Ernesto Assante (1958 – 2024), giornalista e critico musicale italiano.
Citazioni in ordine temporale.
- È difficile nel caso degli Area parlare di rock e della fusione che il gruppo effettuò, sin dal primo disco, tra sonorità e culture diverse, come bene illustra, il brano più famoso dell'album d'esordio, Arbeit Macht Frei (il lavoro rende liberi, frase ch'era scritta all'ingresso dei lager nazisti): Luglio Agosto Settembre (Nero). Già dai titoli dei brani e dell'album s'intravede quel è il loro approccio alla musica che è politico, estremista, violento, liberissimo e che trova la migliore definizione nei dischi seguenti, a partire da Caution Radiation Area del 1974, dove con Lobotomia e Mirage! la formazione punta dritta al rumore, allo scardinamento delle forme sonore, all'arricchimento della trama delle canzoni con elementi sempre nuovi e diversi, dal jazz alla musica balcanica, dall'improvvisazione creativa al pop.[1]
- L'avanguardia era vissuta da Stratos come una ricerca fisica oltre che intellettuale, come del resto aveva testimoniato la sua colloborazione con l'Istituto di glottologia dell'università di Padova, una ricerca vissuta «come un gioco in cui si rischia la vita», come lui stesso amava dire.[2]
- Una vera e propria «avventura», quella di Stratos, incredibile sperimentatore che era riuscito a iniziare un discorso sulla voce che non aveva eguali in Italia e nel mondo, un discorso interrotto da una leucemia al midollo spinale che in pochi mesi lo condusse alla morte. Stratos è stato senza dubbio il personaggio più originale e importante nella musica italiana di ricerca degli anni Settanta, proprio per il suo voler sfuggire alle definizioni, per aver saputo, con coerenza e intelligenza, mettere in comune mondi apparentemente lontanissimi.[2]
- [Sul Festival di Sanremo 2022] L'esemplificazione perfetta della restaurazione è stata Orietta Berti che ha cantato la dance, difficile da sopportare da qualsiasi parte la si guardi, anche se volessimo vederla come un'operazione ironica, cosa che sicuramente non era. Restaurazione però è anche Dargen D'Amico, è Sangiovanni, è Tananai, è Aka 7even, tanto per citarne alcuni; è la musica "carina", "divertente", "piacevole" ma nulla di più. A compensare la restaurazione ci sono stati Giovanni Truppi, splendidamente solitario nella sua canottiera, c'è stato Massimo Ranieri, solido, impegnato, poetico, ci sono stati Highsnob e Hu, nel loro piccolo bisogno di cura solidale, forse anche il divertimento di La Rappresentante di Lista, ma non è abbastanza per poter dire che il Festival ha tenuto conto di quello che in Italia si muove ancora, si muove davvero, ambisce ad essere non solo intrattenimento ma anche, in qualche modo, arte. Ma davanti ai numeri, alle decine di milioni di spettatori, con punte da record, che Sanremo ha fatto registrare, ogni resistenza è vana; Amadeus e chi ha lavorato con lui hanno avuto ragione, facendo qualcosa che gli italiani, dopo due anni di vita difficile, difficilissima, hanno gradito. Quindi restaurazione, sì, ma anche nuovo inizio, nuovo sentimento collettivo, nuova voglia di cantare insieme. [...] Un festival senza polemiche, senza tensioni, senza scontri, senza follie, senza eccessi, un festival "normale" che è piaciuto a tutti: qualcosa vorrà pur dire.[3]
Citazioni in ordine temporale.
