Genova
comune italiano, capoluogo dell'omonima città metropolitana e della regione Liguria / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Genova (ascoltaⓘ, IPA: /ˈʤɛnova/, localmente /ˈʤeːnova/, Zêna in ligure /ˈzeːna/)[5] è un comune italiano di 560 409 abitanti,[1] capoluogo dell'omonima città metropolitana, della regione Liguria[6] e cuore di una vasta area urbana che include il territorio centrale ed i comuni rivieraschi della regione, nonché l'Oltregiogo. È il più grande e popoloso comune ligure,[7] il terzo del Nord Italia e il sesto del Paese.
Affacciata sul Mar Ligure, Genova è stata la capitale di una delle repubbliche marinare dall'XI secolo al 1797. In particolare, dal XII al XV secolo, la città ha svolto un ruolo di primo piano nel commercio in Europa, diventando, all'epoca, una delle più grandi potenze navali del continente e considerata tra le città più ricche del mondo.[8][9] Fu anche soprannominata la Superba da Francesco Petrarca.[10]
Genova è uno dei maggiori centri economico-produttivi d'Italia (insieme a Milano e Torino componeva il triangolo industriale negli anni del boom economico), nonché uno dei principali poli universitari, scientifici, culturali, artistici, musicali, enogastronomici, fieristici, turistici e sportivi del Paese. Il suo porto è per molte ragioni il più grande, importante e famoso d'Italia e rappresenta la maggiore industria genovese nonché uno dei più importanti scali a livello mediterraneo ed europeo.[11][12] La città vanta, anche, una lunga tradizione in numerosi settori industriali come ad esempio quelli dell'industria pesante, della cantieristica navale, della subacquea e dell'industria alimentare. Genova è, inoltre, un affermato polo crocieristico, editoriale, bancario-assicurativo e delle tecnologie delle comunicazioni. Patria dei jeans, culla della prima società calcistica italiana, il suo nome è legato a quello di personaggi storici di importanza mondiale e a diversi prodotti simbolo del Made in Italy come il basilico, il pesto, la focaccia, la farinata e la nautica.
Sede nel 1992 dell'Expo e nel 2001 del G8, nel 2004 è stata capitale europea della cultura.[13] La sua università ha una storia che risale al XV secolo e dal 2006 parte del suo centro storico, le Strade Nuove e il sistema dei palazzi dei Rolli di Genova, è compreso tra i siti Patrimonio mondiale dell'umanità tutelati dall'UNESCO. Infatti, il suo centro storico è uno dei più estesi e densamente popolati d'Europa, in particolar modo l'area medievale.[14] Simbolo "fisico" della città è il suo faro, conosciuto come la Lanterna, mentre viene tradizionalmente rappresentata dalla Croce di San Giorgio, negli stemmi sorretta da due grifoni.
La città trova collocazione nella parte centrale e interna dell'omonimo golfo che si affaccia sul mar Ligure. È situata tra la costa e i rilievi dell'Appennino ligure-genovese,[15] che ha un'altezza media di circa 1200 m. s.l.m. ed è formato da rocce facilmente erodibili, con cime arrotondate e versanti ripidi, incisi da valli scoscese. Nelle valli che si sviluppano in maniera prevalentemente longitudinale, scorrono i torrenti come il Polcevera e il Bisagno e, fuori dal territorio comunale, il Lavagna, che per la brevità del versante marittimo non raggiungono mai lunghezze di rilievo. L'ineguale distribuzione delle piogge, il carattere impermeabile del suolo e il dissesto idrogeologico che caratterizza il territorio urbano, sono fattori che hanno contribuito a rendere irregolare il regime di questi corsi d'acqua, che alternano piene improvvise e violente con periodi di magra. I rilievi che cingono la città, bloccando parzialmente i venti freddi provenienti da nord, permettono di avere inverni soleggiati e luminosi, con temperature meno basse che a Milano o a Torino, ed estati calde e non afose grazie alle brezze marine e alle piogge che sfiorano i 1000 mm annui.[16]
Territorio
Il territorio del comune di Genova si estende per 240,29 km² al centro dell'omonimo golfo e si sviluppa su una fascia litoranea lunga circa trenta chilometri, da Voltri a Nervi, con uno sviluppo quasi uguale da ponente a levante, alle cui spalle si ergono rilievi, anche di notevole altezza, in immediata prossimità del mare. Il territorio, con il suo golfo, la costa e le alture, vede l'alternarsi di diversi paesaggi naturali e caratteristiche ambientali.
La zona costiera del ponente, ora fortemente urbanizzata e al servizio dell'industria e del porto, in epoca preindustriale presentava le principali spiagge dell'attuale territorio comunale: Sestri, Cornigliano e Sampierdarena.[17]
Il territorio urbano, oltre che lungo la costa, si inoltra verso l'interno lungo i solchi della val Polcevera a ponente e della val Bisagno, a levante, formando una sorta di Pi greco rovesciato. La prima più ampia, quasi rettilinea e perpendicolare alla costa, la seconda con un percorso orientato dapprima a ponente, tra Struppa e Molassana e poi a sud-ovest sino alla Foce.
