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compositore e organista italiano (1928-2003) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Marcello Giombini (Roma, 8 luglio 1928 – Assisi, 12 dicembre 2003) è stato un compositore e organista italiano.
Marcello Giombini | |
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Foto giovanile di Marcello Giombini. | |
Nazionalità | Italia |
Genere | Colonna sonora Musica elettronica Musica sacra |
Strumento | Organo |
Etichetta | Pro Civitate Christiana |
Gruppi | Gli Alleluia Clan Alleluia |
Sito ufficiale | |
Si affermò negli anni sessanta e settanta, quale artefice della corrente del rinnovamento nel campo della musica religiosa, soprattutto per quanto concerne l'àmbito liturgico. Ha inoltre composto numerose colonne sonore di film, con predilezione per il genere dello "spaghetti western", ed è stato un pioniere in Italia della musica elettronica.
Da giovane è stato organista nelle chiese di Roma ed ha condotto attività di musicologo. Fino agli anni cinquanta è stato direttore del coro dell'Accademia Filarmonica Romana e dell'Orchestra sinfonica di Roma. È stato inoltre compositore di musica sinfonica (eseguita anche dalle orchestre Rai) ed ha collaborato alla collana discografica Storia della musica italiana, edita dalla RCA Italiana, come direttore d'orchestra per diversi brani di musica rinascimentale.
All'inizio degli anni sessanta comincia a dedicarsi alle colonne sonore per film, attività che prosegue fino agli anni ottanta con oltre cento colonne sonore. Sono maggiormente conosciute quelle di vari western all'italiana (il ciclo Sabata, Ballata per un pistolero[1], di Tomboy - I misteri del sesso nel 1977, e di alcuni film horror come Antropophagus). In questa attività, come pure nel firmare qualche brano di musica leggera, adotta talvolta gli pseudonimi Pluto Kennedy o Marcus Griffin.
Le composizioni più innovative, creative e sentite[2] del maestro Giombini riguardano la musica liturgica. Nei primi anni collabora con lui Giuseppe Scoponi, quale autore dei testi.
Dopo l'esordio nel 1965, rappresentato dal 45 giri di musica leggera Non uccidere, interpretato dal complesso I Barrittas, Giombini compone La Messa dei Giovani (nota come la "messa beat" per antonomasia), per voci, chitarre, basso, tastiere e percussioni, ovvero secondo i canoni tipici della musica beat. Vennero per l'occasione reclutati, oltre a I Barrittas, i complessi Angel and the Brains e The Bumpers, che interpretarono la messa beat per la prima volta a Roma, presso l'Aula Borrominiana dell'Oratorio dei Filippini alla Vallicella, il 27 aprile del 1966 davanti ad un folto pubblico e con ampia risonanza sui mass media[3].
La Messa dei giovani rappresentò non una semplice novità o un fatto di costume, ma una svolta, destinata a contrassegnare profondamente la musica liturgica, sulla scia delle aperture al nuovo volute dal Concilio Ecumenico Vaticano II, con l'avviata Riforma liturgica. Accanto al canto gregoriano, allora predominante, ed agli autori legati alla polifonia sacra o alla tradizione, si aprì infatti negli anni successivi un nuovo capitolo, denominato Rinnovamento, che coinvolse e coinvolge tuttora molti compositori musicali.
Ancora oggi buona parte dei canti dell'assemblea durante le celebrazioni liturgiche sono così ascrivibili al repertorio musicale del Rinnovamento, nel quale le composizioni di Giombini continuano a mantenere evidente collocazione, con brani quali Quando busserò (esequie), ma anche Vieni Gesù resta con noi (tempo di Natale, meglio nota col titolo Dio si è fatto come noi), Questa famiglia, Canto la tua gloria, Quando cammino, Il Signore è la luce, Io ti offro, Siamo arrivati.[4]
L'autore ha acquisito una certa notorietà anche all'estero. In particolare taluni suoi brani sono ancora oggi cantati nelle chiese dei paesi di lingua spagnola.[5]
Nel campo della musica religiosa le composizioni del maestro Giombini superano il numero di trecento, fra cui i fondamentali 150 Salmi per il nostro tempo (iniziati nel 1968 e terminati nel 1972), dei quali ha curato anche i testi, traendo ovviamente spunto dal messaggio biblico. Il repertorio religioso giombiniano è stato in larghissima parte interpretato ed inciso su disco dal complesso Clan Alleluia. Mentre nelle prime canzoni (interpretate dal complesso Gli Alleluia), si avverte pienamente lo stile proprio della musica beat, in seguito il sound evolverà verso la musica progressive, con frequenti richiami non solo a sonorità jazz, etno, spiritual, gospel songs e della musica elettronica, ma anche al canto religioso tradizionale. Giovanni Vianini, fra i maggiori cultori ed esperti in Italia di canto gregoriano e di canto ambrosiano, ha riproposto il salmo Il Signore è la luce nell'LP La Settimana Santa (Rusty Records RRS 30229), assieme ai più bei canti della tradizione.
