Nei suoi scritti occupano una posizione centrale le tematiche epistemologiche inerenti alla fondazione delle scienze sociali reinterpretate alla luce della "svolta linguistica" della filosofia contemporanea; l'analisi delle società industriali nel capitalismo maturo; il ruolo delle istituzioni in una nuova prospettiva dialogico-emancipativa in relazione alla crisi di legittimità che mina alla base le democrazie contemporanee e i meccanismi di formazione del consenso.
La sua elaborazione filosofica lo ha visto sempre impegnato nella critica del metodo del conoscere oggettivante. Questo lo ha condotto sulla via della fondazione di una nuova ragione comunicativa, che egli ritiene possa liberare l'umanità dal principio di autorità; considera solo il paradigma conoscitivo intersoggettivo quale elemento fondativo di una nuova ragione comunicativa che possa andare al di là di un astratto paradigma della soggettività, di cui peraltro sollecita l'abbandono.
Nato con una palatoschisi, subì due interventi chirurgici corretivi durante l'infanzia. Egli afferma che le difficoltà incontrate nella comunicazione verbale dovute a questa condizione lo abbiano reso particolarmente sensibile al tema della comunicazione.[2]
Habermas ha vissuto fino al conseguimento del diploma di maturità a Gummersbach, dove suo padre Ernst dirigeva la sede locale della Camera di Commercio e dell'Industria di Colonia. Ha studiato a Gottinga (1949/50), Zurigo (1950/51) e Bonn (1951-54) dove nel 1954 consegue il dottorato in filosofia con una tesi dal titolo: "L'Assoluto e la storia. Sull'ambivalenza nel pensiero di Schelling" (Das Absolute und die Geschichte. Von der Zwiespältigkeit in Schellings Denken).
Ottiene l'abilitazione nel 1961 a Marburgo con lo scritto 'Mutamenti di struttura dell'opinione pubblica. Ricerche su una categoria della società borghese' (Strukturwandel der Öffentlichkeit. Untersuchungen zu einer Kategorie der bürgerlichen Gesellschaft), pubblicato successivamente in Italia come 'Storia e critica dell'opinione pubblica'. Da quel momento inizia una straordinaria carriera come professore di filosofia all'Università di Heidelberg, dove insegna fino al 1964. Come suoi maestri Habermas indica Erich Rothacker, Oskar Becker, Nicolai Hartmann, Wilhelm Keller, Theodor Litt, Johannes Thyssen e Hermann Wein.
Nel 1983 torna a Francoforte dove gli viene assegnata la cattedra di filosofia con specializzazione in filosofia sociale e filosofia della storia e nel 1994 viene nominato Professore Emerito. Dal 1983 Habermas è curatore della rivista mensile di scienze politiche "Blätter für deutsche und internationale Politik". Nel 2001 è stato insignito del premio per la pace delle "Librerie Tedesche", nel 2003 gli è stato consegnato il "Premio Principe delle Asturie", nel 2004 riceve il "Premio Kyōto" per la carriera, uno dei riconoscimenti attuali più significativi per la cultura e la scienza.
Habermas appartiene alla seconda generazione della "Scuola di Francoforte" (Teoria criticaneomarxista e dialettica). La sua opera principale è la Teoria dell'agire comunicativo nella quale elabora il concetto di una comunicazione libera da rapporti di potere. I critici accusano Habermas di aver fatto della Teoria Critica, che aveva inizialmente come obiettivo la critica radicale dei rapporti di potere, una teoria apertamente a giustificazione dello Stato.
La teoria habermasiana contiene una logica dei livelli di sviluppo dell'umanità. Si possono distinguere tre livelli di sviluppo. Si può affermare che tanto più il "sistema" si forma differenziando se stesso e aumentando la propria complessità tanto maggiore sarà la colonizzazione della Lebenswelt ("mondo vitale") da parte del "sistema", e tanto più gli uomini interiorizzeranno le imposizioni eteronome e sociali come imposizioni autonome individuali– nel senso indicato da Norbert Elias.
