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fiaba tradizionale europea Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Raperonzolo è una fiaba tradizionale europea, pubblicata per la prima volta dai fratelli Grimm nella raccolta Fiabe (Kinder- und Hausmärchen, 1812-1815) col titolo originale Rapunzel. In questa raccolta è la fiaba numero 13.
Una coppia di sposi vive accanto a un meraviglioso giardino protetto da alte mura, che appartiene a una potente maga, conosciuta come "Dama Gothel". Essi desiderano ardentemente un figlio e, quando la donna rimane finalmente incinta, viene presa da una gran voglia di mangiare alcuni raperonzoli che crescono nel giardino della vecchia megera. Temendo che la moglie sarebbe morta se il suo desiderio non fosse stato esaudito, e con essa anche il bambino, il marito decide di accontentarla e così durante la notte ruba alcuni dei raperonzoli della maga, e per sua fortuna non viene scoperto. Il giorno dopo però, la voglia della moglie di mangiare raperonzoli aumenta e così il marito decide nuovamente di rubare alla maga alcuni dei suoi raperonzoli, ma questa volta è colto sul fatto dalla maga. Questa, nonostante le giustificazioni dell'uomo, decide di punirlo, consentendogli di tornare a casa con i raperonzoli sottratti a condizione che, una volta nato, il bambino tanto atteso venga consegnato proprio a lei, che promette di trattarlo bene. Disperato, l'uomo alla fine acconsente.
Il tempo passa e nasce una bella bambina. La maga la prende con sé e le dà il nome di "Raperonzolo", strappandola ai genitori. Quando la bimba compie 12 anni, la chiude in un'alta torre senza porte e senza scale nel mezzo del bosco. Raperonzolo ha lunghi capelli dorati che tiene legati in una treccia e quando la strega va a trovarla le grida: «Oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelli, che per salir mi servirò di quelli». E così, arrampicandosi sulla sua treccia, può entrare nella celletta attraverso l'unica finestra della torre.
Un giorno il figlio di un Re, che per caso passava nei dintorni, sente Raperonzolo cantare e rimane rapito dalla sua incantevole voce. Non trovando alcun accesso alla torre, però, se ne va sconsolato, ma si ripromette di tornare ogni giorno ad ascoltare quel canto meraviglioso, finché una volta vede la strega e scopre il modo per salire dalla sua bella. Decide così quella notte di provare anche lui: recita i versi che aveva sentito dalla vecchia e in un batter d'occhio si ritrova nella torre con la bella fanciulla. Egli allora le dichiara tutto il suo amore e le chiede di sposarlo. Raperonzolo, nonostante l'iniziale spavento, finisce con l'accettare la proposta e, insieme al Principe, pianifica la fuga. Egli torna tutte le notti, poiché di giorno vi si reca la strega, e le porta della seta, che la fanciulla avrebbe tessuto fino a darle la forma di una scala, con cui avrebbe potuto scendere dalla torre.
Un giorno Raperonzolo parla accidentalmente del principe alla maga che, accecata dall'ira, la punisce tagliandole i capelli e abbandonandola nel deserto. Quando quella stessa notte il Principe si arrampica sulla treccia dorata, si trova di fronte la vecchia Dama Gothel, che gli dice che mai più avrebbe ritrovato la fanciulla. A questo punto, il Principe si getta dalla torre in preda alla disperazione (in alcune versioni, la donna lo scaraventa dall'edificio): ha salva la vita, ma i rovi sottostanti lo accecano permanentemente.
Per anni erra nei boschi, finché un giorno giunge nel deserto, dove riconosce la voce di Raperonzolo, che nel frattempo ha partorito due gemelli, un maschio e una femmina (figli del principe). Ella, piangendo insieme a lui, fa cadere le proprie lacrime sui suoi occhi, rendendogli così la vista. Il Principe la porta così nel suo regno, dove vivono per sempre felici e contenti.
Per quanto riguarda la strega arrabbiatissima per aver scoperto che Raperonzolo e il principe la avevano avuta vinta ,si rinchiude nella torre perché non vuole saperne più di niente o di nessuno.