Nel percorrere le vallate del Polcevera e del Bisagno o la costa occidentale da Sampierdarena a Voltri, disseminate di complessi abitativi e industriali, o quella orientale da Albaro a Nervi, anche se più scarsa e frammentaria a causa di una diversa situazione orografica, si percepisce ancora la presenza di centri urbani culturalmente autonomi, corrispondenti ai comuni inglobati nel 1926 nella Grande Genova ma ancora ben distinguibili nel tessuto della moderna conurbazione amministrativa.[18]
Si delinea una suddivisione del territorio comunale in cinque zone: il centro, la val Polcevera, la val Bisagno, il ponente e il levante.
- La parte più antica della città fino alla costituzione della Grande Genova rappresentava l'intero territorio comunale, è racchiusa entro l'anfiteatro collinare coronato dalle mura seicentesche; l'area urbanizzata si estende anche verticalmente, risalendo dal porto fino ai quartieri residenziali di Carignano e Castelletto, collegati con il centro da ripidi percorsi pedonali denominati "crêuze", ascensori pubblici e funicolari, oltre che da un complesso sviluppo stradale.[15][18] Il centro storico si caratterizza per la massiccia urbanizzazione del territorio e la presenza centrale del porto, che con le sue strutture occupa completamente l'affaccio sul mare. Nel corso dei secoli, ma soprattutto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, sulle colline soprastanti gli antichi sestieri storici sono sorti quartieri signorili, come Carignano e Castelletto, ma anche popolari, come Lagaccio e Oregina, che hanno inglobato alcuni borghi preesistenti come Granarolo. Solo la parte sommitale della collina è stata preservata dalla cementificazione, grazie anche alla presenza di servitù militari legate al complesso delle mura e fortificazioni e alla più recente valorizzazione di questi manufatti dopo la loro dismissione dal demanio militare. Nella ripartizione amministrativa in vigore dal 2007 il centro è diviso in due "Municipi". Il Municipio I - Centro Est comprende i quartieri più antichi della città e le aree collinari dell'espansione urbanistica otto-novecentesca, il Municipio II - Centro Ovest comprende parte dell'antico sestiere di San Teodoro, unito a Sampierdarena, la principale delle cittadine industriali esterne alle mura inglobate nel 1926.
- La val Polcevera si sviluppa perpendicolarmente alla linea di costa, con un andamento piuttosto lineare, ed è da sempre la principale via di accesso a Genova dalla pianura padana, un tempo attraverso i passi appenninici dei Giovi e della Bocchetta, ai quali si sono aggiunti nell'Ottocento le due linee ferroviarie per Torino e Milano e nel Novecento l'autostrada A7. È una valle ampia e soleggiata, formata dall'incontro dei torrenti Verde e Riccò a Pontedecimo. La sponda sinistra è quella più densamente popolata, sia lungo il torrente sia nei quartieri collinari; la sponda destra è occupata prevalentemente da attività industriali, magazzini e centri commerciali. Sulle alture sopravvivono paesi collinari di antica origine come Cesino, San Biagio Murta, Trasta e Fegino sul versante destro, Morego, Cremeno, Brasile, Geminiano e Begato, Garbo e Fregoso su quello sinistro; tutti questi paesi si trovavano un tempo lungo le vie di transito dirette oltre Appennino, che privilegiavano i percorsi collinari rispetto al fondovalle, reso infido dalle frequenti esondazioni dei torrenti. Sulla valle domina il Monte Figogna (804 m), sulla cui cima sorge il Santuario di Nostra Signora della Guardia. La val Polcevera, formata dalle ex circoscrizioni di Rivarolo, Bolzaneto e Pontedecimo, costituisce il Municipio V - Valpolcevera.
- Il ponente cittadino è una sottile fascia pianeggiante alle cui spalle si innalzano monti che superano anche i 1000 m e culminano nel monte Reixa (1183 m), punto più alto del territorio comunale, che in questa zona raggiunge e in alcuni punti oltrepassa lo spartiacque appenninico (in corrispondenza dell'alto corso del torrente Stura) e arriva a confinare (unico comune ligure fra quelli con accesso al mare) direttamente con il Piemonte (comune di Bosio). Nel corso dei secoli luogo di villeggiatura delle famiglie patrizie genovesi (ne sono testimonianza tra le altre la villa Duchessa di Galliera a Voltri, la villa Durazzo-Pallavicini a Pegli e la villa Durazzo Bombrini a Cornigliano), il ponente è stato per lo più sacrificato nel corso del XX secolo allo sviluppo dell'industria pesante (siderurgica, chimica, cantieristica navale) e del porto di Pra', che ha finito per occupare con le sue infrastrutture quasi interamente il litorale. Residui tratti di spiaggia restano a Pegli, Multedo e Voltri. A partire dagli anni duemila sono stati effettuati alcuni interventi volti a bilanciare vivibilità e progresso, come il recupero della cosiddetta "fascia di rispetto" di Pra', la riconversione delle aree ex-siderurgiche di Cornigliano, fino all'ambizioso progetto del parco scientifico tecnologico sulla collina degli Erzelli, sulle alture di Cornigliano. Nelle vallate del ponente rimangono numerose testimonianze delle prime attività manifatturiere di età moderna, come cartiere e cave di calce, circondate dai resti degli antichi terrazzamenti agricoli, come del resto nella val Polcevera e nella val Bisagno.[18] Il ponente è diviso tra il Municipio VI - Medio Ponente (Cornigliano e Sestri Ponente) e il Municipio VII - Ponente (Pegli, Pra' e Voltri).
