Vincitore del Premio Oscar (2014) per miglior film straniero
La grande bellezza, film italo francese del 2013, diretto e sceneggiato da Paolo Sorrentino.
Citazioni in ordine temporale.
A questa domanda, da ragazzi, i miei amici davano sempre la stessa risposta: "La fessa". Io, invece, rispondevo: "L'odore delle case dei vecchi". La domanda era: "Che cosa ti piace di più veramente nella vita?" Ero destinato alla sensibilità. Ero destinato a diventare uno scrittore. Ero destinato a diventare Jep Gambardella. (Jep)
Il riso scaldato è sempre più buono di quello che hai appena cucinato. (Jep)
Ormai siamo un popolo di intervistati. Ma non li senti? "Come dico sempre..." Come dico sempre a chi? (Jep)
In questo Paese, purtroppo, per farsi prendere sul serio bisogna prendersi sul serio. (Romano)
In realtà, i romani mi sembrano insopportabili. I migliori abitanti di Roma sono i turisti. (Jep)
Stefa' quante fesserie che dici, lo sai che la massima ambizione di Flaubert era di scrivere un romanzo sul niente, se t'avesse conosciuto avrebbe avuto un grande libro. (Jep)
Per che cosa siamo famosi noi all'estero? Le pezze e le pizze, nient'altro. Siamo un paese di magliari e pizzicagnoli, e sempre questo saremo. (Lello)
Quando si odia bisogna essere massimamente ambiziosi. (Lello)
A luce intermittente, l'amore si è seduto nell'angolo. Schivo e distratto esso è stato. Per questa ragione non abbiamo più tollerato la vita. (Orietta) [citando il romanzo L'apparato umano di Jep Gambardella]
La mattina per me è un oggetto sconosciuto. (Jep)
È così triste essere bravi: si rischia di diventare abili. (Jep)
Io berrò molti drink, ma non così tanti da diventare molesto e poi, quando voi vi alzerete, io me ne andrò a dormire! (Jep)
La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare. (Jep)
Quante certezze Stefa', non so se invidiarti o provare una forma di ribrezzo. (Jep)
Quando sono arrivato a Roma, a 26 anni, sono precipitato abbastanza presto, quasi senza rendermene conto, in quello che potrebbe essere definito "il vortice della mondanità". Ma io non volevo essere semplicemente un mondano. Volevo diventare il re dei mondani, e ci sono riuscito. Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire. (Jep)
Dunque è regola fondamentale, ad un funerale non bisogna mai piangere, perché non bisogna rubare la scena al dolore dei parenti. Questo non è consentito. Perché immorale. (Jep)
Che cosa avete contro la nostalgia, eh? È l'unico svago che resta per chi è diffidente verso il futuro, l'unico. (Romano)
So' belli i trenini che facciamo alle nostre feste, so' i più belli di tutta Roma. [...] So' belli. So' belli perché non vanno da nessuna parte. (Jep)
Sono anni che tutti mi chiedono perché non torno a scrivere un nuovo romanzo. Ma guarda 'sta gente, 'sta fauna. Questa è la mia vita, non è niente. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul niente, non c'è riuscito. Ci posso riuscire io? (Jep)
[Ricetta] Tagliate almeno dodici pezzi di coniglio, uh, a parte reni, fegato, testa. Rosolate. Vi raccomando timo, alloro, rosmarino, poi vino rosso, olive taggiasche, pinoli. E dopo un'ora, ecce coniglio alla ligure! (Cardinale Bellucci)
Citazioni in ordine temporale.
