Bisognerebbe cominciare dal fondo, tutto al contrario. Per esempio, eh, invece di cominciare prima dagli armamenti, poi la guerra e poi la pace, bisognerebbe cominciare dalla pace. Mi spiego? E già, perché così la guerra non si farebbe più e gli armamenti [...] sarebbero inutili. (Professore)
Non per fare della politica [...] vi garantisco che prima della scoperta dell'America qua si mangiava meglio, ma molto meglio. (Professore)
Qui ci vuole più coraggio a perdonare che a scappare via. (Professore)
Qui c'è stato il diluvio universale. Ma ve lo immaginate voi per esempio Noè, eh? Appena dopo il diluvio universale si metteva a discutere con la moglie, se ne andava per i fatti suoi, dando disposizioni alla banca. E il mondo, me lo dite voi come ricominciava? Be', Dio mio, forse sarebbe stato meglio. Ma visto che è ricominciato, mo ce lo troviamo 'sto mondo, serviamocene! (Professore)
È la vita che ricomincia come prima, non è successo niente, non c'è stato niente. (Professore)
C'è una furba aderenza del dialogo a circostanze ed eventi di questo tormentato dopoguerra. C'è un'impressionante visione di Cassino distrutta che Mattoli ha saputo inserire nella parte iniziale della vicenda senza darle un freddo tono documentario ma facendola balzar viva, in tutta la sua raccapricciante crudezza avanti agli occhi sbigottiti degli spettatori. È nell'insieme, un film più abile che ispirato, e nel quale logori ingredienti patetici e notazioni visive sono insieme amalgamate da un costante senso visivo dell'azione e da una facile fluidità del racconto. (Achille Valdata)
Melodramma popolare che anticipa la serie Nazzari-Sanson degli anni '50 con una risentita descrizione dell'Italia in rovine (borsaneristi e cafoni arricchiti in opposizione agli stenti e alle sofferenze dei più). Una A. Valli intensa e un ottimo E. De Filippo. (il Morandini)