Giancarlo Bruno (1957 – vivente), ingegnere italiano.
Citazioni in ordine temporale.
- [«L'ing. Bruno ha nostalgia della sua Formula 1?»] Era un periodo in cui poche persone con capacità e tanta buona volontà e applicazione potevano a volte competere con squadre dotate di grandi risorse umane ed economiche. Patrick Head mi diceva che ancora oggi ha nostalgia dei primi anni '90, quando con soli nove progettisti, la Williams era in grado di costruire monoposto vincenti con sospensioni attive, o sfornare progetti tipo il cambio a variazione continua, la vettura a sei ruote...[1]
- [«La Formula Uno appare ai più come un mondo eccessivamente tecnologico e forse lontano dalla realtà delle vetture di serie. È una interpretazione corretta?»] Come in tanti altri sport l'esasperazione la fa da padrona; lo si deduce dai regolamenti tecnici, eccessivamente articolati, talvolta nebulosi, contorti, dalla sofisticazione e complessità meccanica e aerodinamica delle monoposto, dalla preparazione atletica che i piloti devono possedere per sopportare le elevate sollecitazioni che subiscono al volante. L'obiettivo rimane quello di primeggiare.[2]
- Ogni sottosistema deve trovare la collocazione adeguata, uniforme, per poter far funzionare in maniera migliore la macchina, perché oggi una F1 viene progettata a compartimenti stagni. Ogni settore specialistico fa la sua parte, poi ci dev'essere qualcuno [...] che deve mettere insieme tutto, anche la disposizione di una centralina piuttosto che quella di una batteria, e ogni cosa interferisce con tutto il resto, come magari con le esigenze dell'aerodinamico, del progettista della scocca. Insomma, c'è bisogno di un traite d'union di tutte queste esigenze.[3]
- Avete mai visto una gara di macchine elettriche? È noiosissima. E sapete perché? Perché non si sente il rumore, che è un po' l'anima delle corse. Quando per la prima volta con il team WTCC abbiamo visto in pista la Seat con il turbo-diesel, ci siamo guardati ed abbiamo esclamato "mamma che schifo di rumore". Però insomma, il futuro va in quella direzione [...][3]
Da Mauro Coppini, Adriano Costa, Gianluca Calvaresi (a cura di), Machina.3 – "70X1 Formula 1 1950 · 2020″, FormulaPassion, febbraio 2021, ISBN 9788894414936; citato in Giancarlo Bruno, formulapassion.it, 28 dicembre 2021.
[Sulla Tyrrell P34]
- La storia della Tyrrell P34, iconica monoposto di Formula 1 a sei ruote degli anni '70, nasce dall'ostinazione e convinzione del suo progettista, Derek Gardner. [...] Le monoposto con il Cosworth pagavano circa 50CV alle Ferrari per cui era necessaria una innovazione aerodinamica che consentisse di recuperare quella differenza. Era finalmente venuto il momento di dare corpo al suo sogno per non dire ossessione: la monoposto a sei ruote. Dalla data dello schizzo abbozzato da Gardner, Agosto 1974, si deduce quanto le linee guida del progetto fossero ben chiare già un anno prima. [...] serviva solo il parere favorevole di "zio Ken", assenso che arrivò vista la fiducia che Gardner era riuscito a conquistarsi a suon di risultati [...].
- Gardner era convinto dei vantaggi della sua idea: le ruote anteriori generavano portanza e in più le turbolenze che si creavano avevano come effetto una minore efficienza dell'ala posteriore. Nasconderle quasi completamente dietro il largo muso avrebbe dovuto migliorare la stabilità dell'avantreno e inoltre si sarebbe potuto utilizzare un'ala posteriore più piccola, con minore incidenza e più efficiente e questo avrebbe portato ad un considerevole aumento della velocità di punta. Ma i vantaggi non sarebbero stati solo aerodinamici, [...] con benefici per il grip meccanico e la tenuta di strada e la frenata dell'asse anteriore sarebbe migliorata grazie alla presenza di 4 dischi. Ovviamente questi vantaggi teorici si scontravano con la disponibilità di particolari che furono richiesti espressamente e in gran segreto ai vari fornitori [...]. In più c'erano complicazioni di progetto sull'assale anteriore [...]. Lo "zio Ken" però si convinse delle argomentazioni tecniche e fece partire il progetto in gran segreto [...]
- [...] nel settembre 1975 la vettura, una Type 007 modificata, fu presentata e la risonanza mondiale fu tale che Leo Mehl, responsabile della Goodyear, scrisse una lettera a Tyrrell nella quale gli diceva "che il solo annuncio alla stampa della P34 valeva i soldi che la Goodyear gli aveva dato di sponsorizzazione (800 mila sterline)". [...] L'esordio era [...] stato promettente per cui le aspettative per la stagione successiva erano alte. [...] Ma i risultati della stagione 1977 furono deludenti e, secondo Gardner, legati principalmente allo sviluppo sugli pneumatici; la Goodyear [...] non aveva risorse sufficienti per sviluppare adeguatamente anche le anteriori da 10″, come richiesto da Gardner, proprio perché destinate ad un solo team. [...] Il sogno di Gardner, che durava da anni e che pure era sembrato una promettente realtà, si era infranto [...]