Che cosa è preferibile: essere stati felici per breve tempo o non esserlo stati mai?[2]
Deve la moglie non piacere a nessuno tranne che al marito?[2][3]
Ecco il vantaggio | di noi scapoli incalliti: | ciò che gli altri devono spartire tutti i giorni, | con moglie e figli, in ristrettezze e stenti, | noi, con un amico, al momento giusto | ce lo godiamo senza restrizioni.[4][5]
Meglio essere polvere che una donna senza fascino.[6][5]
Nessun ateo, per quanto ne so, ha confutato validamente l'esistenza del diavolo.[7]
Possa il Cielo donarti una morte soltanto a metà così gioiosa e indicibilmente serena come la mia: questo è l'augurio più cordiale e più profondo che io possa concepire per te. (da una lettera alla sorella Ulrike, 21 novembre 1811)[3]
Sappi soltanto che la mia anima, al contatto con la sua, è diventata pienamente matura alla morte; che ho misurato tutta la magnificenza dell'animo umano alla stregua del suo, e che muoio perché su questa terra non mi rimane più nulla da imparare e da acquisire.[9][3]
Se tutt'e due, l'uomo e la donna, fanno l'un per l'altro ciò che possono fare secondo la loro natura, quale dei due perde di più, se uno muore prima?[2][3]
Una donna che sia degna di stima non per questo è interessante. In che modo acquista e conserva l'interessamento del marito?[2][3]
Undici anni di vita coniugale hanno esaurito la conversazione.[10][5]
Il pentimento è l'innocenza dei peccatori. (IV, 1)[5]
L'uomo non è mai migliore | di quando ha coscienza, nel profondo dell'anima, | della sua malvagità. (IV, 1)[5]
La vita ha un gran valore se la si disprezza! (IV, 5)[5]
Una moglie crede volentieri nell'innocenza del marito. (IV, 1)[11]
Il terremoto in Cile
A Santiago del Cile, nel 1667, proprio al momento del grande terremoto in cui perirono migliaia di persone... [citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]
La marchesa d'O.
A M., importante città dell'alta Italia, la marchesa d'O., una vedova di reputazione ineccepibile e già madre di due bambini esemplarmente allevati, rese noto con un annuncio sui giornali di trovarsi, senza sapere come, in stato interessante... [citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]
La mendicante di Locarno
Nell'Italia settentrionale, nelle Prealpi vicine a Locarno, sorgeva una volta un castello di proprietà di un vecchio Marchese italiano: venendo dal Passo San Gottardo se ne scorgono ancora le rovine. Il castello aveva ampie stanze dagli alti soffitti e, in una di queste, un giorno la castellana, impietositasi per una vecchia inferma che si era presentata alla sua porta per chiedere l'elemosina, le aveva permesso di riposare su un pagliericcio che aveva fatto preparare per lei.
Ancora oggi, accanto alle critiche e riserve più recenti (Croce: poeta secondario, d'importanza soprattutto documentaria), il suo nome suscita innamorate apologie (Gundolf[12]: il solo tragico che la Germania abbia avuto). (Silvio D'Amico)
Che è il ritmo per Kleist? Gesticolazione. Con questa ricchezza di gesti Kleist assolve al debito, che gli rimane, di comunicare. Così che i versi hanno una duplice virtuosità; possono parlare come notizia o come gesto. (Max Kommerell)
Di fronte agli eroi kleistiani il viandante di Goethe è un prudente sperimentatore del numinoso e Faust un metodico architetto della propria anima. (Ladislao Mittner)
Forse nessun uomo ha posto pretese morali tanto alte a se stesso (con sì scarsa capacità di adempiere a un ideale categorico) come Heinrich von Kleist. (Stefan Zweig)
L'opera intera di Kleist (come per esempio di Gogol), anche dove sembra distrarci in ilarità, è tutta tesa da questa tremenda serietà, rigata da questa vena scura (così a Goethe assunto ormai nell'Olimpo di Weimar si spiega come ripugnasse una simile incarnazione di Werther). D'altra parte anche nel suo rigore definitivo essa appare ancora, esclusa ogni idea di giuoco o di ironia romantica, un coup de dés trionfale che però jamais n'abolira le hasard. (Leone Traverso)
Kleist? Il fantasioso poeta tedesco che affermava essere l'arte del ballerino l'immagine imperfetta di quella delle marionette. (Rina Breda Paltrinieri)
Kleist non reca un Dio, pure le sue composizioni ci irradiano con tutto lo splendore di 'misteri.' Egli ha ridato all'intimo dell'uomo il mistero. Il suo 'vero' non è una verità del mondo o dello spirito, e neanche l'assenza di menzogna. È il moto, senza segni né difesa né volontà, dell'intimo, sicuro nel suo pudore, onnipotente perché non conosce condizioni. Nessuno si purifica. Il destino è scoprirsi. Allora si percorre il cammino che si chiama 'manifestazione dei sentimenti' finché l'anima diviene un elemento. Così soltanto è per Kleist degna di onore, ché così essa confina con un Regno. Una nuova bellezza comincia, che è come la bellezza dei movimenti di un animale, miti o minacciosi; l'opinione cede all'intimità, il valore alla necessità. E così, come si vive nella propria verità, vivere nella verità di una natura estranea è amore. (Max Kommerell)
Quasi l'aria di un altro pianeta circola nelle ultime lettere, quieta e intensa, un'aura d'Eliso. Ma le forme di quel mondo a noi restano occulte per sempre. Morendo Kleist ci ha proposto il suo supremo mistero. Pure da quella fine si estende il riflusso su tutta la sua vita e sull'opera, che ne è frutto, un'ombra luminosa singolare, quasi saggio d'un'altra atmosfera, in cui risalta d'un chiaroscuro unico ogni gesto del poeta come delle sue figure. (Qui è l'ombra che rileva l'ombra). In ogni manifestazione tramandataci, accanto al valore reale dell'atto che siamo costretti a considerare definitivo, vibra così per noi quasi il presagio e la promessa di altre possibilità inesaurite; come il torso del Guiscardo superstite esaspera il rimpianto dell'intera figura non eseguita. (Leone Traverso)
Tutta l'opera del Kleist risente del suo spirito ultraindividualista, pregna com'è d'un indicibile orgoglio che non può adattarsi alla realtà nemica, e un morboso spasimo per quel mancato adattamento. (Silvio D'Amico)
↑ Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, Milano, 2013. ISBN 9788858654644
↑ Friedrich Gundolf (1880 – 1931), critico letterario tedesco.
Heinrich von Kleist, La mendicante di Locarno, traduzione di Gianni Pilo, in Storie di fantasmi, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton & Compton, 1995.