Talia: Piaciuta la performance? Jep: A tratti. Quella testata violenta mi ha fatto capire molte cose. Allora, cominciamo dall'inizio. Talia: Perché non dalla fine? Sa, Talia Concept è una gran provocatrice. Jep: Ma non sprechi energie. Ci sono cose molto più importanti che provocare me e poi questa abitudine di parlare di sé in terza persona sta diventando insostenibile. Dunque, cosa legge lei? Talia: Non ho bisogno di leggere, vivo di vibrazioni, spesso di natura extrasensoriale. Jep: Abbandonando per un istante l'extrasensoriale, che cosa intende lei per vibrazioni? Talia: Come si fa a spiegare con la volgarità della parola la poesia della vibrazione? Jep: Eh non lo so, ci provi. Talia: Io sono un'artista, non ho bisogno di spiegare un cazzo. Jep: Bene, allora scrivo "vive di vibrazioni ma non sa che cosa sono". Talia: Comincia a non piacermi quest'intervista. Percepisco da parte sua una conflittualità. Jep: La conflittualità come vibrazione? Talia: La conflittualità come rottura di coglioni. Parliamo dei maltrattamenti che ho subìto dal fidanzato di mia madre. Jep: Nooo, io voglio sapere che cos'è una vibrazione. Talia: Il mio radar per intercettare il mondo. Jep: Eeeh 'u radar... vale a dire? Talia: Lei è un rompicoglioni. Senta, siamo partiti male. Talia Concept ci tiene all'intervista con il suo giornale, ha tanti lettori. Ma lei è prevenuto. Perché non la fa parlare del suo fidanzato con il quale fa l'amore undici volte al giorno e che è un artista concettuale mica da poco: rielabora palloni da basket con i coriandoli. Un'idea sensazionale! Jep: Senta, Talia Concept parla di cose di cui ignora il significato. Io di lei, finora, ho solo fuffa impubblicabile. Se lei crede che mi lasci abbindolare da cose tipo "sono un'artista, non ho bisogno di spiegare" è fuori strada. Il nostro giornale ha uno zoccolo duro di pubblico colto che non vuole essere preso in giro. Io lavoro per lo zoccolo. Talia: Ma allora perché non mi lascia parlare del mio accidentato, sofferto ma indispensabile percorso da artista? Jep: Ma indispensabile a chi? Santo Cielo, signora, che cos'è una vibrazione? Talia: Non lo so che cos'è una vibrazione, Jep Gambardella. Jep: Non lo sa. Talia: Non lo so! Jep: Non lo sa. Talia: Sei un ossessivo del cazzo, sei. Parlerò con la tua direttrice, le dirò di mandarmi un altro giornalista, di statura più elevata della tua. Jep: Una preghiera: quando parlerà con la direttrice abbia molto tatto con il concetto di statura. Sa, la direttrice è una nana.
Dadina: Questa sera mi faccio due cose: un brodino e una scopata. Jep: Due cose in contraddizione tra loro [...] Dadina: Non sono in contraddizione, perché sono due cose calde.
Romano: E tu, quell'Orietta? Jep: Chi è Orietta, mò? Romano: Come chi è! Quella che stava a casa tua l'altra sera. Elegante, raffinata. Una bella donna. Jep: Roma'... una bella donna alla mia età non è abbastanza.
Jep: Ti prego, mi vanto di essere un gentiluomo… nun me fà crollà l'unica certezza che ho, eh? Stefania: No, no, no adesso tu per favore mi dici quali sarebbero le mie menzogne e le mie fragilità, bello mio, eh? Io sono una donna con le palle. Parla, su. Parla. Jep: Su "donna con le palle" crollerebbe qualsiasi gentiluomo... Stefa' l'hai voluto tu, eh? In ordine sparso: la tua vocazione civile ai tempi dell'università non se la ricorda nessuno; molti invece ricordano personalmente un'altra tua vocazione che si esprimeva a quei tempi, ma si consumava nei bagni dell'università... La storia ufficiale del partito l'hai scritta perché per anni sei stata l'amante del capo del partito. I tuoi undici romanzi pubblicati da una piccola casa editrice foraggiata dal partito, recensiti da piccoli giornali, vicini al partito, sono romanzi irrilevanti, lo dicono tutti, questo non toglie che anche il mio romanzetto giovanile fosse irrilevante, su questo ti do ragione. La tua storia con Eusebio: ma quale? Eusebio è innamorato di Giordano, lo sanno tutti... da anni pranzano tutti i giorni da Arnaldo, al Pantheon, sotto all'attaccapanni, come due innamoratini sotto alla quercia. Lo sanno tutti e fate finta di nulla. L'educazione dei figli che tu condurresti con sacrificio minuto per minuto: lavori tutta la settimana in televisione, esci tutte le sere, pure il lunedì, quando non si manifestano neppure gli spacciatori di popper. I tuoi figli stanno sempre senza di te: pure durante le vacanze, lunghe, che ti concedi, poi hai per la precisione un maggiordomo, un cameriere, un cuoco, un autista che accompagna i ragazzi a scuola, tre baby-sitter... Ma insomma… come e quando si manifesta il tuo sacrificio?! Queste sono le tue menzogne e le tue fragilità. Stefà, madre e donna, hai cinquantatré anni e una vita devastata, come tutti noi… Allora invece di farci la morale… di guardarci con antipatia... dovresti guardarci... con affetto… Siamo tutti sull'orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che guardarci in faccia, farci compagnia, pigliarci un poco in giro... O no?
