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artigiano giapponese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Okazaki Masamune[1] (岡崎 正宗?), anche noto come Gorō Nyūdō Masamune (五郎入道正宗?, lett. "Sacerdote Gorō Masamune[2]; 1264 – 1343) è stato un artigiano e fabbro giapponese, la cui mancanza di dati biografici certi rende la sua esistenza parte della leggenda associata alle sue spade.
Si ritiene che abbia operato nel periodo compreso fra il 1288 e il 1328. Costruiva spade, dette tachi in giapponese (le celebri katana entrarono in produzione nel periodo Sengoku), e pugnali, detti tantō, seguendo la tradizione Soshu. Si ritiene che abbia vissuto nella provincia di Sagami.
In suo onore viene consegnato il premio Masamune durante la Competizione tra forgiatori di spade del Giappone[3].
La Masamune è una tachi, nome dato in suo onore alle spade dei samurai (solo gli allievi che avevano già compiuto il quindicesimo anno di età potevano impugnarne una propria). Le katana di Masamune sono spesso confuse con quelle di Muramasa, un altro forgiatore, erroneamente considerato suo allievo. Secondo diverse leggende le spade di Muramasa sono descritte come portatrici di sventure (il nome significa "pioggia di sangue"), mentre quelle di Masamune come portatrici di pace e serenità (il nome significa "essenza divina della giustizia eterna").
Una leggenda narra di una sfida fra Masamune e Muramasa per vedere chi dei due era in grado di costruire la spada più tagliente. Entrambi crearono due spade magnifiche e decisero di metterle alla prova: le due spade sarebbero state appese a una sporgenza sopra un fiume, con la punta della lama immersa nell'acqua. La spada di Muramasa, la Juuchi Fuyu (10 000 inverni) tagliò ogni cosa che incontrava (pesci, foglie, il vento). La spada di Masamune, invece, la Yawaraka-Te (mano delicata) non tagliò nulla: i pesci e le foglie passavano, e il vento soffiava dolcemente sulla sua lama. Dopo un po' Muramasa si innervosì con il suo maestro per il suo disinteresse, ma Masamune la tirò fuori dall'acqua, l'asciugò e la posò nel fodero, mentre Muramasa lo derideva. Intanto un monaco, che aveva osservato tutta la sfida, parlò ai due: "La prima spada è senza dubbio una spada tagliente, ma è portatrice di sangue, una spada malvagia che non fa differenza fra ciò che taglia. Può essere buona per tagliare farfalle così come teste. La seconda è notevolmente la più tagliente fra le due, e non taglia senza motivo ciò che è innocente". Esistono numerose versioni della leggenda: ad esempio, una secondo cui la spada di Muramasa tagliava le foglie, mentre quella di Masamune le riuniva.
Secondo un'altra leggenda Muramasa e Masamune furono invocati per costruire spade per lo Shogun e le spade, una volta concluse, venivano appese ad una cascata. Secondo una variante di questa leggenda Muramasa fu ucciso per aver creato spade malvagie.
Infine un'altra leggenda narra di un fabbro rinomato per la sua fama di illustre forgiatore di armi molto potenti. Costui era talmente famoso da forgiare armi anche per i più nobili Samurai della regione, essendo in quei tempi scoppiata una feroce guerra. Il suo grande obiettivo era quello di creare una spada perfetta, nata per distruggere e per non essere distrutta, una Katana leggendaria, che sarebbe stata tramandata per generazioni. Essa fu forgiata secondo una tecnica innovativa, che consisteva nella sovrapposizione di più strati di metallo, battuti in una sola lama, in modo tale da conferire alla spada una resistenza eccezionale anche sotto l'urto di colpi talmente forti da risultare letali per altre spade. Lunghissima e maneggevole, con la tipica elsa circolare propria delle spade dei Samurai, divenne un mito per coloro che la maneggiavano, riuscendo a perforare anche le più coriacee tra le armature. Tuttavia, quando tutte le guerre tra i feudi cessarono e l'ordine dei Samurai andò estinguendosi, la Spada Masamune tornò nelle mani della famiglia del fabbro che l'aveva creata, dopo aver conquistato il titolo di "Katana Divina". Al giorno d'oggi non si sa più nulla di quella Spada che ha reso invincibili molti Samurai: alcune voci dicono che i posteri di quel grande fabbro, padre dell'arma, ne detengano ancora il possesso e tolgano al mondo la visione della Katana.
La Honjo Masamune fu la spada simbolo dello Shōgunato durante il periodo Edo. È una delle più famose spade create da Masamune ed è tuttora considerata tra le migliori spade mai create in Giappone. Seppur considerata uno dei Tesori Nazionali del Giappone (Kokuhô), la spada scomparve poco dopo la seconda guerra mondiale.
La storia dell'arma è alquanto travagliata. Nel Sedicesimo Secolo Honjo "Echizen no kami" Shigenaga (本庄越前守重長) generale di Uesugi Kenshin[4], fu attaccato da Umanosuke, che brandiva una katana forgiata da Masamune. La spada spaccò a metà l'elmo di Shigenaga, che però riuscì a sopravvivere e a vincere lo scontro, conquistando la spada come premio al vincitore; in seguito a questo fatto, la spada prese il nome di Honjo Masamune. La lama era stata intaccata dalla battaglia, ma era ancora perfettamente utilizzabile. Quando le fortune di Shigenaga si dissolsero, il generale fu costretto a vendere la spada per la ridicola cifra di tredici monete d'oro. La spada passò più volte di mano, fino al suo ultimo proprietario noto, Tokugawa Iemasa (徳川家正), che la conservò fino al 1945.
A seguito della sconfitta del Giappone nella Seconda guerra mondiale gli alleati ordinarono la confisca di tutte le armi detenute dai giapponesi; Tokugawa Iemasa, obbedendo all'ingiunzione, avrebbe consegnato alcune spade a una stazione di polizia a Mejiro nel dicembre 1945 e pare che tra di esse ci fosse anche la leggendaria Masamune. Il 18 gennaio 1946, la polizia consegnò le spade al Sergente Coldy Bimore del Settimo Cavalleria degli Stati Uniti, anche se in realtà non vi è certezza della correttezza di questo nome. Potrebbe infatti essere un nome erroneamente trascritto dall'inglese al giapponese sul verbale di consegna del materiale requisito. Da allora della spada si è persa ogni traccia anche se sembra probabile che sia potuta arrivare negli Stati Uniti insieme a molti altri souvenir di guerra, pratica comune per i veterani in quel periodo.[5]
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