filosofo, matematico e religioso russo Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Pavel Aleksandrovič Florenskij (1882 – 1937), filosofo, matematico, mistico e religioso russo.
Ci sono stati dei giusti che hanno avvertito con particolare acutezza il male e il peccato presenti nel mondo, e che nella loro coscienza non si sono separati da quella corruzione; con grande dolore hanno preso su di loro la responsabilità per il peccato di tutti, come se fosse il loro personale peccato, per la forza irresistibile della loro personalità.[1]
Come il rumore di una lontana risacca, così risuona all'autore l'unità ritmica della sua opera. I temi se ne vanno e poi di nuovo ritornano e di nuovo ritornano; e ciò accade sempre di nuovo: essi ritornano ogni volta rafforzati ed arricchiti, ogni volta si riempiono del succo di vita.[1]
Il destino della grandezza è la sofferenza causata dal mondo esterno e dalla sofferenza interiore.[2]
Il rapporto realistico con il mondo è nella sua sostanza un rapporto di azione: è la vita nel mondo. (da Il valore magico della parola)
Io ho compreso che è soltanto l'ascolto della voce di Dio che devo seguire.[1]
L'oro barbaro e pesante delle icone, in sé futile alla luce del giorno, si anima con la luce tremolante di una lampada o di una candela in una chiesa, facendo presentire altre luci non terrestri che riempiono lo spazio celeste.[3]
La Madre di Dio è la bellezza del Creato, la Gloria del mondo, l’ornamento di tutto l’universo, il più bel fiore della terra.[4]
La presenza di un’aspirazione filosofica implica eo ipso una certa conoscenza pre-concettuale, una conoscenza immediata, mistica dell’essere. Questa conoscenza non è un oggetto; il soggetto conoscente non può parlare della propria conoscenza, la conosce, come diceva Dostoevskij, “senza corrispondenza”, e tuttavia questa conoscenza non può non esservi. Così, il sostrato della dialettica è una mistica inconscia.[5]
Migliaia di mistici di tutti i tempi hanno bussato con forze decuplicate alle finestre e alle porte del palazzo della scienza, e se non li lasceranno entrare con le buone, essi entreranno con le cattive, sfondando porte preziose sul loro cammino. (da Sul misticismo di M. M. Speranskij)
Puntando il dito sulla monotonia, non è mia intenzione sostenere, con ciò, che la letteratura mistica sia povera di contenuti o che la mistica cristiana non abbia delle peculiarità che la rendano sostanzialmente nuova rispetto a quella delle altre religioni. No. Tuttavia, che alcuni ingredienti necessari ai sistemi mistici siano gli stessi ovunque è assolutamente fuori di dubbio. (da Sul misticismo di M.M. Speranskij)
Puškin non è né primo né l'ultimo: retaggio della grandezza è la sofferenza, sofferenza che viene dal mondo esterno, e sofferenza interiore, che viene da noi stessi.[1]
Quando il Dio-Bambino, che nelle sue Manine teneva il Mondo intero, le protese compassionevole alla Madre, terra e cielo si fermarono in somma venerazione. Quando colui che era venuto a scaldare con il suo amore tutte le creature assiderate dal freddo della morte si scaldava al fiato del bue e dell'asino legati nella stalla, anche gli alberi vegliavano. (da Interpretazione mistica del Salmo 125)
Questa è un'epoca tanto tremenda che ognuno deve rispondere di se stesso.[1]
Se non comprendiamo che ogni atto di cultura è verità, non saremo in grado di riconoscergli dignità interiore e vera umanità. (da Il valore magico della parola)
Lo spazio della creatività artistica può sembrare a prima vista oggetto di un interesse molto specialistico, e in ogni caso non appare come necessario quando ci si vuole avvicinare all'opera d'arte in sé. Non saranno probabilmente in molti a correlare l'analisi della spazialità in un'opera di arte figurativa, in quanto disciplina potenziale, ma di importanza secondaria, alla storia e alla psicologia della matematica, perché lo spazio viene spesso considerato uno degli oggetti di una scienza specialistica: la geometria.
Citazioni
Una conoscenza del mondo assolutamente senza attività è impossibile, mentre un'attività aperta è già un intervento sul mondo. Fra l'una e l'altra si situa il tatto, come attività tanto piccola, quanto ci è consentito dalle condizioni della percezione sensoriale: se diventa ancor più piccola non ci mette più in contatto con l'oggetto della nostra conoscenza.