Jep: E il cane? Dov'è il cane? Ramona: Quale cane? Jep: La gente che si compra una villetta così è perché vuole il cane, no?
Jep: Non li piglia' troppo sul serio questo scrittori. Andrea: Se non prendo sul serio Proust, chi devo piglia' sul serio? Jep: Niente, niente devi piglia' sul serio — eccetto il menu, naturalmente... Insomma Andrea le cose so' troppo complicate per consentire a un singolo individuo di capire. Andrea: Il fatto che tu non abbia capito non significa che nessuno possa capire. Ramona: E mò come glie rispondi!?
Ramona: Tu perché non hai più scritto un libro? Jep: Perché so' uscito troppo spesso la sera. Roma ti fa perdere 'nu sacco 'e tempo. Ti deconcentra. E scrivere richiede molta concentrazione, tanta calma. Ramona: Nùn me pare 'na gran risposta. Poi qui c'hai tutta 'a calma che vòi. Me pare da stà a Fiuggi. Jep: Ero uno scrittore dallo scatto breve, un centometrista. Col fiato corto. Ramona: M'hai fatto raccontà la mia prima volta ma tu, tu stai zitto, mò tocca a te, dimme a tua. Jep: Su un'isola, d'estate. Io avevo diciott'anni, lei venti. Al faro, di notte. Io mi avvicinai per baciarla, lei si girò dall'altra parte. Rimasi deluso. Poi però lei tornò a guardarmi, e mi sfiorò le labbra, aveva l'odore dei fiori. Io non mi muovevo: non avrei potuto muovermi. Poi lei fece un passo indietro e mi disse... Fece un passo indietro. E mi disse... Ramona: Io vado a casa, si è fatto tardi.
Lillo de Gregorio: Ma siete deficienti? Mi state distraendo l'artista! Figlio di Lillo: Papà ci stiamo divertendo! Mamma di Carmelina: Carmelina dovresti venire di là a lavorare un pochino! Carmelina: Mamma non mi va, voglio stare qui a giocare! Lillo de Gregorio: E' impazzito questo essere umano?
Jep: Hai visto? Stefano possiede le chiavi dei più bei palazzi di Roma Ramona: Fa il portiere? Jep: No... non fa il portiere! E' amico delle principesse!
Giulio Moneta[dal balcone, in manette, mentre viene arrestato dagli uomini della Direzione Investigativa Antimafia]: Ad esser sinceri, Catellani da qualche anno è un po' carente sui tessuti pettinati. Per me, il miglior sarto di Roma resta Rebecchi. Jep: Ma Lei chi è? Giulio Moneta: Un uomo laborioso. Uno che mentre Lei trascorre il tempo a fare l'artista... e a divertirsi con gli amici, fa andare avanti il Paese. Io, faccio andare avanti questo Paese, ma molti ancora non lo hanno capito. Jep: Ma ti rendi conto, Dadina? Il mio vicino di casa era Giulio Moneta, uno dei dieci latitanti più ricercati del mondo, ed io mai accorto di nulla.
Finisce sempre così. Con la morte. Prima, però, c'è stata la vita, nascosta sotto il bla bla bla bla bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore. Il silenzio e il sentimento. L'emozione e la paura. Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile. Tutto sepolto dalla coperta dell'imbarazzo dello stare al mondo. Bla. Bla. Bla. Bla. Altrove, c'è l'altrove. Io non mi occupo dell'altrove. Dunque, che questo romanzo abbia inizio. In fondo, è solo un trucco. Sì, è solo un trucco. (Jep)
D'accordo, lo ammetto. Avrei voluto fare anche La grande bellezza. Sarà per la prossima vita. (Harvey Keitel)
La grande bellezza è un film meraviglioso, molto ispirato, e credo sia molto difficile fare un film felliniano senza risultare ridicolo. Ho visto le immagini di Roma nel finale, mentre scorrono i titoli, e ho capito di nuovo quanto mi manca l'Italia. (Caetano Veloso)
La grande bellezza mi ha fatto innamorare del cinema. È un film che è riuscito a entrare nella testa di tutti: ha un linguaggio universale. Se poi conosci quel mondo, quella dimensione, è ancora più incredibile. [...] Perché ritrovi determinate cose e determinate dinamiche, e riesci a distinguere la bellezza dalla tristezza, la meraviglia dall'angoscia. Tutti amano La grande bellezza, ma sono pochi, secondo me, quelli che lo capiscono profondamente. (Caterina De Angelis)
Il piacere non nasce più dall'appagamento totale della persona ma può soddisfare gli occhi e l'udito in modo scisso. Un esempio? In molti hanno visto due volte La grande bellezza e credo di sapere perché: una volta l'hanno visto e una seconda l'hanno sentito.