Giombini è inoltre conosciuto dai cultori della musica elettronica per computer, quale uno dei primi compositori ed esecutori in Italia sul pionieristico Commodore 64, negli anni '70 e '80.[6]
Fuori dall'ambito musicale, Giombini si è interessato anche di numerologia. È autore di una curiosa serie di 31 volumetti (dedicati a ciascun giorno del mese), pubblicati nel 2002, nei quali descrive la personalità e il destino nel numero del giorno natale[7]. Nel 1958 aveva scritto il testo di alcuni racconti di fantascienza per la rivista Oltre il cielo (pubblicati anche in Francia), utilizzando lo pseudonimo Gianni Nebulosa[8]. Questo particolare ambito lo vede autore di colonne sonore di taluni film degli anni '60 e '70.[9]
Negli ultimi anni di vita, Giombini ha riproposto nuovi brani in campo religioso, con testi della poetessa Maddalena Romeo Boni. La morte del compositore non ha consentito di portare a termine il progetto di un nuovo ciclo di salmi, bloccatosi al CD con i primi 25 canti.[10]
Nel 2008 il gruppo rock Gli Illuminati ha inciso l'LP, pubblicato in vinile, Prendi la chitarra e prega (lo stesso titolo di una raccolta di Giombini del 1968), nel quale si ripropongono numerose composizioni religiose di Giombini, tratti dalle messe e dai Salmi.[10]
Per l'esuberante vivacità del sound e per l'incisiva espressività dei testi, le canzoni di Giombini sono state maggiormente apprezzate e valorizzate dal mondo giovanile. Hanno invece subìto le critiche, più o meno accese, di quanti rimanevano legati alla tradizione, spesso organisti e direttori di coro.[11] Alcuni affermavano infatti che le composizioni di Giombini non favorivano il raccoglimento e la preghiera, oltre a rivelarsi inappropriate alla solennità del rito.[12] I detrattori più ostili non risparmiarono il ricorso ad argomentazioni moralistiche, approfittando di talune sue colonne sonore per film molto mediocri.[13]
Ancora oggi qualcuno, incluse autorevoli figure del mondo ecclesiale, muove critiche di tale natura.
Emblematiche appaiono le affermazioni di Valentino Miserachs Grau, già preside del Pontificio istituto di musica sacra e Direttore della Cappella musicale liberiana. Così si esprime, riferendosi soprattutto alla musica sacra di Giombini degli anni '60 e '70: « [...] Erroneamente e ingiustamente tale musica di consumo, inconsistente, insulsa ed effimera, viene detta "popolare", come del resto altrettanto erroneamente vengono chiamati "concerti" quegli schiamazzi, quei frastuoni "sconcertanti" e quelle contorsioni che tanto deliziano oceaniche folle di sprovveduti. È proprio questo falso genere "popolare", imposto dalla forza travolgente dei mezzi di comunicazione al servizio di mercanti senza scrupoli, che ha fatto inaridire le pure sorgenti del canto gregoriano e di quella musica popolare e colta, che costituivano il decoro più bello delle nostre chiese e delle nostre celebrazioni, fomentando nel contempo un astio, un odio addirittura, di indubbia matrice maligna, poiché si verifica all'interno della Chiesa e contro la Chiesa stessa»[14]. In una conferenza tenuta in Messico la critica è ancora più violenta, giungendo ad additare Giombini come ateo.
Don Gilberto Sessantini, organista e direttore dell'Ufficio di Musica Sacra della diocesi di Bergamo, si cimenta invece in una analisi musicologica e teologica sul canto Quando busserò, giungendo a conclusioni fortemente critiche e negative.[15]
Quanto siano articolate, in una certa misura divergenti, le opinioni in materia, emerge eloquentemente dalle dichiarazioni di mons. Vincenzo De Gregorio, consulente nazionale per la musica liturgica nell'Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana, attuale preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra (immediato successore del citato Miserach Grau), il quale ha dichiarato, riferendosi direttamente alla Messa dei Giovani di Giombini: «Prima (ossia prima del rinnovamento della musica liturgica, n.d.r.) le messe erano o tutte recitate o tutte cantate, ma cantate solo dal coro, solo da ascoltare. La Messa beat fu una sana apertura, ed era di qualità, il guaio come sempre sono gli epigoni. Anzi, il guaio è la cultura musicale inesistente degli italiani. In questo Paese ormai si canta solo a messa».[16]
Giombini, dal canto suo, amava osservare che nessuno degli oppositori valutò come i suoi canti fossero occasione di gioia per tanti giovani che, cantando a loro modo la gloria di Dio, ebbero sicuramente, come dice San Basilio, «anime e menti illuminate dal Verbo, mentre credevano di ricevere solo piacere dalla musica».[17]
Tiziano Tarli riferisce dei seguenti brani, composti da Giombini, preparati per una tournée all'estero dei complessi I Barrittas, Angel and the Brains e The Bumpers, prevista nell'autunno 1966 ma annullata all'ultimo momento per ragioni non chiare (vedi Messa beat):
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