistesse, ossia che sia stata spirito o sacra podestà, ma che sazia della visione di Dio si sia volta al male e che in questo modo il Divino amore si sia raffreddato in lei e sia pertanto divenuta anima, precipitando per castigo nel corpo, anatema sia.»
In seguito la credenza nella reincarnazione riemerse nelle eresie dei Catari e degli Albigesi, diffuse nella Linguadoca, e quindi nei pensatori cristiani rinascimentali.
Oggi la dottrina della reincarnazione permane ufficialmente respinta dalla Chiesa cattolica[Nota 4] e dalla Chiesa ortodossa.
Alcuni evangelici e fondamentalisti cristiani considerano ogni fenomeno che riguarda la reincarnazione come inganno del diavolo. Tra i cattolici, altra obiezione viene dal teologo Battista Mondin secondo cui nella maggior parte dei casi non ci sarebbe nessun ricordo di vite passate o esperienze vissute, così come anche di conoscenze o attitudini accumulate.[39]
Col Rinascimento tornarono in voga le dottrine platoniche della reincarnazione soprattutto in Giorgio Gemisto Pletone, Marsilio Ficino e Giordano Bruno, insieme alle correnti esoteriche dell'alchimia. Di nuovo nel Romanticismo la reincarnazione fu sostenuta da Arthur Schopenhauer,[Nota 5], da Giuseppe Mazzini.[40]. L'idea fu appoggiata anche da alcuni trascendentalisti americani, quali Henry David Thoreau, Ralph Waldo Emerson e Walt Whitman, e dalla Società Teosofica.
Vari contemporanei hanno tentato una conciliazione tra cristianesimo e reincarnazione. Geddes Macgregor scrisse un libro intitolato Reincarnazione nella cristianità: una nuova visione della Rinascita nel pensiero Cristiano,[41] Rudolf Steiner è stato l'autore di Cristianità come fatto mistico, e Tommaso Palamidessi ha scritto Memorie di vite passate e le sue Tecniche, che contengono alcuni metodi attraverso i quali sarebbe possibile ottenere memorie dalle vite precedenti.[42]
Tra i gruppi che si considerano cristiani e credono nella reincarnazione, si ricordano la Chiesa cattolica liberale, l'Unitarianismo, i Movimenti Spiritualisti Cristiani, la Compagnia Rosacruciana e il Lectorium Rosicrucianum.
Tuttavia, il battesimo praticato nelle comunità steineriane è nullo e privo di valore all'interno della Chiesa cattolica.[43]
Nell'ambito delle diverse scuole buddhiste ci sono diverse interpretazioni del concetto di reincarnazione. In termini generali, e tenendo conto che i limiti non sono mai netti, le scuole che la contemplano maggiormente sono quella del Veicolo adamantino o buddhismo Vajrayāna, che comprende soprattutto il cosiddetto buddhismo tibetano, e la scuola Theravāda di derivazione Hīnayāna o del Piccolo veicolo. Per entrambe queste scuole è centrale il concetto di saṃsāra, ossia del ciclo di vita nel mondo materiale di tutti gli esseri, che non si conclude con la morte, ma che ricomincia con una rinascita e quindi con una reincarnazione fino alla liberazione nel Nirvana dal ciclo di nascita e morte. Questa concezione della reincarnazione è di derivazione induista, nell'ambito del quale viene contemplato un ātman ossia un sé assimilabile a ciò che gli occidentali chiamerebbero anima; ma la concezione induista si scontra nel buddismo con la dottrina dell'anātman, o non sé, che nega l'esistenza in primo luogo di un io individuale, permanente e immutabile, per cui non essendoci un io, un sé e quindi un'anima, mancherebbe il soggetto stesso della reincarnazione.