La forza della bellezza esiste in misura non minore della forza magnetica e di quella di gravità.
La retta non è una cosa, ma un nostro concetto della realtà. E se non possiamo svelare il contenuto concreto di questo concetto, se l'estensione della sua applicazione è uguale a zero, questo concetto allora non esiste.
Quegli aspetti e quelle particolarità della vita che vengono fissati attraverso simboli logici nella filosofia e nella scienza trovano nell'arte le loro formule simboliche espresse in immagini.
Verità, bene e bellezza: questa triade metafisica è un unico principio, è un'unica vita spirituale esaminata sotto vari punti di vista.
La verità manifestata è amore. L'amore realizzato è bellezza. Il mio stesso amore è azione di Dio in me, e mia in Dio.
Se i rapporti stretti ben dispongono alle emozioni concordi, il loro terreno più propizio è l'amicizia [...] La potenza e la difficoltà dell'amicizia non si esprimono in un pirotecnico attimo d'eroismo, ma nella placida fiammella della pazienza di tutta una vita.
La legge dell'identità è un monarca assoluto, ma i suoi sudditi non protestano contro la sua autocrazia solo perché sono spettri senza sangue, privi di esistenza reale, non sono persone ma solo ombre razionalistiche di persone. Questo è lo sheol, il regno della morte.
Non è possibile il minimo dubbio riguardo a quanto è detto giustamente della vita eterna nell'Apocalisse di Giovanni: "Non vi sarà più notte; non hanno più bisogno né della luce della lampada, né di quella del sole, perché il Signore Iddio splenderà su di loro" (22,5). Questo non si può intendere se non della luce vera sensibile con la quale saranno illuminati gli occhi dei beati.
Considera il vetro, un corpo tanto compatto che nemmeno i profumi che da per tutto dilagano possono attraversarlo e, anzi, ne restano prigionieri; con quanta facilità la luce l'attraversa! [...] Quindi tanto più la luce divina deve penetrare tutti corpi.
Soltanto il Signore Gesù Cristo è l'ideale di ciascun Uomo […], modello, idea di ogni persona con tutto il suo contenuto vivo.
Esistono due mondi e questo nostro mondo si cruccia nelle contraddizioni se non vive delle energie dell'altro mondo.
A ciascuno Dio ha concesso una certa misura di fede, cioè "una convinzione di cose invisibili". Il pensiero può essere sano soltanto entro i limiti di questa fede, fuori dei quali diventa deforme.
Il volto e gli aspetti spirituali delle cose sono visibili a coloro che hanno manifestato in se stessi il loro volto primigenio, l'immagine di Dio, ovvero, in greco, l'idea: l'idea stessa, illuminandosi, vede l'idea dell'Essere, se stessa e, attraverso a se stessa che rivela il mondo, questo nostro mondo come idea del mondo superiore.
Mediante questi testimoni che sono i pittori d'icone, i santi testimoni ci offrono le immagini – εἲdεη, εἰκόνης – delle loro visioni. In quanto forme artistiche, le icone attestano con grafica immediatezza la realtà di tali forme: esse pronunciano nelle linee e trascrivono coi colori – il Nome di Dio: che cos'è infatti l'immagine di Dio, la Luce spirituale del santo sguardo, se non il Suo Nome tracciato sul santo volto? Gli assomiglia in quanto suo testimone, il mistico, che quand'anche parli di sé, tuttavia testimonia Dio, e attraverso se stesso non rivela sé ma Lui, così come i pittori d'icone, questi testimoni dei testimoni, attestano non l'arte dell'icona o se stessi, ma i santi testimoni del Signore e Lui con loro. Fra tutte le dimostrazioni filosofiche dell'esistenza di Dio la più persuasiva è quella di cui non è fatta menzione nei manuali. Si può formulare nel sillogismo: «Esiste la Trinità di Rublëv, perciò Dio è». Nelle raffigurazioni iconiche noi, perfino noi, vediamo gli sguardi benedetti e sfolgoranti dei santi, sguardi nei quali si appalesa l'immagine di Dio e Dio stesso.[6]
Le idee e la comprensione crescono come piante; non serve trafficare troppo attorno ad esse.
La saggezza sta nel sapersi limitare e nel capire le proprie forze reali.
La mia più intima persuasione è questa: nulla si perde completamente, nulla svanisce, ma si si custodisce in qualche tempo e in qualche luogo. Ciò che è immagine del bene e ha valore rimane, anche se noi cessiamo di percepirlo.