Società tradizionali, sono quelle nelle quali la Lebenswelt non si è ancora separata dal "Sistema". Questo significa che le società si riproducono secondo delle modalità nelle quali per esempio la divisione del lavoro non è particolarmente avanzata.
Nel secondo livello, che dal punto di vista storico va dalla riforma protestante fino all'industrializzazione, il "Sistema" si sviluppa al di fuori della Lebenswelt. Con "Sistema" Habermas intende contemporaneamente sia lo stato burocratico che il mercato[3]. "Potere" e "Denaro" sono i media (in senso cibernetico da intendere come mezzi di controllo) di controllo del "Sistema" che costringono le persone a seguire una determinata logica di azione. Questa sovrapposizione del "Sistema" alla Lebenswelt viene indicata da Habermas come processo di "Colonializzazione" della stessa Lebenswelt.
Nel terzo livello secondo Habermas i conflitti tra "Sistema" e Lebenswelt emergono chiaramente: "Oggi gli imperativi economici e amministrativi trasmessi attraverso il potere e il denaro si introducono, in altri ambiti che in un certo qual modo vengono danneggiati se si rimpiazza l'agire orientato all'intesa (agire comunicativo) con queste interazioni orientate in modo strategico (agire strumentale) dai media del potere e denaro". Habermas si riferisce in questo caso alle Società Industriali.
Habermas è noto innanzitutto per aver elaborato insieme a Karl-Otto Apel l'"etica del discorso" (Diskursethik) nella quale appoggiandosi alla struttura etica di una situazione dialogica ideale fa riferimento alla teoria degli atti linguistici per definire le condizioni preliminari del "discorso" (Diskurs) libero da condizionamenti. Il titolo originale dell'opera è Moralbewußtsein und kommunikatives Handeln (1983), tradotto in italiano con Etica del discorso (1985).
La teoria pragmatica del linguaggio prende in considerazione il rapporto tra il linguaggio e il soggetto che ne fa uso, studia le condizioni universali e necessarie che stanno alla base di ogni possibile comunicazione linguistica volta all'intesa. Chi partecipa alla conversazione ha pretese universali di correttezza, verità, veridicità, comprensibilità: basta che una di queste pretese non sia soddisfatta perché l'intesa tra gli interlocutori non abbia luogo e venga meno la possibilità di una discussione razionale (Diskurs). Queste regole implicano che la comunicazione avvenga tra esseri uguali e liberi da condizionamenti esterni o interni (democrazia). Tali istanze hanno valore logico e portata etica.
L'etica del discorso (Diskursethik) si configura come:
Cognitivistica: i desideri morali nascono dalla ragione comunicativa incarnata nel linguaggio.
Deontologica, difende il carattere vincolante dei principi etici facendo riferimento ai principi dell'agire
Formalistica, non stabilisce norme specifiche ma solo principi procedurali
Universalistica e postconvenzionale
Postkantiana
Della responsabilità: (Hans Jonas) attenta alle conseguenze dell'agire (qui differisce da Kant: l'etica di Kant è individuale, quella di Habermas è collettiva. Principio di universalizzazione)
Habermas, recependo la caratteristica di "partecipazione" nei movimenti del '68, ha proposto i lineamenti fondamentali di una "teoria discorsiva" della morale e della politica.
Il discorso pubblico si pone come modello di un "agire comunicativo" che egli oppone all' "agire strumentale" sulla scia dei maestri francofortesi Horkheimer e Adorno.
L'agire strumentale sembra organizzato dalle logiche della tecnica e del dominio; l'agire comunicativo indica la possibilità di un'unione sociale non coercitiva, basata sul criterio di riconoscimento intersoggettivo non violento, orientato all'intesa.
Das Absolute und die Geschichte. Von der Zwiespältigkeit in Schellings Denken (tesi), Bonn 1954.
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