violinista, compositore e chitarrista italiano Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Niccolò Paganini (1782 – 1840), violinista e compositore italiano.
Ella dovrebbe comporre dei piccoli Duetti a due Violini, sullo stile di Viotti[1], e presentarli al sig. Ricordi, Editore in Milano, il quale li comprerà, dando al medesimo il privilegio di depositarne copia a Parigi, a Vienna ed a Londra, onde non gli vengano ristampati; e questi piacendo, potrà cavare un maggior partito con altri che potrà comporre. Dico sul genere di Viotti, perché è quello da preferirsi, essendo non difficile, e brillante. Si muova, faccia delle relazioni; non stia sempre col violino in mano, e sia più attivo ed intraprendente.[2]
Se non studio un giorno, me ne accorgo io. Se non studio due giorni, se ne accorge il pubblico.[3]
Domenica di Pasqua; di sera ho ascoltato Paganini. Che estasi! Nelle sue mani gli esercizi più aridi si impongono come affermazioni vigorose. (Robert Schumann)
Era l'espressione della musica stessa, il suo corpo ne viveva le vibrazioni, bruciante sempre di febbre, evocava qualcosa di soprannaturale. Dava così totalmente se stesso quando suonava, che ne usciva sfinito, distrutto da crisi che sembravano epilettiche. Come lui, anch'io non sento radici. Lui apparteneva alla sua musica. (Klaus Kinski)
La forza misteriosa con la quale riesce a commuoverci, oltre a Liszt, la possiede solamente Paganini. (Robert Schumann)
Paganini
«che sopra ogni altro come aquila vola»
fu la meraviglia del suo tempo, faceva stupire col trillo del Diavolo (inventato da Tartini) con i flautati, armonici, corde doppie, ecc. Egli ha anche lasciato lavori più che sufficienti a mostrare la suprema sua padronanza del Violino e la ricchezza della fantasia. Molte cose che Paganini suonava non le ha lasciate scritte, forse a cagione della sua fine immatura, o forse meglio perché non credé che altri potessero eseguirle. (Giuseppe Branzoli)
Si pensa sempre che il virtuosismo sia qualcosa di "negativo". "Virtuoso" deriva da "virtù": si ha, quindi, una virtù e questa virtù, la porti ai grandi cantabili espressivi. Occorre considerare che Paganini è vissuto nella grande epoca del melodramma italiano. Paganini, strumentista spettacolare, meraviglioso, ha messo al servizio della musica la sua tecnica, il suo, appunto, virtuosismo. [...] Se si ha una tecnica notevole, si riesce meglio ad "essere virtuosi" rispetto alla situazione in cui non la si abbia, la tecnica. Quindi, bisogna possederla e "dimenticarla" al momento opportuno. Paganini ha "trasportato" sul violino tutte le sue esperienze del melodramma, esperienze derivategli anche dalle sue grandi amicizie, da Rossini a Donizetti... Tant'è vero che Rossini diceva sempre che "meno male che Paganini è occupato con il violino perché se cominciasse a scrivere delle opere sarebbe un po' difficile per noi!". (Salvatore Accardo)
Vi hanno degli artisti, anche fra i più cospicui e i più illustri, che non isdegnarono ricorrere alla claque ed alla reclame piuttosto per mire di lucro, anziché per istinto di ambizione. A tal classe appartenne anche il celebre Paganini, il quale, per mezzo della stampa, aveva accreditate certe fiabe miracolose, dov'egli figurava come un essere soprannaturale. Prima ch'egli si presentasse a Parigi per dare il suo primo concerto all'Opera, correvano sul di lui conto le più strane novelle, e parecchi giornali aveano perfino avvalorata la credenza popolare ch'egli avesse segnato un patto con satanasso; che il ministro delle tenebre gli avesse regalate le corde pel suo violino, che il di lui archetto fosse magnetizzato da una strega. Paganini godeva di tali dicerie, ed egli stesse ne andava spargendo, come quelle che gli davano maggior voga, e stuzzicavano oltremodo la pubblica curiosità. (Antonio Ghislanzoni)
↑ Da una lettera al violinista e compositore Carlo Bignami, in difficoltà economiche, Marsiglia, 4 maggio 1839; citata in Francesco Regli, Dizionario biografico, coi tipi di Enrico Dalmazzo, Torino, 1860, p. 67