onorificenza italiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La medaglia d'oro al valor militare (M.O.V.M.) è il massimo riconoscimento italiano al valore militare. Fu istituita dal re di Sardegna Vittorio Amedeo III di Savoia il 21 maggio 1793. Viene assegnata per «esaltare gli atti di eroismo militare, segnalando come degni di pubblico onore gli autori di essi e suscitando, ad un tempo, lo spirito di emulazione negli appartenenti alle forze militari». Ad oggi risultano 2606 conferimenti di medaglie d'oro al valor militare, la maggioranza dei quali corrispondenti a fatti d'arme avvenuti durante la seconda guerra mondiale.[1]
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Medaglia d'oro al valor militare (M.O.V.M.)
Regno di Sardegna, Regno d'Italia, Repubblica Italiana
Le menzioni onorevole verranno automaticamente convertite in medaglie di bronzo al valor militare quando quest'ultima onorificenza sarà creata nel 1887.
Le caratteristiche: sul dritto, lo scudosabaudo con rami d'alloro, la corona reale e la scritta «al valor militare»; sul rovescio due rami di alloro che racchiudevano il nome del decorato, il luogo e la data dell'azione.
Ai sensi della normativa attuale (D. Lgs. 15 marzo 2010, n. 66) la medaglia d'oro al valor militare può essere concessa «[...] a coloro i quali, per compiere un atto di ardimento che avrebbe potuto omettersi senza mancare al dovere e all'onore, hanno affrontato scientemente, con insigne coraggio e con felice iniziativa, un grave e manifesto rischio personale in imprese belliche. La concessione [...] ha luogo solo se l'atto compiuto è tale da poter costituire, sotto ogni aspetto, un esempio degno di essere imitato [...]» (art. 1412). «Le medaglie d'oro [...] possono essere concesse anche per imprese di carattere militare compiute in tempo di pace, se in esse ricorrono le caratteristiche di cui all'articolo 1412.» (art. 1413).
Se non altrimenti indicato, le date indicate si riferiscono alla data dell'evento per cui la medaglia è stata conferita.
Conferimento al labaro di un ente territoriale italiano: Comune di Varzi (2018, per i fatti del 1943-44)[12]
I più giovani e i più anziani
La persona più giovane a essere stata insignita della decorazione fu:
tra i militari: Tenente Vittorio Montiglio, classe 1903, decorato per fatti d'arme avvenuti tra il 1917 e il 1920 (quindi di età tra i 14 e i 17 anni)[13]
Il maggior numero di conferimenti individuali per un singolo fatto d'arme si riferisce alla "Operazione Malta 2" del 25-26 luglio 1941, con otto conferimenti alla memoria[88] e uno a vivente[89].
Il maggior numero di conferimenti individuali relativi a un singolo evento non di combattimento si riferisce all'Eccidio di Kindu dell'11-12 novembre 1961, con tredici conferimenti[90], tutti alla memoria.
Il maggior numero di conferimenti alla bandiera relativi a un singolo fatto d'arme si riferisce alla Seconda battaglia di El Alamein del 23 ottobre - 3 novembre 1942, con otto conferimenti[91].
Il maggior numero di conferimenti individuali tra gli appartenenti a una singola unità si riferisce alla Xª Flottiglia MAS della Regia Marina tra il 1941 e il 1943, con 31 conferimenti[92].
Decorati stranieri
Quattordici cittadini stranieri sono stati decorati di Medaglia d'oro al Valore Militare per atti di eroismo:
Repubblica Italiana decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1949, n. 773 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 251 del 31 ottobre 1949 con correzione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 255 del 7 novembre 1949
"Per aver ripreso al nemico l'Isola di Santo Stefano e per la valorosa difesa dell'isola di la Maddalena contro gli attacchi della squadra navale della Repubblica francese. La Maddalena, 23 febbraio 1793."
"Durante il lungo blocco di Tarhuna, fu incitatrice ed esempio di virtù militari; con animo elevatissimo e forte prodigò sue cure a feriti e morenti, confortandoli con infinite risorse della sua dolce femminilità. Il 18 giugno 1915 seguendo il presidio che ripiegava su Tripoli, rifiutò risolutamente di porsi in salvo, volendo seguire le sorti delle truppe; più volte colpita da proiettili nemici mentre soccorreva feriti ed incuorava alla lotta, morì eroicamente in mezzo ai combattenti. Tarhuna, Maggio-Giugno 1915."
Decreto Sovrano aprile 1796. "Per la segnalata prova di zelo, di fermezza e di bravura che due squadroni di quel corpo hanno dato il 21 aprile 1796 nella pianura di Mondovì presso il colle di Bricchetto, attaccando un corpo di dragoni e ussari nemici infinitamente superiori in numero, rovesciandoli e disperdendoli, dopo averne uccisi, feriti, fatti prigionieri buona parte, facilitando così la ritirata della Fanteria del Re che arrischiava di essere circondata".
Cianino Giuseppe, su quirinale.it, 13 maggio 2024. URL consultato il 31 maggio 2024.
«Graduato del Corpo della Guardia di Finanza e partigiano combattente, nel corso dei violenti scontri degli ultimi giorni del conflitto, si offriva volontariamente e coraggiosamente di portare un messaggio determinante al fine di evitare la minacciata azione di rappresaglia nei confronti della popolazione civile, pur in presenza di un elevatissimo indubbio rischio per la propria vita. Fatto prigioniero dai nazisti, sommariamente e barbaramente trucidato, immolava la sua giovane e brillante esistenza per gli ideali di riscossa della Patria e per la sacralità del valore della vita altrui, ponendola al di sopra della sua. Mirabile esempio di virtù militari e civili affrontava impavidamente la morte, dimostrando con l'estremo sacrificio la suprema devozione alla causa della libertà. Marano Lagunare (Udine), 29 aprile 1945»
"Ventiquattrenne, di eccezionali doti di mente, d’animo e di carattere, all’atto dell’armistizio, incurante di ogni pericolo, attraversava le linee tedesche e si presentava ad un comando alleato per essere impiegata contro il nemico. Seguito un breve corso d’istruzione presso un ufficio informazioni alleato, volontariamente si faceva sbarcare da un Mas italiano, in territorio occupato dai tedeschi. Con altro compagno R. T. portava con sé una radio e carte topografiche, organizzava e faceva funzionare un servizio dì collegamento fra tutti i gruppi di patrioti dislocati nell’Appennino toscano, trasmettendo più di 300 messaggi, dando con precisione importanti informazioni di carattere militare. La sua intelligenza e coraggiosa attività rendeva possibile sessantacinque lanci da aerei a patrioti. Sorpresa dalle SS. tedesche mentre trasmetteva messaggi radio riusciva a fuggire portando con sé codici e documenti segreti e riprendeva la coraggiosa azione clandestina. Pochi giorni prima dell’arrivo degli alleati passava nuovamente le linee tedesche portando preziose notizie sul nemico e sui campi minati. Animata da elevati sentimenti, dimostrava in ogni circostanza spiccato sprezzo del pericolo. Degna rappresentante delle nobili virtù delle donne italiane. Italia occupata, settembre 1943 - luglio 1944"
"Formazione militare alleata composta da volontari di cittadinanza italiana e straniera inquadrata nell'esercito britannico, opero' durante la seconda guerra mondiale offrendo un notevole contributo alla liberazione della Patria e alla lotta contro gli invasori nazisti". Vedi
Anche se l'unità all'epoca dei fatti premiati era inquadrata nell'esercito britannico, la MOVM è stata consegnata alla attuale 7ª Brigata Corazzata "Saar mi-Golan" ("Tempesta del Golan") dell'Esercito Israeliano, considerata erede del Jewish Infantry Brigade Group britannico della Seconda Guerra Mondiale.
"Comune adagiato sulle colline dell'Oltrepò, snodo essenziale per le armate naziste, fu protagonista di un'ininterrotta e intrepida attività partigiana durante tutto l'arco della Resistenza. Varzi subì prima l'oltraggio delle atrocità delle bande fasciste e poi, dalla fine di novembre del 1944, l'ingiuria dei nazisti e dei loro scherani, colpevoli di inenarrabili violenze. La fiera popolazione, pur provata dalla perdita di tanti suoi figli, diede ripetutamente prova di fulgido eroismo: per due volte, nel luglio e nel settembre 1944, sconfisse il nemico nazifascista in altrettante epiche battaglie, e nella seconda concesse al vinto una capitolazione onorevole e dignitosa, consentendo alla grande maggioranza degli alpini del battaglione "Monterosa" di entrare nelle formazioni partigiane. Soggetto della breve ma ricchissima esperienza della repubblica partigiana di Varzi, assieme alle analoghe repubbliche che fiorirono in quel tempo pur di ferro e di fuoco, anticipò così il futuro democratico del Paese. Varzi incarna il valore della Resistenza come straordinaria lotta militare e civile di un popolo unito contro il nazifascismo e per la libertà della Patria, Varzi (Pavia), 8 settembre 1943 - 19 settembre 1944."
