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Maria Maddalena nelle arti ha avuto, nel corso della storia del cristianesimo, un'iconografia assai ricca e molto bel definita. La prima nozione della santa "compagna e seguace di Gesù" come peccatrice e adultera si rifletté nell'arte cristiana medioevale occidentale, ove rimase la figura femminile più comunemente rappresentata dopo la vergine Maria[1].
Può essere mostrata come molto stravagante e vestita alla moda, a differenza di altre rappresentazioni di personaggi evangelici femminili i quali indossano abiti contemporanei o - in alternativa - completamente nuda, ma ricoperta interamente da lunghi e fluenti capelli biondi o di un color rosso-rossastro. Le ultime raffigurazioni rappresentano il tema artistico della Maddalena penitente, seguendo la leggenda medievale secondo cui avrebbe passato l'ultimo periodo della sua vita come eremita nel deserto dopo aver lasciato la patria poco dopo la morte del "Salvatore"[2].
La sua storia si confuse presto in Occidente con quella di Santa Maria Egiziaca[3], un'ex prostituta del IV secolo divenuta anch'ella eremita, i cui vestiti si consumarono fino a dissolversi nella calura sabbiosa del deserto del Sahara[4]. Le diffuse rappresentazioni artistiche di "Maria Maddalena in lacrime" sono la fonte della moderna parola inglese maudlin[5][6][7], che significa "disgustosamente sentimentale o eccessivamente emotivo[5].
Il culto magdaleniano si sviluppò per tutto il Medioevo in molti paesi dell'Europa occidentale, là dove le comunità religiose commissionarono rappresentazioni iconografiche per la decorazione dei loro luoghi di culto[8].
Nelle raffigurazioni medievali i lunghi capelli di Maria coprono interamente il suo corpo e conservano quindi in allegoria la propria innata modestia (integrata in alcune versioni tedesche come quella di Tilman Riemenschneider da una folta peluria)[9][10] ma, a partire dal XVI secolo, alcune raffigurazioni come quelle di Tiziano Vecellio, mostrano parte del suo corpo nudo, con la quantità di nudità che tende ad aumentare progressivamente nei periodi successivi.
Anche se coperta, indossa spesso solo un drappo avvolto tutt'intorno a lei, o un indumento intimo; in particolare viene spesso mostrata nuda nella scena leggendaria della sua "Elevazione", dove è sostenuta nel deserto dagli angeli che la sollevano e nutrono con la manna celeste, così come viene raccontato diffusamente anche nella Legenda Aurea[11] di Jacopo da Varazze.
Maria Maddalena ai piedi della croce durante la crocifissione di Gesù appare in un manoscritto inglese dell'XI secolo "come un mezzo espressivo piuttosto che un motivo storico", inteso cioè come "l'espressione di un'assimilazione emotiva dell'evento, che porta lo spettatore a identificare se stesso con i dolenti"[12].
Altre raffigurazioni isolate si verificano ma, a partire almeno dal XIII secolo le aggiunte della Vergine Maria e di Giovanni apostolo ed evangelista come spettatori della Crocifissione diventarono via via sempre più comuni, con la Maddalena come la più frequentemente raffigurata, o in ginocchio ai piedi della croce e stringendosi ad esso, altre volte baciando i piedi di Cristo, o in piedi, di solito a sinistra e dietro Maria e Giovanni, con le braccia tese verso l'alto in un gesto di dolore, come appare in un dipinto danneggiato di Cimabue nella Basilica di San Francesco ad Assisi datato a circa il 1290.
Particolarmente influente per la pittura religiosa successiva si rivelerà una Maddalena in ginocchio di Giotto posta nella Cappella degli Scrovegni (1305 circa)[13]. Come i dipinti delle crocifissioni gotiche diventarono composizioni affollate, così la Maddalena divenne una figura di spicco, con un'aureola sul capo e chiaramente identificabile dai suoi lunghi capelli biondi sciolti e in aggiunta - solitamente - anche una veste di un color rosso brillante[14].
Mentre la Vergine colta da svenimento per il gran soffrire nelle raffigurazioni della Pietà diventava più comune, occupando in genere l'attenzione filiale del giovane Giovanni, i gesti smisurati di Maddalena rappresentavano sempre più la manifestazione principale del dolore degli spettatori davanti al supplizio[16].
Secondo Robert Kiely: "Nessuna figura nel Pantheon cristiano eccetto Gesù, la Vergine Maria e Giovanni Battista ha ispirato, provocato o confuso l'immaginazione dei pittori più della Maddalena"[17].
Oltre alla Crocifissione Maria venne molto spesso rappresentata nelle scene della Passione di Gesù, quando menzionate nel testo del Vangelo, come la Crocifissione, Cristo che porta la croce nella Salita al Calvario e Noli me tangere, ma di solito omessa in altre scene che mostrano i Dodici Apostoli, come l'ultima Cena.
Assimilata a Maria di Betania viene invece mostrata presente alla risurrezione di Lazzaro, suo fratello, oltre che nella scena con Gesù in casa assieme alla sorella Marta di Betania, che cominciò ad essere rappresentata spesso nel corso del XVII secolo, come ad esempio in Cristo in casa di Marta e Maria[18].
Se è rappresentata prima del suo pentimento, viene mostrata come cortigiana abbigliata e truccata (la sua immagine sarà poi del tutto simile a quella di Venere durante il Rinascimento). Il suo attributo più frequente e più antico, che identifica il personaggio per l'analisi di un'opera, è il vaso con cui ha unto i piedi di Gesù a casa di Simone il lebbroso (e che ha portato con sé al Santo Sepolcro). Più tardi si aggiungerà anche lo specchio da cortigiana, il teschio (davanti al quale medita quando si ritira nella grotta di Sainte-Baume) e la corona di spine. Tranne in rare eccezioni (pittura di Eva prima Pandora realizzata da Jean Cousin nel 1550), i suoi capelli saranno sempre lunghi e sciolti[26].
Il cinema, la "settima arte", ha fin dall'inizio interpretato la figura della Maddalena in quasi tutti i suoi film d'ispirazione religiosa-evangelica; tra i più rilevanti dei quali possiamo citare (compresi alcuni titoli televisivi):
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