L'essenza stessa della percezione geniale del mondo sta nella capacità di penetrare nel profondo delle cose, mentre l'essenza della percezione illusoria sta nel nascondere a se stessi la realtà.
Non so quale sarà il giudizio, se [...] io abbia fatto qualcosa di buono; io posso soltanto dire che ho cercato di non fare cose brutte e cattive e coscientemente non ne ho fatte.
Chi agisce con approssimazione si abitua anche a parlare con approssimazione, e il parlare grossolano, impreciso e sciatto coinvolge in questa indeterminatezza anche il pensiero [...] Il pensiero è un dono di Dio ed esige che si abbia cura di sé. Essere precisi e chiari nei propri pensieri è il pegno della libertà spirituale.
Da quel dicembre del 1937 alla metà degli anni '80 il nome di Florenskij era stato completamente cancellato, rimosso dalla coscienza pubblica del paese, sebbene sempre gelosamente custodito nella memoria viva di pochi discepoli, amici e familiari. Poi, dopo oltre cinquant'anni di assoluto oblio, negli ultimi quindici anni l'opera e la testimonianza di Florenskij sono state progressivamente riscoperte in Russia e in gran parte d'Europa. [...] Figura davvero geniale della storia del pensiero umano, dietro la sua apparenza sobria e dimessa, sotto le sue tonache ruvide e lise, custodiva una grandezza della quale ancora soltanto in parte possiamo intuire la portata.[7] (Natalino Valentini) non inserita con fonte nella voce dell'autore, da creare, se ha rilevanza enciclopedica.
Nei suoi ultimi anni di libertà Pavel Florenskij compose la sua stupenda estetica. La premessa è l'idea einsteniana di spazio. [...] Florenskij si curva sul concetto di «cosa» e la definisce come «corrugamento» o «luogo di curvatura» dello spazio. [...] Quella di Florenskij è un'estetica nata sul ciglio della voragine, dopo di essa l'arte sarebbe sparita, sostituita da esposizioni di sterco, balbettii, installazioni. (Elémire Zolla)
Per Florenskij, la «grandezza» come «dono» dischiude la natura stessa della santità come stato d'esistenza, che ha come caratteristica fondamentale la testimonianza. [...] Ogni cristiano è chiamato a essere testimone, nella realtà storica terrena, delle realtà invisibili, perché le creature sante sono essenzialmente i «visibili testimoni del mondo invisibile».[8] (Natalino Valentini) non inserita con fonte nella voce dell'autore, da creare, se ha rilevanza enciclopedica.
1 2 3 4 5 6 Citato in Giacomo Canobbio, Piero Coda, La teologia del XX secolo: Prospettive storiche, Città Nuova, 2003.
↑ Citato in Martin Bocian, Personaggi della Bibbia, vol. XIV, prefazione di Gianfranco Ravasi, RCS Quotidiani Corriere della Sera, Milano, 2006, p. 13.
Pavel Aleksandrovič Florenskij, Il valore magico della parola, a cura di Graziano Lingua, Edizioni Medusa, 2001.
Pavel Aleksandrovič Florenskij, Interpretazione mistica del Salmo 125, in La mistica e l'anima russa, a cura di N. Valentini e L. Zak, traduzione di C. Zonghetti, San Paolo, 2006.
Pavel Aleksandrovič Florenskij, La Colonna e il fondamento della verità. Saggio di teodicea ortodossa in dodici lettere, traduzione di Pietro Modesto, Rusconi, Milano, 1974.
Pavel Aleksandrovič Florenskij, Le porte regali: saggio sull'icona, a cura di Elemire Zolla, Adelphi, 1977.
Pavel Aleksandrovič Florenskij, Lo spazio e il tempo nell'arte, a cura di N. Misler, Adelphi, 1995.
Pavel Aleksandrovič Florenskij, Non dimenticatemi. Dal gulag staliniano le lettere alla moglie e ai figli del grande matematico, filosofo e sacerdote russo, a cura di Natalino Valentini e Lubomir Zak, traduzione di Giovanni Guaita e Leonid Charitonov, Mondadori, 2000.
Pavel Aleksandrovič Florenskij, Sul misticismo di M.M. Speranskij, in La mistica e l'anima russa, a cura di N. Valentini e L. Zak, San Paolo, 2006.