"Nato nel lontano Cile, da famiglia italiana, educato ad alti sentimenti di amor patrio, l’animo conquiso dagli eroismi e dai sacrifici della nostra guerra, la cui eco giungeva a lui attraverso le lettere dei due fratelli volontari al fronte, quattordicenne appena, lasciò la casa paterna e sprezzando pericoli e disagi venne, alla sua Patria. Nascondendo colla prestanza del fisico la giovanissima età, si arruolava nell’esercito, e, dopo ottenuta l’assegnazione ad un reparto territoriale, per sua insistenza, veniva trasferito ad un reparto alpini d’assalto, ciò che era nei suoi sogni e nelle giovanili speranze. Sottotenente a quindici anni, comandante gli arditi del battaglione “Feltre”, partecipò con alto valore ad azioni di guerra, rimanendo ferito. Di sua iniziativa abbandonava l’ospedale per partecipare alla grande battaglia dell’ottobre 1918, nella quale si distinse e fu proposto al valore. Tenente a sedici anni, fu inviato col reparto in Albania, dove, in importanti azioni contro i ribelli, rifulsero le sue doti d’iniziativa, non fiaccate dalle febbri malariche dalle quali venne colpito. Nella stessa località, salvando con grave rischio un suo soldato pericolante nelle insidiose correnti del Drin, dava prova di elevata sensibilità umana e di civili virtù. Magnifica figura di fanciullo soldato, alto esempio ai giovani di che cosa possa l’amore alla propria terra. Italia - Albania, giugno 1917- giugno 1920
"Appena dodicenne durante le giornate insurrezionali di Napoli partecipò agli scontri sostenuti contro i tedeschi, dapprima rifornendo di munizioni i patrioti e poi impugnando egli stesso le armi. In uno scontro con carri armati tedeschi, in piedi, sprezzante della morte, tra due insorti che facevano fuoco, con indomito coraggio lanciava bombe a mano fino a che lo scoppio di una granata lo sfracellava sul posto di combattimento insieme al mitragliere che gli era al fianco. Prodigioso ragazzo che fu mirabile esempio di precoce ardimento e sublime eroismo. Napoli, 28-29 settembre 1943."
In termini assoluti fu Guglielmo I, re di Prussia, insignito della MOVM all'età di 69 anni, quale comandante dell'esercito Prussiano nella campagna del 1866
"Soldato volontario di guerra a 62 anni, in breve raggiunse per la costante devozione al dovere, per l’inestinguibile entusiasmo, per la prova di valore offerta e per il sangue due volte eroicamente versato, il grado di tenente. Fremente per patriottismo, del più alto spirito guerriero, chiese ed ottenne di partecipare all’assalto con i fanti di una brigata. Postosi alla testa di un forte gruppo di valorosissimi da lui nobilmente arringati e che lo avevano con entusiasmo acclamato degno di guidarli alla contrastata vittoria, egli li precedette con la bandiera in pugno, incitatore magnifico ed eroico. Cadde colpito a morte, al grido di "Savoia!".Pendici settentrionali dell'Hermada, 23 agosto 1917"
Ammiraglio, già Comandante della Squadra Navale, congedato per raggiunti limiti d'età. Il decorato più anziano tra i civili senza un rilevante passato militare fu l'avvocato Placido Martini, di 65 anni (1944)
"Governatore e comandante delle Forze Armate delle isole italiane dell'Egeo si trovava, nel cruciale periodo dell'armistizio, a capo di uno degli scacchieri più difficili, lontani e vulnerabili. Caduto in mano al nemico in seguito ad occupazione della sede del suo comando, rifiutava reiteratamente di collaborare con esso o comunque di aderire ad un Governo illegale. Processato e condannato da un tribunale straordinario per avere eseguito gli ordini ricevuti dalle Autorità legittime e per avere tenuto fede al suo giuramento di soldato, manteneva contegno fiero e fermo, rifiutando di firmare la domanda di grazia e di dare adesione anche formale alla repubblica sociale italiana, fino al supremo sacrificio della vita. Cadeva comandando lui stesso il plotone di esecuzione, dopo avere dichiarato che «bisogna saper offrire in qualunque momento la vita al proprio Paese, perché nulla vi è di più alto e più sacro della Patria. Egeo-Italia settentrionale, 1941 - 1944."
"Diresse con energia, coraggio e slancio esemplari l'attacco delle quattro compagnie che erano ai suoi ordini; respinto le riordinò sollecitamente, le ricondusse all'attacco mettendo in fuga il nemico e riprendendogli quattro pezzi d'artiglieria. Agordat (Eritrea), dicembre 1893"
"Impegnatosi col suo battaglione sul Monte Rajo, nel momento più critico della lotta, combatté valorosamente. Quando le sorti della pugna precipitarono, perdurò nella resistenza con pochi rimastigli a fianco, quantunque già ferito, e col moschetto alla mano, incitando gli altri a finir bene, si difese disperatamente finché fu ucciso. Adua (Etiopia), 1º marzo 1896"
"Animato da fortissima volontà, da incrollabile fiducia nel successo delle armi nostre, con raro sprezzo del pericolo, si teneva, per un intero mese di lotte accanite, a stretto contatto con le proprie truppe di prima linea, portando loro di persona, nei momenti più critici, la parola animatrice, incitandole con l'esempio alle azioni più ardite, rendendosi così primo fattore di quelle gesta memorabili che ci resero padroni del Vodice e che ci permisero di tenerlo inespugnabile di fronte ai più accaniti sforzi nemici. Vodice, maggio-giugno 1917"
"Nel momento più grave della guerra, sbarrando colla sua divisione il passo all'avversario premente con vigorosa grande offensiva, dava alle sue truppe brillante esempio di fermezza, di coraggio e di valore personale nei siti più esposti alle offese nemiche mantenendo un così esemplare contegno anche quando fu gravemente colpito in più parti del corpo dal piombo nemico, rimanendo mutilato, fino a che fu costretto a lasciare, suo malgrado, il campo di battaglia, sul quale nel nome del Re e della Patria minacciata aveva mostrata la via dell'onore: quella che portava al nemico. Magnifico e nobile esempio di alto sentimento del dovere, di sapiente spirito offensivo, di fulgido eroismo. Stupizza, 25 ottobre 1917"
"Per la grande serenità ed abilità professionale e pel mirabile eroismo dimostrato nella brillante, ardita ed efficace operazione da lui guidata, di attacco e di distruzione di una nave nemica entro la munita rada di Trieste. Rada di Trieste, notte fra il 9 e il 10 dicembre 1917"
"Comandante di una sezione di piccole siluranti in perlustrazione nelle acque di Dalmazia, avvistava una poderosa forza navale nemica composta di due corazzate e numerosi cacciatorpediniere e, senza esitare, noncurante del grande rischio, dirigeva immediatamente con le sezioni all'attacco. Attraversava con incredibile audacia e somma perizia militare e marinaresca la linea fortissima delle scorte, e lanciava due siluri contro una delle corazzate nemiche, colpendola ripetutamente in modo da affondarla. Liberarsi con grande abilità dal cerchio di cacciatorpediniere che da ogni lato gli sbarravano il cammino e, inseguito e cannoneggiato da uno di essi, con il lancio di una bomba di profondità, lo faceva desistere dall'inseguimento danneggiandolo gravemente.Costa dalmata, notte sul 10 giugno 1918"
"Già insignito di tre medaglie d'argento al valor militare; aviatore ammirabile, esploratore sagacissimo, temprato a tutte le avversità e a tutti i rischi, combattente di alto valore, si spingeva da solo per centinaia di chilometri su territorio avversario e superando la concentrazione di artiglieria e talvolta gli attacchi di pattuglie da caccia nemiche, giungeva su obiettivi militari di grande importanza riportando sempre fotografie ed informazioni preziose. Nell'ultimo volo di guerra colpito da uno shrapnel che gli squarciava l'apparecchio e costretto ad atterrare in territorio nemico, sebbene ferito al ginocchio e lussato al piede, compiva la distruzione dell'apparecchio e riusciva per otto ore a sottrarsi alla cattura del nemico. Caduto prigioniero, superando rischi e stenti di ogni sorta, raggiungeva le nostre linee durante l'ultima vittoriosa offensiva. Fulgido esempio d'eroismo. Cielo della Carnia, dell'Altipiano, Alto e Medio Isonzo, agosto - ottobre 1917"
"Portava nella guerra per la conquista dell'Impero Etiopico lo spirito leggendario di puro eroismo degli aviatori della grande guerra. Esempio luminoso alle giovani generazioni. Cielo della Somalia, gennaio - maggio 1936."
"Conscio del pericolo cui andava incontro, ma orgoglioso di essere annoverato fra i pionieri dell'Italia imperiale, chiedeva con generosa insistenza di partecipare ad ardita impresa aeronautica intesa ad affermare col simbolo del tricolore il dominio civile di Roma su lontane contrade non ancora occupate. Minacciato nella notte da orde ribelli, rifiutava la sicura ospitalità di genti amiche e preferiva affrontare con lo scarso manipolo di eroici compagni l'impari combattimento per difendere fino all'estremo sacrificio la bandiera della Patria. Lechemti, 27 giugno 1936"
"Da soldato, da caporale, da aiutante di battaglia, fulgido, costante esempio, trascinatore d’uomini, cinque volte ferito, tre volte mutilato, mai lo strazio della sua carne lo accasciò, sempre fu dovuto a forza allontanare dalla lotta; sempre appena possibile, vi seppe tornare, ed in essa fu sempre primo fra i primi, incurante di sé e delle sofferenze del suo corpo martoriato. In critica situazione, con generoso slancio, fece scudo del suo petto al proprio comandante, e due volte, benché gravemente ferito, si sottrasse, attaccando, alla stretta nemica. Con singolare ardimento, trascinava il suo plotone di arditi all’attacco di forte, munitissima posizione nemica; impossibilitato ad avanzare, perché intatti i reticolati, fieramente rispondeva con bombe a mano, alle intense raffiche di mitragliatrici. Obbligato a ripiegare, sebbene ferito, sostava ripetutamente per impedire eventuali contrattacchi. Avuta notizia di una nuova azione, abbandonava l’ospedale in cui l’avevano ricoverato, e raggiungeva il suo reparto; trasportato dai suoi, riusciva a prendere parte anche alla gloriosa offensiva finale. Soldato veramente, più che di carne e di nervi, dall’anima e dal corpo forgiati di acciaio e di ottima tempra. Hermada, settembre 1916 - Grappa, 24 ottobre 1918."
"Mutilato e superdecorato, volontariamente nei ranghi della nuova guerra, per la maggiore grandezza della Patria, riconfermava il suo meraviglioso passato di eroico soldato. A capo della propaganda di una grande unità, seppe dimostrare che più che le parole valgono i fatti e fu sempre dove maggiore era il rischio e combatté con i fanti nelle linee più tormentate. Nella manovra conclusiva, alla testa dell’avanguardia del Corpo d’Armata, entrò per primo in Korcia ed in Erseke, inalberandovi i tricolori affidatigli dal Duce. Superba figura di combattente, animato da indomito eroismo, uscì illeso da mille pericoli e fu l’idolo di tutti i soldati del III Corpo d’Armata, che in lui videro il simbolo del valore personale, della continuità dello spirito di sacrificio e della più pura fede nei destini della Patria, che legano idealmente le gesta dei soldati del Carso, del Piave, del Grappa con quelle dei combattenti dell’Italia fascista. Albania, gennaio - aprile 1941."