Nel buddhismo Mahāyāna permane la contraddizione ma in alcune scuole come quella dello Zen e soprattutto nell'abito dello Zen occidentale contemporaneo, si pone l'accento sul fatto che la tradizione del buddhismo antico non parla di reincarnazione ma di rinascita, che andrebbe intesa come rinascita psicologica che avviene in questa vita nel momento in cui si arriva all'illuminazione anch'essa raggiungibile in questa vita. Anche il concetto di karma come principio di causa-effetto è inquadrato nell'ambito di una sola vita in cui a ogni azione negativa conseguiranno effetti negativi sulla propria vita e a ogni azione positiva conseguiranno effetti positivi sulla propria vita. Anche lo Zen però non risolve in modo definitivo la questione perché parallelamente continua ad affermare la dottrina dei Bodhisattva secondo cui gli esseri umani che hanno raggiunto l'illuminazione, dopo la cessazione della loro vita terrena, scelgono di tornare a vivere all'interno di un corpo terreno per continuare ad aiutare tutti gli esseri, riammettendo così il concetto classico induista di reincarnazione.
Un altro tentativo di superare la contraddizione viene fatta recentemente in ambito Zen da Thích Nhất Hạnh che dice che, come si afferma nei sutra, non esistendo né nascita e né morte non ha senso parlare in termini di reincarnazione o di rinascita, ma secondo il monaco Zen sarebbe invece più corretto parlare di ri-manifestazione, non precisando tuttavia come questa sua concezione si possa integrare con la concezione della reincarnazione dei Bodhisattva.
Nella scuola degli Yogācāra, appartenenti al buddhismo Mahāyāna, ha avuto origine la dottrina dell'ālāyavijñāna, la "coscienza deposito", l'ottava delle "coscienze", Vijñāṇa, quale responsabile del trasferimento dei semi, o impressioni, che gli atti volitivi lasciano sul loro autore, anche alle rinascite successive. Questa coscienza successivamente venne identificata da alcuni autori Yogācāra come uguale al concetto del Tathāgatagarbha, la "Matrice dei Così-Venuti/Andati", e pertanto è ritenuta assolutamente identica alla Vacuità. È da tener presente che la dottrina dell'ālāyavijñāna fu tuttavia criticata e rigettata dagli autori Mādhyamika, un'altra importante scuola Mahāyāna, come "sostanzialista" in quanto sostanziava la Vacuità attribuendole un'esistenza propria.
Nella Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad si legge: «Come un orefice prende la materia di un gioiello e con essa foggia un disegno nuovo e più bello, allo stesso modo questo ātman scrollandosi via il corpo e rendendolo insensibile, ne foggia una forma nuova e più bella». (IV,4,4)
Il Manusmṛti (Leggi di Manu) afferma esplicitamente: «Considera attentamente le trasmigrazioni degli uomini, cagionate dalle loro azioni colpevoli… lo spirito vitale che esce dal corpo per rinascere nel grembo di una creatura umana… le sciagure che soffrono gli esseri animati a cagione delle loro iniquità e la felicità inalterabile che invece provano nella contemplazione dell'essere divino che conferisce ogni virtù».[44]
Nella Bhagavadgītā (Il canto Divino) Krishna afferma: «Come l'anima incarnata passa in questo corpo dall'infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l'anima passa in un altro corpo all'istante della morte. L'anima realizzata non è turbata da questo cambiamento». (B.Gita 2.13) E ancora: «Come una persona indossa vestiti nuovi e lascia quelli usati, così l'anima si riveste di nuovi corpi materiali abbandonando quelli vecchi e inutili». (B.Gita 2.22).
Un gruppo relativamente piccolo come l'Associazione internazionale per la coscienza di Krishna, popolarmente noto come Hare Krishna, ha distribuito milioni di copie dei suoi libri e opuscoli. Il testo sulla reincarnazione più diffuso dagli Hare Krishna[45] è diventato popolarissimo in numerosi Paesi dell'Occidente, è spesso citato anche in contesti insospettati e ha certamente contribuito alla moda della reincarnazione, anche presso persone che non si sognerebbero mai di aderire al movimento degli Hare Krishna.[46]
«Una generazione va, una generazione viene
ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta,
si affretta verso il luogo da dove risorgerà.
Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana;
gira e rigira
e sopra i suoi giri il vento ritorna.[47]»
«Il Creatore del mondo e di tutte le anime sa quello che accadde tra gli individui nelle vite precedenti»
Benché la reincarnazione sia una concezione non presente nella Torah scritta e non esplicita nel Talmud, la concezione reincarnazionista non è estranea neanche all'ebraismo[48]; definita Ghilgul (גלגול), è infatti insegnata dalla Qabbalah, la componente più profonda mistico-esoterica della religione ebraica.
