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giornalista italiano (1931-) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Marco Furio[1] Colombo, noto anche con lo pseudonimo di Marc Saudade[2][3] (Châtillon, 1º gennaio 1931), è un giornalista, scrittore e politico italiano. È stato collaboratore di numerosi quotidiani e riviste, direttore de l'Unità dal 2001 al 2005, fondatore ed editorialista de il Fatto Quotidiano dal 2009 al 2022; attualmente è editorialista de la Repubblica.[4]
Furio Colombo | |
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Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 9 maggio 1996 – 29 maggio 2001 |
Durata mandato | 28 aprile 2008 – 14 marzo 2013 |
Legislatura | XIII, XVI |
Gruppo parlamentare | PDS-DS (XIII), PD (XVI) |
Coalizione | L'Ulivo (XIII) PD-IdV (XVI) |
Circoscrizione | Piemonte 1 (XIII) Lombardia 1 (XVI) |
Collegio | Torino 6 (XIII) |
Incarichi parlamentari | |
Componente della III Commissione (Affari esteri e comunitari) dal 21 maggio 2008 | |
Sito istituzionale | |
Senatore della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 28 aprile 2006 – 28 aprile 2008 |
Legislatura | XV |
Gruppo parlamentare | L'Ulivo |
Coalizione | L'Unione |
Circoscrizione | Lombardia |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Radicale Transnazionale (dal 2015) Precedenti: PDS (1996-1998) DS (1998-2007) PD (2007-2013) |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Università | Università degli Studi di Torino |
Professione | Giornalista professionista |
Nato a Châtillon, in Valle d'Aosta, da una famiglia israelita, si laureò giovanissimo in giurisprudenza a Torino e già alla metà degli anni cinquanta cominciò un’attività parallela tra pratica in avvocatura e partecipazione alla scrittura di programmi culturali della Rai, assieme ad Umberto Eco, Gianni Vattimo e Piero Angela: realizzò numerosi documentari, servizi giornalistici, e pubblicazioni a carattere saggistico. Dal 1967 è giornalista professionista.[1]
Nei primi anni '70 fu professore a contratto presso il corso di laurea in DAMS che contribuì a fondare in seno all'Università di Bologna,[5] insegnando teoria e tecniche dei media e del linguaggio radiotelevisivo.
Nel 1971 sottoscrisse la lettera aperta a L'Espresso contro il commissario Luigi Calabresi. Nel 1972 prese parte alla realizzazione del film Il caso Mattei di Francesco Rosi, nel quale interpretò il ruolo di assistente-traduttore del fondatore dell'ENI, Enrico Mattei (Gian Maria Volonté)[6]. Nel novembre 1975 fu autore dell'ultima intervista rilasciata da Pier Paolo Pasolini[7], che fu pubblicata da La Stampa di Torino, allora diretta dal giornalista Arrigo Levi.
Colombo fu corrispondente dagli Stati Uniti per il quotidiano La Stampa, e per la Repubblica, di cui fu editorialista. Scrisse per il New York Times e per la New York Review of Books, insegnando giornalismo alla Columbia University e all'Università della California - Berkeley[8]. Dal 1991 ha diretto per tre anni l'Istituto Italiano di Cultura[9] di New York[10][11][12].
Nel settembre 1991 sopravvisse a un incidente aereo: mentre viaggiava su un piccolo aereo con una troupe della Rai per andare a intervistare Gerhard Schröder per un programma sulla riunificazione tedesca, durante l'atterraggio all'aeroporto di Kiel l'aereo uscì di pista, causando la morte di una giovane produttrice[13].
Ha condiretto dal 2001 al 2005 la rivista mensile L'architettura. Cronache e storia fondata da Bruno Zevi, ed è stato responsabile de La Rivista dei Libri[10][14], curatrice dell'edizione italiana della The New York Review of Books. Rivestì incarichi dirigenziali in importanti aziende, dapprima alla scuola di Adriano Olivetti[15], e successivamente negli Stati Uniti dove diventò chairman del gruppo FIAT nel 1988[16][17].