- [Sul Festival di Sanremo 2003] [...] vedere il festival non è più obbligatorio da molti anni. Il motivo che ce lo aveva reso familiare era quello che, nel bene e nel male, proponeva canzoni che in qualche modo erano destinate a restare nel nostro patrimonio. Persino le canzoni brutte. [...] E che era l'unico spettacolo rimasto rigorosamente uguale a se stesso per oltre cinquant'anni. Pippo, conservatore convinto, ha provato a fare la maionese usando un'altra ricetta. E la maionese è impazzita. Non vogliamo dire che non andava fatto, sono anni che chiediamo, anche noiosamente, di far circolare a Sanremo la musica che ci gira intorno tutto l'anno, quella che gli italiani ascoltano e consumano volentieri, anche quella brutta, ma vera. Sanremo andava cambiato, e Baudo ci ha provato. Ma lo ha fatto mettendo la musica in secondo piano e trasformando il Festival in un varietà televisivo a tutto tondo, con le soubrette in scena che cantano e ballano, le interviste verità, le star internazionali e i comici. Le canzoni, in fondo, non erano così male. [...] Mentre lo show, ci sia concesso dirlo, non ha offerto grandi motivi d'interesse, costruito in maniera vecchia, massacrato da una regia incredibile, lungo e lento in maniera inesorabile.[4]
- Sono tornati ancora una volta, sono la band di sempre e al tempo stesso una band nuova: gli Spandau Ballet del 2018 hanno un cantante nuovo, Ross William Wild, che ha sostituito lo storico frontman della band, Tony Hadley, e molta voglia di tornare in scena. Sono venuti a Repubblica per presentare la loro 'terza' vita, chiacchierando con noi. E soprattutto il nuovo cantante al pubblico italiano: Ross William Wild e Gary Kemp hanno suonato dal vivo nel nostro studio due dei grandi classici della band True e Gold. Steve Norman, sassofonista e percussionista della band, spiega Gary Kemp, "manda le sue scuse, è impegnato altrove".[5]
- Di che parliamo [...] quando citiamo con estrema, troppa, leggerezza "il popolo del web", o "la protesta social", o il "bullismo digitale"? Di qualche decina di migliaia di persone, quando il 'caso' diventa davvero social. Spesso molti di meno. Ma anche se si trattasse di un milione di utenti singoli e attivi di Facebook su 29 milioni, tanto per fare un esempio, sarebbe un ventinovesimo degli utenti del social network. Una cifra che, [...] in termini giornalistici, andrebbe definita come 'largamente minoritaria'. A dargli rilevanza con frasi del genere "il web in rivolta", o "la protesta social" siamo noi, i giornalisti, che invece di derubricare molte di queste 'rivolte' o 'proteste' come 'non notizie', siamo i primi a dargli spazio, visibilità, amplificazione. Il 'popolo del web' esiste solo nelle redazioni dei giornali, delle radio, delle televisioni, che danno peso alle idiozie di gruppi di esaltati, fanatici, repressi, che usano i social network per aggredire, insultare, attaccare gli altri. Una pallida minoranza, estremamente fastidiosa, molto rumorosa, certamente molto pericolosa, ma che come tale andrebbe trattata. Così come gli ultras allo stadio non rappresentano i milioni di persone che seguono pacificamente e allegramente il calcio, allo stesso modo chi utilizza le tastiere dei propri personal media come strumento per insultare gli altri non rappresenta alcun "popolo del web", non è la maggioranza. La maggioranza, la stragrande maggioranza, quella che usa i social come strumento di comunicazione, come forma di contatto con amici, parenti, colleghi, o anche semplicemente con persone sconosciute con le quali condivide passioni o manie, sfortunatamente non conta, non fa notizia, non è "il popolo del web" per i giornali o il mondo dell'informazione.[6]
repubblica.it, 27 luglio 2021.
[Su Gianni Nazzaro]
- Aveva esordito, diciassettenne, in quella singolare discografia "alternativa" che prosperava a Napoli fatta di dischi a 45 giri cantati da perfetti imitatori dei grandi. Il giovane Nazzaro imitava alla perfezione Adriano Celentano, Gianni Morandi e tanti altri, cantava bene e con passione, ma è come solista, nel 1967, che si fa notare al Festival di Napoli, che gli apre le porte verso la fama e il successo nel resto del Paese. Cantagiro, Settevoci, Canzonissima, il Disco per l'Estate, il Festival di Sanremo, gli show televisivi musicali lo vedono nei primi anni settanta sempre tra i grandi protagonisti, molte volte vince, altrettante porta ai primi posti delle classifiche le sue canzoni (su tutte Quanto è bella lei), interpretate sempre con grande maestria, cercando di tener fede alla sua grande natura melodica ma al tempo stesso di non farsi travolgere completamente dalla rivoluzione dei cantautori.
- La vita gli ha riservato anche delle sorprese amare e di certo Nazzaro non aveva mai accettato il destino che era stato riservato alla sua interpretazione di Perdere l'amore. La canzone, scritta da Marcello Marrocchi e Giampiero Artegiani, era stata presentata da Nazzaro alla commissione selezionatrice del Festival di Sanremo del 1987 che l'aveva scartata. L'anno seguente la canzone venne proposta nuovamente, questa volta interpretata da Massimo Ranieri, e non solo venne selezionata ma addirittura vinse il Festival. "A me dissero che la canzone non era adatta al festival", ricordò in molte occasioni negli anni seguenti. Era stato anche vittima di un grave incidente stradale nel 2016, dal quale si era ripreso con molte difficoltà.
