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Assenzio dei fratelli Verlot (nome scientifico Artemisia verlotiorum Lamotte, 1876) è una specie di pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae (sottofamiglia Asteroideae, tribù Anthemideae (Asian-southern African grade) e sottotribù Artemisiinae).[1][2]
Assenzio dei fratelli Verlot (Artemisia verlotiorum) | |
---|---|
Artemisia verlotiorum | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superasteridi |
(clade) | Asteridi |
(clade) | Euasteridi |
(clade) | Campanulidi |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Anthemideae |
clade | Asian-southern African grade |
Sottotribù | Artemisiinae |
Genere | Artemisia |
Specie | A. verlotiorum |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Asteridae |
Ordine | Asterales |
Famiglia | Asteraceae |
Sottofamiglia | Asteroideae |
Tribù | Anthemideae |
Genere | Artemisia |
Specie | A. verlotiorum |
Nomenclatura binomiale | |
Artemisia verlotiorum Lamotte, 1876 |
Il nome Artemisia, di etimologia incerta, è ricondotto alla dea greca della caccia Artemide, o secondo un'altra ipotesi alla regina Artemisia († 350 a.C.), succeduta sul trono di Caria al fratello e consorte Mausolo; si ipotizza inoltre un riferimento al greco artemes (“sano”), con allusione alle proprietà medicamentose delle piante del genere.[3]. L'epiteto specifico (verlotiorum) è stato dato in onore dei botanici di Grenoble Verlot J.-B. (1816-1891) e B. (1836-1897).[4]
Il nome scientifico della specie è stato definito dal botanico Martial Lamotte (1820-1883) nella pubblicazione " Compte Rendu de l'Association Française Pour l'Avancement des Sciences. Paris" (Compt. Rend. Assoc. Franc. Avancem. Sci. 5: 513) del 1876.[5]
Portamento. La specie di questa voce ha un habitus di tipo erbaceo perenne. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia in generale sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie; ma anche geofita rizomatosa (G rhiz), sono piante perenni erbacee che portano le gemme in posizione sotterranea; durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei come bulbi, tuberi e rizomi, fusti sotterranei dai quali, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei. Queste piante sono aromariche.[6][7][8][9][10][4]
Radici. Le radici sono secondarie da rizoma.
Fusto. L'indumento consiste in brevi peli ghiandolari (medifissi o basifissi). Questa pianta può arrivare fino a 5 – 20 dm.
Foglie. Le foglie sono di colore verde scuro e superficie glabra di sopra mentre la superficie inferiore è più chiara, quasi bianca-tomentosa con peli semplici. È molto aromatica ed emana un odore caratteristico, specialmente strofinando le foglie. Le foglie sono divise in strette lacinie; i segmenti delle foglie superiori sono interi (lacinie lineari molto lunghe).
Infiorescenza. Le sinflorescenze sono formate da piccoli capolini, a forma oblunga-ovata, raccolti in racemi unilaterali. Le infiorescenze vere e proprie sono composte da un capolino terminale peduncolato o sub-sessile di tipo disciforme. I capolini sono formati da un involucro, con forme ovoidali a campanulate, composto da 2 a 20 brattee, al cui interno un ricettacolo fa da base ai fiori del disco (quelli del raggio qui sono assenti). Le brattee, glabrescenti, con una forma da ovata a lanceolata e a consistenza erbacea, sono disposte in modo più o meno embricato su più serie. Il ricettacolo è nudo ossia senza pagliette a protezione della base dei fiori; la forma è piatta.
Fiori. I fiori sono tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono numerosi con forme brevemente tubulose (attinomorfe); sono ermafroditi. Possono essere divisi tra fiori solamente femminili e fiori bi-sessuali.
Frutti. Il frutto è un achenio sprovvisto di pappo. La forma varia da ellissoide a obovoide ed è compressa ai lati. La parte apicale è rotondeggiante e priva di corona. Il pericarpo può possedere (oppure no) delle cellule mucillaginifere, mentre le sacche di resina sono assenti.
Impollinazione: tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).[7][8]
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori.
Dispersione: i semi cadono a terra e vengono dispersi soprattutto da insetti come formiche (disseminazione mirmecoria). Un altro tipo di dispersione è zoocoria: gli uncini delle brattee dell'involucro (se presenti) si agganciano ai peli degli animali di passaggio che portano così i semi anche su lunghe distanze. Inoltre per merito del pappo (se presente) il vento può trasportare i semi anche per alcuni chilometri (disseminazione anemocora).
Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Asiatico Orientale . Questa specie si è naturalizzata alla fine del'Ottocento.
Distribuzione: in Italia questa specie si trova comunemente al Nord e al Centro (altrove meno spesso). Fuori dall'Italia, sempre nelle Alpi, questa specie si trova in Francia, Svizzera, Austria e Slovenia. Sugli altri rilievi collegati alle Alpi è presente nella Foresta Nera, Massiccio del Giura, Massiccio Centrale e Pirenei.[14] Altrove si trova in Asia orientale.[2]
Habitat: l'habitat preferito per queste piante sono i fanghi, le radure dei boschi e alvei fluviali. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
Distribuzione altitudinale: sui rilievi alpini, in Italia, queste piante si possono trovare fino a 600 m s.l.m.; nelle Alpi frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e in parte quello subalpino (oltre a quello planiziale).
Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[14]
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[15], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[16] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[17]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie; la sottofamiglia Asteroideae è una di queste e rappresenta l'evoluzione più recente di tutta la famiglia.[1][9][10]
Il gruppo di questa voce è descritto nella tribù Anthemideae, una delle 21 tribù della sottofamiglia Asteroideae). In base alle ultime ricerche nella tribù sono stati individuati (provvisoriamente) 4 principali lignaggi (o cladi); il genere Artemisia (insieme alla sottotribù Artemisiinae) è incluso nel clade Asian-southern African grade.[18]
Attualmente il genere, nell'ambito della flora spontanea italiana, è suddiviso in quattro sezioni e alcune sottosezioni. La specie di questa voce appartiene alla "Sezione I" caratterizzata dai fiori del disco ermafroditi, dal ricettacolo glabro o squamoso con forma di un disco, e alla "Sottosezione B" caratterizzata dalle foglie sono verdi di sopra e bianco-tomentose di sotto. Altre specie della stessa sezione: Artemisia vulgaris L. (Assenzio selvatico) e Artemisia abrotanum L. (Abrotano).[4]
Più in generale (in base ad una analisi completa del genere) la specie di questa voce appartiene al sottogenere Artemisia (vedi "clade 8"[19]) caratterizzato da cicli biologici annuali, biennali o perenni con portamenti subarbustivi, da foglie pennate, medie, da siflorescenze a pannocchie o racemi e da capolini eterogami disciformi con ricettacolo pubescente oppure eterogami disciformi.
I caratteri distintivi della specie Artemisia verlotiorum sono:[4]
Il numero cromosomico delle specie di questa voce è: 2n = 54.[4]
Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]
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