- La val Bisagno ha un andamento sinuoso ed è maggiormente stretta tra le sue montagne rispetto alla val Polcevera. Il torrente entra nel territorio comunale all'altezza di Prato, nel quartiere di Struppa, si dirige per un tratto verso ponente fino al quartiere di Molassana, dove vira in direzione sud-ovest verso Staglieno. In questo primo tratto gli abitati sorgono per lo più sulla sponda destra del torrente, maggiormente esposta al sole, dove sono numerose frazioni che hanno in gran parte conservato il loro aspetto rurale. La parte inferiore della valle, inglobata nel comune di Genova con la prima espansione del 1873, è stata destinata fin da subito a ospitare infrastrutture legate a pubblici servizi: qui sorsero lo stadio Luigi Ferraris, il carcere di Marassi, il cimitero monumentale di Staglieno, le officine del gas, il macello pubblico e il mercato ortofrutticolo, dal 2009 trasferito a Bolzaneto. Sui crinali che delimitano la valle sui due versanti sorgono due distinti sistemi di fortificazioni, costruiti fra il XVIII e il XIX secolo: il primo, sulla sponda destra, tra il forte Sperone e il forte Diamante; il secondo sulle alture di Quezzi. Dopo il cimitero di Staglieno il paesaggio diventa prettamente urbano: il Bisagno, stretto tra i palazzi, scorre in parte tombato fino a sfociare nei pressi della Fiera di Genova. Le colline della val Bisagno, sul versante destro, sono attraversate dall'acquedotto storico, che fino alla fine dell'Ottocento assicurava il rifornimento idrico alla città prelevando acqua dal Bisagno e dai suoi affluenti. La val Bisagno è divisa tra il Municipio III - Bassa Valbisagno (San Fruttuoso e Marassi) e il Municipio IV - Media Valbisagno (Staglieno e Molassana e Struppa).
- Il levante cittadino, antica sede di villeggiatura delle famiglie patrizie genovesi e oggi zona residenziale di pregio, ha conservato quasi intatta la sua costa, ricca di insenature, sulle quali si affacciano intatti borghi marinari come Boccadasse e Vernazzola, e di scogliere, percorse da splendide passeggiate come quella di Nervi. Sullo sfondo domina il monte Fasce (846 m), che con il vicino monte Bastia protegge questa parte della città dai venti freddi orientali e dalla tramontana e dalla cui cima si può godere di un ampio panorama su tutto il levante cittadino. Il levante è diviso tra il Municipio VIII - Medio Levante (Foce, Albaro e San Martino) e il Municipio IX - Levante (Valle Sturla, Quarto, Quinto e Nervi).
Orografia
Il territorio comunale presenta un'orografia piuttosto complessa, con numerose vallate che scendono verso il mare dallo spartiacque ligure-padano o di suoi contrafforti, separate da crinali con rilievi montuosi a quote tra 400 e 1200 metri di altezza che distano tra i 6 e i 10 chilometri dal mare. L'Istat classifica il comune come appartenente alla zona altimetrica "montagna litoranea" (zona con presenza di rilievi con altitudini superiori ai 600 m).[15]
I rilievi più significativi si trovano nella zona di ponente, in particolare sul versante destro della valle del torrente Cerusa, contornato dal monte Reixa, che con 1182 metri s.l.m. è il punto più alto del territorio comunale e dal Bric del Dente (1107 m).[15]
Un altro importante sistema montuoso è, sempre a ponente, quello lungo il crinale tra la val Varenna e le valli dei torrenti Branega e Acquasanta, alle spalle del litorale Pegli, Pra' e Voltri, che culmina nell'altopiano del monte Penello (996 m) e nella punta Martin (1001 m). Si tratta di un'area caratterizzata da ripide vallette rocciose che culminano lungo i crinali in ampie praterie con affioramenti rocciosi. Alla testata della val Varenna il monte Proratado (928 m) sorge sul crinale con la val Polcevera.[15]
Altro rilievo del ponente è il monte Gazzo (419 m), che domina l'abitato di Sestri Ponente e sulla cui sommità sorge il Santuario di Nostra Signora del Gazzo. Il monte è stato oggetto di una notevole attività estrattiva di pietra calcarea che ha pesantemente modificato il suo aspetto originario, distruggendo anche molte delle grotte che si aprivano nei suoi fianchi.
Le valli del Polcevera e del Bisagno hanno alla loro testata rilievi prossimi o superiori ai 1100 m (monte Taccone e monte Leco) ma il territorio di Genova ingloba solo la parte inferiore di queste valli, con rilievi di altezza più contenuta posti sulle dorsali laterali. Anche il monte Figogna (804 m), sul quale sorge il Santuario di Nostra Signora della Guardia, interamente compreso nella val Polcevera, che caratterizza il paesaggio dell'intera vallata, si trova nel comune di Ceranesi. Lungo la dorsale di ponente, tra Polcevera e Chiaravagna, i rilievi maggiori compresi nel comune di Genova sono i monti Teiolo (660 m) e Rocca dei Corvi (582 m). Dopo quest'ultimo la dorsale scende rapidamente di quota, toccando Borzoli per concludersi con le colline di Colombara, Coronata e degli Erzelli, affacciate su Cornigliano.
