Cara Camilla,
non ci vediamo ormai da quella lontana settimana di ottobre... Che magnifico regalo aver potuto trascorrere con te le vacanze autunnali! Non avrai dimenticato i granchi pescati giù nella caletta, spero... E certo ricordi il grande telescopio che volevi provare ogni sera – tranne quella notte di nuvole, quando restammo in cucina a preparare le frittelle –, magari persino lo rimpiangi!
Forse ricorderai anche che promisi di scriverti una storia. Bene, eccola qui!
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Una risposta non merita mai un inchino: per quanto intelligente e giusta ci possa sembrare, non dobbiamo mai inchinarci a una risposta. Chi si inchina si piega. [...] Non devi mai piegarti davanti a una risposta. [...] Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre.
Gli uomini hanno impiegato migliaia e migliaia di anni per dare un nome a tutte le piante e a tutti gli animali della Terra, e ancora non hanno finito. È per questo che la durata di una sola vita umana non è sufficiente per imparare tutto.
Il fratellino non c'era mai stato prima; non aveva mai visto né il sole né le stelle, né gli animali né i fiori nei campi. E quindi non conosceva nemmeno le parole con cui chiamarli.
Più la notte è nera, più soli riusciamo a vedere nel cielo. Finché è giorno riusciamo a vedere soltanto il nostro.
Nulla al mondo è normale. Tutto ciò che esiste è un frammento del grande enigma. Anche tu lo sei: noi siamo l'enigma che nessuno risolve.
Tanti auguri, fratello! Un mondo intero ti attende!
Chi sogna, e chi viene sognato, non sono svegli alla stessa misura.
Sofia Amundsen stava tornando da scuola. Aveva percorso il primo tratto di strada insieme a Jorunn e avevano parlato di robot. Secondo Jorunn, il cervello degli esseri umani era paragonabile a un computer assai sofisticato: Sofia però non era molto d'accordo. Un uomo doveva essere qualcosa di più di una semplice macchina.
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Sofia posò lo sguardo sulla prima frase. «Esiste un pudore naturale?» sapeva che «pudore» era una parola un po' antiquata per «vergogna», per esempio nel mostrarsi nudi. Ma era davvero naturale vergognarsi? Affermare che qualcosa era naturale equivaleva a dire che valeva per tutti gli uomini. Però in molte parti del mondo era perfettamente naturale girare nudi. Era quindi la società a stabilire che cosa fosse permesso e che cosa non lo fosse? All'epoca in cui la nonna era giovane, non era assolutamente consentito prendere il sole in topless. Oggi invece veniva considerato da molti un fatto normale, anche se in parecchi Paesi era ancora vietato.
L'unica cosa di cui abbiamo bisogno per diventare bravi filosofi è la capacità di stupirsi.
Ma la vita è triste e solenne. Ci fanno entrare in un mondo meraviglioso, ci incontriamo, ci salutiamo e percorriamo la stessa strada per un pezzo, poi scompariamo nel medesimo modo assurdo e improvviso in cui siamo arrivati.
Per molte persone il mondo è incomprensibile nello stesso modo in cui è impossibile capire come il prestigiatore possa estrarre un coniglio da un cappello a cilindro che un attimo prima era assolutamente vuoto.
Per Sofia la filosofia era terribilmente eccitante perché riusciva a seguire tutto con la propria testa, senza essere costretta a ricordare quello che aveva imparato a scuola. Giunse così alla conclusione che in realtà la filosofia non è qualcosa che si può imparare: si poteva invece imparare a pensare filosoficamente.
Non era triste che la maggior parte delle persone si dovesse ammalare per rendersi conto che è bello vivere?
Superstizione... Non è una parola strana? Se si credeva in Dio o in Allah, la si chiamava "fede". Ma se si credeva nell'astrologia o al gatto nero, allora diventava subito "superstizione"! Chi aveva il diritto di bollare come superstizione le credenze altrui?
A volte mi chiedo se non sarebbe possibile cancellare la guerra e la violenza semplicemente insegnando agli uomini a riflettere.
Anche se il cervello umano fosse così semplice da capire, saremmo così stupidi da non capirlo lo stesso.
