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Reparto dell'Arma dei Carabinieri Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il raggruppamento operativo speciale (più spesso indicato semplicemente con l'acronimo ROS) è un reparto investigativo dell'Arma dei Carabinieri, l'unico con competenza centralizzata sulla criminalità organizzata e sul terrorismo. Il raggruppamento ha la consistenza di una brigata,[1] inserita ordinativamente nel Comando delle unità mobili e specializzate "Palidoro", mentre dipende funzionalmente direttamente dal Comando generale sotto il profilo tecnico-operativo.
Raggruppamento operativo speciale | |
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Descrizione generale | |
Abbreviazione | ROS |
Attiva | 3 dicembre 1990 - in attività |
Nazione | Italia |
Servizio | Arma dei Carabinieri |
Ruolo | Contrasto alla criminalità organizzata, antiterrorismo, Polizia Giudiziaria, Indagini tecniche e telematiche |
Dimensione | 10 reparti, 16 sezioni e 3 nuclei |
Sede | Caserma Talamo via di Ponte Salario, 25, Roma |
Parte di | |
Comando delle unità mobili e specializzate carabinieri "Palidoro" | |
Reparti dipendenti | |
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Comandanti | |
Comandante attuale | Generale di brigata Vincenzo Molinese |
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Nacque dalle ceneri del Nucleo speciale antiterrorismo creato a Torino nel 1974 dal generale dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa per contrastare il fenomeno del terrorismo e che dal 1978 aveva aggiunto sedi su tutto il territorio nazionale (Genova, Napoli, Milano, Padova, Bologna, Roma). Terminata l'emergenza terrorismo, uomini e risorse furono dirottati per la lotta alla criminalità organizzata.[2]
Venne istituito formalmente il 3 dicembre 1990 con il decreto legge 13 novembre 1990 n. 324[3] e successivamente con decreto legge 13 maggio 1991, n.152, convertito dalla legge 12 luglio 1991, venne prevista l'istituzione di "Servizi centrali ed interprovinciali di polizia giudiziaria dell'Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato (Servizio centrale operativo) e della Guardia di Finanza (Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata)" al fine di assicurare il collegamento delle attività investigative relative ai delitti di criminalità organizzata.
Operativo dal 1991, nel 1992, all'interno del ROS, fu creata un'unità speciale: il CrimOr, che pochi mesi dopo portò alla cattura del capo di Cosa nostra Totò Riina.
Nel 2001 venne potenziato con 200 uomini il reparto antiterrorismo, e così il ROS nel 2002 raggiunse i 1 214 componenti. Nel 2012 nasce il reparto Crimini violenti e nel 2015 quello Indagini Telematiche.
Il ROS è suddiviso in due strutture: una centrale e una periferica.[4]
La sede centrale è articolata in quattro reparti alle dirette dipendenze del comandante del ROS:
Parte anch'esso della struttura centrale è posto alle dirette dipendenze del vicecomandante del ROS e composto da tre reparti:
Territorialmente il ROS è strutturato in:
Il personale del ROS è estremamente specializzato in indagini di polizia giudiziaria specificamente per i reati di sequestro di persona, lotta alla criminalità organizzata (mafiosa, terroristica o eversiva) e traffico di armi e droga.[8] Esso è costituito solo per un quarto da agenti di polizia giudiziaria, i rimanenti sono tutti ufficiali e sottufficiali dell'Arma che hanno la qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria.
Al ROS è anche affidato il compito di supportare informativamente gli altri reparti speciali dell'Arma (Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, Comando carabinieri per la tutela della salute, Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale e Comando carabinieri antifalsificazione monetaria).[8]
Allo scopo d'incoraggiare la sinergia con i reparti territoriali, il personale del ROS frequenta spesso corsi di aggiornamento professionale con altri militari oltre che conferenze di servizio insieme ai corrispondenti organi centrali della Polizia di Stato (DIGOS), della Guardia di Finanza (GICO) e della Polizia Penitenziaria (NIC).
Fra gli strumenti di indagine utilizzati dal ROS vi è anche l'infiltrazione nelle bande criminali attuata soprattutto nei settori dei sequestri, del riciclaggio e reimpiego dei proventi illeciti e nel traffico di stupefacenti, armi, munizioni ed esplosivi.
Alcuni dei suoi vertici sono stati sottoposti a indagini e/o procedimenti giudiziari:
Il 12 luglio del 2010 il capo del Ros, il generale Giampaolo Ganzer, e altri 13 carabinieri sono stati condannati in primo grado a pene varie fino a 18 anni di reclusione. Ganzer è stato condannato a 14 anni. Le condanne si riferiscono a singoli episodi commessi nel corso di alcune importanti operazioni antidroga compiute «sotto copertura» dal Ros («Cobra» del 1994 e «Cedro 1» del 1995).[24][25] In secondo grado, la prima sezione della Corte di Appello di Milano ha confermato la condanna all'ex generale, riducendo però la pena a 4 anni e 11 mesi di reclusione.[26] Nel gennaio 2016 la terza sezione penale della Cassazione ha riqualificato i fatti imputati al generale come di lieve entità, e pertanto è scattata la prescrizione.[27]
Nel 2013 su richiesta della Procura di Palermo, in riferimento all'indagine sulla trattativa Stato-mafia degli anni 1992/93, il Gip ha rinviato a giudizio il generale Antonio Subranni e altri 9 indagati, accusati di "concorso esterno in associazione mafiosa" e "violenza o minaccia a corpo politico dello Stato".[28] Viene condannato nell'aprile 2018 in primo grado a dodici anni per violenza o minaccia a corpo politico dello Stato. Il 23 settembre 2021 la Corte d'assise d'appello di Palermo l'ha assolto insieme agli ex ufficiali del Ros Mario Mori e Giuseppe De Donno.[29]
Per l'attività al ROS il generale Mario Mori subisce un processo per favoreggiamento per ritardata perquisizione del covo di Totò Riina, da cui viene assolto nel 2006. Viene anche assolto nel 2013 nel processo per l'accusa di aver favorito la latitanza di Bernardo Provenzano nel 1995.
È invece rinviato a giudizio nel 2013 insieme a Subranni nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Viene condannato in primo grado nell'aprile 2018 a dodici anni.[30] Il 23 settembre 2021 la Corte d'assise d'appello di Palermo lo ha assolto, insieme agli ex ufficiali del Ros accusati di minaccia a Corpo politico dello Stato, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno.
Dal 31 ottobre 2023 il comandante è il generale di brigata Vincenzo Molinese.
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