La dottrina ebraica della reincarnazione si può allora rintracciare nei seguenti elementi:
Nel testo dell'Arizal e dello Zohar vengono espressi i seguenti princìpi:[49]
Non è comunque esclusa la possibilità che una stessa anima possa vivere più vite in periodi storici differenti e sia soggetta a più rinascite dopo la morte:
Le discussioni ammettono tre possibili cicli di reincarnazione per persone non rette nei casi in cui ve ne sia necessità, numero, anche questo, che ha rilevanza simbolica anche secondo l'aspetto del ciclo di vita vissuto. Per le persone rette può avvenire un numero superiore di reincarnazioni;
Il processo di reincarnazione così descritto riguarda il tiqqun, la rettificazione dell'anima dai peccati commessi nelle vite precedenti non con l'intento di punire durante le vite successive ma con quello di purificazione e aumento dei meriti: secondo questa teoria le vite successive delle sole anime coinvolte in questi cicli saranno sempre purificate dai peccati delle vite precedenti o attraverso la rinascita stessa o tramite il compimento di azioni che aggiungano un numero di meriti sempre maggiore. Non è presente quindi il rischio che gravi o lievi peccati commessi nelle vite precedenti possano influenzare il corso delle vite successive o, come anche i peccati o le sofferenze patite, possano danneggiare l'anima ospitata nel caso di un ibbur; anche per questo viene insegnato che è molto difficile che una persona divenga consapevole delle vite vissute in precedenza.
« ...preservando la misericordia per 1000 (2000) generazioni... » ( Esodo 34.7, su laparola.net.) |
Secondo questo versetto (in ebraico per mille, אלף (alaf), al plurale, אלפים, si può intendere duemila) per l'Arizal ci si riferisce al ciclo di reincarnazione dei retti che può contare sino a 2 000 "reincarnazioni" per una stessa persona mentre per i non retti vale il versetto che afferma: sino alla quarta generazione, contando quindi tre reincarnazioni in un totale di quattro vite[51].
Vi possono essere quindi cicli di tre reincarnazioni ma si può arrivare sino a venti, trenta e oltre: questo dipende dal tipo di reincarnazione, se si tratta di un caso tra i vari ibburim o tra i vari ghilgulim.[52]
Il motivo della reincarnazione come modo per poter rettificare la propria anima, secondo i meriti aggiunti e per acquisirne un numero più alto, passaggio aggiunto all'espiazione completa dei propri peccati solo dopo la morte nel Ghehinnom, è il privilegio di avere un'opportunità in più in un'altra vita anche per compiere maggiori buone azioni, in particolare quelle non compiute nelle vite precedenti; la ricompensa di questi sarà manifesta nell'era messianica e nell''Olam Ha-Ba in modo da potervi giungere completamente rettificata grazie al percorso durante la propria vita o le molte reincarnazioni, ciò anche per rettificare le trasgressioni compiute in precedenza;[53]
«...poiché per il G/giudice esiste solo ciò che i S/suoi "occhi" vedono.[54]»
Chaim Vital racconta che spesso il suo maestro Arizal scorgeva anche le anime di Zaddiqim o studiosi di Torah stare in piedi sulle loro tombe inoltre poteva intravedere anime sostare presso oggetti inanimati e indicare i nomi di tali persone nonché le loro mancanze in vita per quelle reincarnazioni.
Un individuo reincarnato è concepito dagli stessi genitori e così partorito dalla stessa madre nel corso delle vite differenti: da ciò si deduce che anche i genitori quindi sono soggetti alla reincarnazione; nella religione ebraica un "nucleo familiare" è quindi tale in modo definitivo. Ecco quindi che nel popolo ebraico esistono differenti ceppi familiari la cui connotazione peculiare resta la medesima, con ciò facendo altresì riferimento per esempio anche alla dinastia reale di re David o ancora alla figliolanza di Aronne e Mosè.[56]
Come già spiegato inizialmente gli Tzaddikim devono affrontare un numero maggiore di reincarnazioni, con il risultato evidente di essere presenti nel Creato per più tempo degli altri; detto ciò, è altresì ovvio che gli stessi Tzaddikim vivono sempre nelle stesse epoche, deducendo questo dal principio di fede ebraico sulla Yehidah del popolo ebraico appunto. La resurrezione riguarda invece il ritorno dell'anima ebraica nello stesso corpo, quindi abbandonato per breve tempo mentre con le reincarnazioni si succedono parecchi anni e così si rinasce nuovamente concepiti dai genitori: la resurrezione degli Tzaddikim è profetata per l'ultima fase dell'era messianica.
