I siciliani, dato che sono perfetti e perciò non devono cambiare, sanno vivere con la complicità della loro storia e di una tradizione estremamente complessa e variegata. Questo modo di vivere trasforma il brutto in un qualcosa che diventa bello, e tutto in qualcosa di pulsante, reale. Il caos sublime è una qualità che ha questo popolo e che possiede quest'isola, dove non si riesce a trovare la chiave dell'algoritmo, che è quello che regola il caos e che nessuno ha mai trovato, ma che esiste. È l'aspetto del sublime, il lato poetico dell'essere umano.[1]
[Quale luogo dell'Italia non si può proprio fare a meno di visitare?] La Sicilia, Ragusa Ibla, Modica e Noto. La Sicilia sud-orientale è la cultura declinata nelle sue migliori espressioni.[2]
Da The day after. Fuksas "Ridisegnare lo spazio vitale nella casa post Covid"
Intervista di Francesco Merlo, la Repubblica, 19 aprile 2020, p. 21
Ci vuole una legge che vieti la costruzione di case più piccole di 60 metri quadri. Bisogna prevedere spazi per l'isolamento così come ora si prevedono i garage e le soffitte; e un intero piano comune per lo smart working, un po'come negli Stati Uniti ci sono gli spazi per il fitness. E, ancora, ogni appartamento deve avere il suo kit di medicina con il saturimetro, l'attacco per l'ossigeno, il termometro, la bilancia, gli strumenti basici di protezione. Infine, il coronavirus ci apre gli occhi sull'uso dissennato dell'aria condizionata che diffonde qualunque malattia.
In Italia non c'è un "piano casa" ormai dai tempi di Fanfani. Si chiamava "Ina Casa" e coinvolse i migliori architetti dell'epoca: Ridolfi, Forentino…
I giovani [negli anni '70] scappavano dalle città funestate dal terrorismo, dalla crisi economica e dalla droga. Certamente succederà di nuovo perché le nostre città che erano, per definizione, il luogo della libertà, si sono rivelate grandi carceri. Gli scienziati dicono che il virus in campagna è più debole non solo perché c'è meno contatto sociale, ma perché tira il vento, c'è meno metallo e meno plastica e, se sei vicino al mare, l'aria è carica di iodio.
La fuga dalla città potrebbe dare linfa a bellissimi luoghi che sono l'identità d'Italia: San Benedetto da Norcia e gli ordini monastici, san Francesco d'Assisi, Dante, Giotto, Urbino, la pittura e poi la transumanza, la lana, la ricchezza dei Medici...: tutto viene da lì.
Ragionateci: prima di trasferirsi a Parigi, Fuksas era uno dei tanti architetti romani con la testa piena di edifici straripanti di citazioni classiciste e postclassiciste (solo che, come nota giustamente Gaetano Di Gesu, lui aveva l'energia per realizzarli, gli altri no). Grazie a Parigi, cambia registro e con lui buona parte dell'architettura italiana. Tutto merito suo? certo che no. Ma certo è che Fuksas è il primo che attiva un irreversibile processo di europeizzazione del linguaggio architettonico in Italia. E la biennale del 2000 sancisce il salto di soglia, il punto di non ritorno. E non fatevi fregare da quello che vi raccontano oggi quattro critici reazionari, sempre pronti a riscrivere la storia. O pensate forse che questa europeizzazione sia stata merito di Purini, di Cellini o di Natalini, che si muovevano in quel panorama, che non condividevano e non capivano, con il freno a mano sempre tirato?" (Luigi Prestinenza Puglisi)