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territorio sottoposto a regole specifiche Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Un porto franco, zona franca, o anche zona economica libera o extra-doganale è un territorio delimitato di un paese dove si gode di alcuni benefici tributari, come l'esenzione da dazi di importazione di merci o l'assenza di imposte.
Sono inoltre da considerarsi zone extra-doganali gli spazi terrestri compresi fra due dogane dove a volte sorgono dei "duty-free shop". Si distingue tra "zona franca extra-doganale" (ad esempio Livigno, e fino al 1º gennaio 2020 anche Campione, in Italia) e "zona franca di diritto comunitario" (esempio in Italia: porto franco di Trieste e porto franco di Venezia).[1]
Montesquieu riteneva che i porti franchi fossero un fenomeno repubblicano, poiché i "costi della monarchia" non permettevano uno sgravo delle imposizioni.[2]
La riflessione tardomercantilista poi riteneva che togliere la barriera daziaria non fosse sufficiente a rendere un porto franco, nonostante tutti i porti franchi abbiano come caratterista principale proprio tale barriera daziale. Per questo ritenne che nella definizione di porto franco dovesse rientrare non solo il fattore dell'economia (poiché defiscalizzazioni sono provenute anche da porti non franchi), ma anche la politica di libertà: porto franco non sarebbe libertà di importare ed esportare beni liberi da dazi, ma una gestione non militare degli affari, senza ufficiali supportati dalla forza militare, bensì rappresentanti civili che pensano secondo gli stessi interessi dei mercanti, senza intromissioni. Questa giustizia dolce garantirebbe il possesso delle merci al proprietario, e attirerebbe flotte di gente per sottrarsi da terrori e persecuzioni.
Molti governi stabiliscono zone franche in regioni appartate o estreme con il fine di attrarre capitale e promuovere lo sviluppo economico della regione. Nelle zone franche avviene solitamente la creazione di grandi centri commerciali e si installano con frequenza anche industrie di cosmetici o magazzini speciali per le merci in transito.
L'analogia del nome zona franca, utilizzata peraltro anche per definire la zona extradoganale, con porto franco deriva da alcuni porti liberi conosciuti da moltissimo tempo: i porti liberi da dazi doganali o con regolamentazione dei tassi favorevoli; ad esempio, il porto franco di Trieste. Spesso i porti franchi fanno parte delle zone economiche libere.
In passato molti porti italiani godettero di franchigie doganali sulle merci transitanti per favorirne lo sviluppo economico della città portuale. Con l'Unità italiana, una legge di Stato abolì i porti franchi nel 1868, per eliminare le sperequazioni tra i cittadini italiani abitanti nelle città franche e quelli residenti fuori di esse.
La normativa statunitense esclude dall'imposizione fiscale le attività di importazione, produzione, trasporto e stoccaggio, riesportazione di prodotti realizzati entro il perimetro dell'area extra-doganale.[14] Per le attività di stoccaggio, non sono previsti limiti temporali di permanenza.
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