Duecento anni fa il motto "Libertà, uguaglianza e fraternità" contribuì a unire tutta la borghesia francese. Oggi le stesse parole devono legare tutto il mondo. Mai come ora è stato importante che l'umanità sia una sola, grande famiglia. I nostri discendenti sono i nostri figli e i nostri nipoti. Che razza di mondo erediteranno da noi.
«Il cielo si è riempito di stelle», disse Hilde. «Sì, adesso la notte estiva ha raggiunto il momento di maggiore oscurità.» «Mentre d'inverno la notte scintilla. Ti ricordi quella prima della tua partenza per il Libano? Era il primo giorno dell'anno.» «Fu in quel momento che decisi di scriverti un libro di filosofia. Ero stato in una grande libreria di Kristiansand, perfino nella biblioteca, ma non avevo trovato niente che fosse adatto ai giovani.» «È come se fossimo seduti sulla punta dei peli sottili che formano la pelliccia del coniglio bianco.» «Chissà se c'è qualcuno nella notte degli anni-luce?» «La barca a remi sta andando alla deriva!»
«Sì, è vero...» «Non capisco... Ho controllato che fosse ben ormeggiata prima che tu arrivassi.» «Davvero?» «Mi fa venire in mente quando Sofia prese in prestito la barca di Alberto. Ti ricordi che andò alla deriva sul laghetto?» «Stai a vedere che è stata ancora lei.» «Scherza, scherza pure, ma per tutta la sera ho sentito che c'era qualcosa.» «Uno di noi due deve buttarsi in acqua.» «Facciamolo tutti e due, papà.»
Cominciava a scendere la sera. Nelle strade brulicanti di gente risplendevano le luci natalizie e tra i lampioni danzavano grossi fiocchi di neve.
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Sempre di corsa, Elisabet indicò i campi con la mano. «Guardate quei bellissimi fiori di campo!» L'angelo annuì con aria enigmatica. «Sono parte dello splendore celeste che si è sparso sulla terra», spiegò. «Lassù, la profusione di cose magnifiche è tale ce tende a diffondersi.» (p. 70)
L'angelo Ezraele annuì. «La fantasia di Dio è infinita, come infinite sono le stelle del firmamento. Nessun angelo è del tutto uguale agli altri, così come non lo sono gli essere umani.» Infine, l'angelo Ezraele pronunciò alcune parole ed Elisabet ne fece tesoro: «Ogni essere umano su questa terra è un atto di creazione unico.» (p. 85)
Il Regno di Dio è aperto a tutti, anche a quelli che viaggiano senza biglietto. (p. 152)
«E cioè Gesù è venuto al mondo per insegnare alle persone a volersi bene a vicenda. Nessun'altra lezione è più difficile da imparare, ma nessun'altra è più importante. Non è così importante sapere quanti angeli ci sono in paradiso oppure se Dio ha una spina nel mignolo...» «Ce l'ha veramente?» «Non ha importanza, capisci? Quello che conta è che tu veda la trave nel tuo occhio.» (p. 154)
«È facile scoraggiarsi, quando anche chi ti è più vicino perde la fiducia in te.» (p. 155)
Nicola continuò: «Tutti coloro che accumulano ricchezze sulla terra saranno un giorno poverissimi. Ma chi ha donato tutto ciò che possedeva non sarà mai povero; inoltre, si è divertito pazzamente nel donare, e quindi l'ha fatto con gioia. Oh, oh! Poiché la più grande gioia che esista al mondo è la gioia di donare». (p. 165)
Fra il Cielo e la terra avviene un incontro. Perché anche il Bambino nella mangiatoia è una scintilla del grande falò dietro le fioche lanterne del cielo. Così è il miracolo. Così è ogni volta che viene al mondo un altro bambino. Così è sotto la volta del cielo, quando il mondo viene creato di nuovo. (p. 209)
Sei anni fa ammiravo le rovine dell'antico tempio di Poseidone, sul capo Sounion, con l'Egeo che si stendeva ai miei piedi. Un secolo e mezzo prima, Hans il Panettiere era approdato alla strana isola nell'azzurro dell'Atlantico. E sono trascorsi esattamente duecento anni da quando Frode, in rotta verso la Spagna, fece naufragio con il brigantino carico d'argento.
