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scrittore, giornalista e politico peruviano Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Jorge Mario Pedro Vargas Llosa (1936 – vivente), scrittore, giornalista, drammaturgo e politico peruviano naturalizzato spagnolo.
Correre di mattina lungo il molo di Baranco, quando l'umidità della notte impregna ancora l'aria e rende i marciapiedi scivolosi e lucidi, è un buon modo per cominciare la giornata. Il cielo è grigio, anche d'estate, perché il sole non compare sul quartiere prima delle dieci, e la foschia rende impreciso il limite delle cose, il profilo dei gabbiani, il pellicano che attraversa in volo la linea frantumata della scogliera. Il mare ha un aspetto plumbeo, verde scuro, fumante, adirato, con macchie di spuma e onde che avanzano sempre alla stessa distanza verso la spiaggia. Talvolta una barchetta di pescatori si dimena fra le scosse; talaltra una raffica di vento scosta le nuvole e compaiono in lontananza La Punta e le isole terrose di San Lorenzo e del Frontón. È un paesaggio bello, a patto di fissare lo sguardo sugli elementi e gli uccelli. Perché quanto ha fatto l'uomo, invece, è brutto.
"Quattro," disse il Giaguaro.
Al chiarore incerto che il globo di luce diffondeva nel locale, attraverso le poche sfaccettature di vetro non ancora coperte di sudiciume, le espressioni dei visi si rilassano: il pericolo era passato per tutti, salvo che per Porfirio Cava. I dadi erano immobili, bianchi contro il suolo sporco, e segnavano tre e uno.
"Quattro," ripeté il Giaguaro. "Chi è?"
"Io," mormorò Cava. "Avevo detto quattro."
"Muoviti," replicò il Giaguaro. "Lo sai, la seconda a sinistra."
In quel tempo remoto, io ero molto giovane e vivevo con i miei nonni in una villa dai muri bianchi di Calle Ocharán, a Miraflores.[10]
L'uomo era alto e così magro che sembrava sempre di profilo. La sua pelle era scura, le ossa sporgenti e gli occhi ardevano di un fuoco perpetuo. Calzava sandali da pastore e la tunica viola che gli ricadeva sul volto rammentava l'abito di quei missionari che, di tanto in tanto, si recavano nei villaggi del sertão a battezzare folle di bambini e a sposare coppie irregolari. Era impossibile conoscerne l'età, la provenienza, la storia, ma c'era qualcosa nel suo aspetto quieto, nelle sue abitudini frugali, nella sua imperturbabile serietà che, prima ancora che cominciasse a dar consigli, attraeva la gente.
"Sveglia, Panta," dice Pochita. "Sono già le otto. Panta, Pantita".
"Già le otto? Accidenti, che sonno ho," sbadiglia Pantita. "Mi hai cucito il gallone?"
"Signorsì, tenente," si mette sull'attenti Pochita. "Oh, scusa, capitano. Finché non mi abituo continuerai a essere un tenentino, amore. Sì, fatto, è splendido. Ma alzati una buona volta. Il tuo appuntamento non è alle?"
"Alle nove, sì," si insapona Pantita. "Dove ci manderanno, Pocha? Passami l'asciugamano, per favore. Tu dove credi, tesoro?"
"Qui, a Lima," contempla il cielo grigio, i balconi, le macchine, i passanti Pochita. "Ah, mi viene l'acquolina in bocca: Lima, Lima, Lima".
"Te lo sogni, Lima mai, che speranze," si guarda nello specchio, si annoda la cravatta Panta. "Se fosse almeno una città come Trujillo o Tacna, sarei già felice".
"Continuerai a fare la vita di sempre?" chiese il Giaguaro.
"Vuoi dire se continuerò a rubare?" Higueras il secco fece una smorfia. "Suppongo di sì. Sai perché? Perché il lupo perde il pelo ma non il vizio, come diceva il Culepe. Per ora, farò meglio ad andarmene da Lima."
"Sono tuo amico," disse il Giaguaro. "Avvisami, se posso darti una mano."
"Certo che puoi darmela," disse il secco. "Pagami da bere. Non ho più un soldo."
"La guarnigione di Pomata, hanno bisogno di un intendente," tira le tende, chiude a chiave gli armadi, riordina le scrivanie, prende una valigetta il colonnello López López. "Invece del Rio delle Amazzoni avrà il lago Titicaca".
"E invece del caldo della foresta, il freddo degli altipiani delle Ande," apre la porta, lascia passare gli altri il generale Victoria.
"E invece delle visitatrici, lama e vigogne," si mette il chepì, spegne la luce, tende una mano il Tigre Collazos. "Lei è proprio un tipo strano, Pantoja. Sì, adesso può andare".
"Brrrr, che freddo, che freddo!" rabbrividisce Pochita. "Dove sono i fiammiferi? Dov'è quella dannata candela? Com'è orribile vivere senza luce elettrica. Panta, sveglia, sono già le cinque. Non capisco perché devi andare di persona a controllare la colazione dei soldati, pignolo. È molto presto, muoio di freddo. Ahi, idiota, mi hai graffiata di nuovo con quel braccialetto. Perché non te lo togli di notte? Ti ho detto che sono le cinque, sveglia Panta".
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