Liliana Segre
antifascista e politica italiana, superstite dell'Olocausto e testimone attiva della Shoah (1930-) / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Liliana Segre (Milano, 10 settembre 1930) è un'attivista e politica italiana, superstite dell'Olocausto e testimone attiva della Shoah[1][2].
Cresciuta in una famiglia laica di ascendenza ebraica, a partire dal 1938 subì le imposizioni discriminatorie delle leggi razziali fasciste; all'età di tredici anni fu arrestata e deportata al campo di concentramento di Auschwitz, dal quale fece ritorno alla fine della seconda guerra mondiale. Dopo un lungo periodo di riflessione e silenzio, negli anni novanta iniziò a raccontare pubblicamente la propria esperienza, impegnandosi per sensibilizzare le nuove generazioni contro il razzismo e l'indifferenza.
Il 19 gennaio 2018 è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella «per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale»[3]. Dal 15 aprile 2021 è presidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Il 13 ottobre 2022 ha presieduto la seduta inaugurale del Senato della Repubblica[4], all'inizio della XIX legislatura, ricoprendo la carica di presidente provvisorio dell'assemblea, per motivi di anzianità[5][6]. È stata la terza donna, dopo Maria Elisabetta Alberti Casellati – che ne fu presidente effettivo (2018-2022) – e Camilla Ravera (12 luglio 1983), a presiedere la camera alta del Parlamento italiano[7].