Devo risalire così indietro nel tempo per capire che cosa spinse la mamma a involarsi verso Atene...
Penserei volentieri ad altro. Ma so che devo tentare di scrivere ogni cosa finché rimane ancora in me una traccia del bambino che ero.
Seduto davanti alla finestra del suo soggiorno a Hisøy, guardo gli alberi del giardino e le foglie che cadono, ondeggiano nell'aria per adagiarsi poi sulle strade, simili a una soffice coltre. Una bambina avanza, pestando le castagne che schizzano da tutti i lati e vanno a frantumarsi sugli steccati dei giardini.
Non c'è più una relazione tra le cose.
Quando ripenso alle carte del solitario di Frode, mi pare che la natura sia andata in rovina.
PICCHE ASSO DI PICCHE ... pedalando per la stradina fra i boschi, arrivò un soldato tedesco... Il grande viaggio verso la Terra dei Filosofi partì da Arendal, un'antica cittadina sulla costa sud della Norvegia. A Kristiansand c'imbarcammo sul traghetto Bolero, che ci scaricò a Hirtshals, in Danimarca. Sul viaggio in questo Paese, e poi attraverso la Germania, non ho molto da raccontare. A parte Legoland e l'immenso porto di Amburgo, non avevamo visto altro che autostrade e fattorie. Soltanto arrivando alle Alpi qualcosa cominciò a muoversi.
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Il mondo è diventato un'abitudine... Noi tutti impieghiamo anni e anni per abituarci al mondo. Basta osservare i bambini. Il mondo circostante li colpisce a tal punto che quasi non credono ai loro occhi. È per questo che continuano a puntare il dito a destra e a sinistra, e a fare domande su qualsiasi cosa capiti loro di vedere. Per noi adulti è diverso. Abbiamo visto tutto tante volte che finiamo col dare la realtà per scontata.
Il tempo non passa... E non fa tic tac. Siamo noi a passare, sono i nostri orologi a ticchettare.
Noi non posiamo i nostri piedi su un terreno saldo, ma nemmeno sulla sabbia. Noi siamo sabbia.
Eppure, dentro di noi, esiste qualcosa che il tarlo del tempo non riesce a distruggere, perché non appartiene a questo mondo.
Una volta, in Russia, un astronauta e un neurochirurgo si misero a discutere sulla fede cristiana. Il chirurgo era credente, l'astronauta no. «Sono stato nello spazio tante volte», si vantava quest'ultimo, «ma non ho mai visto un angelo.» Il chirurgo, dopo un attimo di riflessione, ribatté: «E io ho operato una gran sfilza di cervelloni, eppure non ho mai visto un solo pensiero.»
A ogni buon conto, il mio consiglio a chiunque desidere ritrovare se stesso è di rimanere esattamente dov'è. Altrimenti rischia davvero di perdersi una volta per tutte.
Da quel giorno, ho sempre creduto che la miglior medicina per il dolore fosse la rabbia.
In fondo, su questo pianeta, vivono cinque miliardi di esseri umani. Poi uno s'innamora di una certa persona e non vuole cambiarla con nessun'altra.
Il tempo ci rende adulti. E il tempo fa sì che antichi templi crollino e che isole ancora più antiche sprofondino nel mare. C'era davvero un libro nel più grosso dei quattro panini che il panettiere di Dorf mi aveva messo nel sacchetto? Non c'è domanda che rivolga a me stesso con maggiore frequenza. Analogamente a Socrate, potrei dire: «Una cosa sola so: ed è di non sapere nulla». Ma qualcosa, dentro di me, sa che c'è ancora un Jolly in giro per il mondo. Sarà lui a far sì che il mondo non si addormenti. In qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, potrebbe spuntare un minuscolo giullare coperto di campanelli. E allora, guardandoci dritto negli occhi ci ripeterà le domande: «Chi siamo noi? Da dove veniamo?».
La vita è una grande lotteria, in cui vengono estratti soltanto biglietti vincenti.
Se il mondo è un trucco d'illusionismo, da qualche parte deve pur esistere anche un grande illusionista.