Nel 2001 venne nominato direttore de l'Unità, da poco rinata dopo il fallimento del 2000; mantenne la carica fino al 2005, quando venne sostituito dal suo condirettore Antonio Padellaro. Secondo quanto riportato da Marco Travaglio in un editoriale del 2008 sulla stessa Unità, le dimissioni di Colombo sarebbero dovute a numerose pressioni subite dai Democratici di Sinistra per dissidi sulla linea editoriale del quotidiano.[18]
Furio Colombo nel 2009 è tra i cofondatori de il Fatto Quotidiano, nonché editorialista del giornale fino al 13 maggio 2022, quando, a causa di dissapori sorti dopo l'invasione russa dell'Ucraina, decide di lasciare la testata giornalistica con una lettera aperta rivolta al direttore Marco Travaglio e al terzo fondatore Antonio Padellaro,[19] criticando l'appiattimento della linea editoriale alla “verità alternativa” filo-putiniana sul conflitto russo-ucraino, raccontata sul giornale da Alessandro Orsini, così come quella di una Wehrmacht buona e di americani stupratori durante la seconda guerra mondiale in Italia, raccontata invece da Massimo Fini.[20][21][22][23][24][25]
Nel maggio 2022 Colombo torna quindi a collaborare con la Repubblica.[26]
Dopo l'esperienza da deputato tra le file del Partito Democratico della Sinistra e dei Democratici di Sinistra (dal 1996[27] al 2001), è tornato in Parlamento nel 2006, questa volta come senatore, per la lista dei DS in Lombardia e iscritto al gruppo parlamentare dell'Ulivo.
Rieletto nuovamente deputato nel 2008,[28] è stato componente, per il Partito Democratico, della III Commissione (Affari Esteri e Comunitari) e della Commissione esaminatrice del "Premio Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli".[29] Dalla morte di Mirko Tremaglia fino allo scioglimento delle Camere, è stato il più anziano deputato della XVI legislatura. Termina il mandato nel 2013.
È grazie alla sua attività parlamentare se ad oggi esiste una legge (istituita nel 2000) che riconosce il 27 gennaio come Giorno della Memoria. Legge approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati e successivamente dal Senato.
Il 16 luglio 2007, con un articolo pubblicato su L'Unità, ha annunciato la sua candidatura alla segreteria del Partito Democratico, puntando su una critica marcata nei confronti di Silvio Berlusconi, del "berlusconismo" e di ciò che i suoi governi hanno rappresentato nella legislatura precedente. Tuttavia, all'atto di presentazione delle sottoscrizioni necessarie alla candidatura (il 30 luglio), ha presentato alcuni moduli che gli erano stati inviati via fax e quindi non in originale. L'ufficio tecnico-amministrativo del "Comitato 14 ottobre", promotore del PD, ammise la sua candidatura "con riserva", richiedendo gli originali entro 48 ore. Colombo sostenne l'impossibilità di soddisfare alla richiesta, vista l'assenza di strutture partitiche alle sue spalle, e lamentò la presenza di regole "vetero-burocratiche" che "soffocano" la nascita del nuovo partito. Il 1º agosto, con un intervento sull'Unità, annunciò la sua rinuncia alla candidatura.[30]
Secondo il sito OpenParlamento, che supervisiona le attività di deputati e senatori, al 27 maggio 2011 Furio Colombo è il deputato con il più alto numero di "voti ribelli", contrari cioè alle indicazioni del partito di appartenenza, pari cioè a 633.[31]
L'8 luglio 2008 ha partecipato al No Cav Day, del quale era uno dei principali promotori, anche dichiarando la propria contrarietà per un attacco in precedenza rivolto al presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano.[32][33]
Dopo avere lasciato l'Unità nel 2008, ha fondato insieme a Marco Travaglio ed Antonio Padellaro il Fatto Quotidiano di cui è stato editorialista dalla fondazione nel settembre 2009 al maggio 2022. Sul Fatto ha curato per molti anni anche la rubrica quotidiana A domanda rispondo, dove generalmente affrontava temi politici proposti dai lettori.[34]
In contrasto con la linea assunta dal Fatto Quotidiano sull'invasione russa dell'Ucraina, considerata antiamericana e filorussa, alla decisione del quotidiano di assumere come collaboratore il saggista Alessandro Orsini ed in seguito ad un editoriale di Massimo Fini in cui veniva apertamente elogiata la Repubblica Sociale Italiana, Colombo ha scritto una lettera di protesta, annunciando in seguito la fine della permanenza presso il quotidiano di Travaglio.[35][36] Il 20 maggio 2022 riprende la collaborazione come editorialista al quotidiano la Repubblica.[4]
È presidente nazionale di "Sinistra per Israele", associazione che si pone il compito di "contrastare i pregiudizi antisraeliani, antisionisti e talora perfino antisemiti che albergano anche in una parte consistente della sinistra italiana".[37]
Nel maggio 2015, in occasione dell'ottantacinquesimo compleanno di Marco Pannella, ha annunciato la sua iscrizione al Partito Radicale Transnazionale.[38][39]
Colombo è stato testimone della chiusura dell'Ospedale San Giacomo di Roma[40] e l'ha contestata.[41]
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