"Quantunque dispensato dal presentarsi alle armi, allo scoppio della guerra vi accorse volontariamente dalla Siria dove stava esercitando apostolato di religione e di Italianità e fu nel proprio reggimento costante e fulgido esempio del più puro amor di patria e del più straordinario coraggio. Già due volte premiato per distinte azioni di valore, primo fra i suoi soldati nel compimento della sua opera, non conobbe ostacoli e tenne il dovere mai come un limite da raggiungere, sempre come una mèta da oltrepassare. In una speciale circostanza messosi risolutamente alla testa di un manipolo di militari privo di comandante, nel momento più grave della dura lotta li trascinò arditamente contro il nemico più forte di uomini e di armi e con irresistibile impeto lo debellò e lo costrinse alla resa facendo prigionieri e catturando materiale. Ferito rimase al combattimento finché non ebbe assicurata la vittoria. Già distintosi per elette virtù militari in numerosi combattimenti, sempre impavido nelle zone più fortemente battute dal fuoco avversario, sempre intrepido di fronte ai più gravi pericolo.Carso / Comarie,
23 maggio–5 giugno / 30 agosto 1917"
"Medaglia d’oro per la Guerra 1915-1918, dopo aver fieramente chiesto ed ottenuto l’assegnazione ad una unità di prima linea impegnata in aspra lotta, dava continua e chiara testimonianza del suo fervore di apostolo e della sua tempra di soldato fuse nella esplicazione più nobile delle attribuzioni sacerdotali e nell’ascendente del più schietto ardimento e di ineguagliabile abnegazione. In giornate di cruenti combattimenti divideva con raro spirito di sacrificio gli eroismi di un reggimento bersaglieri portando a tutti, pur tra i maggiori pericoli, le parole infiammate della fede e la voce trascinante del suo coraggio. In una alterna vicenda dell’accanita lotta accortosi che un ferito rimasto isolato invocava aiuto, e nonostante che altri tentativi fossero rimasti soffocati nel sangue, con ammirevole temerità e consapevolezza si lanciava per soccorrere il dipendente né desisteva dal suo nobile intento pur quando il piombo lo colpiva ad un fianco. Ferito di nuovo e mortalmente, alle estreme risorse vitali affidava la sublimità mistica della sua intrepidezza raggiungendo l’agonizzante e spirando al suo fianco. Esempio mirabile delle più elette virtù e di sublime coscienza dell’ideale patrio.Rassypnaja, Petropawlowka (Fronte Russo), 1-26 dicembre 1941"
"Comandante di compagnia all'attacco di un forte caposaldo nemico difeso da reticolati e campi minati, seguito da due soli fanti, volontariamente offertisi, si portava in pieno giorno a breve distanza dalla posizione avversaria. Lasciati indietro i due fanti, dopo avere guadato un braccio d’acqua, irrompeva sul caposaldo ancora battuto dalla nostra artiglieria e, con lancio di bombe a mano, seminava il panico fra i difensori, che si arrendevano in numero di 19. Raggiunto da un suo plotone completava l'occupazione del caposaldo e, sotto l'infuriare del rabbioso e micidiale fuoco di repressione, incurante della propria vita, allo scoperto, estraeva dalle macerie di una postazione colpita due suoi fanti rimasti sepolti, sottraendoli a sicura morte. La notte seguente, venuto a conoscenza che un fante di altro reparto trovavasi gravemente ferito in un campo minato, là dove nessuno aveva osato recargli soccorso prima di neutralizzare le mine, da solo strisciando sul terreno e tastandolo palmo a palmo, dopo oltre un'ora di estenuante sforzo, riusciva a trarlo in salvo. Splendido esempio di virtù guerriere di nostra gente e di generoso altruismo. Chiavica Pedone (RA), 2-3 marzo 1945"
"Nelle giornate della grande offensiva di primavera condotta in Italia dalle Armate Alleate ripeteva con lo stesso ardire e lo stesso stile altre imprese non inferiori a quelle che già gli avevano procurata la concessione di una Medaglia d’Oro. Nell'ultima di queste, alla testa di un gruppo di animosi, attaccava con irruenza una colonna dì automezzi che tentava il ripiegamento e la disperdeva a colpi di PIAT e di bombe a mano catturando 80 prigionieri, numerosi automezzi, rilevante numero di armi e munizioni. Sempre alla testa dei suoi fanti riportava una grave ferita che poi lo conduceva a morte. Spirava serenamente col pensiero rivolto alla famiglia ed alla Patria nella luminosa soddisfazione di avere compiuto con piena coscienza ed assoluta modestia il suo dovere di soldato e di italiano, per il quale la concessione della prima Medaglia d’Oro non era stato un punto di arrivo, ma un punto d’onore per fare ancora di più e sempre meglio, come effettivamente ha fatto. Senio Santerno, Po, La Croce di Cavarzere, 10-26 aprile 1945"
Anche la bandiera dell'attuale 4º Reggimento Alpini si fregia di due Medaglie d'oro al valor militare, ma non conferite direttamente al reggimento: è infatti custode delle tradizioni del Battaglione Alpini "Aosta" (decorato nel 1918) e del Battaglione Alpini Sciatori "Monte Cervino" (decorato nel 1942-43).
Anche la bandiera della Marina Militare si fregia di due Medaglie d'oro al valor militare, ma solo una conferita alla Marina Militare come tale (per la campagna 1940-43), mentre l'altra fu conferita al Corpo da Sbarco della Marina Militare per la campagna del 1911.
Anche la bandiera della Guardia di Finanza si fregia di tre Medaglie d'oro al valor militare, ma solo una conferita al Corpo come tale (per la campagna 1943-45), mentre le altre furono conferite rispettivamente al Regio Dragamine 35 (1943) ed al 1º Battaglione Mobilitato (per i fatti di Cefalonia, 1943).
"Sempre ed ovunque con abnegazione prodigò il suo valore, la sua perizia, il suo sangue, agevolando alla Fanteria, in meravigliosa gara di eroismi, il travagliato cammino della vittoria per la grandezza della Patria. Prima guerra mondiale, 1915-1918"
"Rinnovellò le sue più fiere tradizioni con innumerevoli prove di tenace attaccamento al dovere e di fulgido eroismo, dando validissimo contributo alla radiosa vittoria delle armi d'Italia. 1915-1918"
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, in uno dei periodi più travagliati della Storia d'Italia, in patria ed oltre confine, i Carabinieri, frazionati nell'azione ma uniti nella fedeltà alla gloriose tradizioni militari dell'Arma, dispiegarono - sia isolati, sia nelle formazioni del Corpo Volontari della Libertà e nelle unità operanti delle Forze Armate - eminenti virtù di combattenti, di sacrificio e di fulgido valore, attestate da 2735 caduti, 6521 feriti, oltre 5000 deportati. Le ingenti perdite e le 723 ricompense al Valor Militare affidarono alla storia della Prima Arma dell'Esercito la testimonianza dell'insigne contributo di così eletta schiera di carabinieri alla Guerra di Liberazione, tramandandola a imperituro ricordo. Zona di operazione, 8 settembre 1943 - 25 aprile 1945
"Nella fase di preparazione dell'impresa africana e durante il periodo di operazioni sul fronte Eritreo e su quello Somalo, portò un contributo decisivo alla vittoria, disperdendo ed annientando le resistenze nemiche. La sua collaborazione con le forze di terra nel campo tattico strategico e logistico confermava la efficienza dei mezzi e consacrava soprattutto l'ardimento eroico degli equipaggi che si prodigavano in ogni giornata di battaglia, oltre il possibile, esempio e monito, testimonianza del valore italico e auspicio per il futuro. Campagna dell'Africa Orientale Italiana, 4 giugno 1936"
"In cinque anni di guerra aperta e di lotta clandestina, prima al cimento su tutti i fronti e in tutte le battaglie, ha saputo impiegare i propri aerei fino ed oltre l'usura della guerra e del tempo, immolando un terzo dei piloti e specialisti di squadriglia. Quattro medaglie d'oro agli Stormi, centocinquantuno medaglie d'oro alla memoria ed ai viventi, innumerevoli medaglie d'argento, di bronzo, e croci di guerra al valore, attestano l'eroismo dell'Arma e la Sua dedizione alla Patria. Ha fatto, del cielo d'Italia un Sacrario d'Eroi che ammanta di gloria la Nazione tutta, a incitamento per le generazioni future. Cieli del Mediterraneo, dell'Africa, dell'Oriente, 16 giugno 1940-8 settembre 1943. Cieli della Grecia, Fronti della Resistenza, 9 settembre 1943 - 5 maggio 1945"
"Con grandi sacrifici di sangue e con insigni atti di valore, scrisse nel grande Trentino fulgide pagine di grande storia, contrastando per più giorni, sul fronte Monte Cengio - Cesura, il passo al nemico che tentava di sboccare nella pianura vicentina (22 maggio - 3 giugno 1916). Sanguinosamente conquistò formidabili posizioni nemiche, difendendone con tenacia sovrumana il possesso, pur con forze assottigliate dalla lotta. Ritirato dalla prima linea da meno di un giorno (19 ore) nuovamente vi accorreva per respingere un riuscito minaccioso contrattacco nemico, e gettandosi ancora nella lotta con abnegazione sublime, riconquistava definitivamente, in mischie convulse, le tormentate posizioni. Nella intera campagna rinverdì di novella gloria le fiere tradizioni dei Granatieri di Sardegna. Carso - Regione Fornaia - Q. 241: 23 maggio - 7 giugno 1917"
Sostenne intrepido un formidabile attacco nemico, riuscendo in cruentissima lotta, dapprima a trattenere l'invasore e poi a respingerlo. Poco dopo, chiamato improvvisamente in linea, infranse nuovi poderosi attacchi dell'avversario, contribuendo ad arrestare definitivamente l'offensiva. Nella battaglia della riscossa, con irresistibile impeto e mirabile audacia, conquistava l'ardua vetta di Monte Valderoa, riscuotendo l'ammirazione dello stesso nemico. Attaccato sul fronte ed al tergo, si difendeva con ferrea tenacia ricacciando l'avversario. Nel culto sempre vivo delle antiche fiere tradizioni, i suoi giovani fanti dimostrarono ognora, con grande sacrificio di sangue, incrollabile tenacia, sublime ardimento ed eroica devozione al dovere — Col della Berretta, 22 - 26 novembre 1917 - Cà d'Anna, 17 dicembre 1917 - Monte Valderoa, 24 - 28 ottobre 1918