Poiché secondo lo studioso Gershom Scholem la dottrina della trasmigrazione era diffusa nel II secolo presso le comunità manichee e cristiane, non è impossibile che il suo ingresso nell'ebraismo sia dovuto proprio alle influenze delle filosofie indiane veicolate dal manicheismo, dal neoplatonismo così come dagli insegnamenti degli Orfici[Nota 6].
L’islam non contempla la reincarnazione, tuttavia nella corrente Ismailita, in special modo nella variante drusa e nizarita vi è la credenza secondo la quale esiste la reincarnazione. A sostegno di questa credenza vi sono una serie di sure del Corano che sembrano alludere a questa possibilità: II 243, XVII 6, XXIV 55, XXVIII 5-6, XXVII 83-86.[57]
Gli studiosi sunniti considerano queste altre sure legate al concetto di reincarnazione:
«Dio prende a Sé [yatawa] le anime al momento della loro morte, e quelle che dormono senza essere morte. Trattiene quella di cui ha decretato la morte, e rimanda le altre fino al termine fissato. Davvero in ciò vi sono dei segni, per gente che riflette.»
«Tu fai entrare la notte nel giorno e tu fai entrare il giorno nella notte, e Tu fai uscire il vivo dal morto, e tu fai uscire il morto dal vivo. E Tu attribuisci a chi Tu vuoi, senza lesinare.»
«Signor nostro, ci hai fatti morire due volte e due volte ci hai dato la vita. Riconosciamo le nostre colpe; esiste una via per uscirne?»
«O quell'altro che passando per città dai tetti crollati, disse: "Come potrà Dio darle la vita dopo la sua morte?" Dio lo tenne morto per cento anni. Poi lo resuscitò e disse: 'Quanto sei rimasto?" Disse: "Sono rimasto un giorno, o una parte di giorno". Disse: "No, sei rimasto cento anni...»
Sempre nel Corano inoltre è citata la leggenda dei "sette dormienti", assimilabile anche in questo caso al concetto di reincarnazione.[57]
Il filosofo sufi del XIII secolo Aziz ad-Din Nasafi in uno dei suoi scritti afferma:
«L'anima umana è un'anima parlante. A questo livello è 'l'anima imperativa'. A grado a grado si innalza sino al livello dei saggi. Giunta a questo livello è detta 'anima biasimante'. A grado a grado si innalza ancora sino al livello degli Amici di Dio. A questo livello l'anima parlante è detta 'anima santificata'. Di grado in grado, s'eleva ancora sino al livello dei profeti. Giunta a questo piano l'anima parlante è detta 'anima pacificata', L'anima raggiunge allora la perfezione, e per lei è il tempo del ritorno.»
Anche in questo caso l'allusione alle reincarnazioni e a una presunta evoluzione dell'anima da una vita all'altra.[57] Mentre una citazione successiva sempra essere ancora più esplicito:
«Così l'anima, da abisso in abisso, ridiscende sino a che non ha espiato secondo le sue colpe e non è stata punita secondo i suoi crimini.»
L'islam contempla anche dei termini riconducibili alla reincarnazione come maskh ossia trasmigrazione che può avvenire anche allo stadio animale è un concetto coranico (II 61-65, VII 166, XXXVI 67), raskh verso le piante e naskh o metempsicosi. Il concetto è ovviamente collegato al proprio comportamento in vita.[58]
Nel poema di Farid al-Din 'Attar Il verbo degli uccelli si cita un episodio in cui un uomo particolarmente legato al suo oro che dopo morto ricompare in sogno al figlio col volto di topo. Alla domanda del figlio sul perché abbia quel volto egli rispose:
«Ogni cuore che s'è lasciato dominare dalla passione per l'oro, risorgerà con le sembianze del topo e implacabilmente sarà roso dal rimorso. Questo ormai è il mio vero volto, osservalo attentamente e che ti serva l’insegnamento, figlio mio, per liberarti dalla brama dell’oro!»