La dorsale tra le due valli maggiori si distacca dallo spartiacque appenninico in corrispondenza del monte Alpe (800 m), compreso nel comune di Genova solo dal versante della val Bisagno. Il rilievo maggiore in questo tratto, il monte Diamante (672 m), su cui sorge l'omonimo forte, fa parte del comune di Sant'Olcese, mentre è nel comune di Genova il monte Spino (622 m), contrafforte rivolto verso la val Polcevera, su cui sorge il forte Fratello Minore. Il crinale scende gradualmente di quota fino al monte Peralto (489 m), dove si trova il forte Sperone. Da questa altura, che costituisce il punto più alto dell'anfiteatro collinare che racchiude il centro storico di Genova, si dipartono le due dorsali, coronate dalle mura seicentesche. Quella polceverasca, a ponente, con i forti Begato, Tenaglia e Crocetta, termina con i colli di Belvedere e degli Angeli, che un tempo proseguiva con quello di San Benigno, completamente sbancato nella prima metà del Novecento, che chiudeva a mare la cerchia delle mura in corrispondenza della Lanterna.
La dorsale rivolta verso la val Bisagno, con il forte Castellaccio e l'altura del Righi, scende anch'essa gradualmente fino alla piana del Bisagno e si conclude con il colle di Carignano, affacciato sul porto e sulla zona della Foce.
L'intero comprensorio che si estende intorno alle cinte murarie seicentesche convergenti sul forte Sperone costituisce il “Parco urbano delle Mura”.
Per quanto riguarda la val Bisagno, nella zona di Struppa il territorio comunale raggiunge lo spartiacque appenninico, con il colle di Creto (603 m), che conduce in Alta valle Scrivia, e alcuni rilievi significativi, come il già citato monte Alpe, il monte Alpesisa (989 m) e il monte Lago (941 m). Sul versante opposto, che divide la val Bisagno dalla valle Sturla, il rilievo principale è il monte Ratti (560 m), con l'omonimo forte. Questo crinale, con una serie di fortificazioni collinari, non collegate però da una cortina muraria (forte Richelieu, forte Quezzi e torre Quezzi, forte Santa Tecla, forte San Martino) digrada gradualmente verso la collina di Albaro e termina a mare con il forte San Giuliano e costituisce con la sua parte non urbanizzata il “Parco urbano dei Forti”.
L'insieme delle fortificazioni collinari comprese nell'ambito dei due parchi urbani connota l'immagine di Genova da diversi punti di vista e rappresenta un importante valore storico e paesaggistico.[15]
Il levante genovese è caratterizzato dallo sfondo del monte Fasce (834 m), all'origine delle vallate dei diversi torrenti della zona. Nelle zone più alte il territorio si presenta aspro, con versanti ripidi e affioramenti rocciosi. I versanti esposti a sud mostrano praterie aride e sono oggi privi di insediamenti, mentre isolati resti di piccole costruzioni testimoniano un antico uso agricolo di questi territori marginali. I versanti digradano rapidamente con una serie di contrafforti fino al mare. Tra questi il più conosciuto è il monte Moro (412 m), appena sopra l'abitato di Nervi, dove si trovano i resti di una batteria che faceva parte del sistema di difesa costiera durante la seconda guerra mondiale.[15]
Idrografia
Il territorio e le vallate della città sono percorsi da torrenti con bacini di diversa rilevanza. I più grandi scorrono lungo le omonime valli e sono il Polcevera, a ovest del centro, con un bacino allargato e un percorso rettilineo sino al mare e, a est, il Bisagno dal bacino più stretto e andamento più tortuoso. La città si è sviluppata urbanisticamente in queste due valli con quartieri residenziali, insediamenti produttivi e infrastrutture.
Nella val Bisagno il principale affluente è il Fereggiano, che attraversa Quezzi e Marassi, ma numerosi sono gli affluenti minori: sulla destra orografica Canate, Torbido, Geirato, Trensasco, Cicala e Veilino, sulla sinistra, oltre al Fereggiano, Lentro, Mermi e Noce, quest'ultimo interamente coperto.[19]
Nella val Polcevera sono invece pochi gli affluenti compresi nel territorio genovese (si possono citare il Burba e il Geminiano a Bolzaneto, il Pianego a Borzoli, il Torbella e il Maltempo a Rivarolo), mentre gli affluenti principali (Verde, Riccò e Secca) scorrono quasi interamente al di fuori del territorio comunale.[20]
Nel ponente cittadino si trovano il Chiaravagna a Sestri Ponente, il Cerusa e il Leira a Voltri, il Branega e il San Pietro a Pra', il Varenna a Pegli e Multedo.[21][22][23][24][25]
Nel levante i principali torrenti sono lo Sturla nella cui valle sono compresi i quartieri di Bavari, San Desiderio, Borgoratti e Sturla e il Nervi che attraversa l'omonimo quartiere, oltre ai rii minori Vernazza, Priaruggia, Castagna e Bagnara.[26][27]
L'area del centro storico, quasi completamente urbanizzata, è divisa tra i bacini di numerosi ma brevi corsi d'acqua che scendono dalle colline retrostanti. I principali di questi rivi sono San Bartolomeo, San Lazzaro, San Teodoro, Lagaccio, Sant'Ugo, Santa Brigida, Carbonara, Sant'Anna e Rio Torbido, che scorrono tombinati sotto le vie dei vari quartieri, con l'eccezione dei tratti a monte del rio Lagaccio e del rio San Lazzaro.[27]
Sismologia
La classificazione sismica, colloca il territorio in zona 3 e 4 a sismicità bassa e molto-bassa.[28] In qualche cronaca del passato (Il Cittadino, Giornale del popolo, 24 febbraio 1887) si trova notizia di episodi sismici di rilievo, come quello del 23 febbraio 1887.[29]
Clima
Secondo la classificazione dei climi di Köppen, Genova, nella sua fascia costiera, appartiene alla zona Cfa e Csa,[30][31] ossia al clima mediterraneo, con estate calda e temperatura media superiore a +22 °C, precipitazioni inferiori a 30 mm durante il mese estivo più caldo. A levante e sull'interno, nelle vallate e nella maggior parte del territorio si passa alla zona climatica Cfsa con Clima temperato di transizione al mediterraneo, in cui le precipitazioni sono superiori a 30 mm. Oltre i 500 m di quota, la zona climatica passa alla Cfsb con Clima temperato a estate tiepida, con una temperatura media inferiore a +22 °C.[15] Secondo la classificazione climatica, che regolamenta l'accensione degli impianti di riscaldamento, è nella zona climatica D, 1435 GG.(accensione dal 1º novembre al 15 aprile, con 12 ore giornaliere).[28]
Grazie alla posizione ambientale, al centro del golfo, sul mare, riparata dai monti e esposta a mezzogiorno, gode di un clima mediterraneo e favorevole. L'escursione termica tra la temperatura massima diurna e la minima notturna è contenuta, mediamente intorno a 6 °C per tutto l'anno.