Mio padre morì undici anni fa. Quando se ne andò, io avevo solo quattro anni. Non credevo che avrei più avuto sue notizie, ma adesso stiamo scrivendo un libro insieme.
Queste sono le primissime righe di quel libro, e le sto scrivendo io, ma a poco a poco sarà lui a parlare. È lui che ha una storia da raccontare.
Non sono sicuro di ricordarmelo bene. Probabilmente mi sembra soltanto di ricordarlo perché ho guardato tante volte le sue foto.
Solo una cosa sono convinto di ricordare veramente, ed è ciò che accadde una sera mentre guardavamo insieme le stelle dal terrazzo.
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La vita è una lotteria gigante dove si vedono solo i biglietti vincenti. Tu che stai leggendo sei uno di questi biglietti. Lucky you!
Sognare qualcosa di improbabile ha un proprio nome. Lo chiamiamo Speranza.
C'è una cosa che si chiama pressione sanguigna, Georg. In situazioni estreme può aumentare fortemente e all'improvviso. Ma non lasciare che questo ti trattenga dal fare grandi esperienze o provare impressioni forti, non è uno stato affatto pericoloso.
Coloro che non sanno vivere ora non vivranno mai. Tu cosa fai?
La sintesi emerge soltanto quando non serve più a nulla. Proprio come il tuono, che non riesce mai a metterci in guardia dal lampo. Chi vuole conoscere il destino, deve sopravvivergli.
Le parti del cervello non strettamente necessarie alle funzioni vitali di base, ovvero le parti 'superflue', ci hanno d'altro canto permesso di acquistare quelle poche nozioni riguardo all'evoluzione della vita sulla Terra, ad alcune fondamentali leggi di natura e, soprattutto, alla storia dell'universo stesso dal Big Bang a oggi. (pag. 109)
Il mondo esiste. In termini probabilistici, questo fatto sfiora i limiti dell'impossibile. Sarebbe stato assai più plausibile se non fosse esistito assolutamente nulla. In tal caso, nessuno avrebbe potuto chiedere perché non c'era nulla.
Quali sono le probabilità che una cosa sia creata dal nulla? O anche: quali sono le probabilità che una cosa esista da sempre? Ed è possibile calcolare che possibilità avesse la materia cosmica di risvegliarsi da un sonno durato intere epoche e raggiungere d'un tratto la coscienza di sé?
L'applauso per il Big Bang si poté sentire soltanto quindici miliardi di anni dopo l'esplosione.
Non c'è da meravigliarsi che il Creatore, a quanto si dice, fece un passo indietro, meravigliato, dopo aver formato l'uomo dalla polvere della terra e avergli soffiato nelle narici un alito vitale, facendolo diventare un essere vivente. La cosa davvero strana fu che Adamo non si stupì.
[...] siamo l'enigma che nessuno decifra. Siamo la favola racchiusa nella propria immagine. Siamo ciò che continua ad andare avanti senza arrivare mai a capire.
Qualcosa tende l'orecchio e spalanca gli occhi: su, oltre le lingue di fuoco, oltre lo spesso brodo primordiale, su, attraverso caverne sotterranee, e su, su, oltre l'orizzonte della steppa.
La nostra specie prova una strana attrazione per tutto ciò che è "ultimo" o "perduto". Il valore di un'esperienza di cui potranno godere anche le generazioni future non è nulla rispetto all'eccitazione che si trae dal vedere qualcosa che, in seguito, sarà distrutto.
Jostein Gaarder, Il mondo di Sofia, traduzione di Margherita Podestà Heir, Longanesi, 1994.
Jostein Gaarder, L'enigma del solitario (Kabalmysteriet), traduzione di Danielle Braun Savio, revisione di Stella Boschetti, Longanesi & C. 1996.
Jostein Gaarder, C'è nessuno?, traduzione di Eva Kampmann, Adriano Salani Editore, 1997.
Jostein Gaarder, Maya, traduzione di Cristina Falcinella, Longanesi, 2000.
Jostein Gaarder, La ragazza delle arance, traduzione di Lucia Barni, Longanesi, 2004.
Jostein Gaarder, Il viaggio di Elisabet, traduzione di Pierina M.Marocco, TEADUE, Longanesi, 1999.