Con mirabile energia e tenacia, ora muovendo all'attacco, ora resistendo ai violenti e insidiosi assalti nemici, rese col suo sangue sacro alla Patria il Monte San Michele e le sue balze. Luglio ed ottobre 1915, marzo e giugno 1916
"Per il valoroso contegno, per le ripetute prove di saldezza e di slancio, per la tradizione di eroismo nobilmente mantenuta durante tutta la guerra. Sui campi di battaglia del Carso, dall'Isonzo al Piave, segnò la sua via luminosa con l'impeto, la tenacia e il sangue dei suoi Eroi, generosamente versato, attingendo per trenta mesi di lotta continua, la sua indomabile energia alla più serena e più alta coscienza del dovere e dell'onore. Carso - Isonzo - Piave, 1915-1917. Si distinse anche per stremo valore e ferrea tenacia nella battaglia del giugno 1918 sull'Altopiano di Asiago"
"Durante le operazioni sul fronte greco-albanese, in giorni di aspra battaglia contro nemico agguerrito, tenace e risoluto a disputare, con imponente forza di uomini e d'armi il possesso del monte Scialesit, posizione chiave per lo schieramento d'una nostra grande unità operante, il 13º Fanteria riusciva, mercé l'abnegazione e lo slancio delle sue truppe e dei suoi quadri, a frenare l'impeto dell’avversario e a ributtarlo infine con furioso contrattacco verso le posizioni di partenza. A compimento dell'impresa che costava immenso tributo di sangue meritava la citazione sul Bollettino delle FF.AA. In seguito, nel corso delle operazioni d'attacco protrattesi dal 9 al 19 marzo rivelava in tormentato settore eguali virtù di tenacia combattiva e pari generosità dei suo sangue cosicché il nemico incalzato da irruenti ed eroici assalti era costretto a ripiegare duramente scosso e provato. Spostato sul fronte di combattimento contro la Jugoslavia ed inquadrato nella colonna celere D.S. imponeva anche sul nuovo nemico l'alto valore dei suoi ufficiali e delle sue truppe impedendone con impetuoso attacco il riordinamento dei resti battuti e fugati. Con una audace marcia attraverso la zona costiera del lago di Ocrida ripiombava sui fianchi dell'Esercito greco al quale strappava con decisa manovra il possesso d'una vasta zona ricondotta nel seno della Patria. Superbo strumento di lotta, espressione dei più alti valori dello spirito, simbolo di luminosa ed inesausta tradizione di gloria. Fronte greco-albanese: Scialesit, 4 - 12 febbraio; Cresciows, 9 - 19 marzo; Ocrida - Biishiti, 8 - 18 aprile 1941"
In epiche lotte a S. Martino del Carso e sul Monte S. Michele (novembre 1915, giugno 1916) diede sublimi prove di ardimento, di tenacia e di spirito di sacrificio, riconfermando le stesse sue belle qualità guerriere nelle aspre mischie sull'altipiano della Bainsizza (agosto 1917). Nell'offensiva austriaca del giugno 1918 sul Piave, compreso del suo dovere altissimo verso la Patria in quell'ora suprema, scrisse col sangue dei suoi migliori Fanti pagine di gloria imperitura, sostenendo con impeto ed ardore sovrumani, in cinque giorni di lotta furibonda, il formidabile urto delle masse avversarie a Villa Premuda, travolgendole con magnifico slancio a C. Fuma e contenendole eroicamente a C. Ninni; impareggiabile esempio del più fulgido valore e del più alto patriottismo
Falange temprata, traeva dalle auree insegne della passata guerra, motivo di nuova gloria. in giorni di epica lotta, i suoi fanti, degni del loro motto "Fede e Valore", travolgevano di slancio il nemico fino ad affrontarlo in un formidabile campo trincerato (Borgo Tellini - Kalibaki), che attaccavano con tenacia e notevoli sacrifici di sangue, conquistando posizioni saldamente e tenacemente contese (lago Zerovina - quota 1201 - Burtopa - fiume Kalibaki - quota 935 - fiume Kormos - quota 899 (profeta Elia) - Ripitisti - Gribiani). Di fronte a violenti contrattacchi nemici, condotti con forze soverchianti, contendevano il terreno palmo a palmo, facendo dei loro petti valido baluardo contro cui l’avanzata nemica s’infranse e si arrestò con perdite rilevanti. Nell’offensiva di aprile, con mirabile slancio travolgevano le resistenze accanite ed ostinate opposte dal nemico e il 17 raggiungevano Argirocastro, catturando prigionieri ed ingente bottino (Doliana - Vesane - Makricampos - Cippo 21 - M. Bureto - Quota 1640 - Sella Radati - Tepeleni - Lekeli). Fronte greco, 28 ottobre 1940 - 23 aprile 1941
In epiche lotte a S. Martino del Carso e sul Monte S. Michele (novembre 1915, giugno 1916) diede sublimi prove di ardimento, di tenacia e di spirito di sacrificio, riconfermando le stesse sue belle qualità guerriere nelle aspre mischie sull’altipiano della Bainsizza (agosto 1917). Nell’offensiva austriaca del giugno 1918 sul Piave, esempio inarrivabile di valore e di spirito di sacrificio, dopo aver infranto il formidabile urto nemico a C. Cappellini e a C. Gasparinetti, riconquistando l’argine di S. Marco, opponeva eroicamente, pur con forze assottigliate dalla lotta, lunga e sanguinosa, la sua ultima e decisiva resistenza a S. Pietro Novello, sicuro che la vittoria e la salvezza dell’onore d’Italia riposavano nel suo sacrificio. Il primo battaglione circondato nell’Ansa di Lampol, dopo aver seminato con poche eroiche mitragliatrici superstiti, per tre giorni, la strage nelle schiere nemiche, si apriva leoninamente un varco. Piave, 15 - 17 giugno 1918
"In avanguardia ad una Divisione impegnata per l'accerchiamento di preponderanti forze nemiche, quantunque separato dalla propria colonna, attaccava arditamente l'avversario, sgominandolo. Distintosi al forzamento del Nipro e nella battaglia di Petrikowka, si lanciava con grande animosità all'inseguimento del nemico fedele alla sua antica reputazione di valore, incurante delle più aspre fatiche e privazioni, raggiungeva per primo le forti retroguardie avversarie, cui negava tregua e scampo, debellandone ripetutamente l'ostinata resistenza. inoltratosi tra gelo, fango e pioggia per trecento chilometri in territorio infestato da partigiani, affrontava di nuovo impari lotta, resa più perigliosa dall'isolamento e dalla penuria di rifornimenti ed ai nemico, quattro volte superiore di numero, che deciso ad annientano lo circondava rabbiosamente in un villaggio, imponeva rispetto per nove giorni di duri combattimenti, obbligandolo infine a cedergli il passo. A conferma delle sue fiere qualità militari, si acquistava meriti altrettanto eletti nei prosieguo delle operazioni offensive e nella tutela di un delicato settore difensivo nonostante che l'eccezionale crudezza dell'inverno imponesse ai suoi ranghi duramente assottigliati inenarrabili patimenti e sacrifici. Fronte russo - Jasnaja - Poliana - Wionowka - Shelesnoje - Gorlowka Nikitowka - Chazepetrowka - Ploskii - agosto 1941 - maggio 1942"
"In durissima, tenace, aggressiva e cruenta battaglia difensiva, di fronte a ripetuti ostinati violenti assalti nemici, operati da forze ingenti, continuamente rinnovellantisi, riconfermava, superandole, le fulgide, eroiche tradizioni del passato. Attraverso larghissimo tributo di vite e di sangue, imposto dal nemico e dal clima, già aggirato sui fianchi ed oltrepassato sul tergo, fedele alla consegna ricevuta, con sublime eroismo, fede convinta ed eccelso spirito di sacrificio, manteneva salda la sacra linea intangibile affidata al suo onore e al suo valore, anche quando già appariva ineluttabile il totale, estremo sacrificio. Rifulgeva nella successiva, logorante lotta, intesa ad aprirsi un varco ripetutamente, per vari giorni consecutivi, attraverso le imbaldanzite schiere dei mezzi corazzati accerchianti. Né le estenuanti tappe dei tragico ripiegamento lungo la nevosa, gelida steppa russa, né il calvario del supremo olocausto del superstite pugno d'eroi, incalzato, braccato e falcidiato, valsero a fiaccarne l'intrepido animo, il saldo cuore, e lo strenuo valore che, dopo oltre un mese di contrastata, sfibrante lotta, trionfavano sulla maggiore potenza dei mezzi del nemico. Fronte del Don - Abrossimowo - Monastyrschina - Getreide - Swch - Arbusow - Tscherkowo, 1º dicembre 1942 - 15 gennaio 1943"
"All’atto dell’armistizio lontano dai suolo della Patria, a contatto di preponderanti aggressive forze tedesche che imponevano la consegna delle sue armi, anziché depone, con voto unanime iniziava la cruenta lotta partigiana che conduceva compatto in zone impervie, senza rifornimenti e con privazioni inenarrabili per concorrere validamente, con largo tributo di sangue, all’eroica resistenza delle invitte Divisioni "Venezia" e "Garibaldi". Col sacrificio dei suoi valorosi fanti, teneva in grande onore il prestigio delle armi d’Italia.Montenegro - Sangiaccato, 8 settembre -1º dicembre 1943"
"Conquistando sul Carso salde posizioni nemiche e fortissimi trinceramenti, detti delle Frasche e dei Razzi, che sotto nutrito fuoco rafforzò a difesa; riconquistando sull'Altipiano dei Sette Comuni posizioni dalle nostre armi perdute (Monte Castelgomberto, Monte Fior e Casera Zebio), sempre non curante delle ingenti perdite, diede ripetute prove di sublime audacia e di eroica fermezza. 25 luglio - 15 novembre 1915; giugno 1916"
"Espressione purissima delle forti virtù dell'intrepida gente di Sardegna, diede il più largo tributo di eroismo alla gloria dell'Esercito e alla causa della Patria, dovunque vi furono sacrifici da compiere e sangue da versare. Nei giorni della sventura, infiammato di fede e di amore, riconquistava con meraviglioso slancio le munitissime posizioni nemiche di Col del Rosso e di Col d'Echele (28 - 31 gennaio 1918). All'imbaldanzito invasore oppose sul Piave l'audacia della sua indomabile volontà di vittoria, la fierezza sublime e la granitica tenacia della sua antica stirpe (16 - 24 giugno 1918). Nella battaglia della riscossa non conobbe limiti di ardimento nell'inseguire il nemico. 26 ottobre - 4 novembre 1918"
"Rafforzatesi sul fronte Val Lastro-Zovetto (Altopiano di Asiago), con invitta costanza ed indomita energia le truppe della Brigata resistettero tre giorni ad un furioso bombardamento e a reiterati poderosi attacchi del nemico, intrepide, salde nel proposito incrollabile di vincere o morire (Monte Zovetto, giugno 1916).