- Quello di Gianni Nazzaro è stato uno dei volti e delle voci più amate della canzone canzone popolare italiana degli anni Settanta, è scomparso a Roma, a causa di un tumore e per la canzone popolare italiana è una grande perdita. Bello, elegante, nato a Napoli nel 1948, Nazzaro era un cantante melodico che aveva saputo bene come attraversare il tumultuoso decennio interpretando l'amore, cantando canzoni scritte da Claudio Baglioni come da Giancarlo Bigazzi.
repubblica.it, 31 luglio 2021.
[Su Stefania Rotolo]
- Aveva un soprannome, "Ragazza Uragano", e non le stava male. Sì, perché Stefania Rotolo, scomparsa 40 anni fa il 31 luglio del 1981 a trent'anni, era veramente una ragazza carica di energia. Energia vitale, però, non distruttiva, anzi, comunicava gioia e allegria, voglia di vivere e spensieratezza. Era nata a Roma nel 1951, figlia di Martha Matoussek, una delle leggendarie Bluebelles di Erminio Macario, e aveva iniziato la sua carriera ballando con i 'collettoni e le collettine', il giovanissimo corpo di ballo che accompagnava Rita Pavone nel 1964 e che animò le notti del Piper negli anni successivi, assieme a Loredana Bertè e Renato Zero che diventarono suoi amici.
- Ci volle qualche anno perché la stella di Stefania Rotolo cominciasse a brillare: avvenne quando Franco Estil, primo ballerino con Raffaella Carrà e noto coreografo televisivo, la scoprì e decise di portarla con la sua compagnia in tour, portandola in America Latina, in particolare in Brasile, dove rimase per qualche anno. Al ritorno in Italia Stefania Rotolo approda nel mondo dello spettacolo italiano, con una particina in un fim di Riccardo Garrone, poi partecipando come ballerina al Cantagiro, nel 1975, e poi a teatro, in uno degli spettacoli di maggior successo di Garinei e Giovannini, Felicibumta con Gino Bramieri. Ma fu la disco music a segnare il suo vero successo, quando nel 1977 viene scelta per condurre, al fianco di Sammy Barbot, Piccolo slam, un programma del primo canale Rai dedicato al pubblico più giovane, dove la Rotolo veste i panni di conduttrice, dj, e showgirl.
- La stagione della disco music porta il suo marchio, il taglio di capelli, biondi e corti, lo stile giovanile, vivace ma mai eccessivo, la simpatia e la comunicativa, avevano consentito a Stefania Rotolo di diventare un personaggio televisivo di grande successo in pochissimi anni, anche perché, come si addice a una showgirl, sapeva cantare, ballare, recitare, condurre, e soprattutto era riuscita a conquistare il cuore del pubblico di tutte le età, bambini, adolescenti e adulti, con una verve e una carica da "uragano" davvero uniche.
Citazioni in ordine temporale.