La morfologia del territorio e la distanza dalla costa possono far variare la temperatura da zona a zona di alcuni gradi, con temperature più miti sulla costa. Circa le caratteristiche del clima, a seconda degli anni, si verificano in media tre o quattro grandinate all'anno e, più raramente, alcune nevicate, specialmente nelle aree interne o collinari. Nonostante il clima invernale genovese sia mite, grazie al fenomeno della "tramontana scura" le rare nevicate possono essere anche relativamente copiose, con accumuli che non è raro superino i 30 cm nelle vallate interne, mentre più modesti sono in genere in città. La neve comunque si scioglie di solito nell'arco di uno o due giorni con il rialzo delle temperature, a volte anche nell'arco di qualche ora. Il vento, in media ha una velocità di 2,5 m/s e rende la città ventilata. L'umidità è minore durante l'inverno, mentre il mese mediamente più umido risulta essere quello di giugno. Circa la piovosità, ricade nella media dei climi mediterranei. Nel corso degli anni, si sono registrati però fra settembre e novembre improvvisi episodi temporaleschi di forte entità, che con la loro intensità e durata hanno provocato eventi alluvionali in diverse parti della città. È una città soleggiata, con una media di 13,8 MJ/m e una media di 16 giorni di cielo sereno in un mese.[32]
Per le temperature registrate vanno ricordate le giornate del 13 febbraio 1929, con -7,0 °C e dell'8 gennaio 1985, con -6,0 °C per le minime e per la massima del 7 agosto 2015 con 38,7 °C (DICCA Stazione Meteo Villa Cambiaso).[32][33]
Genova-Sestri[34] | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 11 | 12 | 14 | 17 | 21 | 24 | 27 | 27 | 24 | 20 | 15 | 12 | 11,7 | 17,3 | 26 | 19,7 | 18,7 |
T. min. media (°C) | 5 | 6 | 8 | 11 | 14 | 18 | 21 | 21 | 18 | 14 | 9 | 6 | 5,7 | 11 | 20 | 13,7 | 12,6 |
Precipitazioni (mm) | 106 | 95 | 106 | 85 | 76 | 53 | 27 | 81 | 99 | 153 | 111 | 81 | 282 | 267 | 161 | 363 | 1 073 |
Umidità relativa media (%) | 61 | 63 | 61 | 70 | 71 | 71 | 67 | 66 | 66 | 66 | 64 | 64 | 62,7 | 67,3 | 68 | 65,3 | 65,8 |
L'origine del nome "Genova", derivante dal latino Genua, viene fatto risalire a una radice indoeuropea geneu- ("ginocchio") oppure da genu- ("mascella, bocca"); genu- sarebbe un'allusione alla foce ("bocca") di uno degli antichi corsi d'acqua del sito o la forma dell'insediamento sul mare. A corroborare questa evidenza è il fatto che molti linguisti considerino Genua e Genaua (Ginevra) varianti dello stesso nome.[35] Il ritrovamento di un villaggio dell'età del bronzo in piazza Brignole, la palafitta del 5000 a.C. in piazza della Vittoria e la necropoli etrusca all'Acquasola hanno confermato che i primi insediamenti di Genova sorsero lungo la sponda destra del torrente Bisagno, e secondo l'archeologo Filippo Maria Gambari, ciò proverebbe l'origine del nome della città da Genaua, termine celtico-ligure dell'età del ferro[senza fonte] con il significato di "bocca", proprio perché nacque come porto fluviale.[36]
Durante il Medioevo il toponimo fu alterato in Ianua, latino per "porta di ingresso", "passaggio"[35] e ciò ha fatto nascere la leggenda che vuole la città prendere il nome dal dio romano Giano, protettore delle porte, perché proprio come il Giano bifronte, Genova ha due facce: una rivolta al mare, l'altra oltre i monti che la circondano.[37] La leggenda di Giano è ripresa da un'epigrafe situata nella cattedrale di San Lorenzo sotto una testa di Giano, con la scritta Janus, primus rex Italiae de progenie gigantum, qui fundavit Genuam tempore Abrahae (ossia: Giano, primo re dell'Italia della razza dei Giganti, il quale fondò Genova nel tempo di Abramo) mescolando leggende e antichità di origine diversa.[38]
Secondo altre teorie l'origine del nome potrebbe essere riconducibile a una parola etrusca, ritrovata su un coccio di vaso, contenente la scritta Kainua, che in lingua etrusca significherebbe "città nuova",[39] oppure derivante dal greco Xenos (Ξένος), "straniero", inteso come luogo di ritrovo di stranieri, caratteristica di una città portuale.[40]
Origini
Le più antiche tracce finora ritrovate nella zona della città riguardano un piccolo insediamento di epoca neolitica (nella zona di Brignole) del V e IV millennio a.C. e sistemazioni dell'età del bronzo antico (un muro a secco di terrazzamento presso la foce del Bisagno).[41] La città di Genova fu probabilmente fondata dai Liguri e si originò dal più antico insediamento dell'oppidum detto "di Castello" (Sarzano), sul colle che domina l'antico porto (oggi piazza Cavour), fondato agli inizi del V secolo a.C..[42] In questo periodo l'oppidum genovese, abitato dai Liguri "Genuati", era considerato "l'emporio dei Liguri", per il suo forte carattere commerciale. Legname per la costruzione navale, bestiame, pelli, miele, tessuti erano alcuni dei prodotti liguri di scambio commerciale.[43][44]
