imprenditore, partigiano, politico e dirigente pubblico italiano (1906-1962) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Enrico Mattei (1906 – 1962), imprenditore, politico e partigiano italiano.
Ho lottato anch'io contro l'idea fissa che esisteva nel mio Paese: che l'Italia fosse condannata a essere povera per mancanza di materie prime e di fonti energetiche. Queste fonti energetiche le ho individuate e le ho messe in valore e ne ho tratto delle materie prime.[1]
La geografia della fame è una leggenda: è legata solo alla passività, all'inerzia creata dal colonialismo nelle popolazioni autoctone. Faceva comodo al colonialismo incoraggiare la fatalità, la rassegnazione. Io leggo sempre i vostri discorsi e quello che più mi ha colpito è la lotta contro la fatalità e la rassegnazione. Ho lottato anch'io contro l'idea fissa che esisteva nel mio Paese: che l'Italia fosse condannata a essere povera per mancanza di materie prime e di fonti energetiche. Queste fonti energetiche le ho individuate e le ho messe in valore e ne ho tratto delle materie prime. Ma prima di far tutto questo: ho dovuto fare anch'io della decolonizzazione perché molti settori dell'economia italiana erano colonizzati, anzi, direi, che la stessa Italia meridionale era stata colonizzata dal Nord d'Italia! Il fatto coloniale non è solo politico: è anche, e soprattutto, economico. Esiste una condizione coloniale quando manca un minimo d'infrastruttura industriale per la trasformazione delle materie prime. Esiste una condizione coloniale quando il giuoco della domanda e dell'offerta per una materia prima vitale è alterato da una potenza egemonica: anche privata, di monopolio o di oligopolio? Nel settore del petrolio questa potenza egemonica oligopolistica è il cartello. Io lotto contro il cartello non solo perché è oligopolistico ma perché è maltusiano e maltusiano ai danni dei paesi produttori come ai danni dei paesi consumatori.[1]
L’Italia era un alleato e voleva essere parte dell’Occidente, ma anche l’Italia deve vivere. Le grandi società petrolifere erano potenti e arroganti, anche i sovietici erano potenti e pure arroganti. Io sono povero, ma paziente.[2]
Mio padre diceva che è brutto essere poveri, perché non si può studiare, e senza studiare non si può fare strada.[3]
[Sulla famiglia Agnelli] Per un commesso dello stato come me, ogni tre anni ci vuole una conferma da Roma, loro invece sono una dinastia, la successione è automatica, sicura come il ritorno della primavera dopo l'inverno.[4]
Attribuite
Ci ho messo 7 anni per condurre il Governo italiano verso una apertura a sinistra. E posso dirle che mi ci vorranno meno di 7 anni per far uscire l'Italia dalla NATO e metterla alla testa dei paesi neutrali.[5]
Alto, aitante, il sorriso crudele, Mattei non sembrava mai tanto allegro come quando spiegava, impugnando un regolo davanti alle carte topografiche, che non solo aveva scoperto grandi riserve di metano nel profondo sud, presso Ferrandina, ma che aveva fatto quella scoperta in una zona già esplorata e abbandonata dai privati come sterile. E a questo punto rideva come una tigre compiaciuta. (Peter Nichols)
Che cosa era Enrico Mattei? Un avventuriero? Un grande patriota? Uno di quegli italiani imprendibili, indefinibili, che sanno entrare in tutte le parti, capaci di grandissimo charme come di grandissimo furore, generosi ma con una memoria di elefante per le offese subite, abili nell'usare il denaro ma quasi senza toccarlo, sopra le parti ma capaci di usarle, cinici ma per un grande disegno (Giorgio Bocca)
Enrico Mattei era membro del Cln dell'Alta Italia, capo dei partigiani cattolici, il 26 aprile 1945 era tra i sette in testa al corteo di Milano liberata. Con lui in seconda fila c'era il mio maestro politico: Giovanni Marcora, nome di battaglia Albertino. (Bruno Tabacci)
Era impossibile non rimanere colpiti da Mattei. Non era mai sereno. Era un ossesso, un invasato. Completamente posseduto dall’idea di affrancare l’Italia dalle compagnie petrolifere americane, pervaso da spirito anticapitalistico, contrario alla concorrenza. Era per la nazionalizzazione dell’energia elettrica. Non aveva alcuna fiducia nel mercato. Sembrava un grande capitano di ventura, un Giovanni dalle Bande Nere: il suo staff lo venerava. (Guido Carli)[6]
Forse perché avevo vissuto il clima dell'ENI, prima e dopo la morte di Mattei, ero anch'io in fondo convinto che quell'aereo fosse caduto per cause accidentali. Con tale spirito mi sono accinto a scrivere questo libro, convinto perciò che non dovesse contenere proprio questo capitolo conclusivo. I documenti e le testimonianze che ho raccolto mi hanno tuttavia fatto mutare parere. (Nico Perrone)