I moderni movimenti del neopaganesimo e della New Age spesso accettano la credenza nell reincarnazione.
L'antroposofia di Rudolf Steiner considera la reincarnazione come un aspetto importante della scienza dello spirito. Secondo Steiner nell'uomo è presente un corpo fisico, uno eterico, uno astrale e infine l'Io.
Alla morte egli abbandona progressivamente i primi tre, finché rimane soltanto l’Io (corpo mentale) in forma di "seme" che cresce nel mondo spirituale, fino a ricevere, dopo un lungo periodo (da cinquecento a mille anni), un nuovo corpo astrale ed eterico, sceglie i genitori, vede la sua vita futura in un rapido quadro d'insieme e infine si reincarna in un nuovo corpo fisico. Ciascuna vita è influenzata dalle precedenti secondo la legge del karma.[59] Tra una reincarnazione e l'altra sussisterebbe il kamaloka, un periodo intermedio in cui l'anima rivive su sé stessa le emozioni suscitate agli altri nel corso dell'esistenza.[60]
Con questa idea sulla natura dell'uomo e dell'universo (cosmologia) di stampo religioso (affine solo per certi aspetti all'induismo) si ripropone il tema teosofico della discesa (o "condensazione") dello "spirito" nella materia e della sua successiva risalita o "spiritualizzazione".[61]
Secondo Steiner coloro che in vita non riescono a sollevarsi verso una maggiore spiritualità furono un tempo incarnati in popoli non evoluti.[60] La reincarnazione viene ammessa anche per spiegare la presenza di caratteristiche spirituali, ad esempio un talento musicale, o una predisposizione alla matematica, che non possono derivare da fattori ereditari, perché altrimenti dovrebbero trovarsi all'inizio della linea ereditaria anziché alla fine.[62]
Il concetto di reincarnazione antroposofico ha inoltre una peculiarità che lo discosta dalla concezione classica orientale: in quest'ultima infatti essa attiene soltanto al karma individuale del singolo uomo, mentre nella concezione di Rudolf Steiner essa rende possibile l'evoluzione dei popoli, e dell'umanità nel suo complesso: tramite la reincarnazione, che può avvenire solo da uomo a uomo, gli uomini vissuti in un determinato periodo storico hanno la possibilità di portare con sé, in epoche successive, quanto hanno imparato nella loro vita precedente. È così che la civiltà riesce a progredire, grazie alla continua ridiscesa sulla Terra di anime già dotate di un bagaglio di esperienze, che di volta in volta si arricchisce. Si tratta di una visione imbevuta anche di cristianesimo perché i singoli uomini si reincarnano non solo per una questione di salvezza personale, ma anche per amore del genere umano, per portare cioè il proprio contributo alla sua evoluzione complessiva.[63]
Steiner nei suoi scritti evidenzia come gli stessi Vangeli parlino di reincarnazione, seppur l'interpretazione dottrinale neghi questo aspetto. Un esempio evidente è nel Vangelo di Matteo:
«Elìa è già venuto, e non l’hanno riconosciuto.
Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: "Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?". Ed egli rispose: "Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro". Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.»