Con valore ed audacia parteciparono poi alla difesa del Coston di Lora alla conquista di forti linee nemiche sul Monte Pasubio (luglio-novembre 1916).»
— Monte Zovetto (giugno 1916) - Monte Pasubio (luglio-novembre 1916)"
"Di estrema retroguardia della Divisione (63^ Cirene), durante un epico ripiegamento, bombardato e mitragliato dall'aria, attaccato da forti formazioni di mezzi corazzati o blindati, seppe sventare e sostenere intrepidamente l'urto avversario. Durante i 23 giorni dell'assedio e della battaglia di Bardia fu barriera insormontabile ai ripetuti attacchi dell'avversario. Incaricato di ristabilire la situazione su un importante tratto del fronte della piazzaforte, che era stato intaccato, determinava con l'impeto del suo contrattacco e l'ardire dei suoi fanti, il ripiegamento dell'avversario, contribuendo in modo particolare, a tenere alto a Bardia l'onore delle armi italiane. Fronte egiziano, 9 dicembre 1940 - 5 gennaio 1941"
"Compatta e gagliarda unità di guerra, salda amalgama di energie, di volontà intrepida e di temeraria arditezza fusa nell'abilità manovriera, in dieci mesi ardua campagna ha dato vivido risalto alle superbe tradizioni, onde sono onusti il suo ceppo ed il suo nome chiamato alla battaglia del Nipro dopo mille chilometri di rudi marce, imponeva all'avversario la invitta superiorità delle sue baionette, che con travolgente irruenze e lena inesausta, sgominando ripetutamente dense e rabbiose retroguardie nemiche, faceva balenare prime e vittoriose nel cuore del Donez. Riaffermata in rischiose azioni esplorative la bella audacia dei suoi battaglioni e distintosi pel contributo di valore nel soccorso a nostra colonna avviluppata, teneva ovunque in scacco l'avversario, strappandogli capisaldi muniti e preziosi punti di appoggio. Incaricato infine della tutela di un delicato settore difensivo, ancorché ridotto di numero ed esposto ai rigori di un inverno eccezionalmente ostile, reagiva con indomito coraggio e fede suprema all'urto di forze nemiche dieci volte superiori, arginando, con l'incontrollabile diga dei petti e degli animi, la furia che minacciava di stremarlo e portando i suoi piumetti ad affermarsi in una scia di sangue oltre le posizioni riconquistate. Fronte Russo. Nipro, Uljanowka, Maximaljanowka, Sofjewka, Stalino, Panteleimonowka, Rassipnaja, Michailowka, Stoshkowo, agosto 1941 - maggio 1942"
"Superba unità di guerra, non paga del grande sangue versato e delle eroiche imprese compiute nel precedente cielo operativo, si prodigava ancora con suprema dedizione per il buon esito in numerosi combattimenti. Balzato per primo dalle posizioni tenacemente difese durante tutto l'inverno, prendeva d'assalto un importante centro ferroviario e creava la premessa per afferrare alla gola il nemico ripiegante, distruggerlo e conquistare una ricca zona mineraria. Lontana avanguardia delle truppe italiane in Russia con la 3ª Divisione Celere, slanciatosi con fulminea marcia dal Donez al Don, attaccava e conquistava con dura e sanguinosa lotta una munitissima testa di ponte, sconvolgendo il piano offensivo nemico. Travolto l'avversario in rovinosa fuga, ne frustrava i successivi suoi ritorni offensivi compiuti con forze sempre rinnovantisi. Chiamato all'arresto di masse nemiche transitate sulla destra del Don, le ricacciava con impetuoso attacco; quindi, inchiodato al terreno, costituiva insormontabile barriera ai reiterati, sanguinosi, ma vani assalti nemici, spezzandone l'impeto e facendo brillare di piena, fulgida luce, di fronte agli alleati ed allo stesso nemico, le virtù guerriere delle stirpe italica. Fronte Russo, Rassipnaja, Staz, Fatschewka, Iwanowka, Serafimowitsch, Broboski, Quota 244,4 Jagodnyi 11 luglio - 1º settembre 1942"
La bandiera del 3º Bersaglieri si fregia di tre Medaglie d'oro al valor militare, due conferite al reggimento e una quale custode delle tradizioni del III Battaglione Bersaglieri Ciclisti (decorato nel 1918)
"Salda e forte unità di guerra, già temprata in mesi di aspra lotta su altro fronte, si prodigava nella dura campagna di Russia con lo stesso ardore e la stessa fede che formarono la sua gloria nelle precedenti guerre d'Italia. Balzato dalla linea difensiva aspramente contesa, ma sempre inviolata, all'audace offensiva, si impossessava con sanguinosa battaglia del centro fortificato di Iwanowka, aprendo il passo alla conquista del ricco bacino minerario di Krasnij Lutsch. Passato, con rapida, leggendaria marcia, dal Donez al Don, dava il suo pronte e decisivo contributo alla battaglia per la conquista di una munitissima testa di ponte nemica, annientando il nemico annidato in un settore particolarmente difficile ed insidioso. Chiamato in altro settore, dove minacciose masse russe erano riuscite a passare sulla destra del Don, con eroici contrattacchi e con tenacissima resistenza arrestava definitivamente l'avversario, rendendo vani ripetuti sfondamenti fatti dal nemico con mezzi e forze assolutamente preponderanti.
Fronte Russo, Orlowo - Iwanowka - Bokowo Antrazit - Bobrowski - Quota 224 - Jagodnyj - Quota 208, febbraio - settembre 1942
"Magnifico Reggimento Bersaglieri durante la campagna in Russia già duramente provato e copertosi di gloria, stremato nelle sue file, ma non domo, compì atti prodigiosi nella tormentata manovra di ripiegamento delle truppe dell'A.R.MI.R. segnando, dal Don al Dnieper, con copioso sangue le tappe di una lotta epica. in nobile gara di eroismo e di sacrificio con altre truppe: avanguardia arditissima in cruenti puntate controffensive, temeraria ed implacabile retroguardia, in durissimi combattimenti di arresto contrastò passo a passo il procedere baldanzoso di forti colonne corazzate nemiche, rompendone più volte l'accerchiamento con mezzi ed armi di gran lunga inferiori in numero ed efficacia. Sorretto da una disperata volontà di resistenza, benché sopraffatto dalle travolgenti forze avversarie, dopo aver perduto circa il 70% dei suoi effettivi chiuse combattendo per ultimo, sulle sponde del Dnieper, il tragico ciclo operativo, ammirato dagli alleati a fianco dei quali validamente si batteva, tenendo ovunque alto il nome dei soldati d'Italia e sempre fedele alle nobili tradizioni del Corpo.