Penso che una collettività abbia aspetti vitali, proprio come i balli, che hanno una loro bellezza, simile alla corsa di un giaguaro: sono spettacoli fisici. Nel film ci sono i balli e la bellezza estatica di Roma. Sono due specchi, e uno si specchia nell'altro. Un meraviglioso ballo è altrettanto ammaliante di un palazzo barocco notturno a Roma. In questo film le persone si innamorano, ballano e muoiono indipendentemente da un giudizio sociologico del nostro Paese.
Questo film nelle intenzioni e nel risultato non ha velleità di raccontare il Paese che vive una discesa agli inferi, anzi. Oltre agli aspetti più evidenti, oltre alla sontuosità visiva, alla malia, il motivo per cui questo film si è conquistato questa strada è che parla agli strati più profondi delle persone.
[Paolo Sorrentino] Aveva visto il mio libro sul Cafonal. Venne a trovarmi, disse che da quelle foto scattate da Pizzi poteva trarci un film. L'ho portato a tante feste, per fargli capire il clima. Non ci ha capito niente. La grande bellezza è una pippa intellettualoide: le giraffe, la depressione, pure la spogliarellista di 50 anni. Ma de che? A 50 anni non la farebbe spogliare nessuno.
La grande bellezza racconta la vita di una persona, i sogni e gli incubi del regista. Niente a che fare con la Roma vera. Una città molto più complicata.
Sono felice del successo che ha il film. Magari vince anche l'Oscar. Però è più La grande monnezza che La grande bellezza. Sorrentino si è convinto di capire Roma dopo due anni di frequentazione assidua, ma non è così facile. È una città unica: ti abitui così tanto a essere circondato d'arte e storia che capisci subito una differenza fondamentale.
La grande debolezza de La Grande bellezza è tuttavia nella sceneggiatura di Umberto Contarello, che forse qui ha avuto l'occasione per fare il salto di qualità dopo una carriera di oneste sceneggiature per la televisione, ma l'ha mancata. Perché quel che manca a questo per altro bel film, è proprio la trama, il raccontare una storia, la creazione di intrecci fra personaggi certamente ben disegnati anche se un po' troppo archetipici quando non proprio stereotipizzati. Colpisce, infine, la totale assenza di gente sotto i 40 anni, anche nei personaggi secondari. Una società romana cocaino-caino-borghese, over-50, di sinistra puzzettara e pseudo artistica, legata a un partito comunista che non esiste più, proprio a partire dall'egemonia culturale sul cinema.
La grande bellezza non sembra un capolavoro, e tuttavia presenta qualità notevoli per chi ama il cinema, confermandosi come uno dei pochi film che ha saputo suscitare un dibattito nazionale. Fotografia superlativa, colonna sonora da urlo (fra le altre canzoni, A far l'amore comincia tu nella versione remixata da Bob Sinclar, apre la scena di un party romano molto ye-ye sulla terrazza dinanzi al Colosseo, con tanto di trenini e donne in disfacimento tenute su da chirurghi estetici e fallimentari iniezioni di botox), tecnica registica di grande gusto, anche se poco sperimentale a base di lunghi piani sequenza, carrelli e panoramiche paracule, che comunque hanno scavato uno squarcio nel mio cuore di romano all'estero.
Perché Sorrentino sa quali sono gli ingredienti che gli americani si aspettano da un film italiano per sostenere che sia "perfetto". E il regista li mescola, con assoluta maestria, confermando però uno stereotipo che ormai danneggia il cinema italiano contemporaneo proprio perché lo costringe in un angolo identitario di un'epoca che non è certo quella di oggi. Da qui viene anche l'errato paragone fra La grande bellezza e La dolce vita, quando in realtà il film felliniano che andrebbe usato come paragone è Otto e mezzo, altro celebre vincitore di Golden Globe nel 1964, con la sua continua, estenuata ricerca psicologica del senso della vita per l'artista. Sorrentino vuole dimostrare una tesi banale e sentita tante di quelle volte da risultare ormai stantia: la decadenza della sinistra, la decadenza della borghesia italiana, la decadenza della città di Roma, e la decadenza della borghesia di sinistra e romana...