Età medievale
La storia di Genova è la storia dei suoi abitanti che furono (o furono definiti), al tempo stesso, signori del mare, mercanti e guerrieri capaci, se del caso, di inaudita ferocia. Seppero dare vita, in epoca di dominanze, a una propria repubblica, la Repubblica di Genova, nata dal libero comune, che si resse in otto secoli su diverse forme di governo: dalla forma consolare a quella dogale a quella, infine, oligarchica. La sua politica si fondò comunque sempre su un disegno di dominio regionale, studiato e portato avanti sin dagli albori, basata, soprattutto sull'influenza delle potenti famiglie che traevano la propria potenza dalle disponibilità economiche tratte dall'attività mercantile.[45]
Il dominio sulla riviera ligure e la costruzione di un'imponente flotta, al tempo stesso militare e mercantile, fu di vitale importanza per dare impulso alla nascita di uno Stato che per oltre quattrocento anni basò la propria esistenza sulla diplomazia e sulla neutralità, oltre che sul commercio. Via terra la città cercò, non sempre con successo, di mantenere il controllo dei territori dell'Oltregiogo, che garantivano la comunicazione, anche commerciale, con i territori della pianura padana e i regni ivi presenti.
Il detto "Genuensis, ergo mercator" ("Genovese quindi mercante") - di autore anonimo - fu mirabile sintesi di quel mercanteggiare così famoso nel mondo sul quale i Genovesi basarono un impero coloniale fondato su colonie d'oltremare che andava dall'Iraq alle Isole Canarie, dall'Inghilterra alla Palestina (raggiunta fin dalla Prima crociata), racchiudendo nel proprio pugno tutto il mar Mediterraneo occidentale e il mar Nero, definito il Lago genovese, e tenendo testa quando non ponendo sotto il proprio controllo tre imperi: quello svevo, quello bizantino e quello asburgico, del quale ultimo i genovesi controllavano l'economia e il commercio. Caffa, Solcati, Tana, Chio, Focea, Mitilene, Pera non sono che alcune fra le tante Genova che i mercanti della Superba fecero risplendere nei commerci. I banchieri genovesi fornirono al poco maneggevole Asburgo un credito fluido e entrate regolari e affidabili. In cambio le spedizioni meno affidabili di argento americano furono rapidamente trasferite da Siviglia a Genova, per fornire capitali per ulteriori iniziative. Il commercio di Genova, tuttavia, rimase strettamente dipendente dal controllo dei sigillanti del Mediterraneo e la perdita di Chio a favore dell'Impero Ottomano (1566) inferse un duro colpo.[46] Per far fronte alla situazione, Panama nelle Americhe fu data in concessione dall'Impero spagnolo a Genova.[47] I genovesi incontrarono noci di cocco provenienti dalle Filippine, piantate lì dai marinai malesi prima dell'arrivo della Spagna.[48] Il governatore spagnolo di Panama, Don Sebastian Hurtado de Corcuera salpò verso ovest dalle Americhe e usò i peruviani e i genovesi di Panama nella sua conquista delle aree musulmane delle Filippine che sottomise sotto il presidio cristiano di Zamboanga.[49]Curiosamente, la lingua creola chavacano di Zamboanga ha vocabolario italiano e affini.[50]
Il suo solido settore finanziario risale al Medioevo. Il Banco di San Giorgio, fondato nel 1407, è la più antica banca di deposito statale conosciuta al mondo e ha svolto un ruolo importante nella prosperità della città dalla metà del XV secolo.[51]
Età moderna
Perso il proprio potere sui mari, ma non sui mercati del mondo, nel 1797 l'onda lunga della Rivoluzione francese investì anche la repubblica che pagò la sua condizione di neutralità con insostenibili pressioni esterne che la portarono all'occupazione nel 1805 e alla successiva annessione all'impero napoleonico. Durante l'occupazione francese, diverse opere d'arte presero la via della Francia[52] a causa delle spoliazioni napoleoniche. Secondo il catalogo pubblicato nel Bulletin de la Société de l'art français del 1936,[53] delle 9 opere d'arte provenienti da Genova, solo 6 fecero ritorno in Italia dopo il Congresso di Vienna. Interessante un aneddoto avvenuto durante il rimpatrio del Martirio di Santo Stefano di Giulio Romano alla città di Genova, quando Vivant Denon, direttore del Louvre, sostenne che l'opera era stata "offerta in omaggio al governo francese dal consiglio comunale di Genova" e che il trasporto avrebbe messo a rischio la fragilità dell'opera, ben sapendo che l'opera era stata sostanzialmente confiscata come tributo culturale e dando contestualmente ordine al ministero degli interni francese di bloccare alla dogana l'opera senza menzionarne né la fragilità né criticare la legittimità delle istanze piemontesi.