Nell'ambito dell'esercizio della professione medica, alcuni professionisti hanno riportato i risultati di estese ricerche basate sulla presunta regressione a vite passate, ottenuta con l'ipnosi o con tecniche di rilassamento guidato, nel corso delle quali i soggetti coinvolti descrivevano con notevoli dettagli esperienze di vita che si sarebbero svolte sino a diversi secoli, o anche millenni, anteriori alla loro nascita. Un altro metodo di ricerca è invece stato quello di vagliare la veridicità delle affermazioni di bambini che impersonificavano personalità precedenti defunte, osservando se presentassero dei segni di nascita (voglie, malformazioni, ecc.) corrispondenti a quelli dei morti. Tra questi studiosi, nell'uno o nell'altro approccio, si possono ricordare:
Quest'ultimo (Tucker) ha continuato l'opera del suo predecessore effettuando uno studio comprendente molti nuovi casi in particolare sui bambini che affermano di ricordare vite precedenti. Nel suo saggio Life before Life: a scientific investigation of children's memories of previous life,[67] egli descrive quarant'anni di ricerche compiute in tal senso, e da lui ereditate e continuate. I bambini da lui analizzati, così come da Stevenson prima, provengono da ogni angolo del pianeta e da diversi tipi di famiglia. L'età di questi bambini varia all'incirca dai due ai sei anni, dopodiché tali ricordi verrebbero dimenticati. I ricercatori, una volta raccolte le testimonianze, sono andati personalmente nei posti indicati dai bambini a incontrare le persone di cui avevano parlato, riscontrando, a loro dire, che avevano detto la verità.[68] Psicologi come Tucker analizzano i casi di centinaia di pazienti, e spesso per verificare le informazioni che i bambini ricordano devono interrogare almeno una cinquantina di persone diverse. Stevenson per primo fece notare, tra le altre cose, che organizzare una truffa coinvolgendo più di cinquanta persone è quantomeno difficile, se non impossibile.
Secondo la testimonianza di Jim B. Tucker, i bambini analizzati non usano mai l'espressione "vita precedente" pur descrivendo con chiarezza ciò che sarebbe loro avvenuto in passato. Un bambino turco, per esempio, avrebbe fornito molti dettagli circa la sua famiglia passata residente nella città di Istanbul, che si trovava molto lontano dal luogo dove abitava adesso, aggiungendo particolari di parenti avuti in passato, citando i loro nomi armeni assieme ai relativi indirizzi di casa. Ricordava anche i nomi della moglie e dei figli.
Non tutti i bambini però ricorderebbero le vite precedenti. Tucker avrebbe notato che nel 70% dei casi i bambini ricordano morti avvenute soprattutto in circostanze non naturali, quali incidenti, episodi traumatici improvvisi e morte violenta.
A fronte dei suoi vari esperimenti, che lo hanno portato a ritenere che la coscienza non sia un prodotto del cervello bensì dell'anima, e che quindi sia immortale, Jim B. Tucker non vuole usare il termine "reincarnazione", pur affermando che tale possibilità non possa essere esclusa del tutto; egli preferisce parlare di prove concrete sulla sopravvivenza delle emozioni umane in presenza di specifiche circostanze.
Secondo René Guénon nel suo L'errore dello spiritismo (L'Erreur spirite, 1923) esiste un errore di fondo nella confusione che farebbe lo spiritismo tra reincarnazione e metempsicosi e trasmigrazione delle anime. Queste concezioni vanno sostituite con la teoria metafisica degli «stati molteplici dell'essere», a cui dedicherà successivamente uno studio specifico. I reincarnazionisti hanno tradotto quelle che secondo questo autore erano solo favole pedagogiche orientali nell'idea della reincarnazione, a cui lui non crede[69].
«Determinata l’impossibilità che uno spirito di defunto possa esistere nella sua personalità complessa e completa, tale da poter dire: io mi sento e sono il tal dei tali; e quindi, precisando che non è possibile per questa ragione la comunicazione tra morti e vivi, l'autore viene alla impossibilità che una reincarnazione vi possa essere, neanche per i Messia della maniera ebrea o di altra razza. La reincarnazione è idea moderna, come lo spiritismo: gli antichi non ne sapevano niente. Perfino gli orientalisti di oggi sono suggestionati dall'idea della reincarnazione e interpretano documenti antichissimi con idee contemporanee, passate dallo spiritismo kardechiano al teosofismo della Besant e a certi occultisti francesi e da questi, varcata la Manica, in Inghilterra, dove le comunicazioni degli spiriti pare che dicano il contrario di quelle francesi. Il Guénon ha dimenticato che l’idea della reincarnazione è prepitagorica e che Diogene Laerzio non è autore del secolo XIX.»