Fronte russo, fiume Don, fiume Dnieper, 17 dicembre 1942 - 20 febbraio 1943"
"Strumento di guerra, nel quale agilità e potenza sono contemperate e fuse, animi e corpi protesi in ferreo blocco al sacrificio ed alla gloria, in circa due anni di guerra sanguinosa in territorio desertico ha dato prove fulgidissime di eroico valore. In continuo contatto con il nemico più forte ed implacabile ha opposto alla maggiore forza il coraggio, all'implacabilità la fermezza stoica e ne ha avuto, in ogni confronto, schiacciante ragione. Mai arrestato dal piombo avversario nelle sue marce vittoriose ha sempre saputo, opponendo le sue armi e i suoi petti, stroncare inesorabilmente le iniziative del nemico. Il sangue generoso dei suoi Ufficiali, Sottufficiali, Bersaglieri, continuatori eroici di una tradizione che non ha macchia, ha irrorato e fecondato le sabbie del deserto: El Mechili, Tobruk, Passo Halfaja, Sollum, Capuzzo, Bir El Gobi, Dakar El Aslagh, nomi legati alle glorie della Patria, sono le tappe gloriose del reggimento, due volte sacrificatosi nell'estremo olocausto, due volte risorto nel nome dei suoi eroici figli caduti. Lo stesso nemico, ha espresso la stupita ammirazione per i fanti piumati del reggimento, espressione purissima delle virtù guerriere dell'italica stirpe - Africa Settentrionale, Aprile 1941-settembre 1942"
"Dopo aver data all'azione comune eccezionale contributo di fede e di sangue, in sette giorni di titaniche gesta, respingeva le preponderanti forze avversarie e manteneva le proprie posizioni oltre i limiti delle possibilità umane. Battaglia del Mareth (Tunisia) marzo-aprile 1943
Sul fronte greco, in cinquanta giorni di lotta senza tregua contro un nemico più forte di numero, di artiglierie, di armi automatiche, il 5º reggimento alpini, con I suoi battaglioni “Morbegno”, “Tirano” ed “Eolo”, fusi in un blocco granitico di forze spirituali e materiali, superando asprissime difficoltà di clima e di terreno, teneva testa eroicamente all'avversario, contestanfogli il terreno a palmo a palmo e con contegno risoluto ed aggressivo. Malgrado le fortissime perdite che lo avevano ridotto ad un pugno di eroi, continuava ostinatamente a combattere per l'onore della Patria e perché così vuole la forte tradizione alpina. Successivamente, su un altro importante settore montano, fermo ed incrollabile sulle posizioni affidategli, riaffermava con gloriose tenaci difese e con vittoriosi ardimenti offensivi, senza mai contare i sacrifici, la sua fama di preclaro valore guerriero. Magnifico esempio, nei capi e nei gregari di altissime virtù militari. - Alture di Morava, Dushar, Varri Lamit, Cuka e Liqerit, Cuka e Greves, Guri i Orer, Bregu i Math, Sqimari, 14 novembre - 30 dicembre 1940, Pupatit, Guri i Topit, gennaio-aprile 1941
In sette mesi di durissima campagna sul fronte russo si dimostrava grantica e potente unità di guerra, saldissimo fascio di indomite energie, di ferree volontà e di leggendario ardimento. Durante una difficilissima manovra di ripiegamento sul fronte del Don, sempre vittoriosamente tenuto, I suoi battaglioni “Morbegno”, “Tirano” e “Edolo”, malgrado le eccezionali avverse condizioni di clima e di elementi, le asperrime estenuanti marce lungo le sterminate distese di neve, la mancanza assoluta di ogni rifornimento, davano continue fulgidissime prove delle loro fiere qualità guerriere. Operando con rara abilità in territorio insidiosissimo, pur spossati dalle più aspre fatiche e privazioni, superando ogni umana possibilità di resistenza fisica e morale, a Scororyb, a Scheljakino, a Wawarowka, a Nikitowka, a Nikolajewka ed in altri numerosi durissimi combattimenti, stroncavano sempre nuove soverchianti forze nemiche appoggiate da potenti mezzi corazzati e con furore leonino rompevano il cerchio di ferro e di fuoco un cui l'avversario, rabbiosamente deciso ad annientarli, si illudeva di averli ormai chiusi. Col loro intrepido valore e con la loro travolgente irruenza, in mobile gara di abnegazione, di arditezza e di irresistibile slancio con I battaglioni del reggimento gemello, travolgevano il nemico, ne contenevano e ne arginavano l'irruente avanzata, creando la indispensabile premessa alla ripresa ed aprivano la via della salvezza a numerose unità. Primi nell'offerta, nella sofferenza e nel sacrificio, I tre ferrei battaglioni, sempre fedeli alla loro antica tradizione, hanno superato con più che leggendario valore, il loro eroico passato di guerra. - Fronte russo: Scarerjb - Scheljakino - Nikitowka - Nicolajewka, agosto 1942 febbraio 1943
Per la superba condotta dei battaglioni "Tolmezzo", "Cividale", "Gemona", durante la guerra italo-greca: irruenti nell'attacco, calcarono vittoriosamente le giogaie del Pindo; tenacissimi nella difesa, scrissero pagine di gloria e di sangue sulla dorsale dei Mali, sullo Scindeli e sul Golico, sbarrando col sacrificio la strada alle soverchianti forze nemiche. Granitici e fieri alpini, furono sui monti di Grecia e di Albania ben degni dell'eroico e vittorioso loro passato di guerra. - Fronte greco - Pindo - Mali Scindeli - Golico, 28 ottobre 1940 23 aprile 1941.
Fedele ad una superba tradizione di gloria, coi suoi granitici battaglioni "Tolmezzo", "Gemona", "Cividale" e 41ª compagnia controcarro, respingeva con gagliardo impeto reiterati violenti attacchi. Destinato successivamente in altro settore per sbarrare al nemico la via del successo, per oltre trenta giorni, nell'aperta e ghiacciata steppa russa, resisteva con incrollabile tenacia alla diuturna formidabile pressione del nemico grandemente superiore per numero di uomini e di mezzi, lo inchiodava sul terreno, lo contrattaccava con aggressiva violenza, gli infliggeva gravissime perdite, dando prova sublime di eroismo ed immolandosi per l'onore della Patria. Avuto ordine di ripiegare, i superstiti, con aspri combattimenti, riuscivano ad aprirsi un varco attraverso l'accerchiamento nemico confermando ancora una volta le leggendarie virtù degli alpini d'Italia - Fronte russo, 15 settembre 1942 - 1º febbraio 1943
Per la superba condotta dei battaglioni "Vicenza" e "L'Aquila", durante la guerra italo-greca: irruenti nell'attacco, calcarono vittoriosamente le giogaie del Pindo; tenacissimi nella difesa, scrissero pagine di gloria e di sangue sulla dorsale dei Mali, sullo Scindeli e sul Golico, sbarrando col sacrificio, la strada alle soverchianti forze nemiche. Granitici e fieri alpini, furono sui monti di Grecia e di Albania ben degni dell'eroico e vittorioso loro passato di guerra - Fronte greco - Pindo - Mali - Scindeli - Golico, 28 ottobre 1940 - 23 aprile 1941
Fedele ad una superba tradizione di gloria, con suoi granitici battaglioni "Vicenza", "L'Aquila", "Vai Cismon" e 83ª compagnia cannoni controcarro respingeva con gagliardo impeto reiterati violenti attacchi. Destinato successivamente in altro settore per sbarrare al nemico la via del successo, per oltre trenta giorni, nella aperta e ghiacciata steppa russa, resisteva con incrollabile tenacia a diuturna formidabile pressione dei nemico grandemente superiore per numero di uomini e mezzi, lo inchiodava sul terreno, lo contrattaccava con aggressiva violenza, gli infliggeva gravissime perdite, dando prova di sublime eroismo ed immolandosi per l'onore della Patria. Avuto ordine di ripiegare, i superstiti, con aspri combattimenti, riuscivano ad aprirsi il varco attraverso l'accerchiamento nemico confermando ancora una volta le leggendarie virtù degli Alpini d'Italia - Fronte russo, 15 settembre 1942 - 1º febbraio 1943
"Per il superbo comportamento dei gruppi “Conegliano” ed “Udine” nella campagna italo-greca. Frammisti agli Alpini nel valore e nel sacrificio, costituirono con le loro batterie sui Mali, allo Scindeli, al Golico, come già sul Pindo, i nuclei dai quali partiva l’offesa e sui quali infuriò la resistenza e prese lo slancio il contrattacco. Col tiro dei pezzi, con la baionetta e la bomba, furono valorosi tra i valorosi, Alpini tra gli Alpini. Fronte greco, Pindo, Mali, Scindeli, Golico, 28 ottobre 1940-23 aprile 1941"
"Magnifica compagine di armi e di spiriti, ancor più rinsaldata dai fasti gloriosi della campagna di Albania, coi gruppi "Conegliano", "Udine", "Val Piave", 77ª batteria controcarro, 45° e 47° batterie contraeree, accorreva attraverso tempeste di neve e di gelo a fermare il nemico che, potentissimo per uomini e mezzi, avanzava in altro settore del fronte. Per trenta giorni le batterie del Reggimento, nella piena crudezza dell’inverno russo, senza ripari né ricoveri nella steppa innevata, manovravano impavide, benché duramente colpite, e ricacciavano ovunque l’avversario nel corso di disperati furibondi combattimenti infliggendogli perdite sanguinose. Soltanto quando il nemico era da più giorni alle spalle, il Reggimento, per ordine ricevuto, iniziava il ripiegamento. Benché stremati, gli artiglieri alpini del 3°, con sovrumana forza di volontà, frammischiati agli alpini, riuscivano ad aprirsi un varco attraverso l’accerchiamento nemico, col sacrificio di molti, col valore di tutti. Confermavano così le più pure tradizioni di valore, di abnegazione e di sacrificio dell’Artiglieria alpina italiana. Fronte russo, 15 settembre 1942 - 1º febbraio 1943"
Decreto sovrano aprile 1796 "Per la segnalata prova di zelo, di fermezza e di bravura che due squadroni di quel corpo hanno dato il 21 aprile 1796 nella pianura di Mondovì presso il colle di Bricchetto, attaccando un corpo di dragoni e ussari nemici infinitamente superiori in numero, rovesciandoli e disperdendoli, dopo averne uccisi, feriti, fatti prigionieri buona parte, facilitando così la ritirata della Fanteria del Re che arrischiava di essere circondata". Ciascuno dei due squadroni venne insignito individualmente di Medaglia d'Oro al Valor Militare