Nella versione della fiaba pubblicata da J. Achim Christoph Friedrich Schulz nel suo Kleine Romane (1790), che fu la fonte diretta dei Grimm, la proprietaria del giardino è una fata (Fee), e come tale appare anche nella prima edizione de Le fiabe del focolare (1812) dei Grimm. Nell'ultima edizione del 1857 i Grimm hanno deliberatamente germanizzato la storia cambiando la fata in una più teutonica "maga" (Zauberin), così come hanno cambiato il "principe" dell'originale (Prinz) in un germanico "figlio di re" (Königssohn). Tuttavia ella non viene mai chiamata "strega" (in tedesco: Hexe), nonostante il termine venga utilizzato in alcune traduzioni e negli adattamenti moderni. Inoltre, nella prima edizione del 1812 Raperonzolo svela ingenuamente alla maga la sua gravidanza chiedendole come mai i suoi vestiti le vadano stretti, mentre nelle riedizioni successive le chiede come mai il principe sia più facile di lei da sollevare.
La maga di questa fiaba si chiama "Dama Gothel", cioè "madrina" in tedesco.[1] Personifica il genitore iperprotettivo e per questo vi sono spesso interpretazioni secondo cui questo personaggio non sarebbe poi così tanto negativo.[2]
Secondo alcune credenze popolari, sarebbe pericoloso negare a una donna incinta i cibi desiderati e i familiari sarebbero capaci di andare fino in capo al mondo per procurargliene.[3]
L'accordo impari con cui si apre la storia è caratteristica comune di molte fiabe. Si vedano, per esempio, Jack e la pianta di fagioli, dove Jack vende una mucca per un pugno di fagioli, o La bella e la bestia, dove la bella viene consegnata alla bestia in cambio di una rosa.[4]
Il motivo della fanciulla rinchiusa in una torre può essere facilmente ricondotto alla figura mitologica di Danae. Ma esistono altre storie che ricordano molto più da vicino la fiaba dei fratelli Grimm.
Ne Lo cunto de li cunti (1634), conosciuto ora come Pentamerone, di Giambattista Basile, si trova una fiaba intitolata Petrosinella che narra una storia parzialmente simile a quella riportata dai fratelli Grimm. Nella storia di Basile una donna incinta desidera mangiare del prezzemolo (da cui deriva, in napoletano, il nome di "Petrosinella") che si trova nel giardino di un'orchessa, che poi la cattura e le fa promettere, in cambio della vita, di darle la sua bambina una volta nata. Anche qui c'è l'incontro tra la ragazza e il principe, che viene descritto in maniera piuttosto "piccante". In effetti il racconto potrebbe essere considerato come una fiaba di origine italiana se non fosse per le differenze con la versione tedesca (e il fatto che Giambattista Basile non fosse considerato uno scrittore importante).
Nel 1698 Mademoiselle de la Force scrisse una fiaba particolarmente simile alla versione che verrà riportata dai Grimm, dal titolo Persinette, pubblicata nella raccolta Les Contes des Contes. Qui, come nella prima versione dei fratelli Grimm, la fanciulla rimane incinta del principe prima di progettare la fuga dalla torre.
Persinette venne tradotta in tedesco da Friedrich Schulz, che la pubblicò nel 1790 in Kleine Romane reintitolandola Rapunzel e sostituendo il prezzemolo con dei raperonzoli. Si presume che i fratelli Grimm si basarono su questa traduzione per la loro versione di Raperonzolo, che pubblicarono nel 1812 in Kinder- und Hausmärchen epurandola da alcuni elementi che credevano fossero stati aggiunti successivamente alla fiaba originale tedesca.[5] Negli anni a seguire la fiaba venne revisionata fino all'ultima riedizione della raccolta del 1857.
Raperonzolo condivide la storia con altre protagoniste fantastiche. Per alcune si tratta della medesima storia, per altre esiste solo l'analogia del fatto di essere rinchiuse in una torre.
Non è facile capire quale pianta i fratelli Grimm intendessero con il termine "Rapunzel".
Le possibilità sono almeno tre (tutte presenti nel loro celebre dizionario, Deutsches Wörterbuch):[7]
Nel 2012 un gruppo di fisici, Joseph Keller e Raymond Goldstein degli Stati Uniti, Patrick Warren e Robin Ball del Regno Unito, hanno studiato e calcolato l'equilibrio delle forze che strutturano e fanno muovere i capelli umani raccolti in una coda di cavallo; il risultato matematico è un rapporto tra lo spessore del capello e il raggio di curvatura medio, da loro chiamato numero di Rapunzel. Questo curioso studio è stato insignito scherzosamente del premio Ig Nobel.[10]
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