Nel suo L'Erreur spirite Guénon si scaglia in sostanza contro lo spiritismo, l'occultismo e la meta-psichica,[Nota 7] sostenendo, come ironizza l'esoterista italiano Kremmerz, che «gli spiriti dei morti, filosoficamente, non possano affatto comunicare coi vivi, perché, per un milione di perché, la disgregazione del morto è affare assodato».[70]
Presupposto ineliminabile della reincarnazione è quello di sostenere l'esistenza di un'anima immortale che, come nella concezione platonica, risiede in un corpo che usa come suo strumento. Quando la corporeità decade, l'anima, che rimane intatta nella sua essenza, passa da un corpo all'altro per migliorarsi sempre più partendo sempre dalla tappa della perfezione precedentemente raggiunta. Una delle obiezioni riterrebbe che se l'anima non conservasse il ricordo delle esperienze passate[71] non se ne potrebbe servire per perfezionarsi ulteriormente. E che questo accadrebbe non per alcuni ma per tutti i miliardi di uomini che oggi sono sulla Terra, tutti reincarnati senza più memoria delle vite precedenti. La reincarnazione non varrebbe a nulla se l'anima, dimentica della vita passata, dovesse ricominciare da capo ogni volta per rifare tutte le esperienze dimenticate ma che ha già fatto nelle vite passate. La reincarnazione, così, secondo queste obiezioni, sarebbe del tutto inutile.[72]
Lo psichiatra Ian Stevenson[73], dell'Università della Virginia, ha studiato molti rapporti dei bambini che sostenevano di avere ricordi di una vita passata. Alle obiezioni di chi evidenziava come si trattasse di casi riguardanti la cultura orientale che crede religiosamente nella reincarnazione, Stevenson pubblicò anche il racconto di esperienze di reincarnazione avvenute in Occidente. Gli scettici, come Paul Edwards hanno analizzato molti di questi racconti teorizzandone il carattere aneddotico e di falsi ricordi che si genererebbero dal nostro sistema di credenze e di paure primordiali.[74] Carl Sagan nota come la cosiddetta reincarnazione rientri in quelle credenze in cui bisogna distinguere fra idee con una valida base scientifica e quelle che possono essere considerate semplicemente pseudoscienza. Sagan afferma che qualora nuove idee vengano presentate, queste devono essere verificate severamente con i mezzi del pensiero scettico e scientifico, e devono quindi superare una severa analisi.[75] Così i dati empirici raccolti con cura da Stevenson non porterebbero a una spiegazione scientifica per lui soddisfacente.
Tra i casi di reincarnazione riportati da Stevenson sembrava vi fossero anche fenomeni di xenoglossia specie in due casi in cui un soggetto sotto ipnosi sembrava potesse conversare con persone che parlavano la lingua straniera, invece di limitarsi a recitare parole straniere. Sarah Thomason, linguista presso l'Università del Michigan, dopo aver rianalizzato questi casi, ha concluso che le pretese di xenoglossia non hanno un supporto valido[76]
Nella mitologia classica Poseidone fece reincarnare il figlio Cicno, che era stato ucciso da Achille durante la guerra di Troia, in un cigno. L'episodio è narrato nelle Metamorfosi di Ovidio:
«Con le ginocchia il corpo, e con la palma / Con più forza, che può, stringe la gola, / Tanto, che toglie quella strada à l'alma, / Che suol dar fuor lo spirto, e la parola. / Al fin con questo modo à lui la palma / De la vittoria il forte Achille invola./ Cerca poi trargli il vincitor Acheo / L'arme, perpetua à lui gloria, e trofeo. / Ma tosto, ch'apre l'arme, intende il lume / Quivi entro, volar fuor vede un augello. / Spiega lontan da lui le bianche piume, / Grande, ben fatto, à maraviglia bello: / Il Re, che tributario have ogni fiume, / Volle, ch'entrasse in quel corpo novello. / Hor le cagnate sue terrene some / Non ritengon di prima altro, che 'l nome.»