Nel 1814, a seguito della capitolazione di Parigi, Genova fu assediata e occupata dalla marina britannica che formò un Governo provvisorio, paventando un ritorno allo status quo ante. Nel 1815, invece, le potenze europee, in gran parte debitrici dell'antico Banco di San Giorgio, decisero la soppressione della repubblica e l'annessione al Regno di Sardegna, malgrado i disperati tentativi del ministro degli esteri Antonio Brignole Sale a Vienna per mantenere l'indipendenza.
Nell'aprile del 1849, approfittando della sconfitta piemontese nella prima guerra d'indipendenza, la città tentò di riconquistare la propria indipendenza. A sedare la rivolta con estrema durezza fu mandato il generale Alfonso La Marmora.[54]
L'area di influenza di Genova, pur non essendo istituzionalizzata ufficialmente, si estende, per ragioni storiche, linguistiche, culturali, economiche e infrastrutturali, oltre che a tutta la città metropolitana di Genova e a parte di quelle liguri limitrofe della Spezia e Savona, alla pianura alessandrina, alle aree dell'Oltregiogo (Novi Ligure), del Basso Piemonte e al circondario di Bobbio (in provincia di Piacenza).
Genova e le sue difese: una descrizione del 1800
Nella sua opera Istoria del blocco di Genova nell'anno 1800, Angelo Petracchi, cronista dell'assedio della città, fornisce una dettagliata descrizione di Genova e delle sue difese nel periodo della Repubblica Ligure:[55]
«La Città di Genova è situata sul dorso di un monte, che appoggia le sue falde sulla riva del mare Ligustico. Ha essa dalla parte di terra un doppio circondario di mura, l'uno de'quali interno, che rinchiude quasi esattamente l'abitato, e che forma una specie di figura ovale. È questo munito di alcuni baluardi, che non essendo stati di alcun uso in quest'assedio, è inutile dettagliare. È l'altro esterno, ed innalzandosi dalle due punte marittime sale sino ad una grand'altezza del monte. Questo secondo circondario rende la città della figura quasi di un triangolo; mentre terminando in punta sulla cima dell'altura, scende d'ambe le parti a formar quasi i due lati che vengono chiusi e riuniti dal mare. Varj forti guarniscono questo giro di mura. Sulla cima vi è quello dello Sperone; verso il lato di Ponente, più al di sotto della metà, vi è l'altro detto delle Tenaglie, ed alla fine del medesimo ve n'è un altro chiamato di S. Benigno. Ciò produce, che da quella parte la città di Genova è quasi imprendibile; tanto più che la località combina così propiziamente a difenderla, che poca o niuna speranza dà agli assediatori di prenderla. Non è il medesimo dalla parte di Levante, ove essendo dominata al di fuori da alcune alture, è stato creduto inutile di alzarvi degli altri forti. In mancanza di ciò si è fatto al di fuori una specie di parallela, o per meglio dire un cammino coperto che fortificando quelle medesime alture, che dominano la città, suppliscono a tal difetto; bisogna perciò a chi difende Genova tener questa linea esteriore, e quelle fortificazioni, che sono il monte dei Ratti, sulla cui sommità è il Forte di Quezzi; il Forte Richelieu, che fu fatto fabbricare dal celebre Maresciallo di tal nome quando occupò Genova; quello di S. Tecla, e la Madonna di Albaro. Più in alto dello Sperone, e quasi perpendicolare al medesimo vi è il forte del Diamante, che domina lo Sperone medesimo, sebbene da taluni credesi che ne sia un poco troppo distante; anch'esso però è di una estrema importanza per gli assediati, sostenendo moltissimo le operazioni delle altre fortificazioni esterne. Fra il Diamante, e lo Sperone vi è il monte de' due Fratelli, che fa due diverse punte: questa situazione è assai rimarchevole, perché produce la riunione fra gli assedianti, e potrebbe prender alle spalle le opere esterne della linea di Levante; ma siccome ivi temesi l'incrociatura dei fuochi dello Sperone e del Diamante, è assai difficile d'impadronirsene, quantunque siavi un certo sito che dicesi immune dall'artiglieria di ambo i forti. Dalla parte di mare, molte e belle batterie difendono la città, ed il porto, non che le mura marittime assicurate anche dalla Natura. Tali batterie rimontate ultimamente toglievano ogni pena da quella parte. Le più belle sono quelle della Strega, della Cava, di ambo i Moli, e della Lanterna. Dalla parte di Ponente vi è il fiume della Polcevera; dalla parte di Levante quel di Bisogno. Albaro è un piccolo, e delizioso borgo, che da questa parte è vicino a Genova quasi di un solo miglio, come dall'altra parte si è quello vaghissimo egualmente di S. Pier d’Arena»
Simboli