"Fedele al compito di vendicare l'eroico sacrificio di Amba Alagi, negli stessi luoghi che videro la virtù epica del Maggiore Toselli e dei suoi, emulò la sua tradizione e rinnovò le sue glorie con ingenti perdite di vite e sangue. Nel Tembien si batté con l'usato valore e a Passo Mecan, in aspra e tenace battaglia, per tredici ore di combattimento, resistendo agli assalti e facendo impeto travolgente, sgominò il nemico agguerrito e conquistò decisiva vittoria. Mechennò-Zeban Cherchetà, 20 gennaio; Passo Mecan (Mai Ceu), 31 marzo 1936"
"Salda unità di guerra, in prolungata aspra battaglia contro preponderanti forze terrestri ed aeree, di prodigava con indomito valore riuscendo nella tenace difesa sostanziata da audaci contrattacchi, come nell'offensiva ardita e violenta, a contenere sempre l'aggressività dell'avversario agguerrito. Superbo nel valore come nel sacrificio teneva fede alle sue gloriose tradizioni. Africa Orientale, 4 febbraio - 27 marzo 1941"
"Già insignita della massima onorificenza al valore militare per la strenua difesa opposta agli austriaci nel maggio-giugno 1848, la città non smentì mai, nel corso di due guerre mondiali, le sue elevate virtù patriottiche, militari e civili. Nel periodo della lotta di liberazione, occupata dalle truppe tedesche, costituì subito, fra le sue mura, il comitato di resistenza della Regione veneta che irradiò poi, in tutta la Provincia e oltre, quella trama di intese e di cospirazioni che furono necessarie premesse di successive e brillanti operazioni militari. Le sue case, i suoi colli, le sue valli servirono allora da rifugio ai suoi figli migliori che, da uomini liberi, operarono per la riscossa e che, braccati e decimati da feroci rappresaglie, sempre tornarono ad aggredire il nemico, arrecando ingenti danni alle sue essenziali vie di comunicazioni e alla sua organizzazione, logistica e di comando. I primi nuclei partigiani e dei G.A.P., operanti in città, e, in seguito, le numerose Brigate delle Divisioni "Vicenza", "Garami" e "Ortigara", gareggiando in audacia e valore, pagando un largo tributo di sangue alla causa della Liberazione, mentre gran parte della popolazione subiva minacce, deportazione, torture e morte e centinaia di altri suoi cittadini in divisa combattevano all'estero, per la liberazione di altri paesi d'Europa. Benché devastata dai bombardamenti aerei, che causarono oltre 2000 vittime e che d'altrettante straziarono le carni, mutilata nei suoi insigni monumenti, offesa nei suoi sentimenti più nobili, la città mai si arrese al terrore tedesco, ma tenne sempre alta la fiaccola della fede nel destino di una Patria finalmente redenta. Vicenza, 10 settembre 1943 - 28 aprile 1945. Vicenza, 5 novembre 1994"
"Nel glorioso meriggio del Risorgimento Nazionale - 9 febbraio 1849 - la migliore gioventù italiana correva a morire sugli spalti di Roma repubblicana ispirata dall'instancabile apostolo dell'Unità Giuseppe Mazzini e guidata dall'Eroe nazionale Giuseppe Garibaldi. Roma combattè romanamente contro truppe agguerrite di quattro eserciti, mentre un'Assemblea Costituente legiferava sotto il tiro dei fucili rinnovando in un breve ma fulgidissimo periodo le glorie militari e le virtù civili di cui è costellata la storia millenaria della Città Eterna, Per la meravigliosa epopea del 1849 Roma ridi venne il centro e la fiamma delle italiane speranze indicando la via del nazionale riscatto. Nel centenario degli eroici avvenimenti, sul colle capitolino ove sventola il gonfalone della Repubblica, il popolo di Roma, che nella recente tragedia della Patria ha vissuto le mirabili ore del martirio e della riscossa, riassume i voti, gli eroismi, i sacrifici di tutte le Città italiane che provate ma non scosse dalla sventura, cooperarono alla redenzione d'Italia - 1849-1949"
"La Città Eterna, già centro e anima delle speranze italiane nel breve e straordinario tempo della Seconda repubblica romana, per 271 giorni contrastò l’occupazione di un nemico sanguinario e oppressore con sofferenze durissime. Più volte Roma nella sua millenaria esistenza aveva subito l’oltraggio dell’invasore, ma mai come in quei giorni il suo popolo diede prova di unità, coraggio, determinazione. Nella strenua resistenza di civili e militari a Porta San Paolo, nei tragici rastrellamenti degli ebrei e del Quadraro, nel martirio delle Fosse Ardeatine e di Forte Bravetta, nelle temerarie azioni di guerriglia partigiana, nella stoica sopportazione delle più atroci torture nelle carceri di via Tasso e delle più indiscriminate esecuzioni, nelle gravissime distruzioni subite, i partigiani, i patrioti e la popolazione tutta riscattarono l’Italia dalla dittatura fascista e dalla occupazione nazista. Fiero esempio di eroismo per tutte le città e i borghi occupati, Roma diede inizio alla Resistenza e alla guerra di Liberazione nazionale nella sua missione storica e politica di Capitale d’Italia. 9 settembre 1943 – 4 giugno 1944"
Maggiore pilota Amedeo Parmeggiani, Capitano pilota Giorgio Gonelli, Tenente medico Francesco Paolo Remotti, Sottotenente pilota Onorio De Luca, Sottotenente pilota Giulio Garbati, Maresciallo motorista Filippo Di Giovanni, Sergente maggiore elettromeccanico di bordo Armando Fausto Fabi, Sergente maggiore marconista Antonio Mamone, Sergente maggiore montatore Silvestro Possenti, Sergente maggiore montatore Nicola Stigliani, Sergente elettromeccanico di bordo Martano Marcacci, Sergente motorista Nazzareno Quadrumani, Sergente marconista Francesco Paga
"Comandante del sommergibile francese "Curie", tentava, con atto di incredibile audacia, l'attacco alle maggiori navi austriache chiuse nella munita Piazza Marittima di Pola. Iniziata l'ardua impresa, aveva già oltrepassato la prima linea di ostruzioni, ma fu arrestato dalla seconda, nella quale il battello rimase impigliato coi timoni e le eliche. Per cinque ore il comandante si prodigò in duro ed angoscioso lavoro per liberare la propria nave dalla stretta mortale, finché, esaurita l'energia elettrica, ordinò il ritorno a galla ad evitare l'inutile sacrificio della vita dei suoi uomini. Fatto segno al fuoco della fucileria e delle artiglierie, O'Byrne di null'altro si curò se non di far salvo l'equipaggio, abbandonandone per ultimo il sommergibile e provocandone poi l'affondamento. 19 - 20 dicembre 1914."
"Comandante del sommergibile "Monge" il quale, in un attacco contro la flotta austriaca, investito da nave nemica, allorché si accorse che non vi era più scampo per il battello, provvedeva alla salvezza dell'equipaggio, e quindi, con ammirevole spirito di sacrificio volle rimanere sul suo sommergibile e con esso affondò, mentre la nave nemica s'apprestava a prenderlo a rimorchio.Basso Adriatico, 28 - 29 dicembre 1915"
"Nel pomeriggio del 27 ottobre 1918, durante un’azione di bombardamento, quale capo equipaggio di un apparecchio "Caproni", attaccato da cinque velivoli nemici da caccia, invece di sottrarsi, atterrando, all’impari lotta, preferì accettarla, senza esitazione, trasfondendo forza ed energia nei compagni di volo col suo magnifico esempio di risolutezza ed ardimento. Due degli avversari furono abbattuti dal tiro infallibile dell’apparecchio accerchiato, a bordo del quale si continuò a lottare, pur tra le fiamme, fino a che, stretto e soverchiato dal forte nucleo dei nemici, precipitò, e l’intero equipaggio scontò con la morte la sua audacia. Cielo di Vittorio Veneto, 27 ottobre 1918"
"Pilota di carro d’assalto, immobilizzato per avaria entro le linee nemiche, anziché abbandonarlo e cercare la salvezza nella fuga o nella resa, tentò, finché ebbe munizioni, di contendere la preziosa preda, pur sapendo di andare incontro a sicura morte. Il nemico lo finiva a colpi di rivoltella attraverso gli sportelli. Carrista ammirato per il suo valore, coronava, col sacrificio supremo, la generosa esistenza. Zona Cuatro Caminos - Corbera, 21 agosto 1938"
"Combattente di eccezionale valore, campione di ogni virtù civile e militare, fautore entusiasta degli ideali fascisti, chiese di combattere nei ranghi dei fratelli italiani. Nel combattimento del 21 febbraio 1938, nel cielo di Teruel lanciandosi tutto solo in soccorso di un nostro apparecchio attaccato da numerosi caccia nemici, nel generoso tentativo di abbattere un velivolo avversario lo serrava tanto da vicino da investirlo, incontrando morte gloriosa. Esempio sublime di fratellanza, di senso del dovere e di cosciente arditezza. Cielo di Teruel, 21 febbraio 1938."
"Aviatore di leggendario valore dedicava l'intelligenza, il cuore, la fede in difesa della Patria assediata dal bolscevismo, affrettellato ai piloti legionari italiani, condivideva in numerosi combattimenti la macchina, la bravura, l'ardimento e soprattutto la nobiltà dell'ideale per liberare dalla barbarie il cielo di Spagna. Simbolo puro dell'eroismo che distingueva tutte le genti che vollero la Spagna risorta, non esitava, campione dello spirito cavalleresco che è tradizione del popolo Spagnolo a lanciarsi da solo contro quarante velivoli avversari abbattendone due e a sfidare l'ira nemica in tutte le battaglie e tornandone per oltre cinquanta volte vittorioso. Ha offerto la vita, con dedizione assoluta e sublime, al trionfo del puro idealismo su ogni materia terrena ed è stato perciò esempio di fulgido sacrificio a tutte le genti. Cielo di Spagna, 18 luglio 1936-31 marzo 1939."
