pittore e architetto italiano del XIV secolo Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Giotto di Bondone (1267 ca. – 1337), pittore e architetto italiano.
Anche da un altro aspetto Giotto può essere considerato come l'avversario della tradizione inaugurata da Nicola Pisano. Secondo questo grande emancipatore e gli scolari suoi, le regole dell'iconografia sacra dovevano cedere al capriccio dell'artista: essi intravedevano fin d'allora la teoria dell'arte per l'arte. (Eugène Müntz)
Et hic nota, lector quod poeta noster merito fecit commendationem Giotti, ratione civitatis, ratione virtutis, ratione familiaritatis [...] Giottus adhuc tenet campum, quia nondum venit alius eo subtilior, cum tamen fecerit aliquando magnos errores in picturis suis, ut audivi a magnis ingeniis...
Il nostro poeta [Dante] giustamente fa l'elogio di Giotto a causa della sua città, del suo talento, della loro amicizia [...] Giotto è sempre il primo, anche se talvolta furono riscontrati gravi errori nelle sue opere, come ho sentito dire da grandi esperti. (Benvenuto da Imola)
Fu dignissimo in tutta l'arte, ancora nella sua arte statuaria. (Lorenzo Ghiberti)
Giotto mentre nulla apprese da Duccio [di Buoninsegna] e dai primitivi senesi, dall'arte e di Nicola e di Giovanni Pisano e più forse dalle opere dei pittori e mosaicisti romani e dalla scuola del Cavallini, derivò impulso ad ingrandire il suo stile. Gli è che se in diversi punti d'Italia cominciavano nella seconda metà del secolo XIII, spontaneamente ad aprirsi i nuovi germi al sol nuovo della rinascenza, solo in Firenze furono potentemente fecondati dal genio di Giotto. (Alessandro Chiappelli)
Giotto rimutò l'arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno; ed ebbe l'arte più compiuta che avessi mai più nessuno. (Cennino Cennini)
Giottus, non solum illustris fame decore antiquis pictoribus comparandus, sed arte et ingenio preferendus, in pristinam dignitatem nomenque maximum picturam restituit.
Giotto, che dovrebbe non soltanto essere paragonato agli antichi per lo splendore della sua fama, ma dovrebbe essere posto al di sopra di essi per il suo talento, riportò la pittura all'antica dignità e al vecchio prestigio. (Filippo Villani)
Ma ecco d'un tratto Giotto, rompendola con quella tradizione [bizantineggiante], guardare alla vita che gli turbina intorno, e quella vita esprimere e rappresentare nelle sue tavole e nei suoi affreschi, sia che nella Madonna dell'Accademia egli dia per la prima volta alla Madre Divina un corpo, che appare rigoglioso sotto la veste ed il manto, ed uno sguardo umano; sia che nei Crocifissi numerosi – anche se tutti non li eseguì, certo ne diresse la esecuzione – pieghi dolorosamente il capo del martire in uno spasimo appena contenuto più forse per uno squisito senso di misura che per un rispetto alla divinità. (Nello Tarchiani)
Meritamente una delle luci della fiorentina gloria dir si puote. (Giovanni Boccaccio)
Per tornare a Cimabue, oscurò Giotto veramente la fama di lui, non altrimenti che un lume grande faccia lo splendore d'un molto minore. (Giorgio Vasari)
Il pittore che detiene il primato della nostra epoca.
Quando Giotto tiene il campo nella pittura, gli storici ne additano i contemporanei come scolari, e non s'accorgono che s'egli a tutti lor sovrasta, non è men vero che molti sursero da lui indipendenti e forse sovente senza aver conoscenza delle opere sue. (Marco Minghetti)
Vi prego di credermi sulla parola se vi dico che Giotto era un autentico etrusco-greco del XIII secolo benché convertito alla religione di San Francesco piuttosto che a quella di Ercole, ma, quanto a dipingere, era proprio il vecchio etrusco di sempre. (John Ruskin)
Non classico, non mistico, Giotto (già lo disse stupendamente in tre parole Lorenzo Ghiberti) avvezzò l'arte naturale.
Sereno nell'animo, gaio nella favella e negli atti, sicuro, di sé senza esterna iattanza e senza interni scoraggiamenti, assennato nella pratica della vita familiare e sociale, così da tirar su e agiatamente allogare i molti figliuoli, e farsi stimare e favorire mentre cresceva di danaro e di fama, meritevole della consuetudine affettuosa di principi e di pontefici, e dell'amicizia di Dante, spirito religioso incolume da soverchiante misticismo, spirito artistico immune da rischiose bizzarrie; così nato e così fatto, a me sembra che Giotto sia tale che, se altri gli è pari, nessuno meglio di lui porge l'esempio del genio latino, tutto ben contemperato di misura e di luce, animato di rettitudine e d'idealità, cosciente nella pratica d'un alto e paziente lavoro, creatore di opere belle e feconde di bellezze ulteriori, a pro della patria, della fede, degli uomini tutti.
Tutto [...] ci mostra ch'egli non fu mai né un mistico né un ascetico né un teologo. Lasciò che gli altri, come l'amico suo grande, il teologo Dante signore d'ogni dogma, sillogizzassero; tra i santi predilesse [Francesco] il men teologo e il più affettivo di tutti; e s'ispirò alla fede nelle opere belle, senza lasciarsi trar via, troppo lontano dal mondo de' viventi, su per le nuvole variopinte e gli azzurri sterminati. Dinanzi al mistero piegò la fronte, chiuse gli occhi, adorò; non si arrischiò a fermare col disegno e con le tinte ciò che gli sembrava sorpassare i confini e i mezzi dell'arte sua; cupido di veder chiaro ciò che raffigurava, aborrì dalla eccessiva spiritualità. Mentre lo stesso opporsi al classicismo sorgente avrebbe potuto, per violenza di reazione, indurlo a disdegnare la verità umana, questa invece volle, questa sempre cercò, questa conseguì.
Tutto intento alla figura umana e a que' pochi animali che gli occorrevano per le sue storie, Giotto ben poco si curò del paesaggio. Le campagne, gli edifici, son quasi sempre appena i segni necessarii alla chiarezza dell'azione. Un cumulo di rupi, con qualche pianta qua e là, dice: questo è un monte. Una stanza aperta tutta dal lato dello spettatore dice: questo è un palazzo. Come non v'ha gioco di luci e d'ombre, e un unico chiarore tranquillo illumina le cose sotto il costante azzurro dei cieli, così negli affreschi di Giotto la proporzione delle grandezze relative è il più delle volte erronea, e lo studio della prospettiva si mostra ancora incipiente.