- Otto milioni di telespettatori sono tanti. Sono tantissimi. Conquistare l'attenzione di otto milioni di telespettatori con il Festival di Sanremo 2008 è un risultato eccellente. Ma si, pensateci su qualche minuto. Perchè mai otto milioni di persone dovrebbero mettersi davanti al televisore, per quattro ore di fila, ascoltare Venuti, Minghi, La Scelta, Ponce e Di Tonno, Sonhora, Tiromancino, Ariel, Little Tony, Bertè, Morisco, Mietta, Grignani, Troiani, Cammariere, Vaglio, Finley e Rapetti, con qualche interruzione pubblicitaria, qualche balletto di Bianca Guaccero, qualche amenità della coppia Chiambretti Baudo? Perchè dovrebbero farlo quando esiste una ricchissima programmazione sui canali di Sky, quando c'è la partita, quando Internet offre molte alternative [...], quando si può leggere un buon libro, quando si può chiacchierare con gli altri componenti della propria famiglia, quando si può andare a cena con gli amici, quando si può sentire dell'ottima musica dallo stereo del soggiorno, quando si può andare a cena con degli amici, quando si può bere del buon vino in una buona enoteca,quando si può bere dell'ottima birra in un pub, quando si può provare la cucina cinese, indiana, turca, giapponese [...], quando si può scrivere una lettera a un amico lontano, quando si può fare l'amore da soli o in compagnia, quando si può prendere uno strumento e suonare un po', quando si può provare a dipingere o a disegnare, quando si può andare al cinema o a teatro, quando si può andare a un concerto, quando si può passeggiare per le strade della propria città, quando si può telefonare a qualcuno, quando si può giocare a monopoli o a un bel videogame, quando si può fare una magnifica partita a tresette o a rubamazzo, quando si può dormire o riposare, quando si può giocare a calcetto, quando si può cantare, quando ci si può fare una doccia o un bagno, quando si può imparare a fare la pizza, quando si può stare seduti, in silenzio, e pensare? Eppure, nonostante la vita ci offra queste e molte altre meravigliose opportunità, otto milioni di persone, ben otto milioni di persone, si sono sedute in poltrona, hanno acceso la tv alle 21 e l'hanno spenta all'1 di notte per vedere Sanremo 2008. Otto milioni. Un incredibile trionfo.[7]
- [Sul Festival di Sanremo 2008] Il festival di quest'anno ha avuto qualche difetto evidente, nella durata, nella formula, nella scelta delle vallette, più in generale nell'idea di fondo che Baudo ha dello show e della televisione, adatta ad un pubblico che vale quei sette o otto milioni che l'Auditel gli ha comunque certificato. Un pubblico di adulti e vecchi, che segue la musica una sola volta all'anno. Il pubblico abituale della tv. L'altro pubblico, quello che dovrebbe fare la differenza in un caso come questo, non c'era, ha visto i Cesaroni ieri sera, o ha fatto una delle molte altre cose che si possono fare. In un universo in cui ci sono satellite, iptv, e internet, scegliere il festival è frutto di una scelta vera e propria, cosa che fino a qualche anno fa era impensabile. E se si può scegliere è ovvio che si punta a qualcosa di meglio di questo.[8]
- Io, come molti di voi, ho imparato l'inglese dalle canzoni che ho ascoltato. Anzi, quando ero assai più giovane e l'inglese lo parlavo male, cercavo di pronunciare le parole così come le pronunciavano i cantanti, cercando quindi di sembrare meno 'italiano' possibile. E accade ancora, se andate a un concerto di qualche band inglese o americana in Italia, di ascoltare che pronuncia i testi come può, giustamente, parlando l'inglese migliore possibile. Ho trovato fantastico, nel vedere i video dei Maneskin sul palco del Coachella, ascoltare il pubblico americano cantare "Zitti e buoni" nel loro migliore italiano, con l'accento inglese ovviamente, della quale conoscevano a memoria il testo. È il segno più evidente del successo della band romana, meritatissimo, travolgente, in grado di arrivare "where no man has gone before", senza mollare nulla del loro progetto. [...] Stanno scrivendo di certo la storia del rock italiano, sono la prima band italiana ad arrivare ad una simile popolarità, sono la prima band italiana che arriva a conquistare una parte del pubblico americano cantando in italiano oltre che in inglese, facendo cantare il pubblico in italiano, e sono una rock band, senza se e senza ma. Una band che non ha nostalgia del rock che fu, che ha i piedi piantati nella realtà di oggi, che prende posizione senza timore, sia in politica che nel sociale, che ha un'immagine fortissima e un suono potente.[9]
- Non era solo un musicista straordinario Ryuichi Sakamoto, ma anche un notevole pensatore musicale. Incontrarlo era piacevolissimo, perché emanava calma e profondità, e ascoltarlo suonare era un piacere. La prima volta che l'ho visto in scena era con la Yellow Magic Orchestra negli anni Ottanta, quando il trio giapponese era in grado di mescolare la musica dei videogame con la filosofia orientale, i Kraftwerk e la new wave. [...] E poi tutto il grande lavoro solista, le collaborazioni, i progetti, sempre carichi di idee ma soprattutto di emozioni. Tecnologia e cuore erano i due strumenti che Sakamoto usava per creare la sua arte, che sapeva essere avanguardia e pop, misteriosa e avvincente. [10]
assante.blogautore.repubblica.it, 7 aprile 2023.