"Pilota da caccia di raro ardire e di virtù eccezionali, con fredda e mirabile audacia, in aspri combattimenti nel cielo del Mediterraneo conseguiva venti vittorie aeree che sommava alle altre ventitré vittorie ottenute sul fronte dell’Ovest. L’esempio diuturno di tanto valore era di sprone ai gregari della sua squadriglia che ne traevano l’ardore e la fede per i maggiori cimenti e le maggiori vittorie. Cielo del Mediterraneo Centrale, febbraio - agosto 1941"
"Pilota da caccia di raro ardire e di incomparabile perizia, con freddo, mirabile e Cosciente coraggio in aspri cimenti e in duri combattimenti nei cieli del Mediterraneo e dell'Africa Settentrionale, abbatteva 94 velivoli che sommava ad altri 7 apparecchi abbattuti nel cielo della Manica. Esempio costante di audacia e di ardimento, di fronte al rischio, confermava sempre le sue bellissime virtù di pilota eccezionale e di superbo combattente. Cielo del Mediterraneo e dell'Africa Settentrionale italiana, 26 aprile 1941 -18 giugno 1942"
"Ufficiale della cavalleria sovietica, si sottraeva alla deportazione nazista e attraverso la Svizzera, guidando un gruppo di connazionali, dopo dura e arditissima marcia, giungeva nelle prealpi Carniche in Friuli. Qui, riuniva in un reparto unico tutti i cittadini sovietici sfuggiti alla prigionia nazista e si metteva agli ordini del comando Garibaldi del Friuli, operando con coraggio e sagacia contro il comune nemico. Nel novembre del 1944, durante la violenta offensiva nazista lungo le valli dell’alto Tagliamento e dell’Arzino, Danil Avdeev Varfolomeic, con alcuni partigiani, nel tentativo di far saltare la strada da dove irrompeva il nemico, venne sopraffatto da ingenti forze naziste e dopo strenua ed eroica difesa che permetteva lo sganciamento dei partigiani italiani, cadde in un sublime atto di eroismo donando la sua giovane vita alla causa della liberazione d’Italia".
Pierlungo di Vito d’Asio in Friuli, 15 novembre 1944"
"Giovane cittadino ucraino, si sottraeva in S. Giovanni Valdarno al servizio con i tedeschi per unirsi a una formazione partigiana. Memore delle atrocità compiute dai nazisti nella terra natia, si offriva volontario in numerose azioni di sabotaggio che portava felicemente a termine con capacità e sprezzo del pericolo. L’8 luglio 1944 a protezione della evacuazione dei superstiti della dura rappresaglia del 4 luglio 1944 in Castelnuovo dei Sabbioni, nonostante i richiami superiori, impegnava il nemico da postazione assunta d’iniziativa più avanzata di quella assegnatagli, arrestando il rastrellamento e la popolazione civile. Solo, sulla postazione difesa sino all’estremo, esaurite le munizioni, crivellato di colpi, cadeva da prode. Secciano di Cavriglia, 8 luglio 1944"
"Sottufficiale della truppe georgiane, disertava dall’esercito tedesco alla testa di una settantina di militari suoi connazionali al completo di armamento e di equipaggiamento ed entrava come partigiano combattente nelle formazioni italiane operanti in Lombardia distinguendosi per virtù militari e fede nella causa della liberta. La notte del 3 dicembre 1944 i partigiani trovano riparo in una baita sopra Lesa; ma la loro presenza viene notata ed una spia li denuncia ai tedeschi che accorrono in forze. È l'alba quando comincia un violentissimo combattimento. I partigiani, accerchiati, stanno per finire le munizioni. I tedeschi se ne accorgono e intimano la resa, promettendo salva la vita a tutti i partigiani, purché sia loro consegnato il comandante. A questo punto, cogliendo di sorpresa i suoi, Pore esce allo scoperto, si fa incontro ai tedeschi e grida: "Sono io il comandante! Viva l'Italia! viva i partigiani! viva liberta!". Fa ancora pochi passi, si punta la pistola alla testa ed esplode l'ultimo colpo rimasto nell'arma. Lesa, 3 dicembre 1944"
"Deportato russo in Italia, fuggito dal campo di concentramento tedesco dove era internato, per raggiungere le formazioni partigiane cui lo univa la stessa fede nei principi di libertà. Combattente esemplare per disciplina e per ardimento, durante un attacco in forze da parte del nemico, si portava, consapevolmente ma incurante del certo sacrificio della sua vita, con una pattuglia da lui comandata a tergo del grosso della formazione avversaria, aprendo il fuoco di sorpresa e intimando a viva voce la resa. Il nemico, sotto l'imprevisto e temerario attacco, si sbandava arrendendosi. Nell'epico episodio, che costò al nemico molte perdite e molti prigionieri e che capovolse le sorti della giornata, cadeva per l'ideale della libertà dei popoli. Cantalupo Ligure, 2 febbraio 1945"
"Patriota francese fuggito dalla prigionia, entrava in Italia e chiedeva di poter combattere con le formazioni partigiane operanti nel Piemonte. Fin dall'inizio partecipava a numerose, rischiose azioni mettendo in luce particolari doti di combattente e di capo. Incaricato, quale comandante di distaccamento, di tenere una posizione chiave, si batteva fieramente contro un battaglione nemico, contrattaccando infine benché ferito alla testa dei suoi uomini, obbligando l'avversario prima a retrocedere e ponendolo quindi in rotta completa con gravi perdite. In numerose altre azioni, sia contro carri armati, sia contro reparti nemici sempre superiori in uomini e mezzi, faceva rifulgere le sue qualità di mente e di cuore, nonché l'ideale di libertà di cui era dotato. Allorché vedeva spuntare la radiosa alba della vittoria, veniva colpito a morte durante la liberazione di una grande città, immolando generosamente la sua esistenza alla causa della libertà. Piemonte, 2 febbraio 1944 - 30 aprile 1945"
"Per attestare alla Russia, nostra alleata, ed al suo valoroso Sovrano, l’alta ammirazione che l’Esercito e il Popolo d’Italia tributano alle vittoriose armi imperiali per la lotta formidabile e gloriosa che sostengono contro il comune nemico a difesa della civiltà e del diritto violato."
"Comandante di una compagnia camicie nere albanesi, impegnata contro preponderanti forze nemiche, sosteneva accaniti combattimenti corpo a corpo. Ferito, restava al suo posto di combattimento, incitando i suoi uomini con le parole e con l'esempio. Nella lotta sanguinosa, affrontato da un fuoriuscito zoghista e da questi nuovamente ferito ed apostrofato con parole oltraggiose, trovava la forza per reagire, gridando tutto il suo orgoglio di indossare la camicia nera agli ordini del Duce. Contemporaneamente lanciava l'ultima bomba a mano in suo possesso, uccidendo l'avversario. Raccolto morente, rifiutava qualunque soccorso, incitando ancora i dipendenti all'attacco. Le sue ultime parole furono "sono contento di dare la vita per il Duce". Esempio purissimo di volontario e di combattente dell'Impero di Roma. Ripitisti (Albania), 15 novembre 1940"
"Di perlustrazione con due compagni meno anziani, avuto sentore della presenza, in un casolare isolato in aperta campagna, di un gruppo di sei pericolosissimi latitanti autori di vari omicidi e notoriamente armati di fucili da guerra e bombe a mano, sprezzante del gravissimo rischio cui si esponeva, decisamente li affrontava coi compagni nell'interno del casolare, impegnando coi malviventi furioso conflitto a fuoco. Sebbene ferito all'addome, con eccezionale forza d'animo persisteva accanitamente nella lotta finché, dopo aver ucciso uno dei criminali, cadeva fulminato da un secondo proiettile. Fulgido esempio di attaccamento al dovere e di alte virtù militari. Lurth di Perlati (Mirdita), 21 novembre 1940"
"Albanese volontario di guerra partecipava valorosamente a vari combattimenti, riuscendo a catturare una mitragliatrice, che impiegava contro il nemico. Benché due volte ferito, sprezzante d'ogni pericolo, persisteva nella lotta finché trovava morte gloriosa sul campo. Dukagjini (fronte greco), 14-22 aprile 1941"
"Albanese volontario di guerra, catturato con l'arma alla mano dal nemico, che aveva occupato la sua regione e interrogato perché fosse armato, rispondeva fieramente di voler difendere il suo paese. Condannato alla fucilazione, affrontava impavido la morte. Dukagjini (fronte greco), 20 aprile 1941"
"Imbarcato da pochi giorni su Cacciatorpediniere, prendeva parte, distinguendosi per bravura, al disperato tentativo di attacco a Base Navale avversaria, durante il quale l'unità veniva sottoposta ad incessanti attacchi aerei che ne causavano l'affondamento. Trovatosi naufrago su imbarcazione a remi con oltre sessanta superstiti, rinunziava al proprio posto per assicurare l'altrui salvezza, restando per l'intera notte aggrappato fuori bordo. Esaurito dallo sforzo, anziché chiedere il cambio, si allontanava dall'imbarcazione dopo aver ringraziato il Comandante ed affrontava sicura morte, dando luminoso esempio di virtù militare, di spirito di sacrificio e di abnegazione. Mar Rosso, 4 aprile 1941"
"Fedelissimo e valoroso graduato amara, dopo essersi rifiutato fieramente di arrendersi al nemico, in seguito alla capitolazione del ridotto avanzato di Debra Tabor, per esaurimento viveri, con pochi ascari animosi si assumeva l’incarico di raggiungere le retrostanti nostre linee di difesa di Cuiquaber (Km. 106) per portare in salvo il gagliardetto del proprio reparto. Superate le difficoltà e i pericoli dell’insidia ribelle, fatto successivamente prigioniero da un capo dissidente, riusciva a sfuggire alla cattura, portandosi in prossimità delle nostre posizioni. Gravemente ferito in conseguenza dello scoppio di un ordigno esplosivo, mentre attraversava una nostra zona minata, invocava l’intervento dei compagni per avere l’onore di consegnare in mani italiane la gloriosa insegna del battaglione. Trasportato all’infermeria, in condizioni gravissime, si dichiarava contento di morire entro le nostre linee. Con fierissime parole esortava i compagni a non desistere dalla lotta, esprimendo il proprio convincimento nella immancabile vittoria degli italiani, data la superiorità di valore in confronto dell’avversario. Fulgido esempio di fedeltà, fierezza, illuminato spirito di sacrificio,profondo e nobile sentimento del dovere. Debre Tabor - Sella Culquaber ottobre 1941"
Per avere mostrato spontaneità ed intrepidezza nell'assalto a prua del forte di San Giovanni d'Acri, superando con un pugno di trenta bravi, per il primo, le posizioni nemiche, portandovi la I.R. bandiera, che rimase traforata da varie palle. San Giovanni d'Acri (Siria) 4 novembre 1840