Lo stemma della città è sempre stato legato alle vicissitudini politiche di Genova: nell'ultimo periodo della Repubblica lo stemma consisteva in uno scudo crociato con corona regia sorretto da due grifoni con code ritte, ma essendo allora assoggettata al potere francese, dopo la rivoluzione giacobina del 1797 venne decretata la distruzione delle antiche insegne e quindi anche le due figure araldiche dello stemma della città vennero abolite. Con l'annessione al Regno di Sardegna, su richiesta del Consiglio generale del Corpo cittadino, nel 1816, Genova ottenne da re Vittorio Emanuele I l'insegna municipale « [...] con croce rossa in campo bianco collo scudo ornato di grifoni [...] con le code tra le zampe», in segno di sottomissione. Questo stemma restò in uso fino al 1897, anno in cui la Giunta municipale chiese e ottenne da Umberto I di Savoia il 21 marzo 1897, il diritto a esibire l'attuale stemma con la coda dei due grifoni posizionata verso l'esterno, a ricordo della dignità passata. Dopo più di un secolo e un'accurata indagine storica, l'Amministrazione civica ha modificato le code dei grifoni in modo da posizionarle ritte. Inoltre la base dello stemma si fregia da ciascun lato del rostro bronzeo di nave romana a testa di cinghiale, pescato nel 1597 nel porto di Genova e trattenuto presso l'Armeria Reale di Torino.[56]
La bandiera di Genova, o Croce di San Giorgio è costituita da una croce rossa su campo bianco, e nell'antichità era simbolo dei pellegrini che si recavano presso i luoghi santi del Cristianesimo e che dopo il 1095, anno di conquista di Gerusalemme da parte dei Turchi selgiuchidi, mossi in gran parte (in un primo momento) da spirito sincero di missione, decisero di prendere la croce e armarsi per liberare la terra ove nacque e visse Gesù, in risposta ai ripetuti attacchi subiti dai Turchi, decisi - soverchiati gli Arabi - a spingersi alla conquista dell'impero bizantino.
La simbologia del "Salvifico vessillo della vera croce" - come Jacopo da Varazze indicò la croce di San Giorgio - determinò in epoca contemporanea, per i pellegrinaggi armati, l'appellativo di crociati. L'uso del vessillo da parte dei genovesi pare risalire a epoche remote, quando l'esercito bizantino stanziava nella città e il vessillo della guarnigione (una croce rossa in campo bianco) veniva portata in omaggio nella piccola chiesa di San Giorgio, prospiciente l'antica piazza del mercato, di origine romana.[57] Si è soliti raccontare che nel 1190 Londra e l'Inghilterra chiesero e ottennero la possibilità di utilizzare sulle proprie navi la bandiera crociata genovese, per avere la protezione e il rispetto che godeva la flotta genovese nella zona che controllava, nel Mar Mediterraneo e in parte del Mar Nero, sottraendosi così ai numerosi attacchi di pirateria; per questo privilegio il monarca inglese corrispondeva al Doge della Repubblica di Genova un tributo annuale.[58] Tuttavia, lo storico medievista Antonio Musarra fa notare come questa nozione non sia suffragata da nessun documento storico o archivistico e sia in palese contrasto con altri eventi storici, come ad esempio il fatto che la figura del Doge di Genova sia nata nel 1339, e che la bandiera con la croce rossa in campo bianco è citata negli Annali di Genova solo a partire dal 1242.[59][60] L'Inghilterra, la città di Londra e la Royal Navy issano la bandiera di San Giorgio, e l'insegna fa parte dell'Union Jack, la bandiera nazionale britannica.
Erroneamente lo storico Francesco Maria Accinelli indica lo stemma milanese come derivazione di quello genovese: « [...] E mandati dalla Repubblica 500 balestrieri con la suddetta insegna in soccorso dei Milanesi nel 1247, espugnata col loro valore la città Vittoria nuovamente fabbricata da Federico II vicino a Parma, vollero i Milanesi per maggiore onore assumersi dello stendardo de' Genovesi l'insegna», che invece risale al 1066, quando l'effigie venne consegnata ufficialmente dal papa Alessandro II (il milanese Anselmo da Baggio) a Erembaldo, capitano del Popolo di Milano in rivolta contro l'Impero.[57]
Dal 2014 la città ha un nuovo logo per la promozione della propria immagine: "Genova More Than This", che nasce dal progetto europeo Urbact-CityLogo.[61]
Onorificenze
Genova è tra le città decorate al valor militare per la guerra di Liberazione perché è stata insignita della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella resistenza partigiana durante la seconda guerra mondiale:[62]
Ricorrenze
- 24 giugno: festa patronale dedicata a San Giovanni Battista.[63]
- Prima domenica di luglio: Palio marinaro di San Pietro, palio che si svolge nelle acque del golfo dal 1955 e coinvolge barche da pesca in legno.[64]