[Sull'intelligenza artificiale]
- C'è, nelle IA evolute con le quali abbiamo cominciato ad avere a che fare, un elemento 'magico' che ci affascina e ci atterrisce, quello riferito alla capacità delle macchine di 'prendere decisioni' per proprio conto, e c'è un elemento 'pratico' che ci crea apprensione, quello della sostituzione degli esseri umani in una serie di compiti e lavori che fino ad ora abbiamo svolto. [...] le IA fanno quello che noi gli consentiamo di fare, niente di più e niente di meno, tutto quello che decidiamo di delegare alle macchine viene e verrà deciso da noi. Tutto quello che accetteremo che facciano sarà una nostra scelta. E così se il mio datore di lavoro deciderà che io possa essere sostituito da IA, sarà una scelta umana a decidere del mio futuro professionale. Quindi quello con cui me la devo prendere, se essere sostituito da una IA non mi va bene, non è l'intelligenza artificiale, ma il padrone. Padron che in alcuni casi, storicamente parlando, ha avuto ragione, come quando ha permesso la nascita delle grandi industrie, creando lavoro e sviluppo, come quando ha deciso, al di sopra delle nostre teste, di sviluppare i motori per le automobili, o di creare i televisori [...]. In altri casi lo sviluppo tecnologico è stato 'guidato' da nostre scelte, non da quelle dei padroni: noi abbiamo deciso di non comprare più CD, distruggendo l'intera industria discografica, quando sono arrivati gli MP3, perché i 'padroni della musica' avrebbero preferito di gran lunga continuare a venderci i dischi. E noi abbiamo deciso di non comprare più giornali, gli editori li stamperebbero a milioni con gioia ancora oggi, mentre noi attualmente preferiamo leggere le notizie sui cellulari o in generale via Internet. Noi, esseri umani, non le macchine.
- Se i dati che l'IA raccoglie, con il mio consenso, non verranno usati bene, non sarà perché la macchina ha deciso di usarli a suo piacimento, ma perché il gestore di quei dati, un uomo in carne e ossa, avrà deciso come, quando, quanto e perché usarli. L'elemento 'magico' crea nella nostra percezione una distorsione, dunque, perché tende a farci pensare che quello che accade di negativo nella rivoluzione tecnologica che sta avvenendo sia 'colpa' delle tecnologie stesse. Basta guardare bene e ci accorgeremmo che di 'magico' e 'misterioso' non c'è granché, e che ogni elemento negativo della rivoluzione digitale è figlio di qualcuno, di qualche scelta, di desideri, brame, necessità, sogni, ingordigia, semplicemente umane.
- Le IA non sono oggettivamente negative. Facebook non è 'cattivo' di per se, così come non lo sono i social in generale, l'uso che se ne fa può essere, invece, terribilmente negativo. Ma anche le pistole hanno lo stesso impatto nella nostra vita: se usate dalla polizia sono uno strumento del bene, se usate da un camorrista sono l'esatto contrario. Dico banalità, è ovvio, ma sono quelle che possono permetterci di capire meglio la situazione attuale e ragionare per il futuro.
- ↑ Dalla voce Area, in Gino Castaldo (a cura di), Dizionario della canzone italiana, Roma, Armando Curcio Editore, 1990, pp. 51-52.
- 1 2 Dalla voce Stratos, Demetrio, in Gino Castaldo (a cura di), Dizionario della canzone italiana, Armando Curcio Editore, Roma, 1990, p. 1627.
- ↑ Da Sanremo 2022, Ernesto Assante: "Un Festival della restaurazione", rockol.it, 6 febbraio 2022.
- ↑ Da È finita un'era, repubblica.it, 9 marzo 2003.
- ↑ Da Spandau Ballet, attraverso le barricate, ancora insieme (ma senza Hadley): "Volevamo andare avanti", repubblica.it, 8 ottobre 2018.
- ↑ Da Social, quei ragazzi con il mondo in tasca, repubblica.it, 19 gennaio 2024.
- ↑ Da Sanremo 2008: un trionfo, assante.blogautore.repubblica.it, 27 febbraio 2008.
- ↑ Da Sanremo 2008 (ultima serata), assante.blogautore.repubblica.it, 1º marzo 2008.
- ↑ Da Maneskin, Coachella e la storia, assante.blogautore.repubblica.it, 18 aprile 2022.
- ↑ Da Addio a Ryuichi Sakamoto, assante.blogautore.repubblica.it, 3 aprile 2023.