Di Enrichetta Blondel giovane c'è un ritratto con il velo nuziale. Ha un viso rotondo e infantile, dai tratti miti e incerti. Era nata nel 1791 a Casirate d'Adda, in provincia di Bergamo. Il padre si chiamava Francesco Blondel, la madre, Maria Mariton. Il padre era svizzero, la madre della Linguadoca. Erano calvinisti.
Enrichetta aveva visto una prima volta l'abate Degola nell'autunno del 1809: egli era venuto a Parigi perché lo avevano invitato a Port-Royal. Nella primavera del 1810, ebbero inizio i suoi colloqui con l'abate. Manzoni volle assistervi, rimanendo in silenzio.
Enrichetta e Alessandro si sposarono a Milano nel febbraio del 1808. Si sposarono con il rito calvinista. Per sposarsi con il rito cattolico, egli avrebbe dovuto chiedere la dispensa, essendo lei di religione diversa nonostante il battesimo. Ma aveva fretta e quella dispensa trascurò di chiederla. Scrisse a Fauriel che i preti si erano rifiutati di celebrare il suo matrimonio a causa della differenza di culto.
Enrichetta era piccola, bionda, graziosa, con le ciglie bionde. Aveva modi sottomessi e modesti e parlava poco. A Giulia sembrò la nuora ideale, quella che aveva a lungo formulato nell'immaginazione. Le sembrò perfetta. Pareva essere stata creata per insinuarsi nel loro paesaggio, mitemente e armoniosamente.
L'esistenza di Enrichetta trascorse fra questi quattro punti cardinali: il matrimonio, la maternità, la malattia, la fede. Non ebbe mai grandi svaghi, né molte amicizie; scriveva qualche volta a Rosa Somis, a Torino, o a Carlotta de Blasco, una cugina di Giulia, figlia di Michele de Blasco, zio di Giulia per parte materna. A loro raccontava piccole minuzie domestiche, i malanni delle signore del vicinato, i malesseri delle sue gravidanze, i salassi, e i progressi dei suoi bambini. Quando voleva confidarsi a qualcuno, scriveva all'abate Degola. Le era caro anche il canonico Tosi, ma Degola fu e rimase la sua vera guida spirituale.