(Il Duca e Borsa vengono da una porta del fondo. Sala magnifica del Palazzo Ducale. Porte nel fondo che mettono ad altre sale, pure splendidamente illuminate; folla di cavalieri e dame in gran costume nel fondo delle sale; paggi che vanno e vengono. La festa è nel suo pieno. Musica interna da lontano e scrosci di risa di tratto in tratto.)
DUCA: Della mia bella incognita borghese toccar il fin dell'avventura io voglio.
BORSA: Di quella giovin che vedete al tempio?
DUCA: Da tre lune ogni festa.
BORSA: La sua dimora?
DUCA: In un remoto calle; misterioso un uom v'entra ogni notte.
BORSA: E sa colei chi sia l'amante suo?
DUCA: Lo ignora.
Questa o quella, per me pari sono | a quant'altre d'intorno, d'intorno mi vedo. | Del mio core l'impero non cedo, | meglio ad una che ad altre beltà. (Duca: I, 1)
La costanza, tiranna del core, | detestiamo qual morbo crudele, | sol chi vuole si serbi fedele; | non v'ha amor, se non v'è libertà. (Duca: I, 1)
Pari siamo!... Io la lingua, egli ha il pugnale. (Rigoletto: I, 8)
Deh, non parlare al misero | del suo perduto bene... (Rigoletto: I, 9[1])
RIGOLETTO: Mai!... mai!... uscita, dimmi, unqua sei? GILDA: No. RIGOLETTO: Guai! GILDA: (Che dissi!) RIGOLETTO: Ben te ne guarda! (I, 9)
Signor né principe, io lo vorrei, | Sento che povero, più l'amerei. (Gilda: I, 12)
Cortigiani, vil razza dannata, | per qual prezzo vendeste il mio bene? | A voi nulla per l'oro sconviene, | ma mia figlia è impagabil tesor. (Rigoletto: II, 4)
Sì, vendetta, tremenda vendetta | di quest'anima è solo desio... | di punirti già l'ora s'affretta, | che fatale per te tuonerà.[2] | come fulmin scagliato da Dio | il buffone colpirti saprà. (Rigoletto: II, 8)
La donna è mobile | qual piuma al vento, | muta d'accento – e di pensiero. | Sempre un amabile, | leggiadro viso | in pianto o in riso, – è menzogner. (Duca: III, 2)
Bella figlia dell'amore, | schiavo son dei vezzi tuoi; | con un detto sol tu puoi | le mie pene consolar. (Duca: III, 3)
Il poeta Piave ed il celebre maestro Verdi non hanno saputo scegliere altro campo per far emergere i loro talenti che quello di una ributtante immoralità ed oscena trivialità.[3] (Il Governatore di Venezia il 28 novembre 1850)
Il Rigoletto è carente sul piano melodico. Quest’opera non ha nessuna possibilità di inserirsi nel repertorio. (Gazette musicale de Paris 1853)[4]
Molto spesso si vanno a cercare in Rigoletto trame psicologiche contorte, come l'ipotesi di Gilda come reale amante di Rigoletto. Sono stupidaggini. È esattamente il contrario. Il significato di quest'opera è che Rigoletto alla fine rifiuta la responsabilità di ciò che è accaduto, come tutti. (Leo Nucci)
...nel marzo avremo un lavoro — alla Fenice, m'han detto — | nuovissimo: il Rigoletto; si parla d'un capolavoro. (Guido Gozzano)
Quest'opera non ha speranza di successo. (Gazette musicale de Paris del 22 maggio 1853[5])
↑ «Che fatale per te suonerà» in una delle versioni del Rigoletto non scelte alla fine da Verdi; il libretto, infatti, fu «il risultato di complesse stesure e ristesure, da parte di Piave». Cfr. Giuseppe Verdi, Tutti i libretti d'opera, a cura di Piero Mioli, Newton & Compton, 2001.
↑ Questo severo e piuttosto "codino" giudizio fu pronunciato dopo la lettura della prima edizione del libretto, che aveva come antagonista del buffone il re di FranciaFrancesco I. A seguito delle controversie con la censura (già il dramma originale dell'Hugo, Le roi s'amuse era incorso, dopo la prima rappresentazione a Parigi, avvenuta nel 1832, negli strali della censura francese) l'ambientazione dell'opera verdiana fu mutata: anziché la corte francese, la corte del ducato di Mantova, ed invece di un re il duca di un ducato ormai inesistente (i Gonzaga erano estinti da più da un secolo) come antagonista del buffone, il cui nome da Triboulet divenne Rigoletto.