pilota di rally francese Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Michèle Mouton (1951 − vivente), dirigente sportivo ex pilota di rally francese.
Citazioni in ordine temporale.
[«Ti piace misurarti con i piloti-uomini. Sei una femminista?»] Sono femminile ma non femminista. Visto che ci sono delle differenze fra gli uomini e le donne penso sia giusto che queste differenze si manifestino nella vita come nelle corse.[1]
[«[...] Non sembri essere attratta dalle piste, dalla velocità [...]»] La pista, vedi, mi annoia. Non mi piace passare e ripassare trenta, quaranta volte nello stesso posto [...]. E poi non mi attira neppure la bagarre: in un rally corro soprattutto contro me stessa più che contro gli altri. Ho un carattere piuttosto indipendente.[1]
[Ho iniziato a correre] quasi per gioco. Ho sempre avuto la passione per le macchine, fortunatamente non ostacolata in famiglia. Con una utilitaria, appena avuta l'età della patente, ho frugato ogni strada e stradina della Costa Azzurra. Ma volevo di più. Mio padre, che ha uno studio legale, mi avrebbe voluta come assistente. Ma ha capito che la mia vocazione era un'altra [...]. "Michèle – mi disse – io ti regalo una Alpine, e tu prova a correre. Ti dò un anno di tempo: se fai buoni risultati continuerò ad aiutarti". [...] Faccio il Tour de Corse e arrivo nona, buona premessa. L'anno dopo sono seconda al Criterium di Antibes e posso dire di aver superato l'esame paterno.[2]
Per quella che è la mia esperienza da pilota, credo fermamente che le donne vogliano competere su un piano uguale a quello degli uomini. Hanno dimostrato nel corso dei decenni che è possibile, seppur solamente per poche. [...] Le corse sono uno degli sport – insieme alla vela e all'ippica – nel quale uomini e donne gareggiano fianco a fianco, con le stesse regole e classifiche. È un campo di gioco che fornisce un indicatore veritiero delle prestazioni e spinge gli atleti a essere i migliori al mondo, indipendentemente dal sesso.[3]
Sono convinta che se avessimo più donne che partecipano, sarebbe più semplice per qualcuna arrivare nella cima del motorsport. Ci sono tantissimi uomini giovani nei kart e nelle formule minori, e pochi arrivano in F1. Non ci sono donne lì perché non ci sono nelle categorie base. Se ne avessimo una maggiore quantità, allora avremmo anche una migliore qualità.[4]
Siamo differenti dagli uomini, e credo sia tutto riconducibile a livello psicologico. Se prendete quattro ragazzi ed una ragazza e dite loro di percorre una curva a tutto gas, state certi che i ragazzi lo faranno immediatamente, mentre la ragazza proverà a capire se effettivamente quella curva può essere affrontata a tutta velocità. Credo che sia questo il maggior problema quando si ambisce ad arrivare al top.[5]
Quando ti trovi dietro ad un volante chi può capire se sei un ragazzo o una ragazza? Non capisco perché le donne debbano essere segregate. Se corri nella stessa categoria l'unico elemento in grado di valutare le performance di una ragazza sono i tempi rilevati dal cronometro.[5]
[...] per me, il successo è contro tutti, maschi e femmine insieme. [...] È esattamente ciò che è successo a me. La domande è sempre "perché hai avuto successo?". Direi che su scala nazionale, mi è stata data la stessa macchina del mio compagno di squadra. Era anche il miglior pilota francese. Non volevo mettermi in ridicolo, quindi ho spinto al limite per raggiungere il suo livello. Quando hai le stesse condizioni e lo stesso materiale, dipende da te dimostrare, non ci sono scuse. Quindi ho spinto tantissimo. Poi sono arrivata al WRC perché Audi ha chiamato offrendomi la stessa macchina di Hannu Mikkola, che era uno dei migliori piloti al mondo. Con le stesse condizioni, non potevo accettare di stare due o tre secondi dietro di lui, impossibile. Ho lavorato duramente per superare il mio limite ed arrivare al suo livello. Non è stato facile. Penso davvero che se mi fossi trovata in un ambiente femminile, avrei solo provato ad essere la migliore pilota donna, non avrei spinto così tanto.[6]
Non ho nulla contro la W Series, perché promuove la presenza femminile nel motorsport, ma non sono d'accordo con la loro struttura e con il fare correre le ragazze solo tra di loro, perché l'unico modo per crescere è correre contro i piloti migliori [...]. Quando corri insieme alla F1 è una passerella, è bello vedere correre le ragazze ma se si osserva cosa sono poi in grado di fare non è sufficiente. Bisogna confrontarsi contro i piloti migliori per capire il proprio livello. [...] Se questa è una serie a sé stante non può essere d'aiuto, ma se dovesse diventare un trampolino di lancio [...] dove una volta elette le vincitrici si passa ad un livello successivo, allora sarebbe tutto fantastico.[7]
Per quanto riguarda il mondo dei rally, devo dire che lo stravolgimento dei concetti tecnici e regolamentari non sono stati così evidenti come in F1. Ciò nonostante il solo impiego delle quattro ruote motrici avvenuto negli anni '80, per merito o colpa dell'Audi, ha contribuito non poco a livellare i valori umani. [...] Il primo esempio che faccio a supporto di quanto sto dicendo, riguarda un pilota donna, certa Michelle Mouton. Anche qui, vi prego, non taciatemi di maschilismo, anche perché lei era la donna più forte che sia apparsa nella scena rallistica mondiale. Tuttavia, fino a quel momento, non era riuscita ad andare oltre a dei pur significativi ed importanti piazzamenti, sopravanzando spesso ottimi piloti maschi. Quando invece è salita sull'Audi quattro, addirittura ha vinto un rally mondiale, quindi... (Sandro Munari)
1 2 Dall'intervista di Guido Rancati, Femminile non femminista, Autosprint nº 1, 2-9 gennaio 1979, pp. 62-63.