Un altro grande protagonista della guerra di Troia, anch'egli semidio e vittima di Achille, fu egualmente fatto reincarnare dopo la morte: Memnone, il bellissimo re degli Etiopi, che era figlio di Eos (anche stavolta la fonte è il testo ovidiano). La dea era inconsolabile, e Zeus decise di alleviarne il dolore: mentre la pira stava per ardere la testa e il corpo di Memnone (il sovrano era morto tramite decapitazione) si levò improvvisamente dalle fiamme uno stormo di uccelli. Memnone da quel momento avrebbe vissuto in ognuno di essi, e per sempre:
«De la prima favilla ogni sorella/Nel revoluto fumo un'alma informa./Da questo, e da quel lato esce una ascella,/ Fin che di vero augel mostra la forma./Quante scintille alzar fa la facella,/Tante in augelli il fato ne trasforma/Nel modo stesso in aere in un momento/Se ne veggon formare, e cento, e cento./Sì gran numero al ciel se'n vede asceso,/Che fan quasi oscurar ne l'aere il giorno./Fan sopra mille giuochi al rogo acceso,/Indi il giran tre volte intorno intorno./Tre volte il grido lor fan, che sia inteso/Insino al più beato alto soggiorno/L'essercito in due campi poi si parte/E forman le battaglie al fiero Marte./Indi crudeli ad affrontar si vanno,/E con gli urti, e co' rostri, e con gli artigli,/Et ogni estrema ingiuria empi si fanno/Del bruggiato Mennone in novi figli./Tanto che molti con disnore, e danno/Del proprio sangue lor cadon vermigli./E fan l'essequie con la lor tenzone/A la cognata polve di Mennone.[77]»
Il filosofo greco Pitagora, più sopra menzionato, sosteneva di essere la reincarnazione di Euforbo, giovane guerriero troiano ucciso da Menelao. Ovidio riporta questa convinzione nell'ultimo libro delle sue Metamorfosi.
Nel VI libro dell'Eneide, durante la discesa agli Inferi di Enea e della Sibilla Cumana, dalle parole che Anchise rivolge al figlio traspare la concezione pitagorico-orfica di Virgilio: Anchise descrive una teoria dei cicli e delle rinascite spiegando come molte ombre dei Campi Elisi si immergano nel fiume Lete per dimenticare le vite precedenti e poter dunque reincarnarsi in nuovi corpi terreni.[78] Secondo vari studiosi, la descrizione della sofferenza di queste anime per gli errori delle vite passate (quisque suos patimur Manes, v.743) è una reminiscenza del Gorgia platonico, dove si parla delle sofferenze animiche di purificazione per un perfezionamento della vita successiva.[79]
La psicoanalista francese Françoise Dolto nel suo libro Solitudine felice scrive più volte che esiste la reincarnazione e che nascendo si scelgono sia la madre che il padre.
Per poter ricordare le vite precedenti occorre secondo Tommaso Palamidessi tener presente l'anatomia occulta dell'essere umano, composta, oltre al corpo fisico, da uno eterico, uno astrale, e uno mentale, di cui solo la parte superiore, quella causale, consiste propriamente nell'Ego.[80] Poiché i primi tre corpi citati vengono ricreati ex novo a ogni incarnazione dell'Ego, è solo in quest'ultimo che è possibile trovare traccia delle memorie anteriori alla vita in corso.[80] Palamidessi espone quindi alcune tecniche per sviluppare e disciplinare le facoltà mentali, attraverso esercizi di potenziamento della concentrazione, della meditazione, della visualizzazione e della volontà, che non differiscono poi molto dai tentativi comuni di frugare nella memoria per ricordare qualunque evento che interessi, come ad esempio la ricerca di un oggetto smarrito in casa.[80]
Palamidessi afferma di avere avuto già da bambino il ricordo di una sua precedente incarnazione: sostiene infatti di essere vissuto nel Cinquecento come Girolamo Cardano, astrologo e matematico milanese.[81] Attraverso gli esercizi di concentrazione, avrebbe poi ricordato di essere stato un cavaliere templare bruciato sul rogo nella Francia del Duecento, e ancora prima di essere stato il teologo ed esoterista Origene.[80]
Egli aggiunge che la sua personale balbuzie, compagna della sua vita attuale, era dovuta a un compenso karmico per aver pronunciato, al tempo della sua esistenza come Cardano, parole di maledizione contro i giudici che avevano condannato a morte suo figlio, commentando: «È importante usare le corde vocali, guai a chi le usa per maledire!».[82]
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