Il manager pubblico italiano morì nell'ottobre 1962 mentre rientrava dalla Sicilia con un aereo privato che precipitò in provincia di Pavia in circostanze rimaste per oltre trent'anni oscure. Tuttavia, la riapertura dell'inchiesta giudiziaria nel 1997, che ha contemplato la riesumazione del cadavere di Mattei e la possibilità di utilizzare nuove tecnologie di indagine sul suo anello e orologio da polso, ha stabilito che il velivolo dell'Eni precipitò a causa di una microcarica, collocata dietro il cruscotto del pilota, a meno di dieci centimetri dalla mano sinistra dell'imprenditore. Secondo le ammissioni del boss Tommaso Buscetta e di altri due pentiti, il sabotaggio sarebbe stato realizzato dalla mafia siciliana «su richiesta di “Cosa nostra” americana perché, con la sua politica, aveva danneggiato importanti interessi economici americani in Medioriente». (Miguel Gotor)
L'Eni divenne realtà nel 1953, Enrico Mattei ne fu presidente. Della creazione di posti di lavoro egli aveva un concetto molto peculiare. In cima alla lista di coloro che potevano essere assunti stavano i raccomandati della madre, poi i nati a Matelica o dintorni, quindi gli ex-partigiani cattolici o gli amici di partito. Oltre che da questo clientelismo e campanilismo ruggente Mattei – non sarebbe stato Mattei, altrimenti – si faceva guidare anche da scelte indovinate, da intuizioni che parevano bizzarre ed erano spesso azzeccate, da simpatie folgoranti come le sue antipatie. Il rottame Agip, comunque, era diventato il colosso Eni: e l'Eni portava l'impronta di un uomo, Enrico Mattei. (Indro Montanelli e Mario Cervi)
Mattei disprezzava gli industriali privati che lo ricambiavano odiandolo. (Peter Nichols)
Noi italiani, che nel miracolo economico eravamo dentro fino al collo, non parlavamo d'altro; con perplessità, orgoglio, scetticismo, ma soprattutto con speranza, gli uomini della strada; con «moderata» fiducia, gli uomini politici al potere; con cognizione di causa e assoluto ermetismo, gli economisti; con astioso sarcasmo, gli uomini politici all'opposizione; con slancio, ottimismo ed entusiasmo, l'uomo del giorno che era Enrico Mattei, presidente dell'ENI. (Alfredo Pigna)
Per certi aspetti effettivo protagonista della «modernizzazione italiana», il fondatore dell'Ente Nazionale Idrocarburi, lo stratega di una politica energetica italiana (ma anche l'ispiratore di una politica estera e condizionatore della politica tout court) aveva di mira l'autonomia, la lotta alle grandi compagnie petrolifere (le famose «Sette sorelle»), i costosi accordi terzomondisti con i Paesi produttori, la collaborazione con l'Urss nel bel mezzo della guerra fredda. Piccolo industriale, rappresentante dei partigiani cattolici, nel ' 45 sfila a Milano accanto a Cadorna, Parri e Longo. Quasi per caso commissario dell'Agip, che dovrebbe liquidare come carrozzone autarchico, deputato dc anticomunista, mescola una visione da «posto al sole» con gli impulsi sociali, antiliberali e statalisti dei «professorini» (da Dossetti a La Pira, ma soprattutto a Fanfani, già sostenitore dell'economia corporativa). (Mario Talamona)
[Sulla morte di Enrico Mattei] Propendo per la fatalità. Sull'aereo che è precipitato io volai diverse volte. Lo spazio interno era ridottissimo, come fosse un caccia. C'erano quattro posti. Un velivolo piccolo e veloce. Il temporale che lo investì, durante il volo Catania-Milano, fu la causa della tragedia. Il che non esclude che furono diversi a gioire della sua morte. [...] Il conflitto con il consorzio petrolifero delle "Sette sorelle" era palese e aspro. Agendo per lo più in regime di monopolio non potevano accettare la strategia di un uomo che parteggiava per i paesi, soprattutto africani, che il petrolio lo avevano. (Sabino Cassese)
1 2 Dagli appunti (poi non utilizzati) per un discorso da tenere a Tunisi nel giugno 1960, Archivio storico dell'Eni; pubblicato in Le mie idee sul petrolio, la Repubblica, 25 aprile 2006.
↑ Citato in Nico Perrone, Obiettivo Mattei. Petrolio, Stati Uniti e politica dell’Eni, Gamberetti Editrice, Roma 1995, p. 169.
↑ Dal discorso per la laurea honoris causa conferitagli a Camerino, 1960; citato in Giorgio Galli, La sfida perduta: biografia politica di Enrico Mattei, Bompiani, 1976.
↑ Giancarlo Mancini, Il tempo e la storia: episodio 4x53, La famiglia Agnelli e la Juve, con Giovanni De Luna, RAI Cultura, RAI 3, 24 novembre 2016, 23:24-23:36 min.