Al tramontar del sole la ninfa mia, | spogliando di fiori il verde piano, | quanti ne troncava la bella mano | tanti il bianco piede ne faceva crescere.[3]
[Lo Stretto di Magellano] [...] cerniera che, fine, pure abbraccia | un Oceano e l'altro sempre uno, | o le colonne bacia[4]o lo scarlatto | tappeto dell'Aurora.[5]
Dove spumoso il mare siciliano | il piede inargenta al Lilibeo...[6][2]
Era dell'anno la stagione fiorita, | quando il falso seduttore di Europa | (mezza luna le armi della sua fronte, | e il Sole tutti i raggi del suo pelo), | lucente onore del cielo, | in campi di zaffiro pasce stelle.[7][2]
La fuggitiva ninfa intanto, là dove | ruba un alloro il suo tronco al sole ardente, | tanti gelsomini quanta erba nasconde | la neve delle sue membra da una fonte. | Dolce si lamenta e dolce risponde | un usignolo a un altro, e dolcemente | l'armonia dà al sonno i suoi occhi, | per non bruciare il giorno con tre soli.[3]
Onore mi ha dato rendermi oscuro agli ignoranti.[8]
Oh mura eccelse, oh torri incoronate | di onore, di maestà, di gagliardia! | Oh grande fiume, re di Andalusia | dalle sabbie nobili quando non dorate! Oh fertile pianura, montagne elevate | che il cielo predilige e il giorno indora! | Oh sempre gloriosa patria mia, | tanto per le penne come per le spade! (da A Córdoba[8])
[Alla rosa]Sei nata ieri, morirai domani, | chi per sì breve vita t'ha creata?[9]
Góngora, che è una delle cuspidi iperliriche della poesia europea, è il poeta della dismisura solidificata e della malinconia solare. (Alfonso Berardinelli)
Il prestigio poetico di Federico aumentava, nonostante non avesse raccolto in volume, sino al 1927, i suoi poemi. Il successo che otteneva recitando le sue canciones e ballate era immenso. Fui presente, nell'Ateneo di Siviglia, all'omaggio che vari poeti e scrittori della nostra generazione dedicammo a don Luis de Gongora, nel terzo centenario della morte, il più clamoroso di tutti. (Rafael Alberti)
Scusabile mi si fa il Marino e scusabili gl'Italiani, quand'io considero lo stato di lor nazione sotto il crudele dominio degli Spagnuoli, e fieramente mi sdegno con questi medesimi che nella patria loro ancor sì potente e sì fortunata, plaudivano a que' delirj e incensavano il Gongora, meno ingegnoso assai del Marino e di lui più strano e affettato. (Terenzio Mamiani)
↑ Da Solitudine prima, Solitudini, a cura di Cesare Greppi, Parma, 1984; citato in Bruce Chatwin e Paul Theroux, Ritorno in Patagonia, traduzione di Clara Morena, Adelphi, Milano, 1998, p. 72. ISBN 88-459-0827-5